UNA MOZIONE DEL GRUPPO DEL PARTITO DEMOCRATICO A PALAZZO CESARONI
Il gruppo consiliare regionale del Partito democratico ha presentato una mozione per chiedere all'Esecutivo umbro di attivarsi presso il Governo nazionale per bloccare il decreto legge che prevede una riduzione del personale della scuola e che potrebbe portare allo "smantellamento del sistema di istruzione pubblica". I consiglieri del centrosinistra auspicano inoltre l'attivazione di "politiche regionali rivolte all'elevamento della qualità dei sistemi educativi e formativi a supporto della società della conoscenza".
La Giunta regionale si attivi presso il Governo nazionale per scongiurare un drammatico taglio per la scuola pubblica italiana che mette a rischio la competitività e la qualità del nostro paese, essendo la formazione elemento fondante del livello culturale dell'Italia.
Lo chiede una mozione presentata dal gruppo regionale del Partito democratico in cui si impegna anche l'Esecutivo "ad attivare politiche regionali volte all'elevamento della qualità dei sistemi educativi e formativi a supporto della società della conoscenza".
"Il sapere - si legge nel documento firmato dai consiglieri Gianluca Rossi, Luigi Masci, Paolo Baiardini, Fabrizio Bracco, Eros Brega, Giancarlo Cintioli, Mara Gilioni, Ronca Enzo e Franco Tomassoni - è il presupposto base dell'uguaglianza sociale dei cittadini e che la prerogativa fondamentale della scuola è la formazione di una cittadinanza attiva e consapevole. Investendo nella qualità dell'istruzione è possibile garantire a tutti quegli obiettivi di formazione culturale necessari per essere cittadini ed è un diritto di tutti la possibilità di essere istruiti in modo completo e professionale e che la Costituzione Italiana all'articolo 34 sancisce che 'la scuola è aperta a tutti'".
L'iniziativa del gruppo del Pd di Palazzo Cesaroni, fa riferimento al decreto legge n.112 del 25 giugno, con cui "il Governo Berlusconi ha emanato 'Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria'. L'articolo 64 del decreto dispone che a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010 saranno adottate misure volte ad incrementare, gradualmente, di un punto il rapporto alunni/docenti, da realizzare comunque entro l'anno scolastico 2011/2012; che vengano rivisti i parametri previsti per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) in modo da conseguire nel triennio 2009 - 2011 una riduzione complessiva del 17 per cento della consistenza numerica della dotazione organica determinata per l'anno scolastico 2007/2008; che il ministro dell'istruzione dovrà predisporre nei prossimi 45 giorni un piano programmatico per la razionalizzazione delle risorse umane e strumentali; l'emanazione di decreti, entro 12 mesi dall'entrata in vigore del decreto, volti alla revisione dell'assetto organizzativo e didattico, attraverso l'accorpamento di classi di concorso, la modifica dei piani di studio, dei quadri orari, della formazioni delle classi, e della didattica della scuola primaria; che i dirigenti dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, compresi i dirigenti scolastici, saranno coinvolti nel processo di razionalizzazione e dovranno assicurare la compiuta e puntuale realizzazione pena l'applicazione delle misure connesse alla responsabilità dirigenziale".
"Uno studio effettuato dal Sole 24 Ore - concludono i consiglieri regionali della maggioranza - si prevede, a livello nazionale, una riduzione di docenti e personale tecnico amministrativo di 150mila unità mentre la proposta dei ministri Gelmini e Tremonti nella nostra regione porterà ad una riduzione di 1600 unità divisi fra 900 docenti e 696 personale Ata. Tutto questo in un contesto i cui gli studenti italiani risultano essere nelle ultime posizioni delle graduatorie europei per i dati sull'apprendimento; non è aumentando il rapporto fra alunni e docente che si migliora la qualità dell'insegnamento della scuola italiana; la scuola pubblica è una risorsa basilare per la crescita della nostre comunità, quindi non può essere interpretata esclusivamente come un capitolo di spesa; se le cose non dovessero cambiare assisteremmo allo smantellamento del sistema d'istruzione pubblica italiano".