breve di cronaca
Perquisita e spogliata all'esame
Repubblica - 28-06-2007
Giulianova, studentessa accusa. La scuola: "Pensavamo avesse un cellulare". Dai controlli non è emerso niente. Tornata in classe voleva consegnare in bianco

"Perquisita e spogliata all'esame di maturità"


TERAMO - Perquisita e spogliata in bagno da due insegnanti. Il presidente della quarta commissione d'esame del liceo scientifico Marie Curie di Giulianova, era convinto che una studentessa stesse nascondendo un telefonino ed un auricolare per comunicare con l'esterno, copiare, e superare così, la prova scritta. "L'hanno costretta a sollevarsi la maglietta e perfino il reggiseno" racconta il padre sdegnato. Ma quando poi, nel bagno, quei sospetti si sono rivelati infondati, con grande imbarazzo, è stato chiesto alla ragazza, di tornare in classe. Ma a quel punto, racconta ancora il padre, "lei non voleva più riprendere a sostenere il compito: sono stati i compagni di classe a convincerla a rimanere nonostante, l'umiliazione subita".

La terza prova all'esame di Stato, per una studentessa teramana si è trasformata un incubo. Altro che risolvere i quesiti delle cinque materie, la parte più difficile è avvenuta intorno alle dieci di mattina di lunedì, quando il presidente di commissione, Sergio Centinaro, ha interrotto il compito che la ragazza stava svolgendo, e le ha chiesto di uscire dall'aula e andare in bagno assieme a due professoresse. Il presidente, ora, motiva la sua scelta così. "Alcuni insegnanti presenti con me in commissione, avevano raccolto informazioni secondo le quali pareva che la ragazza avesse sostenuto la prova di matematica, il giorno precedente, utilizzando un telefonino o un microfono. Alla luce di queste informazioni, ho ritenuto opportuno quantomeno verificare, che la studentessa non nascondesse nulla...". E sul motivo per il quale, la ragazza, è stata accompagnata proprio in bagno, aggiunge: "La verifica, non potevo certo farla io, o qualche altro docente di sesso maschile... Ho ritenuto opportuno poi, che il tutto si svolgesse in bagno, per non turbare la classe. Quando si è scoperto che non nascondeva nulla, tutto è rientrato. Non capisco perché tanto clamore...".

Il padre della ragazza ha denunciato l'episodio all'associazione nazionale dei comitati di base degli insegnanti, Gilda, che ha provveduto ad inviare un esposto al ministero della pubblica istruzione. "Un episodio del genere in trent'anni di professione, non mi era mai capitato - commenta Angelo Scebba, delegato del Gilda - per questo ho ritenuto doveroso informare l'opinione pubblica. Solo le forze dell'ordine possono procedere, sulla base di motivate ragioni, a delle perquisizioni. Certo, non possono farlo dei docenti in una scuola...".

Ora, il padre della ragazza, teme ripercussioni. "Ho inviato la denuncia all'associazione Gilda, perché, io stesso, sono un insegnante, e davanti ad una vicenda del genere, mi sono sentito mortificato due volte. Da padre e da docente. Spero che mia figlia, non abbia ripercussioni, soprattutto nel corretto svolgimento del suo esame".


GIUSEPPE CAPORALE

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 C66    - 28-06-2007
Vicenda esageratissima dal padre e dai mass-media.
Contro i cellulari e gli altri stramaledetti aggeggi elettronici utilizzabili per cercare di "fare i furbi" (ma anche conti i tradizionali bigliettini), magari con il beneplacito di genitori troppo protettivi, i docenti dovrebbero avere diritto ad effettuare perquisizioni sui candidati sospetti.
Vogliamo una buona volta tornare a garantire i diritti degli onesti, a partire da quelli di chi ha l'onestà di guadagnarsi un buon voto o una promozione grazie al proprio impegno?


 Paolo Citran    - 01-07-2007
Povera scuola, se alla demotivazione ed all'anomia dei ns studenti sa rispondere con (illegali) perquisiziioni corporali.
Chi ha la colpa di episodi siffatti? Studenti anomici e docenti scoppiati!
Eliminiamo le "cattive pratiche" e raggiungiamo unitarietà di comportamenti per le "buone", con comportamenti virtuosi e "condivisi", fatte salve la libertà culturale, di stile e di pensiero degli insegnanti.