I paradossi matematici in politica
Teresa Carboni - 14-10-2008
Inversamente proporzionale a, puntini puntini. Al loro posto si potrebbe aggiungere di tutto di più. Questa locuzione matematica accompagna paradossi. Ma è anche la sola regola capace di sopravvivere ed imperare nel Paese occidentale più incontinente ed insofferente alle regole. Applichiamola ai politici italiani. Sono i più pagati ma i più sfaticati d'Europa. I più disprezzati e più pretenziosi. Costituiscono una casta tra le più bigotte e moraliste ma anche la più immorale e corrotta. Si sbilanciano in giudizi e decisioni tanto più radicali quanto meno competenze e conoscenze posseggono. Diventano tanto più autoritari quanto meno sono autorevoli.

Bene. Come si fa in matematica, passiamo dall'enunciato alla dimostrazione. Turba, e non poco, ascoltare un ministro dell'istruzione pontificare sulle conoscenze dei suoi "dipendenti" e la presunta superiorità della scuola settentrionale. Per contro, tutti sanno che, la bresciana Mariastella Gelmini, ha scelto di sostenere l'esame da avvocato con una delle commissione più permissive e in una delle città più meridionali d'Italia (Reggio Calabria).

E che dire del suo collega Brunetta. Un altro che mostra un pervicace e generalizzato rancore e disprezzo per quei pubblici dipendenti che dovrebbe amministrare. Incapaci, incompetenti e pure fannulloni li definisce. A sentir lui, se sono insegnanti, poi, lavorano poco e guadagnano molto. Se così fosse - e non lo è - sarebbe tutto nella norma dell'inversamente proporzionale. Peccato che il ministro tralasci di considerare i suoi onorevoli colleghi, anche loro dipendenti pubblici. Non fanno quasi nulla e guadagnano troppo. Basta osservare lo squallido spettacolo delle dirette televisive contraddistinte dalle aule vuote di Camera e Senato. Quelle delle scuole, in compenso, sono sempre più piene (Tremonti docet). I professori in aula ci vanno e lavorano per davvero. Ci vanno - finché la destra lo permetterà - per impartire un metodo, riferire conoscenze, esporre un loro libero pensiero.

Metodo, conoscenze e libero pensiero latitano, invece, e da troppo tempo, nelle aule parlamentari. Lì imperversano i "pianisti" al posto degli assenteisti ed i "nominati", senza libertà d'azione, al posto dei selezionati dal popolo. Dove sono i nominati assenti, i liberi professionisti e gli imprenditori "prestati alla politica"? O si sono autoriconsegnati alle loro personali attività o li trovi in altre camere o li vedi trastullarsi e vaneggiare nei salotti televisivi o in quelli mondani.

C'è un dettaglio, però, che il ministro Brunetta ignora. Un insegnante, prima di accedere al ruolo o ad una semplicissima supplenza deve dimostrare di possedere la "sana e robusta costituzione fisica" e di non avere "carichi pendenti" con la giustizia. Forse i docenti lavorano poco e guadagnano molto ma, almeno, possono certificare di essere persone sane e perbene. Nelle aule parlamentari, invece, ci si può sedere (quando ci si siede) sugli scranni più prestigiosi pur essendo delinquenti, conclamati e condannati. Chissà se la dimostrazione ha reso chiaro l'enunciato. Anche questa regola, però, ha la sua eccezione. Pensate alla statura - politica, ma non solo - e al livello d'intelligenza di, puntini puntini.

In fondo la matematica è meno astrusa ed astratta di quanto si pensi.

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