I docenti precari sono insegnanti per scelta...
Forum Precariscuola - 14-09-2007
... non per risulta...

Il ministro Fioroni ha affermato nella lettera rivolta a tutti gli operatori della scuola in occasione dell'inizio del nuovo anno scolastico:
"Questo è il primo anno in cui la scuola italiana non produrrà più nuovi precari. Ora il nostro impegno, dopo la trasformazione delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento e la progressiva immissione in ruolo dei precari, consentirà l'individuazione di una modalità di formazione e reclutamento degli insegnanti che permetta alla scuola di avere sempre docenti per scelta, non per risulta, e di bandire concorsi che, sul numero di posti certi, al termine di un biennio esauriscano la propria validità."
Vorremmo chiarire al ministro Fioroni che il precariato della scuola è composto da personale qualificato con una o più abilitazioni; inoltre avere alle spalle anni e anni di insegnamento precario vuol dire aver acquisito la capacità di adeguarsi velocemente ad ambienti e situazioni diverse, spesso "di frontiera", aver sviluppato un alto grado di flessibilità nella strategia didattica, conoscere davvero il variegato mondo della scuola italiana.
Si ricordi signor ministro che noi siamo insegnanti per scelta, non per risulta; abbiamo investito sogni, aspettative, speranze in una carriera che vale la pena di percorrere perchè le vere e uniche gratificazioni arrivano dagli studenti e dalle famiglie, certamente non dal ministero a cui facciamo capo, che invece ha fatto e fa di tutto per demoralizzarci, che ci ha costretto in una situazione umiliante quale la lunga via del precariato, che ci ha reso impossibile fare progetti, che ci costringe puntualmente tutti gli anni nel meccanismo perverso e impossibile del punteggio e del valzer delle convocazioni, che ci nega ogni minima continuità, che ogni anno richiede da parte nostra abnegazione, adattamento e continue umiliazioni.
E' inoltre molto grave l'atteggiamento del ministro verso gli studenti disabili: i 5000 docenti di sostegno in meno rispetto alle effettive necessità danneggiano pesantemente dei ragazzi già svantaggiati dalla vita senza alcuna colpa.
Come è possibile che questo governo tenga in così poca considerazione l'integrazione scolastica delle persone disabili?
Il sistema istruzione richiede stabilità e valorizzazione del personale, investimenti, capacità di ascolto e di elaborazione, affinché possa essere messo in grado di svolgere appieno la propria funzione di luogo capace di costituirsi per le generazioni di questo paese come centro eminente della formazione.
I docenti precari chiedono al ministro Fioroni di occuparsi seriamente dei problemi della scuola, di portare a compimento il piano triennale di immissioni in ruolo, di assicurare alle scuole dei finanziamenti stabili, di non abbandonare gli studenti disabili al loro infelice destino e di smetterla di offendere i docenti precari, che hanno per tanti anni consentito alla scuola italiana di funzionare in modo corretto, chiamandoli personale per "risulta".

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 Gianfranco Pignatelli    - 14-09-2007
Ministro o docenti di risulta?

Ci risiamo, il buon giorno si vede dal mattino del primo giorno di scuola. E’ sempre in questa data che arriva ai “cari operatori della scuola” - come scrive il ministro Fioroni – la letterina per l’inizio dell’anno scolastico. Una sorta di letterina di Babbo Natale fuori stagione, dove si scrive che tutti saranno più buoni, ciascuno farà di più e la scuola tutta sarà più bella che pria. Di norma il Ministro di turno sostiene di aver fatto l’impossibile perché ciò sia possibile. Di conseguenza, s’aspetta alunni meno bulli e più preparati, docenti meno fannulloni e più motivati, istituti con maggiori ricchezze e dirigenti scolastici sempre più manager di successo. In quella 2007, tra le righe, si legge:

“Questo è il primo anno in cui la scuola italiana non produrrà più nuovi precari. Ora il nostro impegno, dopo la trasformazione delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento e la progressiva immissione in ruolo dei precari, consentirà l'individuazione di una modalità di formazione e reclutamento degli insegnanti che permetta alla scuola di avere sempre docenti per scelta, non per risulta,..”

Da operatore della scuola mi metto subito all’opera e correggo, la funzione docente me lo impone. Uno, la scuola non produce precari da lustri, visto che a farlo è l’università, per autofinanziarsi, con l’omertoso e complice silenzio del Ministero dell’Istruzione. Due, delle 150.000 immissioni in ruolo, stabilite nella finanziaria 2007, ne sono state varate solo 40.000 (10.000 erano state deliberate dal precedente governo). Comunque sia non è il cambio di denominazione delle graduatorie a risolvere la vita professionale dei 400.000 precari in attesa da decenni. E’ oltraggioso e calunnioso ritenere gli insegnanti in servizio a tempo indeterminato o saltuario e tutti quelli temporaneamente disoccupati docenti di risulta e non per scelta. Sarebbe utile sapere se sia la ciclopica ignoranza del mondo della scuola o la protervia di chi si sente protetto dall’immunità parlamentare ad ispirare il delirio del Ministro. Una o più lauree, svariati concorsi a cattedra, altrettanti corsi abilitanti, specializzazioni universitarie, master, perfezionamenti e molto altro ancora imposto da uno stato biscazziere non sono ancora sufficienti a giustificare una “scelta”? Se non bastasse, il calvario professionale che comporta da uno a tre decenni di precarizzazione in regime di caporalato di stato, giustifica le ragioni di una “scelta” netta e nobile? Verrebbe da chiederle, signor Ministro, il suo incarico attuale è per scelta o per risulta? Sbaglio o per scelta aveva deciso – da grande - di fare il medico? Spero che – strada facendo - non si sia accorto che era una professione troppo alta e nobile. Comunque sia, per certo, gli operatori della scuola – lo siano per scelta o per risulta - meritano di più, molto di più.

