Il Pd, le cuoche e le scodellatrici
Michele Donnanno - 29-04-2008
Riceviamo da IUniScuola la segnalazione che pubblichiamo. Red

Con la consueta ironia Gian Domenico Stella e Marco Rizzo sul Corriere di oggi presentano, impietosi, all'Italia una sua figura peculiare: la scodellatrice. Profilo professionale sostanzialmente sconosciuto agli altri paesi europei, ma necessario al nostro, nel quale chiedere ad un bidello, o peggio ad una cuoca, di scodellare i pasti, significa ledere i sacri commi del contratto nazionale e avviare un rischioso contenzioso.
E così la lettura di Stella e Rizzo mi ha invogliato a raccontare, a mo' di favola, quello che mi è capitato qualche giorno fa.
Faccio l'insegnante nella scuola pubblica da molti anni. Lo faccio con soddisfazione e, credo, impegno. Per quattro sono stato rappresentate sindacale. Sono felice papà di una bimba di cinque anni che frequenta con gioia la Scuola dell'infanzia privata del paese dove abito. La prima cosa che salta agli occhi entrandovi, al di là dei contenuti educativi e didattici più o meno discutibili e che un occhio non disavvezzo a queste cose può cogliere, è la pulizia!
E così cinque giorni fa, alle 15,40 sul vialetto che attraversa il giardino, con i nani e Biancaneve in bella vista, e che porta alle aule, mentre vado a riprendermi Lucia, strabuzzo gli occhi, incredulo allo spettacolo che mi si presenta: la cuoca, la mitica Rosaria, colei che sola riesce a far mangiare qualcosa a mia figlia, si produce in un gesto incredibile. A cavalcioni sulla finestra, con le gambe allargate, Rosaria, straccio in mano e olio di gomito, pulisce i vetri del refettorio!
Basito, mi giro intorno e vedo poco dietro di me una nonna che so esser stata stimata insegnante elementare del nostro paese. Le chiedo "Maria, hai mai visto qualcosa del genere nella scuola pubblica?" E lei, dall'alto di un'esperienza che gli anni trasformano in saggezza, mi risponde "Una volta, tanti anni fa, accadeva anche da noi".
E così, mentre mia figlia, rincorrendo le compagne, prova a spremere nel giardino il tempo rimasto alla chiusura del cancello scolastico, io ripenso mesto alla mia scuola, e al contenzioso che non ho voluto risolvere tra i bidelli e le insegnanti di fisica e scienze sulla questione relativa a chi spettasse il compito di pulire gli scaffali dei laboratori, con i bidelli che mi facevano notare che mentre la pulizia degli scaffali era dovuta da contratto nazionale, la movimentazione dei provini, delle pipette e di quanto l'armadio conteneva invece, non si poteva in nessun modo considerare tale, e andava pertanto retribuita con l'intensificazione da contrattazione integrativa, ferma restando la legittima possibilità del lavoratore di sottrarsi ad una prestazione di lavoro straordinaria.
E ripensando a Rosaria, ai provini, agli scaffali del laboratorio, e ai risultati elettorali, mi son chiesto se il PD non abbia perso anche per questo.
Morale della favola? Chi lo spiega a Veltroni che ha perso anche per colpa di cuoche, bidelle e scodellatrici?

Da leccoprovincia.it

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 ilaria ricciotti    - 29-04-2008
Lo hai spiegato bene tu!
Di sicuro coloro che lo hanno votato capiranno quanto sia bello e gratificante, per chi è onesto ed è abituato a fare il suo dovere, vivere in questo nostro bel paese che è unico al mondo per i numerosi requisiti che giorno per giorno dimostra di possedere, primo tra tutti saper cambiare repentinamente.

 lorenzo    - 30-04-2008
Consiglio di leggere "Lo scodellamento, la deriva e la castina" di Massimo Nutini.

 dal sito flc-cgil    - 30-04-2008
La verità sull'accordo delle cosiddette "funzioni miste" dei collaboratori scolastici.
Mense scolastiche: 2 euro al giorno per seguire il pranzo dei bambini. È uno spreco?


Nel 1999 una legge del Parlamento trasferisce circa 80.000 lavoratori dagli EE.LL. allo Stato, ma lascia a carico dei comuni alcuni oneri in materia di diritto allo studio come quello della mensa scolastica. Per l’erogazione di questo servizio, quindi, i comuni mantengono i relativi finanziamenti: oneri ed onori. Gli 80.000 sono trasferiti a prescindere dalla loro volontà e nel passaggio perdono quote di salario. In questo contesto, 8 anni fa, viene siglato l'accordo sulle "funzioni miste" dei collaboratori scolastici.

Una categoria debole presa di mira da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo in un articolo del Corriere della Sera del 28 aprile. Senza tenere conto del contesto i due autori presentano quell’accordo e suoi effetti come un paradosso che ha ridotto i carichi di lavoro del personale e fatto aumentare le spese dei comuni, paragonando i bidelli agli onorevoli!

È successo esattamente il contrario. L'accordo siglato, in un contesto normativo che si evolveva rapidamente e in maniera confusa dentro un processo riformatore della pubblica amministrazione, dava invece una risposta funzionale e integrata sulla delicata e complessa materia del diritto allo studio. Senza quell’accordo sindacale alcuni servizi scolastici rischiavano la riduzione e la discontinuità. Invece si è così trovata anche la soluzione più a basso costo in un quadro di riorganizzazione del sistema scolastico. Così dopo la legge 124/99 i comuni, ormai privi del personale passato allo stato, ma responsabili delle mense scolastiche, grazie a quell’accordo, hanno assicurato, proprio con quel personale, continuità nell'erogazione del servizio mensa a costi inferiori a quelli precedenti. Diversamente avrebbero dovuto affidare interamente il servizio a ditte esterne o ad altro personale alle loro dipendenze, con ben altri costi. Questa operazione si è fatta, invece, con 2 euro al giorno per i giorni di mensa a quei lavoratori che oggi vengono presi di mira.

