tam tam |  ilforasacco  |
Numero cinque
ilaria ricciotti - 27-02-2008
Mal di vivere o mal di scuola?


Questo numero è dedicato a quanti hanno il coraggio di affrontare tale tematica con serenità e senza
nascondere la testa sotto la sabbia, ma con il desiderio nel cuore che la scuola venga vissuta bene sia da chi la frequenta per imparare, sia da chi è preposto a svolgere "il mestiere di insegnante", sempre più impegnativo e determinante in un mondo che spesso si presenta persino a noi adulti pieno di difficoltà ed incomprensioni .


  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 28-02-2008
Daniel Pennac "Diario di un insegnante".
Se qualcuno ha già letto il libro potrebbe dirci com'è e se ciò che sostiene l'autore sono pensieri condivisibili o no.
Sentendo Pennac in Tv ho apprezzato molto ciò che ha detto di sè: era un asino che è stato salvato da quattro insegnanti.
Noi insegnanti dobbiamo salvare i nostri alunni, fare in modo che ci pensino altri o dobbiamo chiudere gli occhi per non vedere che essi si lascino andare?

 ilaria ricciotti    - 29-02-2008
Diario di scuola
Daniel Pennac

Traduzione: Yasmina Melaouah
Collana: I Narratori Feltrinelli
Pagine: 256
Prezzo: Euro 16

In breve
Da una parte il più bel mestiere del mondo (l’insegnamento) dall’altra il critico più severo, l’alunno recalcitrante e somaro. Una delle più intense, travolgenti, severe riflessioni sulla scuola condotta da uno scrittore che ha “militato” su entrambe le barricate.

Il libro
Diario di scuola affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo “alunni” si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli “sfaticati”, dei “fannulloni”, degli “scavezzacollo”, dei “cattivi soggetti”, insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex somaro lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d’angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell’istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel “mal di scuola” che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d’imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima – secondo Pennac – i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l’autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.

 ilaria ricciotti    - 02-03-2008
In Daniel Penac l'amore è al centro della relazione pedagogica, ed in noi?
Io penso che in Italia ci sono ancora molti docenti che seguono questa via, ma ce ne sono anche altri che non la ritengono consona alla loro professione, ed allora succede il patatrac.
E' inutile che lo spieghi, sappiamo tutti benissimo quanti e quali volti esso abbia.
Ciò che sento il bisogno di affermare con forza è che ogni lavoro si dovrebbe scegliere perchè lo si ama ed anche se la scelta è stata forzata da certi eventi, bisognerebbe avere l'umiltà di riconoscerlo ed anche l'onestà di dare lo stesso il meglio di sè.
Ed allora quando alcuni si scandalizzano se si parla di sottoporrre il proprio lavoro a verifica, mi sembra assurdo ed anche obsoleto non possedere tale cultura: verificare sempre ciò che si fa e come si fa dovrebbe essere una prassi normale che si segue per crescere.

 ilaria ricciotti    - 11-03-2008
Come mai nel I quadrimestre su 10 studenti che frequentano istituti di scuola superiore, soltanto 3 hanno la sufficienza?
E' un errore statistico o la verità?
Se sì perchè ci sono in giro tanti "asini"?
Le colpe sono dei ragazzi che non studiano con passione, dei loro insegnanti che non insegnano con passione o di un'istutuzione scolastica schizofrenica, demotivante e obsoleta non più in grado di assolvere alla funzione che le è stata propinata?