Gianfranco Pignatelli per i C.I.P. - Comitati Insegnanti precari

 Monica C.    - 14-09-2007
Il ministro Fioroni non è nuovo a tale definizione. Infatti, anche se in un discorso più ampio, già ci definì tali in una trasmissione "Terra!" trasmessa qualche mese fa da canale 5 .Inoltre affermò che facevamo gli insegnanti perchè non sapevamo fare nient'altro. Mi sembra che già saper fare l'insegnante e trasmettere non solo il sapere ma anche fornire ai ragazzi, agli studenti, gli strumenti per affrontare il futuro sia una cosa non alla portata di tutti,altrimenti in Italia tutti sarebbero insegnanti e non impiegati, badanti o ministri.

 da Italia oggi    - 16-09-2007
Tps prepara in Finanziaria il blocco del turn over
a copertura dei 101 euro al mese concessi.


I precari pagano l'aumento agli statali.

Saltano le assunzioni per dare 2,7 miliardi a chi è già in servizio


Di trovare una nuova copertura ai 101 euro in più concessi dal governo nei mesi scorsi ai dipendenti pubblici, Tps non vuole proprio sentirne parlare. Checché ne dicano i colleghi di governo, in primis il ministro della funzione pubblica, Luigi Nicolais, il responsabile dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa, fila dritto per la sua strada e conferma che anche ai contratti dei travet si applica la regola aurea del «si spende solo quello che si risparmia». E così finirà che a pagare gli aumenti contrattuali per la stagione 2007/08 saranno i precari, quei lavoratori che da anni sono impegnati negli uffici pubblici con contratti a tempo determinato e che la scorsa Finanziaria prometteva di mettere a posto attraverso un piano pluriennale di assunzioni. Circa 300 mila, secondo alcune stime fatte dalla sinistra radicale. Tps è stato chiaro in questi giorni con i suoi tecnici, al lavoro in vista della manovra 2008: in attesa di verificare le proposte che i singoli ministri presenteranno entro il 10 settembre, devono essere messe a punto dall'Economia soluzioni finanziarie che consentano di abbattere la spesa pubblica. E il capitolo contratti pubblici è uno dei più onerosi. Ci sono da recuperare, secondo alcune stime ufficiose, circa 2,8 miliardi di euro per pagare ai dipendenti pubblici i 101 euro in più al mese promessi con l'accordo di palazzo Chigi nei mesi scorsi. Escluso il settore degli enti locali che avrebbe bisogno di almeno un altro mezzo miliardo di euro. Insomma, bloccare nuovi ingressi nella p.a., a copertura dei pensionamenti, resta la strada più semplice dal punto di vista finanziario. Perché da quello politico, invece, il discorso è ben diverso, con i partiti di sinistra e alcuni ministri che dalla lotta al precariato hanno fatto un vessillo del proprio mandato. Ma intanto a via XX Settembre è questa, ovvero il blocco del turn over, l'ipotesi più accreditata per finanziare il rinnovo contrattuale. Tanto che si ragiona sul tipo di blocco da prevedere. Vietare per un anno nuove assunzioni a tempo indeterminato in tutti i comparti pubblici significherebbe non coprire circa 90 mila pensionamenti. Per un risparmio netto di circa 3 miliardi di euro. Se così fosse, il capitolo contratti pubblici sarebbe bello che risolto. Ma ci sono alcuni comparti, e alcuni ministri, che probabilmente saranno tenuti fuori. In primis la scuola, il settore che con il suo milione di dipendenti è tra i più rappresentativi dell'intero pubblico impiego (3,5 milioni di lavoratori), e il cui ministro, Beppe Fioroni, è tra i più quotati e politicamente accreditati della compagine governativa. Ci sono poi l'università e la ricerca, settori anche simbolo dell'agognata maggiore credibilità internazionale del paese, che da anni sono in ristrettezze e per i quali il ministro Fabio Mussi ha chiesto una esplicita esenzione. E poi la sicurezza, comparto coinvolto in continue emergenze per la tutela del territorio e dei cittadini. Insomma, tirando le somme si punta ad arrivare a un blocco parziale delle assunzioni, che frutterebbe circa 1,5 miliardi euro. Non tutto ciò che serve, ma una bella parte, sì.

C'è poi il nodo della prossima tornata contrattuale. Già, perché le risorse di cui è alla caccia il dicastero di via XX Settembre andrebbero a copertura del solo contratto 2006/07. E per il 2008/09? Il governo Berlusconi, che si era trovato con un'analoga scadenza, aveva scelto la strada di finanziare solo l'indennità di vacanza contrattuale. Scaricando poi sul successivo esecutivo l'onere di rinnovare i contratti. Una scelta dettata dalla necessità di non esporre a maggiori uscite le casse dello stato e garantire la sostenibilità anche a livello europeo della spesa pubblica italiana. Un discorso da fine mandato. Che il centrosinistra aveva criticato. Ma che forse potrebbe tornare utile. Con buona pace dei 300 mila precari in attesa del posto fisso.