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PD: a Firenze ancora non ci siamo......
marco mayer - 03-09-2007
Ecco un appello per il PD:
in provincia di Firenze ancora non ci siamo....
Chi ha voglia di contribuire per stimolare il dibattito e coinvolgere il territorio mi scriva un email all'indirizzo:

mayerkos@yahoo.it
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1)
Il 14 ottobre i cittadini non potranno votare direttamente - come erroneamente si ritiene - il segretario nazionale e i segretari regionali del PD, ma delle liste (per giunta "bloccate") collegio per collegio. La competizione vera sarà dunque sulla qualità delle liste che i candidati segretari riusciranno a presentare nei diversi collegi. Se prendiamo per buone le indiscrezioni della stampa, negli otto collegi della provincia di Firenze i nomi dei capolista del cosiddetto listone Veltroni-Franceschini potrebbero essere (grosso modo) i seguenti: per la Margherita Lamberto Dini, Matteo Renzi e Lapo Pistelli, per i DS Vannino Chiti, Vittoria Franco, Leonardo Domenici, Daniela Lastri, Andrea Manciulli. Intendiamoci tutte bravissime persone, ma è lecito che il cittadino comune si chieda: dov'è la novità? dov'è il valore aggiunto del PD? L'immagine che emerge non è particolarmente attraente: una pura fotografia degli equilibri di potere esistenti o se si vuole la metafora della tanto vituperata "fusione a freddo" dei vertici di DS e Margherita. Forse è esagerato parlare di "nomenklatura", ma è lecito chiedere alle coppie Veltroni-Franceschini (e a Manciulli-Bini in Toscana) almeno un po' più di coraggio e fantasia. E' difficile capire perché un sindaco o un influente parlamentare abbia il bisogno impellente di far parte di un'Assemblea Costituente di più di 2000 persone: perchè non gli viene in mente di fare un passo indietro per dare spazio a qualche energia nuova? Forse Giacomo Billi e Andrea Barducci potrebbero fare un'opera di convincimento.
2)
In parallelo al "listone" ufficiale (ma muovendosi sotto il sicuro ombrello di Veltroni e Manciulli) due vecchi politici di razza, Graziano Cioni ed Eugenio Giani cercano di ritagliarsi un loro spazio autonomo. Queste "listine" di Cioni e Giani ben vengano (il pluralismo è sempre importante e soprattutto si evita il pericolo mortale della lista unica), ma a Graziano ed Eugenio domando se non sarebbe il caso di chiarire meglio ai cittadini qual è il vostro vero obiettivo. Per ora - lo dico con amicizia - il messaggio che si ricava è quello di dire: "ci siamo anche noi"; (oppure qualcuno potrebbe pensare, con malizia, per misurare ed esibire il vostro potere). Nel caso di Giani c'è quantomeno un interessante richiamo identitario alla tradizione socialista fiorentina, meno chiari gli obiettivi programmatici di Graziano. Trattandosi quest'ultima di un'iniziativa puramente locale, è solo il tentativo di creare un'ulteriore nicchia nell'asfittico spazio politico fiorentino oppure ha maggiori ambizioni sul piano politico e programmatico. Ancora non si capisce. Ma in questi giorni la "spettacolarizzione",un po' provinciale, dei lavavetri, potrebbe far sospettare che ci sia più immagine che sostanza: a Cioni (e anche a Giani) perciò chiedo: cosa proponete di nuovo e diverso dagli altri? Cosa distinguerà le vostre "listine"dal "listone"?
3)
Per quanto riguarda, infine, Rosy Bindi ed Enrico Letta (curiosamente i veri sfidanti di Veltroni sono tutti e due toscani) le loro proposte per Firenze sono per ora ancora avvolte nel più assoluto mistero. Non sappiamo ancora cosa proporranno per i nostri collegi. Non si può negare che i loro messaggi nazionali abbiano una capacità di richiamo: Letta si propone come un giovane modernizzatore (anche se qualche volta appare un po' succube di Luca di Montezemolo), la Bindi propone un progetto particolarmente attento alle questioni sociali e parla di ridare dignità alla politica (e Dio sa quanto a Firenze ce ne sarebbe bisogno). Sarà pura demagogia? O arriveranno segnali concreti? Staremo a vedere.
4)
La cosa importante, per me, è che a partire dal 14 ottobre il Partito Democratico di Firenze serva a riavvicinare la gente alla politica (nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali, tra gli artigiani e le piccole e imprese, nel mondo dell'associazionismo e del volontariato per non parlare dell'Università). Insomma perché non si ripeta, tanto per fare un esempio, quanto è successo con l'ispirazione (tutta all'insegna della partecipazione) del Piano strategico, che dopo aver coinvolto tante energie, è stato fagocitato dalle diatribe intestine del ceto politico e dalla burocrazia. Firenze ha bisogno di un partito aperto e nuovo davvero, attento ai diritti dei cittadini e non ai favori dei clienti, un PD capace di trasformare Firenze in una città all'avanguardia, in una vera città europea, attenta alle grandi questioni internazionali del nostro tempo. La città di Piero Calamandrei, di Mario Fabiani, di Giorgio La Pira, Ernesto Balducci e Paolo Barile merita un Partito Democratico all'altezza dei tempi della globalizzazione, un Partito che non voglia conservare l'esistente, ma cambiare davvero la società, dialogando costruttivamente con le forze alla sua sinistra, ma cercando contemporaneamente di conquistare consensi nel campo avversario dove troppe persone per bene ed anche ceti popolari restano influenzati dalle sirene del berlusconismo. Da oggi al 14 ottobre è proprio il caso di spostare l'attenzione sui contenuti della politica anche per dare una prima scossa in vista delle future scadenze amministrative: la gente a Palazzo Vecchio ed alle altre amministrazioni chiede di più ed ha ragione.

MARCO MAYER
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