Quale soluzione, Isa?
Vittorio Delmoro - 12-11-2007
Avevo deciso di troncare il filo : mi pareva che sulla specifica questione dello sciopero e della manifestazione avessi già detto tutto; avevo deciso di non replicare al garbato sollecito di Daniela Albertazzi, se non altro per il semplice fatto che io non solo non rappresento la CGIL, ma ne sono un semplice iscritto senza alcun ruolo dirigenziale (figurarsi!).
Però l'ennesimo sfogo di Isa (che capisco, come non capirla?) mi spinge ad una replica che velleitariamente vorrebbe iniziare... da Bush? No, da Hitler? No, ancora più indietro... i miei studi e la mia giovanile militanza non possono che riportarmi a Marx!

Sì, perché un qualche colpevole alla terribile situazione di oggi bisognerà pur trovarlo, no?
Per Isa sembra chiaro : la classe politica e sindacale tutta intera, senza esclusioni.
Non escludiamo neppure Bertinotti (sindacalista e politico)? Neppure Cremaschi e Bernocchi? Neppure Diliberto e Caruso?
Se tornassi indietro ne avrei di nomi da fare, tutti appartenenti ad una classe politica e sindacale che abbiamo (noi) osannato!
Ma a che serve tutto ciò? A che serve, Isa? A farci cattivo sangue e rinfocolare la depressione? Serve ad alimentare l'antipolitica e ad iscriverci al partito di Grillo? E poi?
Per la rabbia, per incanalarla e darle una qualche prospettiva (politica, sindacale) esistono e sono sempre esistiti partitini, sindacatini, movimentini, associazioni, gruppi, confraternite cui approdare.
Quando la rabbia era la mia di giovane idealista, ne ho trovato uno cui mi sono affidato anima e corpo per più di dieci anni, l'intento era buono, i compagni meravigliosi, i risultati... Be', quelli li giudichiamo ancora oggi molto controversi, tra chi li esalta e chi li demonizza.
In ogni caso non abbiamo preso il potere, non siamo riusciti ad attuare la rivoluzione che desideravamo, perché... eravamo un'infima minoranza.
Qualcuno v'era riuscito, prima di noi, in altri paesi; qualcuno ci stava riuscendo contemporaneamente a noi, in altri paesi, dopo essere diventato maggioranza; magari qualcuno continuerà a riuscirci dopo di noi (Birmania, Pakistan) diventando maggioranza.
Ma poi? La Russia leninista, Cuba, il Vietnam, l'Angola, la Polonia...

C'è qualche paese al mondo, Isa, che desidereresti prendere a modello per le nostre aspirazioni? C'è qualcuno, se non da copiare, almeno da indicare come meta di un possibile percorso? Dove domicilia la nostra speranza?
Ragionamenti triti e ritriti che già condussero il PCI al compromesso storico dopo la sconfitta cilena, mentre noi raccoglievamo i soldi per comprare armi al MIR.

El pueblo unido jamas serà vencido, ricordi, Isa?

E allora diamoci da fare per unirlo questo popolo, no?

L'Unione. Non era forse questo il tentativo? Tutti quanti gli oppositori contro il berlusconismo, chi per un motivo chi per un altro; da qui nasce il Programma delle 300 pagine! Per poter accontentare tutti basta allungare la lista, senza però considerare che al pié di lista la cifra era iperbolica, irrealistica, irrealizzabile; ma questo si sarebbe visto dopo!

Vogliamo dirlo, finalmente? Gli interessi dei padroni sono inconciliabili con quelli degli operai; nell'Unione ci stanno sia i padroni (non tutti), sia gli operai (non tutti!). E gli interessi dei disoccupati che i padroni non assumono (e neppure lo stato)? E gli interessi dei pensionati? E degli studenti? E degli artigiani (che pure esistono e sono tanti)?
Anche qui la lista sarebbe lunga e tutta interna all'Unione.

Non c'è soluzione, no, Isa?

Oppure la soluzione sta nel partitino, gruppuscolo, sindacatino che rappresenta interessi specifici, fottendosi di quelli altrui, allontanando la prospettiva del potere all'infinito.
Ebbene, cara Isa, dopo cinquant'anni di questa prospettiva ultraminoritaria senza sbocco (almeno in vita) ho deciso di cambiare : costruire la maggioranza.

Sono diventato un burattino nelle mani di qualche burattinaio?

Può darsi, anzi non contesto che da fuori così io appaia ai vostri occhi. Ma la mia capacità di pensare resta intatta e ancora più nitida resta la consapevolezza del poco che sto facendo, dentro cui si iscrive a pieno titolo la mia critica della manifestazione e dello sciopero scorsi.

Non nego neppure che, al pari della nostra classe politica e sindacale, pur'io mi stia allontanando dalla realtà e non percepisca più la terribile situazione che pure noi docenti stiamo vivendo : il mio stipendio è di 1.650 euro, quello di mia moglie (maestra) è di poco inferiore, coi due figli (disoccupati) che abbiamo e la casa di proprietà (frutto dei sacrifici dei miei genitori operai) non solo arrivo agevolmente a fine mese, ma riesco pure a mettere da parte qualcosa (per la vecchiaia, per i figli); non vado al cinema, non entro nei bar, non vado (mai) al ristorante, né in pizzeria, niente viaggi, vacanze come tutti; non perché non possa, ma perché mi va bene così, m'accontento.

