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Il vittimismo di Bagnasco
L'opinione.it - 29-08-2008
La chiesa deve rimanere chiesa?

di Alessandro Litta Modignani

I più importanti leader politici italiani inaugurano i grandi raduni popolari di fine estate, a Rimini e a Firenze, rilanciando il dibattito sui grandi temi di attualità della vita pubblica. Bagnasco, Bersani, Bossi (in ordine rigorosamente alfabetico) sono a tutti gli effetti dei capi partito. Infatti parlano, fra l'altro, di riforme istituzionali e di federalismo fiscale, facendo così cadere definitivamente la farisaica distinzione fra temi "eticamente sensibili" e no. Mentre però gli esponenti di Pd e Pdl si confrontano e si scontrano in un sano contraddittorio pubblico, tutto sommato trasparente, Bagnasco preferisce invece presentarsi da solo. Così egli può vestire i panni della "autorità morale" e assumere abilmente, come sempre, il ruolo dell'aggredito e del perseguitato. "Oggi si vuole che la Chiesa rimanga in chiesa.... Si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede": ma chi lo ha mai detto? Questo vittimismo si fonda, una volta di più, su un'ambiguità nominale, che nasconde - al pari della distinzione lessicale fra "laico" e "laicista" - una mistificazione culturale e politica. Le religioni, nella loro essenza, sono un fenomeno sociale. Certo che la fede, al pari di qualsiasi altra convinzione, in un regime liberale non può essere coartata in ambito "privato"; ma essa si manifesta nella vita "pubblica" nel senso della sfera sociale, e giammai in quella istituzionale.

Quando Benedetto XVI afferma che la Chiesa non è un agente politico ma si interessa alla "res publica", egli è ben consapevole della doppiezza di questa affermazione, che consente ai religiosi di erodere la laicità dello Stato, subordinando le leggi alla loro visione teocentrica o teocratica del mondo. Gli esempi si sprecano. Nel nostro paese il deficit di laicità è infinitamente più marcato che nel resto dell'occidente liberale. Il cardinale Bagnasco è uno degli uomini più potenti d'Italia, eppure grida alla persecuzione. Vogliono chiuderci in chiesa? Ma se basta accendere il televisore per non trovare altri che voi! E cosa dire dei privilegi economico-finanziari del Vaticano, che costano allo Stato una cifra prudenzialmente stimata in 5 miliardi di euro? L'eterno trucco di rovesciare i termini della discussione, che le gerarchie usano d'abitudine e con grande spregiudicatezza, non può continuare al'infinito. Sul piano valoriale, le scelte di vita della stragrande maggioranza dei cattolici italiani, dimostrano che sempre meno questa Chiesa può parlare a nome di un "popolo che si fa storia". I meccanismi di manipolazione del consenso funzionano fino a un certo punto, poi sarà lo stesso regime concordatario a entrare in crisi. Il disegno di un progressivo scivolamento verso uno Stato confessionale è destinato a scontrarsi con le prerogative irrinunciabili di una moderna democrazia, fondata sulla laicità delle istituzioni, sul pluralismo etico, sulla libertà degli individui. "Pretendere di costruire la storia senza Dio, è costruirla contro l'uomo", minaccia Bagnasco. Tutti i liberali sono avvisati.

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