Il sindacato è il primo a sostenere che l’accordo sulle funzioni miste è datato, ne ha chiesto più volte la revisione e la semplificazione, ma senza risposte.

L’utilizzo qualificato della spesa pubblica ci sta a cuore, ma farlo dipendere dai soli lavoratori e in particolare da quelli con le qualifiche più basse, che hanno meno protezione politica è un esercizio fin troppo facile che crea "polveroni", ma non contribuisce a risolvere i problemi.

Per procedere spediti in questa direzione e per indicare la strada del rinnovamento bisogna conoscere bene i dati - ad esempio gli appalti spesso sono più onerosi e offrono un servizio di minore soddisfazione per l’utenza - saperli interpretare e poi indicare la soluzione. Questa soluzione, secondo noi, non può essere, ad esempio, come alcuni impropriamente e superficialmente propongono quella di affidare il servizio di pulizia delle scuole o di assistenza durante la mensa agli stessi alunni (scuole infanzia ed elementari). Non sarebbe serio.


 Giuliano    - 04-05-2008
Ogni tanto qualcuno si alza a lodare il bel tempo antico.
Qualche mio anziano collega rimpiange la bidella che portava in classe al professore il caffé fatto con le proprie manine, il tecnico che, grato per il lavoro che gli era stato concesso, non si chiedeva mai se una cosa spettasse a lui o all'insegnante, e magari lo spazzino che saliva al pianerottolo a prendere i rifiuti, felice della mancetta di Natale.
Non so se quei colleghi hanno votato PD, mi auguro che non l'abbiano fatto la bidella, il tecnico e lo spazzino.

 Maria Raiola    - 04-05-2008
Credo che il sindacato abbia ragione. Il problema è stato crerato dalla legge 124/99. Sarebbe bene ricordare, però, che erano tempi in cui c'era un governo di centro-sinistra fortemente sostenuto da quella che allora se mi ricordo bene si chiamava ancora Cgil Scuola. Il "contesto normativo che si evolveva in maniera confusa" l'aveva creato quel governo e sempre quel governo scelse di far dipendere l'’utilizzo qualificato della spesa pubblica "dai soli lavoratori e in particolare da quelli con le qualifiche più basse, che hanno meno protezione politica".
Le conseguenze si sono viste dopo e pggi sono sotto gli occhi di tutti.


 giuseppe    - 05-05-2008
Il problema di chi riempie le scodelle sarà per caso parente della mitica "intensificazione di prestazioni lavorative" che significa fare qualcosa in più nel normale orario di servizio. Grazie all' intensificazione si riescono a drenare dai fondi destinati ai recuperi (attività didattiche aggiuntive) circa il 20% delle risorse e in qualche scuola anche di più; non solo il fondo di istituto ma anche le risorse aggiuntive pagano dazio, sempre per retribuire qualche calcolo in più, la rilevazione di qualche dato, l'insofferenza verso qualche altra carta che ti passa sotto il naso e sempre per attività svolte nel normale orario di servizio.
P.s.
Il compito ingrato di suddividere queste risorse è affidato alle RSU che si rifiutano in molti casi di accettare questa logica, ecco allora l'intrepido intervento della triplice ad ammonire i dubbiosi RSU sul fatto che se gli insegnanti fanno i corsi di recupero il personale ATA, sempre nel normale orario di servizio, è più impegnato quindi... Allora per evitare di trascinare la storia troppo per le lunghe si accetta l'ordito con buona pace di tutto il resto.

 gionata    - 06-05-2008
Non credo che Veltroni abbia perso anche per questo.
Credo tuttavia che da parte dei sindacati sia ora che si faccia un bel passo indietro e un aprofondito esame di coscienza. Sono molte le cosiddette "conquiste" che si sono tradotte in disservizio, malfunzionamento e spreco di pubbliche risorse. L'esempio delle scodellatrici è uno dei più eclatanti. Occorre prendere atto del cambiamento e prendere atto che non è più il tempo della classe operaia che va in paradiso.

 oliver    - 07-05-2008
Mi permetto di ricordarLe che da nessuna parte è scritto nel programma del PD che le bidelle devono essere impiegate per alcuni compiti e non altre, per favore basta con la mala informazione. Questo problema è solo sindacale quindi anche Lei ne è responsabile. Concludo che la favola è piena di cattiverie e poco educativa non la faccia leggere a sua figlia.

 Redazione    - 15-05-2008
La discussione continua qui.

 Roberto Santalucia    - 19-05-2008
Quello che Donnanno credo sostenga è la sostanziale impotenza giuridica di riuscire a porre un freno all'isterica rincorsa alla frammentazione delle prestazioni professionali: una volta il bidello non era solo il "puliziotto della scuola", ma aveva un quadro mansionario, non so quanto definito, ma sicuramente più ampio e di maggiore riconoscibilità sociale. Di contrasto oggi, purtroppo, si è costretti a doversi confrontare con situazioni conflittuali: se in mensa le briciole del pane cadono a terra (allora tocca ai bidelli pulire) o sul tavolo ( allora l'onere è di chi gestisce il servizio per conto dell'ente locale). Sic!!!!
E' forte il convincimento che ciò avvenga per l' incapacità di trovare soluzioni condivise tra le posizioni di OO.SS. e Anci; per cui i profili professionali dei bidelli sono scientemente elaborati in modo ambiguamente generico (fors'anche per mascherare l'insuccesso di adeguare a standard dignitosi gli stipendi dei bidelli), scaricando in periferia l'onere di dipanare lo gliommero.