Storia e scuola
Giuseppe Aragno - 30-05-2008
Abbiamo un governo stabile, che gode di un largo consenso nel Paese e riscuote apprezzamenti significativi tra le file d'una opposizione che ha fatto della collaborazione e del dialogo il tema caratterizzante della sua presenza in Parlamento. Una presenza ornamentale.
La grande stampa, impegnata a navigare a vista, sottocosta, in attesa di veline, disegna quotidianamente un paradiso terrestre guastato per diabolica protervia dai napoletani e dalla loro spazzatura e tutto, persino le manganellate, tutto si va facendo soffice e ovattato. Buona parte del mondo è sparito per incanto dall'informazione televisiva: il vergognoso processo al cattolico Tereq Aziz, condotto in Iraq in assoluto dispregio dei diritti umani, ha ceduto il campo alla domanda di grazia per la Franzoni, l'Afghanistan è un sogno cinematografico fatto di aquiloni e persino l'impazzimento minaccioso del clima si piega alla malizia adescatrice dei "fine settimana all'insegna del bel tempo".
Il mondo della scuola recita a soggetto la sua parte e non trova ormai spazio nemmeno se lo cerchi a "Chi l'ha visto?", la storica trasmissione di Rai tre condotta da Federica Sciarelli.
Tutto ciò che sappiamo è che, con perfetta logica bipartizan, Giuseppe Valditara accenna vagamente ad un pieno "recupero" della riforma Moratti, senza negare validità agli aggiustamenti meccanici del gravitino di Fioroni. Ci si perde nella vaghezza delle formule che rimangono inchiodate ai temi della campagna elettorale: il recupero da inserire in appositi momenti individuati nell'arco dell'anno scolastico, i percorsi da individualizzare, il recupero dei debiti nell'arco di bienni. Su un tema si torna volentieri: l'autonomia. E' tornata agli onori della cronaca, benché lo sappiano tutti: la stragrande maggioranza delle scuole statali manca di risorse economiche sufficienti a garantirne un funzionamento dignitoso.
Ciò che si muove davvero è il campo della storia. I manuali sono ormai tutti "datati" e non c'è storico, nemmeno il più lungimirante tra quelli di destra, che abbia saputo stare al passo con la strabiliante evoluzione della coscienza critica del Paese. Sergio Luzzatto che, nella smania di fare il primo della classe, aveva dato per morto il fascismo, trova indecente la riabilitazione del fascista Giorgio Almirante, ma distingue tra la figura dell'uomo politico e le sue origini. In quanto ai campioni della legalità costituzionale, Luciano Violante, da anni sponda ideale di Fini e dei suoi camerati, apertamente difende il fascista recuperato. Chiediamo scusa, mettiamo l'anima in pace e passiamo la mano: Giorgio Almirante, questo dovremo insegnare ai nostri studenti, fu un grande politico. Importa poco se fu fascista, se sottoscrisse il "Manifesto della Razza" e si rese complice della Shoà prima difendendo la legittimità delle leggi contro gli ebrei dalle colonne de "La difesa della razza", poi collaborando coi nazisti nella sua qualità di sottosegretario di Fernando Mezzasoma, ministro di Mussolini a Salò. Importa poco perfino che, accusato di aver coperto Carlo Cicuttini, dirigente del suo partito e autore di un attentato in cui finirono uccisi tre carabinieri, chiese ed ottenne l'amnistia perché ormai ultrasettantenne.
Spiace molto per Battaglia, Arfè, Cortesi, Collotti e Giorgio Spini: occorrerà che, nell'insegnamento della storia, la scuola riparta da zero e non c'è bisogno di una legge o di una riforma. Il Parlamento ha indicato la via: Almirante entra con tutti gli onori nei prossimi manuali. Con lui c'entra, riabilitato, il fascismo e c'entrano, con ritrovato orgoglio, squadristi e torturatori. E' il momento dei cambiamenti. La patria è risorta e tutto va rivisto alla luce della scienza nuova.
Non a caso Maristella Gelmini, alle prese col suo principale impegno di questi giorni d'esordio - l'amletico dubbio su un Ministero dell'Istruzione pubblica o privata - trovatasi d'un tratto davanti a coltellate fasciste vibrate da un manipolo di squadristi alla Sapienza, non ha perso tempo: ha chiesto al rettore una relazione sull'accaduto e sulle coltellate silenzio assoluto.
E' tempo di rompere questo silenzio. Tempo di difendere la democrazia.

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 Annamaria Tranfaglia    - 01-06-2008
Si fa ancoara in tempo? La sensazione è che il ritardo sia ormai incolmabile, anche se la tua tenacia e le tue lucide denunce dimostrano che c'è ancora che sa guardare dietro le cortine fumogene. Io sono con te e credo che la sola arma che ci resta è la partecipazione diretta ai movimernti che ancora lottano.

 claudia fanti    - 01-06-2008
Ho letto il tuo articolo soltanto adesso. Esso mi ha offerto lo spunto per dire qualcosina.
Scrivo ora dopo il Collegio sui libri di testo,

Nell'ultimo quinquennio, nonostante che le Indicazioni per le elementari ci inducessero a giungere in quinta alla caduta dell'impero romano, personalmente, e nella solitudine più assoluta, ho continuato a insegnare storia come ci indicavano i "vecchi" Programmi. (Ho potuto fare ciò grazie alla possibilità di effettuare la "scelta alternativa" dei libri di testo e alla disponibilità di una casa editrice che non aveva già distrutto i testi.)

Ovviamente scegliere di lavorare anche sul '900 e sulla contemporaneità porta con sè, per trascinamento, stimoli ad attività in tutti gli altri ambiti disciplinari.

Ora, comunque, in Collegio, c'è stata qualche ulteriore adesione all'opzione alternativa che ancora è possibile! Ma per quanto?
I libri di testo "vecchi" vengono mandati al macero dalle case editrici.

Mi chiedo: finita la nostra generazione, finirà anche la storia??? :-)