breve di cronaca
I 67 professori contestatari: da noi nessun intento censorio
L'Unità - 16-01-2008
Tutto nasce da una lettera datata 10 gennaio. A scriverla, 67 docenti dell'Università La Sapienza che la indirizzano al Rettore, ma è evidente che è qualcun'altro che deve leggerla. È Benedetto XVI, papa Ratzinger, che giovedì 17 gennaio è stato invitato all'inaugurazione del nuovo anno accademico. Ma non per tutti è ospite gradito. Gli scienziati che insegnano a La Sapienza - e dietro di loro moltissimi studenti - ritengono «incongruo» l'arrivo del Papa nel più prestigioso degli atenei romani.

«In nome della laicità della scienza e della cultura - scrivevano una settimana fa - e nel rispetto di questo nostro ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato». Ma il Vaticano non si è fatto mettere in crisi e da giorni va ripetendo che «il Papa è stato invitato, e la visita si terrà regolarmente».

Tra le cose che non vanno giù agli scienziati in cattedra alla Sapienza ce n'è una in particolare. «Il 15 marzo 1990 - ricordano nella lettera - ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole - sottolineano i professori - che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano».

La lettera scatena il putiferio che ora conosciamo. Ma pochi istanti prima dell'annullamento ufficiale della visita, i professori avevano cercato di chiarire: «Nessuno - scrivono in una nota - tantomeno i docenti della Sapienza, vuole esercitare un arrogante diritto censorio sulla libertà di espressione del pensiero religioso, o politico che sia, in nome di un laicismo di Stato».

Gli scienziati vogliono precisare che il loro no alla presenza del Pontefice era strettamente limitato all'occasione, in questo caso l'inaugurazione dell'anno accademico dell'ateneo romano «cui partecipa un pubblico di docenti e studenti di diversa formazione politica e religiosa». Invitare il Papa alla cerimonia di inizio anno, invece, «propone un'interpretazione e lettura del mondo ben precisa, che pone la fede innanzi ad ogni percorso della conoscenza». Per questo, sottolineano ancora i docenti, «in un altro, diverso contesto la visita del Papa alla Sapienza sarebbe benvenuta, come qualsiasi forma di dialogo e confronto fra culture diverse».

I 67 professori ricostruiscono anche i dettagli della vicenda. Tutto è cominciato, tengono a dire, con una lettera inviata il 14 novembre scorso dal professor Marcello Cini al quotidiano Il Manifesto, in cui si esprimeva disappunto per l'invito del Papa a La Sapienza. Risale poi al 22 novembre (e non al 10 gennaio) l'appello sottoscritto dai 67, in cui «non c'era alcun intento censorio nei confronti del Papa, bensì il desiderio di una parte della comunità accademica di esprimere la propria opinione in merito alla decisione del Rettore».

Quel Rettore che adesso, a visita annullata, se la prende con i «cattivi maestri» che hanno «determinato questa situazione»: «Non dò la colpa a nessuno - ha detto Guarini - c'è stata una serie di concause che hanno determinato questa situazione, ma, certo, la presa di posizione di alcuni docenti che io chiamo cattivi maestri è stata importante e dettata anche da questioni scientifiche non completamente condivisibili».


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 Luigi Morsello    - 21-01-2008
L'incarico di Rettore dell'Università La Sapienza è in scadenza: Abbia l'attuale Rettore, invece di inveire contro i "cattivi maestri" il buon gusto e l'intelligenza necessari per ripristinare il prestigio dell'Ateneo, compromesso da un iniziativa improvvida e tutt'altro che dettata dal desiderio di conoscenza, di NON candidarsi più.

 Rossana Vecchio    - 21-01-2008
....e questo qualsiasi persona di buon senso lo aveva già capito fin dall'inizio. Nessuno intendeva mancare di rispetto al Papa, capo di Stato, massima autorità religiosa del cattolicesimo e uomo di cultura. Si è voluto creare il "caso" per coprire, probabilmente, altre pentole dall'odore assai cattivo. In questo, il chiasso fatto da un gruppetto di studenti vocianti, ha aiutato non poco chi intendeva strumentalizzare e distorcere il contenuto della lettera. Parafrasando Shakespeare: Molto rumore per nulla.