Non si chiudono in gabbia le idee
Giuseppe Aragno - 24-05-2008
Me ne sto zitto e se la salute non è quella d'un tempo, tutto sommato, è un bene e mi sento protetto. Passo il tempo tornando a Montesquieu, Locke, Kant e Spinelli, ai rari libri che amo, "perché cultor di pochi libri vivo", come insegnava Foscolo ai miei anni giovani e lontani, e mi piace pensare che il senso d'oppressione che mi inquieta, nasca da una febbre ostinata e dal filo d'asma che ne deriva stringendomi la gola.
E' però non inganniamo noi stessi.

L'inquietudine che mi percorre come un lieve e fastidioso flusso di elettricità è strettamente legata alla mia bella Napoli che brucia se stessa e i campi dei rom, all'ossessione per la sicurezza che s'è montata ad arte nel Paese, cercando una scorciatoia "legale" al bisogno di autoritarismo di cui il neonato governo è sempre più apertamente l'espressione minacciosa e concreta. Un governo che, conquistata la maggioranza, non mostra interesse per le regole della democrazia, non teme di scontentare anche quelli che l'hanno voluto e, questo più di tutto preoccupa, nasce tra gli elogi sconcertanti del capo dello Stato e gli applausi convinti d'una evanescente opposizione.
Alla sua prima e significativa uscita pubblica, il quarto Ministero Berlusconi - sempre più mi sento straniero in casa mia - non solo ha saputo scandalizzare l'Europa e costringere alla protesta la Chiesa cattolica e quella protestante, ma ha modernizzato la protervia fascista. Se Mussolini scelse il Parlamento per portare il suo aperto attacco alla democrazia - "potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco per i miei manipoli" - Berlusconi, che grazie a Veltroni il Parlamento l'ha già in pugno, ha voluto affondare il colpo direttamente nel tessuto vivo e pulsante del paese - "non sarà tollerata l'opposizione di gruppi minoritari organizzati" - e minaccia di galera non semplicemente l'immigrazione clandestina, che pure sarebbe da sola una minaccia inaudita, ma ampi strati sociali, i tanti che stanno male e i dissidenti che ne interpretano la sofferenza.

In un Paese che si avvia all'autarchia ideologica di fronte all'Europa liberale e socialista, che vede in azione squadristi e razzisti, il progetto politico che sottende il tema della sicurezza rivela con chiarezza la sua natura reazionaria e il suo vero obiettivo: la democrazia. Tutto questo - e qui vedi aprirsi l'abisso - mentre Fassino, il "liberale" che fa l'opposizione col ruolo di ministro degli esteri del governo "ombra", arzigogola sull'opportunità di dichiarare reato penale l'immigrazione clandestina, perché ci costringerebbe a tenere in carcere il clandestino tutto il tempo necessario a un processo, e non esita a dichiarare: "la lotta alla clandestinità è un impegno comune. La vera cosa su cui dobbiamo concentrare tutti gli sforzi è migliorare i meccanismi di espulsione".
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, coglie nel segno quando descrive la tragedia di questi tempi: un governo che attenta alla solidarietà umana; una opposizione che ne lamenta la scarsa efficienza" [1].

Una banale influenza dura poco e, sebbene la salute non sia quella d'un tempo, ritroverò le forze sufficienti per parlare a me stesso e allora mi dirò che, se in testa hai un'idea che consideri giusta, se i tuoi principi, il tuo modo d'essere, la tua maniera di concepire i rapporti tra gli uomini, sono messi in discussione dalle leggi del branco e dalle logiche del profitto, se tutto questo accade, non puoi tirarti indietro.
Ovunque, nel Paese, le coscienze avvertite si sono messe all'opera: ovunque, con la pacata consapevolezza di un'irriducibile passione civile, si passa parola, si chiama a raccolta la democrazia, si invoca uno sforzo supremo di opposizione e contrasto culturale e sociale. La limpida tradizione socialista e le radici più nobili dell'Italia liberale non hanno più alcuna rappresentanza nel guscio vuoto cui è ridotto il Parlamento, ma sono ben vive nel corpo del Paese. La dove si scenderà in piazza per dire no a questo nuovo fascismo, per scardinare col coraggio delle coscienze libere la gabbia di intolleranza e razzismo nella quale si intende chiudere la democrazia, di certo ci sarò. E saremo in tanti. E' antica, sperimentata lezione della storia, benché la reazione la ignori da sempre: non si chiudono in gabbia le idee [2].