Dunque non ho rabbia, piuttosto indignazione e una profonda delusione, un pessimismo di fondo che mi accomuna ad Isa e a tanti compagni, come Roberto, Francesco, Giuseppe, perduti perché senza alcuna prospettiva concreta visibile ai miei occhi.

Dopo i risultati elettorali scorsi la delusione era tale che avevo deciso di eclissarmi (lo farò prima o poi, vediamo prima se torna Berlusconi); se eravamo riusciti ad andare appena sopra il 50 per cento unificando tutti i possibili oppositori e nonostante le contraddizioni (e delusioni) che stiamo scontando, quanta strada bisognerà ancora fare per convincere buona parte di quelli che votarono per Lui? Come fare per raggiungere il 60, 70 per cento e vedere attuate le nostre rivendicazioni?

Se, cara Isa, i nostri rappresentanti politici e sindacali ci hanno tradito, se sono incompetenti, clientelari, qualunquisti, affaristi, nepotisti, individualisti e pure delinquenti, non pensi che li abbiamo messi noi, lì dove stanno? Se non io e te, altri come noi, nostri colleghi, amici, compagni, conoscenti.

Vogliamo proporci noi, per le prossime elezioni?

No, vero? Ve ne sono già a bizzeffe che ora si dicono dalla nostra parte. E allora?

Sì, smettiamo di parlarci addosso; sì, abbiamo pure noi smarrito il senso.
Proviamo invece a riprendere a respirare e a vedere che dopotutto esiste ancora l'aria, i colori, la luce...

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 elefa    - 18-11-2007
Sono delusa anch'io che non ho mai fatto parte dei gruppi minoritari, che non ho mai preso tessere di partito nè di sindacato, ma che sono sempre stata della sinistra convinta sostenitrice. Tuttavia ancora una volta, l'ultima davvero non solo per mia scelta ma per realtà politica, cerchiamo di costruire questa sinistra, anche allargata. D'altronde da sola la sinistra non ce la fa, non ha voti abbastanza ed è divisa in troppi piccoli partiti-sindacati allora seguendo il principio di realtà cerchiamo di costruirlo questo nuovo partito, anche se non sarà così di sinistra come avremmo voluto. In democrazia i voti contano ed è evidente che gli italiani forse vogliono un centro sinistra, ma certamente non una sinistra pura.non possiamo nè dobbiamo ignorarlo se siamo democratici. Un'ultima volta ...proviamo!

 Isa Cuoghi    - 19-11-2007
Caro Vittorio, scusa il ritardo della risposta, problemi di salute ora risolti mi hanno tenuta lontana.
Ma a dire il vero non sono stati solo i problemi di salute.
E' che ormai non accenderei neppure il computer, non leggerei nemmeno i giornali, non ascolterei nemmeno i tiggì.
Troppa la fatica di farlo, troppa la delusione che andrebbe ad aumentare solo quella che già è presente.

Lo so che siamo diversi, che i dipendenti sono diversi dai padroni, che gli operai hanno aspettative ed esigenze diverse dagli imprenditori, che i disoccupati, i pensionati, gli artigiani, i giovani, gli studenti.. ecc.. ecc.. lo so bene tutto questo.. lo capisco bene.

Quello che non capisco è che ciò che dovrebbe essere uguale per tutti : l'onestà e l'onestà intellettuale, il senso di giustizia, la possibilità di dire quello che si pensa, il rispetto verso chi la pensa diversamente da te, il lavorare per il bene comune e per i più deboli, il non rubare.. ecco quello che non capisco è il perchè questi valori non esistano più e siano ormai specie estinte.. se non in qualche lodevole eccezione.
Queste qualità, questi valori che dovrebbero essere alla base della personalità di chi sceglie di impegnarsi in politica, nel sindacato, e comunque in ogni ambito della vita, sono sparite a favore di non-valori che sono esattamente il contrario e che non sto, qui , ad elencare di nuovo.
E questo constatare, ogni giorno, ogni momento, questa verità, non fa altro che farmi rinchiudere di più in me stessa, lontano da tutto.. nella mia aula, a casa mia, tra i miei familiari. Stop.

E constatare che ogni volta che provi a rialzare la testa e a dire la tua, c'è sempre chi in qualche modo ti accusa di disfattismo e di essere pericoloso per la democrazia e per la tua parte politica..beh, non incentiva a fare di più.

Eppure.. eppure.. non ce la faccio mai completamente a non partecipare, a dire la mia, ad arrabbiarmi ancora.
Perchè vedi Vittorio, chi come noi è nato con inculcati certi valori, non può cancellarli.. se no il poco rispetto che ha per gli altri lo avrebbe anche verso se stesso.
E così si lotta ancora, ma quanta fatica.. e con sempre meno speranza di vedere che qualcosa comincia a cambiare.

Dopo queste elezioni anche io speravo in qualcosa, avevo sospeso il giudizio per un anno.. che devo dire ora..una cosa che mi fa molto male perchè ogni volta che la penso so anche che questa scelta di voto viene utilizzata dalla politica o dal sindacato come un avvallo alle loro sciagurate azioni. ..Quando avremo riacquisito la capacità di difendere la democrazia in questo paese con le nostre sole forze (come poteva il PCI) allora e solo allora potremo scegliere se far cadere o no un governo. Adesso non possiamo.

isa