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Andrè Gorz e la Signora Dorine
Doriana Goracci - 26-09-2007
Ovvero: guardarsi indietro andare avanti

Non sappiamo se Andrè Gorz, il vero nome era Gerard Horst, filosofo francese di 84 anni abbia imboccato "La strada del Paradiso" con la sua Dorine di 83 anni- ma sappiamo da un biglietto scritto a mano e lasciato sulla porta di casa che i due coniugi, suicidatisi e stesi uno accanto all'altro, chiedevano "avvisate la gendarmeria".

Così il 24 settembre in una casa di Vosnon in Francia, gli amici hanno trovato diverse lettere, di
addio, a loro indirizzate. Andrè Gorz era considerato uno dei padri dell'ecologia politica e dell'anticapitalismo. Credo di non sbagliare a dire che quei due che insieme se ne sono andati, non si erano rassegnati e non si erano abituati, veri riformisti
rivoluzionari.

Così in Capitalism in Crisis in Everyday Life scriveva il signor Andrè:"Ogni mattina ti domandi come farai a resistere fino alla sera, Lunedì come farai fino al Sabato. Tornando a casa senza forze non fai nulla ma
guardi la TV, parlando da solo morirai sicuramente come un idiota ... desideri rompere tutto ... una volta al giorno, ti senti malato ... perché hai scambiato la tua vita con un sopravvivere; temi che la collera che ti sale alla fine ti conduca alla morte, e che in fin dei conti la gente ha ragione quando dice: "beh, puoi abituarti ad ogni cosa.
"

e ancora:

"Le riforme non riformiste, disse, sono conquiste nel modo di vita delle persone, nelle leggi, nelle strutture, nella coscienza, nella nostra propria organizzazione, che migliorano la vita delle persone ma creano anche una nuova piattaforma dalla quale combattere per ancora ulteriori miglioramenti. Le riforme non riformiste sono non fini in se stesse - vinci e vai a casa, tutto qui - ma sono parte di un processo continuo. Così questo è ciò che cerco come segno che un progetto o movimento o campagna è stata veramente utile: i miglioramenti nella vita delle persone e anche nuova infrastruttura, nuova consapevolezza o condizioni organizzative che
contribuiscano ad ancora ulteriori progressi.

"Tutto dovra' cambiare: il mondo, la vita, la gente. E tutto questo non succedera' da se'. Nel frattempo, che si deve fare per renderlo possibile? Innanzi tutto non lasciare il trasporto un tema a sè. Sempre connetterlo
col problema della citta', con la divisione del lavoro nella societa' e il modo di compartimentare le molte dimensioni della vita. Un posto per il lavoro, uno per "vivere", un terzo per la spesa, un quarto per
l'apprendimento, un quinto per il divertimento. Il modo in cui lo spazio è organizzato conduce alla disintegrazione della gente ed inizia con la divisione del lavoro nella fabbrica. Taglia a pezzi le persone,
spezzetta il nostro tempo, la nostra vita, in pezzetti in cui in ciascuno tu sei solo un consumatore passivo alla merce' dei mercanti, cosi' che non ti capita mai
che lavoro, cultura, comunicazione, piacere, soddisfazione dei bisogni e la tua vita personale possano essere e siano la stessa cosa: una vita
unitaria, sostenuta dalla struttura sociale della comunita'.

"Il rimedio a questa situazione non è creare lavoro, ma
distribuire in modo ottimale tutto il lavoro socialmente necessario e tutta la ricchezza socialmente prodotta".

"Paghi e fai di me quello che vuoi". In questa frase è detto tutto: la prostituta si pone come soggetto sovrano per chiedere il pagamento e, non appena soddisfatta questa richiesta, si abolisce come sovranità per trasformarsi nello strumento del pagatore. Si pone dunque come libero soggetto che recita la parte dello schiavo
".


Non vi citerò i tanti testi che Andrè Gorz scrisse e sono quasi tutti tradotti in italiano, ne dico solo uno, e scusate forse l'eccessivo sentimentalismo, è 'Lettere a D. Storia d'amore', una raccolta di poesie dedicata alla moglie Dorine, con la quale aveva vissuto più di
cinquant'anni e pubblicato l'anno scorso.

Lui che teorizzò la decrescita e il reddito di esistenza, ha vissuto costantemente in crescita il suo amore per Dorine, gli amici, la vita.

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