[1]Scendano in piazza i veri democratici, Il Manifesto 21-05-2008].

[2] Nota della redazione:
Nel momento in cui inseriamo questo articolo, giunge notizia di scontri violentissimi in atto da stanotte a Chiaiano, in provincia di Napoli, di sette arresti effettuati tra i manifestanti e di processi per direttissima avviati già stamattina al Tribunale di Napoli.
interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 24-05-2008
Che tristezza! Che angoscia! Che inquietudine!
Ciò che scrivi ed esterni penso che sia comune a ciò che molte persone umane, oneste ed altruiste stanno
provando in questo periodo dentro di loro.
Tuttavia, leggendo i sondaggi di diversi quotidiani a riguardo delle molteplici operazioni fatte da questo governo, vien voglia di emarginarsi da questa società incoerente ed inaffidabile; vien voglia di forzare la propria natura e diventare come il branco: indifferente ai problemi altrui e con l'intento di pensare soltanto a se stessi e di vivere la vita a senso unico.
Ma, pur avendo tutte le buone intenzioni nel lasciarsi andare e farsi trascinare dalla scia di questa corrente insidiosa, il cuore, l' anima e la coscienza dicono ":NO"!
Non si riesce e non si deve tradire se stessi e la propria storia. Ed allora, pur ingoiando bocconi amari, ci si rimbocca le maniche e si va avanti, seguendo i propri principi e le proprie ideee, cercando alleati e lottando per una società ed un mondo migliore che tuttavia tardano a venire.

 Repubblica.it    - 25-05-2008
Ecco il racconto di una docente di Storia testimone ocularedegli scontri dell'altra sera davanti alla discarica di Chiaiano
"Così ho visto i poliziotti scatenati picchiare donne e persone anziane" "Ho avuto la netta sensazaione che tutto fosse preordinato. Una carica non motivata
La gente aveva le braccia alte, quelli strappavano gli orologi per farle abbassare"



NAPOLI - Dalla professoressa Elisa Di Guida, docente di storia e filosofia in un liceo di Napoli, riceviamo questa testimonianza suglia scontri di ieri sera a Chiaiano: "Io sono nata in quella zona - ci ha raccontato per telefono - ma non abito più lì da tempo. Però mi sento legata a quella gente e a questa brutta vicenda. Così ieri sera ero lì e ho visto cose terribili. Ho avuto la sensazione che tutto fosse preparato, che la polizia abbia caricato improvvisamente senza una ragione, una scintilla. Perciò ho deciso di provare a scrivere quello che avevo visto".

Ecco il racconto della professoressa Di Guida

"Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un'altra".

"Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare".

"Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l'atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitaristi. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia".

Elisa Di Guida
(docente di Storia e Filosofia - Napoli)


 Paolo Buccheri    - 28-05-2008
Una linea orizzontale chiude l' articolo e i commenti e, per ironia della sorte o per longa manus (?), ti viene chiesto "Sei anche tu di destra?" ... clicca etc.
Ti prego di controllare e, se è possibile,provvedere... Francamente dopo aver visto aleggiare gli spettri da te, sapientemente, evocati, dopo la lettura dei commenti al tuo articolo, non può la pubblicità impunemente offrirti aiuto di riviste e pubblicazioni varie per approfondire le idee di destra,
come se avessi appena interrotto la lettura di qualche pagina di Hitler e/o compagni...
Le idee non si possono chiudere in gabbia, ma la pubblicità. a quanto sembra, tende ad omologare tutto.