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Stato terminale
Doriana Goracci - 29-02-2008
Forse ci vorrebbero donne mezze morte, pazienti terminali per farci la grazia di rispettare la nostra vita. Il primo cittadino dello Stato Vaticano, mai privato della più ampia mediaticità che conosca l'Italia, oggi come menù quotidiano offre e consiglia ai medici e alla società, amore e rispetto per la vita umana " soprattutto quando essa patisce una condizione di malattia o e' nella sua fase terminale".

Non è grave che lui parli, che il cardinale altro discorra su you tube, che la stampa e la radio pontifichino come è nel loro stile, arrivino pure al ricatto della pena eterna.

E' grave che solo in Italia sia permesso tutto questo, che noi si faccia i conti giornalmente con i cittadini di uno stato all'interno di una capitale di un altro stato. E' come se la Repubblica di San Marino mi venisse ogni giorno a ricordare quali sono i miei doveri e come male ho interpretato i diritti.

Per le donne il discorso si complica, è sempre stato più "maledettamente" complicato, perchè la scienza medica non ha trovato nuove fonti di riproduzione se non il loro corpo.

E allora quanti giorni, mesi, anni ancora dobbiamo subire questo bombardamento di menzogne e chiacchiere? Quanto grande è ancora il bacino d'ascolto che si concluderà con il voto morto nell'urna cineraria?

Il documento dell'Assemblea nazionale delle femministe e lesbiche che si è svolta il 23 e 24 febbraio, inizia con un invito: "8 marzo: Tra la festa il rito e il silenzio... scegliamo la lotta!". Mi hanno colpita queste parole che vennero scelte d'istinto da giovani donne ad una manifestazione e scritte su uno striscione. Sembra mancare dalla nostra vita e dalle nostre giornate proprio la lotta, che non è solo la resistenza. Siamo come fiaccate, ammalate gravemente, in uno stato terminale che non ci fà reagire con forza e determinazione a questa guerra che è stata aperta con inaudita violenza.

L'Ospite straniero che non paga la maggior parte delle imposte e la fa da padrone, come quello di vecchio o nuovo stampo, cammina sia pure con pantofole ricamate d'oro sul nostro corpo.

Il direttore d'orchestra è questa classe politica del malaffare e dei cialtroni, che si permette di sperperare miliardi per essere rivotata, per cantare canzonette fasulle che non fanno neanche più sognare. Almeno a Sanremo, hanno solo la volontà di intrattenerci, con la festa il rito e il nostro attonito silenzio di spettatrici e spettatori, sempre che lo accendiamo l'elettrodomestico e non andiamo a farci una salutare passeggiata che potrebbe guarirci e certo non farci male ma anzi, riapprezzare la lotta. E non andando lontano lontano, come diceva appunto una canzone di molti anni addietro, perchè lo spazio e il tempo se lo sono già preso quasi tutto.

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