breve di cronaca
A 13 anni traduce in arabo le pagelle dei suoi compagni
Corriere della sera - 14-06-2001
TREZZANO ROSA (Milano) - E’ un marocchino di 13 anni. Vive e studia a Trezzano Rosa, un pugno di case, 3.400 abitanti in tutto, tra Monza e l’Adda. Di professione potrebbe domani fare il traduttore. Intanto si esercita e traduce in arabo le pagelle dei propri compagni scritte in italiano. Lo fa per permettere alle mamme dei suoi compagni di capire come vanno i figli a scuola. Visto che loro, le mamme, in Italia non lavorano e quindi hanno meno possibilità di imparare la lingua nella quale studiano i loro figli. «So bene quanto sia difficile intendersi con le madri di questi studenti - dice Caterina Allegretti, direttrice della scuola - parlare dei loro figli, dei problemi, delle necessità». Così qualche tempo fa la direttrice ha chiamato Tarik in disparte: «Che ne diresti di tradurre in arabo le pagelle dei quattro tuoi compagni marocchini?» Tarik la guardò intimidito: «Io? Ma non so se ci riesco». C’è riuscito. Ha tradotto le pagelle del primo quadrimestre, ora sta traducendo anche quelle del secondo, da distribuire a giorni. Un traduttore improvvisato con un assistente a sua completa disposizione, l’insegnante Paolo Prestipino, che gli ha spiegato parola dopo parola cosa avevano scritto le insegnanti nei giudizi sugli alunni. «E se non conoscevo il significato di qualche frase, me lo faceva capire», svela Tarik. Poi, curvo sul banco, ha iniziato a scrivere. Sotto a ogni giudizio ha messo la traduzione in arabo. E per i voti, ha concordato con la direttrice e il professore una tabella: ottimo = 10, buono = 8, sufficiente = 6 e via di seguito. «Le mamme - racconta la direttrice Allegretti - sono rimaste quasi stupite. Prima non capivano nulla di quello che accadeva a scuola ai loro figli, oppure cercavano di farselo spiegare dai mariti che, andando a lavorare, parlano un po’ d’italiano. Loro invece restano a casa e sono tagliate fuori dalla vita sociale. Così almeno cerchiamo di integrarle. Peccato non averci pensato prima». A dire il vero nessuno, neppure a più alti livelli, ci ha ancora pensato: il provveditorato non offre un servizio ufficiale di questo tipo, non ha personale bilingue a disposizione e anche per la traduzione dei titoli scolastici conseguiti da stranieri si serve di traduttori autorizzati presso il tribunale o i consolati.


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