Scambio di vedute con Enrico Panini, Segretario Nazionale FLC Cgil
Lettera del Forum Insegnanti a Enrico Panini Gent.mo Enrico Panini,
siamo profondamente delusi nel constatare che le
Indicazioni per il curricolo non hanno risolto i nodi critici dell'impianto morattiano e sconcertati dalle affermazioni contraddittorie della Flc Cgil, se confrontate con le Sue dichiarazioni di appena un anno fa.
In un
comunicato del 31 agosto 2006, Lei personalmente affermò che "le Indicazioni Nazionali sono uno strumento pesantemente criticato dalla comunità scientifica del nostro Paese (basti ricordare che lo studio della storia dell'età moderna e del Novecento, è previsto solo a partire dai tredici anni di età dei ragazzi). Inoltre, le Indicazioni sono state bocciate dagli insegnanti dal punto di vista professionale."
Rimaniamo perciò esterrefatti nel leggere
i primi commenti del Sindacato in cui le Nuove Indicazioni Nazionali vengono salutate come una svolta culturale chiara rispetto all'impostazione morattiana , quando, invece, ripropongono ancora una volta il ciclo unico d'insegnamento della storia e della geografia.
Le ricordiamo inoltre che dal mondo della scuola si sono elevate critiche fortissime e puntuali alla bozza di documento ministeriale e che sono state inviate numerose lettere di protesta al Ministro, alla commissione e agli stessi sindacati e ai partiti di governo
Le saremmo grati se, con la Sua consueta cortesia, volesse darci delle spiegazioni.
Cordialmente
Il Forum Insegnanti----------------------------------------
Risposta di Enrico Panini, Segretario Nazionale FLC CgilCari amici,
vi ringrazio per la vostra lettera dell'8 agosto scorso alla quale rispondo molto volentieri.
Ho atteso un po' ad inviarvi queste mie riflessioni solo perché nei giorni che abbiamo alle spalle sicuramente tanti si sarebbero presi un periodo di meritato riposo.
E' vero, rispetto alle "Indicazioni per il curricolo", che in un commento sintetico apparso sul nostro sito abbiamo scritto che "rileviamo aspetti molto positivi là dove si vede una svolta culturale chiara rispetto all'impostazione morattiana, ed uno sviluppo unitario del curricolo fra scuola elementare e media, ...".
Le ragioni che ci hanno portato ad esprimere quel giudizio (che confermo) sono le seguenti: la centratura sul curricolo nazionale e di scuola per quanto riguarda l'impianto didattico pedagogico, scomparso dai precedenti documenti ed invece conforme all'autonomia didattica delle scuole; lo sviluppo verticale del curricolo nel primo ciclo; la scansione in periodi didattici piuttosto ampi, più adatti al rispetto dei tempi di crescita degli alunni; un migliore approfondimento delle competenze come traguardi formativi.
Nello stesso commento precisavamo che, rispetto ai contenuti proposti nelle "Indicazioni per il curricolo", avremmo prodotto schede di approfondimento non appena il CNPI avesse concluso i propri lavori e fosse stato reso noto il testo definitivo.
Abbiamo poi espresso riserve sull'impianto politico e filosofico dei documenti, molto centrato sul concetto di persona e ancora troppo poco sui principi costituzionali, abbiamo criticato i tempi troppo lunghi di preparazione dei documenti, abbiamo rivendicato modifiche agli ordinamenti del primo ciclo e ora ci proponiamo di accompagnare il percorso di consultazione delle scuole con nostre valutazioni ed approfondimenti specifici sui contenuti culturali delle Indicazioni per il curricolo.
Ma dalla vostra lettera mi par di capire che la critica più pesante si riferisce al ciclo unico di insegnamento della storia e della geografia. Una affermazione così sintetica, se ho capito bene, a mio avviso rischia di portare ad un errore.
Distinguiamo. Il ciclo unitario intende rompere quelle fratture che da tempo segnano il nostro sistema scolastico e che si caratterizzano con fenomeni quali la selezione, la ripetività, ecc. E' un obiettivo giusto e noi siamo da tempo per un ciclo unitario. Anzi, durante la recente discussione al CNPI ne abbiamo sollecitato l'estensione alla scuola dell'infanzia ed al biennio della scuola superiore. L'esigenza di dare continuità al ciclo non nasce con la Moratti né con Berlinguer. Essa nasce nella scuola, ha le sue radici nel movimento pedagogico e sindacale degli anni '70 (l'allora Cgil Scuola ne parlò la prima volta in un Convegno nazionale a Matera nel 1972), trova alimento nella migliore tradizione dell'associazionismo professionale. E' una scelta importante.
Poi c'è il versante del come si traduce la continuità nel campo delle Indicazioni. Le proposte che la Commissione avanza per le Indicazioni di storia e geografia, due insegnamenti che hanno conosciuto profondi mutamenti in pochissimo tempo, sono da rivedere in molti punti anche alla luce della necessità di assicurare l'autonomia della persona in un contesto sociale in profondo cambiamento. Questione di primaria importanza, visto che, ad esempio, l'insegnamento del '900 è un problema aperto che ci trasciniamo da decenni considerato che in tantissime classi non ci si arriva o quasi. Ma, anche per questo, la discussione da mettere in campo nei due anni che abbiamo davanti è molto importante e serve per cambiare ciò che risulterà necessario cambiare.
