breve di cronaca
Il Miur vuole sperimentare la riforma dell'istruzione
Anci - 03-08-2002

In presenza di un ormai certo rinvio a settembre della discussione parlamentare sulla riforma Moratti, il Miur sta preparando i decreti per rendere applicabile, già dall’anno scolastico 2002/2003, i contenuti della riforma ed ha ritenuto utile informare l’Anci della richiesta di sperimentazione avanzata da alcune scuole materne ed elementari.

Il Ministero ha fatto presente che anche da Comuni, di grandi e piccole dimensioni, in cui maggiore è la necessità di dare risposte alla carenza di strutture per la prima infanzia, sono giunte richieste di procedere ad una sperimentazione che consenta di venire incontro alle esigenze delle famiglie.

Il Miur intende quindi partire per verificare modalità e costi.

Il rischio di una sperimentazione diversificata e senza regole condivise è quindi forte perché la sola clausola prevista negli emanandi decreti è che la sperimentazione possa realizzarsi dopo la stipula di accordi locali.

Ma questo secondo l’Anci è solo uno degli aspetti che salvaguardano una buona sperimentazione.

Ce ne sono molti altri che vanno tenuti presenti: il rapporto numerico educatori-bambini; personale qualificato; ambienti idonei; materiale strutturato, tempi per la realizzazione etc, etc, tutte quelle ragioni che avevano indotto l’Anci a dare un parere negativo all’introduzione di una novità nell’intero territorio nazionale, non sufficientemente preparata.

Ed è evidente che a pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico non si improvvisa una preparazione su larga scala.

Ma sembra che il Miur sia disponibile a ragionare anche per piccoli passi.

Accetterebbe anche una sperimentazione le cui caratteristiche di qualità e fattibilità vengano stabilite in accordo con i Comuni che hanno una esperienza di sperimentazioni già avviate in diverse modalità e che quindi possono fornire i risultati di esperienze significative e che dovranno sostenere in parte gli oneri delle nuove sperimentazioni.

E questo vale sia per le scuole materne statali che per le scuole materne comunali, per cui i comuni sono titolari delle competenze sulla edilizia, sugli arredi, sui trasporti e sulla refezione scolastica, voci incise dai nuovi arrivi, che dovrebbero scompaginare accordi e gare ormai definite per la fornitura dei servizi del prossimo anno scolastico.

Ma ormai si è capito che si può stare tranquilli, per settembre la legge non ci sarà, quindi tutto rimarrà come prima.

E se anche il Ministero adottasse un Decreto non potrebbe che autorizzare una sperimentazione del tutto volontaria, mai rendere obbligatorio un servizio non previsto dalla legge.

Una sperimentazione che dovrà comunque rispondere a caratteristiche di qualità e quantità che dovranno trovare d’accordo i comuni, che in questi anni hanno dedicato attenzione e risorse alla realizzazione di servizi per la prima e seconda infanzia.

Diversamente, come già per il resto della Riforma, l’Anci non potrà che esprimere intera la sua contrarietà all’avvio di una sperimentazione che non garantisca gli enti e l’utenza.

I Comuni infatti, titolari anche di una propria funzione normativa per l’organizzazione dei servizi, ritengono che non si possa incidere con decreti ministeriali in una consolidata normativa e su competenze esclusive, come quelle sull’istruzione e sul diritto allo studio.









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