breve di cronaca
Moratti: nessun ritardo e avanti con la riforma
Corriera della sera - 21-08-2002
Il ministro al Meeting di Rimini: i ricorsi al Tar non pregiudicheranno l’inizio delle lezioni. Rimpasto? Io penso a lavorare

«Scuola, nessun ritardo e avanti con la riforma»

La Moratti: niente soldi ai corsi universitari con il bollino rosso. Studenti, tasse non superiori al 20%

di Raffaella Polato
RIMINI - La «ola» comincia che ancora non si è affacciata dalla Chrysler Voyager nera e finisce quando ci risale, tre ore e passa più tardi. Sono i ragazzi (e i padri, e le madri) del Meeting. E amano Letizia Moratti: non è da loro che il ministro dell'Istruzione troverà contestazioni. Anzi. Tifo quasi da stadio. E qualcosa di più che un appoggio. All'appuntamento d'agosto con Rimini nessuno viene invitato mai due volte di fila. Lei sì, quest'anno le chiedono il bis, e il leader ciellino Giancarlo Cesana fa in modo da sottolinearlo: se la nostra Università «è alla frutta», se «la demagogia degli anni passati ha distrutto questo tessuto», se qualcuno pensa di fare la riforma a costo zero e qualcun altro, anche all'interno della maggioranza e dello stesso mondo cattolico, la critica, ebbene la risposta di Cl è «invitare Letizia Moratti». Doppia sottolineatura: «Per solidarietà con lei che quella riforma ha voluto».
Non è che, nemmeno qui, tutti siano proprio d'accordo su tutto. Ma i ragazzi, e i professori, chiedono, e il ministro rassicura. Uno: l'anno scolastico inizierà regolarmente, nonostante le minacce di sciopero e i ricorsi al Tar dei precari Cobas «non ci saranno situazioni che possano pregiudicarne l'avvio». Due: la riforma andrà avanti. Tre: ci sarà il confronto tra parti sociali, studenti, famiglie. Quattro: il governo manterrà gli impegni, i fondi ci saranno. Per l'Università, per la scuola, per la ricerca. E' vero, su questo anche il popolo del meeting nutre timori, Cesana ha lanciato accuse precise e i ragazzi dicono e ripetono: «Non vorremmo che alle "tre i" - impresa, inglese, informatica - messe al centro dal governo Berlusconi se ne aggiungesse una quarta: più ignoranza per tutti».
E' il «tre più due», ossia la riforma che prevede di fatto due tipi di laurea (quelle «brevi» triennali e specializzazioni successive biennali), a far nascere nel Meeting il sospetto di credibilità non sulla Moratti ma sull'esecutivo. Lei fuga, stempera, cancella. Qui è promossa e ha già assaggiato la «solidarietà» di quest'ampia fetta di società cattolica, ma non sembra avere sassolini da togliersi (e sarà un caso però anche le critiche Udc paiono rientrare, mentre lei glissa anche sulle voci di rimpasto: «Io penso a lavorare»). Così: «Questa, lo sapete, è una riforma che non abbiamo avviato noi. Tuttavia noi la completeremo. Dubbi e incertezze, nei cambiamenti, ci sono. Ne terremo conto, ci saranno dei correttivi». E ancora: «I timori di un abbassamento del livello culturale non devono esistere. E se temete per le tasse, bene, noi non prenderemo nessuna decisione senza confrontarci con gli studenti». Il che riporta alla questione-risorse. Sì, dice il ministro, l'allarme lanciato da Cesana e dal Meeting «è giusto». Ma non ha ragione d'essere: «Credo che l'impegno preso dal governo con il piano pluriennale sia la risposta migliore». Solo, aggiunge Moratti confermando che «la parità scolastica rimane nella nostra agenda come il resto», nessuno si aspetti fondi «à gogo»: «Le disponibilità, per l'Università e la Ricerca, saranno adeguate ma mirate. Niente interventi a pioggia». Esempio: 583 (su 2.800) lauree triennali non riceveranno finanziamenti «perché non hanno i requisiti minimi di qualità». E lancia una proposta: «Ci sono degli Atenei che sforano il tetto del 20% del bilancio con tasse e contributi, in questi casi gli studenti potrebbero essere rimborsati con borse di studio».
Sono applausi, a ogni frase scandita. Applausi interrotti a un certo punto da un rumore in fondo alla sala strapiena. Le mille teste si voltano, lei guarda dal palco, si interrompe. E sì: dieci ragazzi, laggiù, stanno contestando. Non sono del Meeting, che anzi contesta loro che contestano, e ci proveranno a spiegare che vivono a Rimini e volevano solo «fare qualche domanda che non ci hanno permesso»: non li sente più nessuno, in sessanta secondi gli applausi del Meeting al ministro li hanno già «silenziati».


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