breve di cronaca
iI sindacati si rivolgono ai giudici.
la Repubblica - Napoli - 07-06-2007
È scontro dopo settimane di vertici con il direttore Bottino: scattano le denunce.

Paralisi scuola, rotta la tregua


Campania maglia nera per i tagli di prof. "Troppe sezioni ridotte negli asili della regione, 718 posti in meno nelle elementari, circa 250 nelle medie e da definire nelle superiori"

Classi sovraffollate, condizioni igienico-sanitarie precarie negli istituti scolastici, norme sulla sicurezza non rispettate, tagli indiscriminati al personale docente ed ai bidelli: un'insieme di problemi e omissioni che, di fatto, compromette il diritto allo studio in Campania. C'è tutto questo nelle denunce presentate ieri dai sindacati della scuola alle Procure della Repubblica di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Un'iniziativa che non ha precedenti. Ed esposti sono stati inviati anche ai vigili del fuoco ed alle Asl. I sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda alzano il livello dello scontro nella vertenza sulla scuola in Campania. Mettendo nero su bianco le irregolarità da loro registrate nei vari istituti della regione, e sottolineando che le violazioni mettono a rischio la qualità dell'istruzione e minano la sicurezza di studenti e docenti.

Gli incontri si sono succeduti per settimane. I sindacati a chiedere e gli uffici regionali dell'amministrazione scolastica a trattare, avendo l'ordine, da Roma, di non cedere. Lo scontro sul futuro della scuola in Campania, uno scontro che contrappone i sindacati al direttore scolastico regionale Alberto Bottino, si fa tanto aspro da arrivare in Procura. Cinque denunce, per altrettante Procure della Repubblica competenti per le cinque province della Campania sono state firmate dai segretari regionali dei sindacati della scuola. Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno messo nero su bianco le loro lagnanze e si sono rivolte alla magistratura. Ma anche alle Asl, ai Vigili del Fuoco, agli uffici provinciali del Lavoro. Perché verifichino, ciascuno secondo le proprie competenze, le condizioni in cui versano gli istituti scolastici della regione, sia dal punto di vista igienico sanitario sia sul fronte della sicurezza sul luogo di lavoro, sia, infine, su quello della violazione del diritto allo studio.

«Liste di attesa interminabili e troppe sezioni ridotte nella scuola dell'infanzia, 718 posti in meno nella scuola elementare, circa 250 posti in meno (ma potrebbero raddoppiare) nelle scuole medie, e tagli a iosa, non ancora quantificati, anche alle superiori - denunciano i sindacati che ieri hanno convocato una conferenza stampa congiunta - per non parlare dell'aggressione al tempo pieno e al tempo prolungato. Un panorama desolante nel quale le politiche del vecchio e dell'attuale governo stanno relegando la scuola campana».

Denunce a tutto campo, ma con particolare attenzione per quanto riguarda i tagli: non solo perché si perdono posti di lavoro e centinaia di precari, l'anno prossimo, resteranno senza cattedra, ma anche perché ridurre il numero dei docenti significa aumentare il numero di studenti per classe, compromettendo la qualità dell'istruzione e fregandosene spesso, delle norme che vincolano il numero di alunni alla capienza effettiva (in metri quadri) delle aule. «A settembre avremo classi, specie alle superiori, con un numero di alunni notevolmente eccedente il massimo previsto dalla normativa vigente. Classi formate con 29, 30, persino 32 alunni e più». Studenti in eccesso anche in classi con alunni portatori di handicap (in questo caso gli alunni dovrebbero essere non più di 20). «Violazioni che comportano - scrivono i sindacati nelle denunce - limitazioni del diritto allo studio e una illegittima contrazione di posti utili per le immissioni in ruolo e i trasferimenti, con danni gravi e irreparabili per gli interessati». Ed i tagli non riguardano solo i docenti ma anche il personale Ata (bidelli e impiegati di segreteria), con ulteriore penalizzazione delle nostre scuole. Che sono, tra l'altro, ultime in Italia per l'attuazione del tempo prolungato: qui si fa scuola a tempo pieno solo per il 5 per cento, contro l'80 per cento della Lombardia.

Bianca De Fazio

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