E' importante che si apra una discussione distesa per arrivare ad un quadro delle Indicazioni discusso, convenuto e condiviso.
Del percorso fin qui attuato dal MPI noi rileviamo positivamente la validità culturale della commissione chiamata ad elaborare i due documenti, l'apertura del percorso al confronto con numerosi soggetti sociali, associazioni professionali, sindacati ma, soprattutto, con le scuole il cui contributo sarà determinante per la stesura definitiva delle Indicazioni per il curricolo.
Così come trovo positivo che il CNPI, assumendo una formulazione che traduce un orientamento che noi abbiamo espresso fin dal primo incontro con il Ministro, dica al Ministro che a settembre 2007 non si devono dare alle scuole suggerimenti di attuazione o altro sulle nuove Indicazioni nazionali. Ogni scuola deve continuare a fare ciò che ha fatto ed eventuali prese in carico delle Indicazioni non possono che essere coerenti con la storia pedagogica di quella scuola.
Noi siamo per organizzare una discussione attenta e capillare, la sola in grado di farci uscire dalla grevità degli anni che abbiamo alle spalle, di dare voce alle scuole.
Gli insegnanti hanno filo da tessere perché portatori di cultura e di competenza professionale.
Una discussione importante, quella che ci attende, anche per rimuovere i tanti limiti che emergono dall'attuale formulazione delle Indicazioni.
E, al riguardo, porto ad esempio i profondi limiti della parte riferita alla scuola dell'infanzia o la scomparsa di ogni riferimento all'identità di genere denunciata da Cinzia Mion alcune settimane fa.
Insomma, io penso che ci sia molto da fare ma è bene che ciò sia accompagnato dalla esatta percezione dei passi in avanti che ci sono. Se non altro, considerato che essi sono il frutto dello straordinario movimento di lotta che abbiamo vissuto.
In questo percorso siamo naturalmente interessati a tutte le opinioni che con noi si vorranno confrontare e mi auguro che il nostro dialogo continui.
Un caro saluto
Enrico PaniniRoma, 20 agosto 2007
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Risposta del Forum Insegnanti a Enrico PaniniCaro Enrico Panini,
la ringraziamo per la sollecita e cortese risposta e per la sua proposta di continuare il dialogo, che accogliamo volentieri.
Nel merito delle cose dette, teniamo a precisare che con la nostra lettera abbiamo chiesto un chiarimento sul curricolo della storia, perché in merito a questo appariva più evidente, a nostro parere, la contraddittorietà della posizione espressa dalla Flc Cgil, quando ha dichiarato che le nuove Indicazioni avrebbero operato grandi cambiamenti, piuttosto di riconoscere che nulla di significativo è stato modificato. Infatti nella scuola primaria si studierà ancora dalla preistoria alla storia antica e nella secondaria di primo grado dal medioevo al novecento. Nel caso in cui poi si volesse verticalizzare il curricolo di storia fino alla termine del biennio, allora arriveremmo al paradosso che lo studio del novecento verrebbe spostato a 16 anni; altro che rivalutazione del novecento! Così verrebbero penalizzate la storia antica perché studiata solo in modo elementare e la storia contemporanea perché rimandata alla fine del percorso dell'obbligo.
In effetti, dalla lettura di tutto il documento, disciplina per disciplina, abbiamo ricavato l'impressione generale che sia stato confermato lo svuotamento sia della scuola primaria sia della secondaria di primo grado, danneggiate entrambe nelle loro funzioni.
A noi sembra che il curricolo verticale e unico sia cosa ben diversa dal curricolo unitario, citato da lei, che quindi oggettivamente non risponde alle nostre obiezioni. L'unitarietà dei programmi implica, secondo noi, che essi siano pensati come un percorso omogeneo che attraversa tutta la vita scolastica dell'alunno comportando un ritorno ciclico sugli stessi argomenti , ma in modo sempre più maturo e articolato, in un percorso elicoidale che aiuti i ragazzi a crescere, ripensando e scoprendo nuovi orizzonti nelle proprie conoscenze e acquisendo ulteriori competenze. Ha fatto altre scelte la commissione Ceruti con il curricolo della storia delle nuove Indicazioni, optando, invece, per un burocratico percorso verticale (già caro a Berlinguer e bocciato dal mondo della scuola) che si snoda come una telenovela a puntate dalla primaria alla licenza media.
In altri documenti, firmati anche da altre realtà del movimento di insegnanti e genitori della scuola, con cui condividiamo i contenuti di lotta, ci siamo soffermati sull'analisi delle storture che questa concezione comporta sul piano educativo e su quello didattico giacché qualsiasi argomento si affronti deve essere ancorato necessariamente al contesto storico se non si vuole fare scuola meramente mnemonica e nozionistica.
