Meglio rinviare di un anno l'applicazione del decreto
Gianni Mereghetti - 20-10-2007
Il decreto del ministro Fioroni che al di là di tanti nominalismi restaura gli esami a settembre è obiettivamente scritto male, ma afferma un principio decisivo per il futuro della scuola, quello che le attività di sostegno e di recupero fanno parte integrante dell'attività didattica. E' infatti responsabilità del docente mettere in atto ogni strategia per realizzare gli obbiettivi educativi e di apprendimento programmati, anche con quegli studenti che si trovino in difficoltà a seguire l'iter di apprendimento per mancanza di motivazioni o per lacune pregresse o per disimpegno nello studio personale. Per ottenere questo ogni docente deve coinvolgersi con gli studenti in difficoltà, allo scopo di aiutarli sia a trovare le motivazioni per l'impegno personale nello studio sia a colmare le lacune che gli impediscono di raggiungere risultati sufficienti nell'apprendimento dei metodi e dei contenuti delle discipline. Occorre però un salto di qualità della classe docente, altrimenti il recupero sarà, come prevedibile, un fallimento. Per fare questo salto sono imprescindibili tre condizioni:
• l'impegno di ogni docente ad aiutare lo studente in difficoltà a ritrovare o trovare le motivazioni dello partecipazione alla vita scolastica e dello studio personale
• la capacità di tener conto del contesto generale del percorso dello studente per non creare ulteriori squilibri nella sua crescita
• saper mettere al centro il recupero delle competenze su cui si è rilevata una carenza più che una pura ripetizione delle conoscenze non acquisite nella normale attività scolastica, il che implica una personalizzazione dell'intervento che vada ad intervenire in modo specifico sul singolo studente
Se il corpo docente deve fare questo salto di qualità il ministro Fioroni invece deve capire che un recupero vero può essere fatto solo con un lavoro rivolto al singolo studente, i corsi di recupero sono inefficaci, se lo metta in testa!
Per questo la cosa più ragionevole è sospendere l'applicazione del decreto per renderlo praticabile.

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 Florentin De Witt    - 21-10-2007
Il piano di Mereghetti non fa una grinza, dal punto di vista però esclusivamente teorico.
In pratica, l'individualizzazione dell'insegnamento risulta impraticabile, in presenza di classi con numero superiore ai 15 alunni.
In un orrizzonte veramente illuminato(ma dove lo troviamo?dove mai si profila?) ogni area d'insegnamento dovrebbe disporre di qualche insegnante, anche non di ruolo o in part time, potrebbe essere, che garantisse un sostegno , rendendosi disponibile ad individualizzare ,in caso di difficoltà, il piano didattico del docente titolare.
Ma come credere che ciò sia praticabile?
Altrimenti, insegnanti già affaticati dal tentativo di motivare alunni troppo spesso poco motivati,non sartebbero i n grado di aggiungere interventi logoranti in termini di tempo e risorse psico-fisiche.

 Anna Di Gennaro    - 21-10-2007
Condivido. Tuttavia la motivazione all'apprendimento scaturisce dal fascino chi chi veicola la disciplina, accendendo l'interesse degli studenti, quante energie occorre investire...

 Claudio Berta    - 21-10-2007
Se mai è responsabilità della scuola mettere in atto le attività di recupero e sostegno, non (necessariamente) del docente. Mi spiego: un docente che insegna inglese in 5 classi, prepara le lezioni e il materiale didattico, corregge i compiti, non ha il tempo di gestire attività di recupero e sostegno (neppure fisicamente sarebbe in grado di predisporre un orario settimanale di attività di recupero per cinque classi).
Le stesso considerazioni valgono per la maggior parte delle altre discipline.
Per favore, parlate di scuola con un po' di cognizione della sua organizzazione e di rispetto per il lavoro dei docenti (oggi è domenica e sto correggendo le verifiche di una delle mie 4 classi in cui insegno storia e filosofia: 8 progammi, più di 60 prove di verifica all'anno, quasi 500 ore di lavoro solo per questo, ...)