breve di cronaca
Assunzioni: i precari stanno ancora aspettando
L'esito elettorale sembra aver infilato la questione delle assunzioni nella scuola in un limbo sospeso ed esitante, in attesa di capire cosa succederà nel futuro molto prossimo.
Quello che succederà, naturalmente, è che i tempi saranno brevi, che Berlusconi riceverà a stretto giro il mandato dal Presidente Napolitano e che, risolti i pochi (almeno per il momento) nodi insiti nella sua solidissima maggioranza, insedierà il nuovo governo e diventerà operativo.
In questa situazione i tempi tecnici sembrano stemperarsi in quelli politici e viceversa. Pochi giorni ancora, infatti, e la patata bollente del decreto sulle 70.000 assunzioni previste dalle ultime due finanziarie per il prossimo anno scolastico passerà a Lega e Pdl.
Vanno fatte, in questo scenario, alcune considerazioni.
La prima è ovvia: le assunzioni sono previste da leggi dello Stato e vanno autorizzate. Sembra che la cosa abbia poca importanza, e invece ne ha tanta.
In secondo luogo va detto che quando abbiamo posto il problema, due mesi e mezzo fa, avevamo in mente lo scenario che si sta realizzando in questi giorni. Non c'è solo la questione delle differenze di opinione, in tema di reclutamento, tra i due schieramenti, sebbene nei programmi elettorali ci sia anche quella. E' l'appuntamento elettorale in sé che crea una situazione, più che fluida, instabile, un comodo tappeto per gli "addetti ai lavori". E ciò perché, da che è stata inventata la politica (almeno quella cui siamo abituati), una maggioranza uscente può addurre come scusante il fatto di aver perso il potere nel momento topico e quella entrante può addurre come scusante il fatto di non aver preso decisioni che si trova a dover realizzare. Insomma: se le assunzioni saltano o si riducono al lumicino entrambi gli schieramenti potrebbero proclamarsi politicamente non responsabili e accusarsi vicendevolmente di non aver onorato gli impegni.
Facile?... E invece no, perché la gente, che abbia votato a destra o a sinistra, sta aspettando i fatti.
Terza questione è quella della riforma del reclutamento e riguarda esclusivamente la nuova maggioranza. Alcuni tra i più autorevoli esponenti del Pdl hanno ripetutamente rassicurato, prima delle elezioni, i precari sulla volontà di non azzerare diritti acquisiti e di non passare la spugna su un sistema collaudato, come quello delle graduatorie a esaurimento.
Il processo di riforma del reclutamento è in corso. Il prossimo ministro e le sue "eminenze grigie" devono, però, sapere, sin da subito, che due istanze sono in cima alla lista delle priorità dei precari della scuola: stabilità delle graduatorie e turn-over costante, oltre all'ovvio corollario che il 50% dei posti a ruolo e il 100% degli incarichi annuali devono rimanere alle GE fino al loro effettivo esaurimento. La stessa On. Aprea, anni fa, ha avuto modo di apprezzare, dicendolo peraltro con una certa franchezza in Parlamento nel 2004, che provvedimenti come il raddoppio del punteggio avevano portato tensioni inutili, sconfessando un provvedimento incomprensibile appena adottato e che fu, poi, comunque e pervicacemente confermato. Bene: basterà tener presente cosa successe all'epoca della discussione della legge 143 e forse si potranno evitare altri periodi di parossismo tra i docenti.
L'ultima osservazione riguarda la rappresentanza politica del precariato. In questi giorni sul cippo della cosiddetta "sinistra radicale" hanno versato lacrime contrite uomini che con la sinistra radicale non hanno assolutamente niente a che spartire: Francesco Cossiga e Pierferdinando Casini, tanto per fare un paio di nomi. Ma l'impressione è che anche nelle file di chi adesso andrà a governare con un potere illimitato ci sia qualche preoccupazione all'idea di non avere di fronte uomini che finora hanno aspirato a rappresentare gli strati più disagiati del Paese: precari, pensionati, disoccupati, operai, oltre a tutto quel variegato universo della criticità e del disagio sociale che invece, qualche volta, trovava punti di riferimento nell'anarchismo pseudo-eversivo di certa destra, manifestando entusiasmo più davanti al fucile agitato da Bossi che al solidarismo internazionalista della sinistra.
Diciamo subito che i commenti di Cossiga sono quanto più lontani - in quanto agli esiti e ai fantasmi paventati - da una lettura realistica della situazione attuale.
Il problema semmai è un altro e riguarda, da un lato, Pdl e Lega e, dall'altro, il Pd e Idv. I primi perché hanno preso anche i voti di operai, impiegati, insegnanti, precari, disoccupati, casalinghe e adesso li devono rappresentare, che lo vogliano o meno. Questo sempre che Berlusconi voglia veramente accreditarsi come statista. I secondi perché il processo di radicamento del Pd nella società e nei tradizionali bacini di voti e universi valoriali della sinistra sono ancora tutti da definire.
Ora quello che va detto, proprio a Veltroni e Di Pietro, è che il mondo del precariato scolastico sta aspettando un segnale dalla maggioranza ma forse soprattutto dall'opposizione. Il governo ombra è una buona idea. Servirà a poco dal punto di vista legislativo, ma moltissimo dal punto di vista istituzionale e politico. Sarà un laboratorio che ospiterà quello che dal Paese reale non tarderà ad arrivare in termini di richiesta di rappresentanza, passati i festeggiamenti da un lato e l'abbattimento dall'altro.
La nuova opposizione cominci col dare alle associazioni di categoria e ai movimenti punti di riferimento riconoscibili in Parlamento, sul tema della precarietà nella scuola. La nuova maggioranza parta col piede giusto e confermi le assunzioni previste in Finanziaria.
Se esiste la possibilità di una convivenza civile, in un momento difficile per il Paese, parta dalla conferma degli impegni assunti con gli insegnanti e con la scuola.

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