Abbiamo spedito tali considerazioni ai Ministri interessati ma anche e soprattutto ai sindacati. In questa sede ci limitiamo ad evidenziare la catastrofica conseguenza che seguirebbe se si continuasse ad insegnare la storia in questa maniera: l'estirpazione della cultura storica dal bagaglio culturale di base, che comprometterebbe in modo radicale le capacità critiche dei ragazzi.
Lei considera come un passo in avanti il fatto che le nuove Indicazioni siano finalizzate alla definizione di un curricolo nazionale.
A noi, che la scuola la pratichiamo con il nostro lavoro o perché seguiamo i nostri figli, non bastano l'ampliamento di un titolo o alcune parole roboanti poste in premessa nel documento ministeriale, peraltro discutibili in diversi punti, come quando viene considerata la scuola dell'infanzia come "figlia" delle chiese parrocchiali, quando si ripropone la personalizzazione della didattica , ecc.
Indubbiamente lo sforzo di cambiare alcuni elementi formali scaturisce dalla forza della nostra lotta di questi anni, come lei ha sottolineato giustamente. Perciò il Ministero ha inventato utensili folcloristici, per dimostrare a parole la volontà di un cambiamento, che però non è mai avvenuto sostanzialmente.
Se noi andiamo a verificare un po' i risultati di un anno e passa di lavoro di questo governo, ne ricaviamo una grande delusione.
La legge n. 53/03 e il decreto attuativo n. 59/04 (attenendoci per ora solo al primo ciclo) restano lì, nonostante la promessa di abrogazione esistente nel Programma dell'Unione.
Pressato dalla raccolta di firme contro le Indicazioni Nazionali, il Ministro ha dichiarato di volerle modificare (noi ne chiedevamo l'abrogazione e al contempo volevamo il ripristino dei Programmi Nazionali). Ha però nominato in gran segreto una commissione costituita dai soliti nomi, ormai "professionisti della riforma della scuola", senza gli insegnanti che in questi anni hanno approfondito le varie tematiche, hanno scritto Manifesti e Lettere varie ed hanno elaborato perfino un loro progetto di legge popolare firmato da più di 100.000 cittadini, in discussione in Commissione Cultura della Camera. Le chiediamo se non considera grave la preclusione, dimostrata dal Ministro, verso queste persone, quando non le ha invitate all'atto dell'elaborazione delle Indicazioni! In compenso ha sollecitato tutti a sperimentarle nella scuola... Ma cosa dovremmo "sperimentare", visto che nella sostanza nulla cambia?
Perché questo rifiuto dei Programmi Nazionali e questo insistere sulle Indicazioni? La Flc Cgil, in questi anni, ci ha sollecitati ad utilizzare i vecchi Programmi, mai abrogati, per salvare il livello qualitativo della scuola. L'abbiamo fatto, fra moltissime difficoltà e dove si è potuto... ma, se ora siamo sollecitati a "sperimentare" le nuove Indicazioni... abbandoniamo la qualità?
Infatti a noi sembra che si stia facendo una battaglia nominalistica (Indicazioni e non Programmi), per nascondere l'evidente abbassamento dei contenuti culturali che è presente nelle nuove Indicazioni come nelle vecchie. Né si può rispondere a quest'affermazione con la solita obiezione che al resto penseranno le scuole autonome, per prima cosa perché una Scuola dotata di un curricolo nazionale povero e che punti su ciò che le scuole con le proprie risorse e con la propria buona volontà riescono ad offrire, non è la Scuola voluta dalla nostra Costituzione, ma è discriminatoria e non è più unica.
Ma c'è un secondo motivo contro tale ipotetica obiezione, anch'esso importante: ci si rende conto che le scuole autonome non sono più in grado di reggersi e di sostenere una qualità dell'insegnamento degno di un paese civile? Che le scuole sono praticamente sul lastrico e non sono in grado spesso di fronteggiare le spese per l'igiene e la decenza? Che le aule sono sempre più affollate e in tal modo gli insegnanti non possono seguire i ragazzi, come meriterebbero? Che sta praticamente saltando un po' dappertutto il vero tempo pieno e quello prolungato col doppio organico, nonostante le tante promesse e garanzie asserite a parole? Che il precariato, al di là delle promesse governative, aumenta, visto che il numero delle immissioni in ruolo è inferiore a quello dei pensionamenti? Che
Padoa Schioppa minaccia nuovi tagli nel settore pubblico, in vista della prossima Finanziaria?
Ci viene il sospetto non peregrino che anche le nuove Indicazioni scaturiscano dalle sciagurate scelte governative di sacrificare sull'altare degli interessi di finanza e di impresa la Scuola Statale, smantellandola e privatizzandola, assicurando alla maggioranza della popolazione null'altro che un'istruzione generica e superficiale, cioè una sommaria alfabetizzazione o poco più , secondo il modello della scuola americana e della più recente scuola britannica.
Abbiamo perciò intenzione di dare battaglia per pretendere il ritiro della bozza delle Nuove Indicazioni Nazionali e auspichiamo che il sindacato ci appoggi in questo ineludibile tentativo di salvare la Scuola statale.
Saremmo lieti di conoscere il suo parere sulle questioni sollevate.
Cordiali saluti
Il Forum Insegnanti