Le colpe senza rimedi
Giuseppe Aragno - 11-05-2007
Sono seriamente preoccupato. Un saggio, che ha il senso della misura, e conosce le colpe e i rimedi se la prende con teste calde e matti da legare - Napoleone è Renzetti - cosicché, voglia o meno, con Isa e Roberto tra gli illusi delusi mi ci trovo anch'io.
Non voglio esagerare e lo capisco: il mondo non cadrà se la mia testa bolle e andrebbe bene così, se assieme ai calori della testa non ci fosse quel "compagno perduto" così definitivo e conclusivo, così perentorio e irrimediabile, sicuro della sua verità come può e dev'essere il certificato mesto che il medico firma quando vince la morte. Se ci penso, ho certamente di che preoccuparmi.
Sto male. Il saggio dottore non ha dubbi, la testa è calda, la febbre è da cavallo e non ci gira attorno: la prognosi non lascia ben sperare. Quale che sia la sorte, poche parole al medico è giusto ch'io le dica. Non se n'abbia a male: coi moribondi si è clementi e può credermi: se potessimo fare a cambio, lei morto della mia morte, io vivo della sua vita, le direi di no. Terrei per me la mia testa bollente e il biglietto di sola andata per il mistero al quale siamo destinati, e lascerei a lei la sua vita saggia e la sua testa fredda. A ognuno il suo, compagno di compagni perduti, ma me lo lasci dire: non è possibile discutere di scuola senza parlare di politica e non ci sono rimedi. Di politica ha parlato, con la finezza dell'ultima sinistra - tutto buonsenso, realismo e cultura di governo - e le inevitabili cadute di stile di chi, a corto di argomenti, attacca la persona e punta il dito.
Non so se siano stati Tirittico o Alba Sasso a confidarle i loro pensieri segreti su Renzetti - se ne hanno, confermino - ma, da compagno perduto glielo dico: non Alba Sasso o Tirittico, ma Vittorio Del Moro sostiene la tesi provocatoria che Renzetti - e, s'intende, chi sta dalla sua parte - sia mosso da un inconfessabile rancore, da insoddisfatte e miserabili ambizioni personali.
Caro dottore, non ci siamo proprio. Delusione e sconforto possono e devono spingere ad una denuncia del crescente divario tra il mondo che abbiamo sperato di costruire e la desolante realtà che ci circonda. E lei che fa? Lei ci consiglia invece di accettarla, questa realtà aberrante, lei ci prescrive la pillola amara come un male che presume minore, in nome d'una rassegnazione che si fa fatalismo, d'una passione che si riduce ad una cieca e sterile questione di appartenenza, ad un alibi che annulla il campo delle scelte e, di conseguenza, quello delle responsabilità: fatale il liberismo, fatale la ritirata che si fa rotta disordinata dinanzi all'avanzata del mercato e dei suoi feticci, fatale, quindi, una sconfitta che - ci vuol far credere - è la sola possibile vittoria.
Si poteva far meglio? ci domanda. Risponderei di sì, se questo fosse il punto. E però, meglio o peggio, cambierebbe ben poco. Esistono valori irrinunciabili sui quali non si scende a compromessi. E se questa è stupida intransigenza, pazienza. Le teste calde sono davvero in buona compagnia. Tommaso Moro, Giordano Bruno e Tommaso Campanella posero un limite eterno alla coerenza: superato il confine è Caporetto. Per quanto mi riguarda, un governo che regala Vicenza a criminali di guerra non è il mio governo. Un chierico che privatizza la scuola è inconciliabile con la mia formazione. Un bilancio che fa pagare ai deboli l'incremento delle spese militari non è il mio bilancio. Un guardasigilli che ricorda le vittime del terrorismo, ma non spende una parola per Pinelli e Valpreda e non mette mano al segreto di Stato non è il mio guardasigilli. Un ministro dell'Interno che lascia aperti i campi di concentramento per immigrati, che agli anarco-insurrezionalisti di Pisanu aggiunge terroristicamente una ripresa del terrorismo mi si fa naturale nemico. Sto da un'altra parte: coi ragazzi dei centri sociali, con chi si organizza per impedire che ci privatizzino l'acqua, con chi, stanco di appartenenze, lotta contro la Tav. Si tenga, se le pare, il suo governo, dottore, e però ricordi: ognuno ha le sue idee, ognuno la sua storia e le sue lotte, ognuno fa i conti con la propria coscienza. E lei, compagno di compagni perduti, porti rispetto. Lo deve a se stesso.

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 Grazia Perrone    - 11-05-2007
Un paio di battute, caro Geppino, a corredo del tuo articolo.

A Vittorio Delmoro che lamenta l’esiguità numerica del centrosinistra (i famosi … rapporti di forza che non consentirebbero ai nostri di … volare alto) ricordo che – nel 1969 – essi (i rapporti di forza) erano nettamente a favore del potere e fu solo grazie ad un, ristrettissimo, gruppo di persone che fu possibile addivenire alla … verità storica (che è cosa ben diversa dalla verità giudiziaria … che è ancora da scrivere).

Quasi nessuno lo sa ma … Pino Pinelli è stato staffetta partigiana, a Milano, nella formazione Bruzzi-Malatesta inquadrata nelle formazioni socialiste Matteotti. Malatesta (su Fuoriregistro è stato citato tantissime volte … un po’ meno nei … libri di testo ufficiali) è ovviamente il più famoso anarchico italiano, morto al domicilio coatto nel 1932. Pietro Bruzzi è un anarchico milanese, già volontario in Spagna, fucilato – dopo essere stato torturato - dai tedeschi nel ‘44. Le brigate Bruzzi-Malatesta, forti di un paio di centinaia di combattenti, operarono sia a Milano sia nel Pavese sia nelle valli bresciane. Hanno avuto un ruolo di rilievo in diverse clamorose azioni partigiane, come la liberazione dei prigionieri di Villa Triste, centro di detenzione e tortura della famigerata “banda Koch”, talmente crudele da essere invisa perfino a tedeschi e repubblichini.

Nel frattempo si organizzano anche scioperi nelle fabbriche cittadine.

Il 25 aprile del ’45 le Bruzzi-Malatesta occuparono le fabbriche Carlo Erba, per impedirne la distruzione da parte dei tedeschi in fuga; prendono sotto controllo il raggio politico del carcere di S. Vittore e partecipano all’occupazione dell’EIAR (la RAI di oggi) in corso Sempione.

Poiché Marcello Guida (ovvero il Questore di Milano nel 1969) era il responsabile (fascista) della nota località turistica di Ventotene penso di poter dire che, nel 1969, ovvero 24 anni dopo la Liberazione la lotta, in Italia, era ancora tra fascisti e … Partigiani.

Poiché le alte cariche dello Stato non te lo diranno mai – caro Vittorio - se te ne capita l’occasione fa’ in modo di farlo capire ai tuoi alunni/e.



 Mino Rollo    - 13-05-2007
Mi riconosco nel "dottore" e "compagno di compagni perduti", così ironicamente e sarcasticamente descritto da Aragno. L'unica differenza fra me e le "teste calde" è data dal fatto che non capovolgo le carte in tavola. Chi offende gli altri (docenti, pedagogisti, politici, sindacalisti) e il mondo intero, in una sorta di delirio di onnipotenza, non sono stato certamente io ,ma altri. Ai quali, il buon Giuseppe Aragno, ha fatto volentieri da sponda, salendo sull'arca dei novelli Noè e salvandosi, in pochi eletti, dal Giudizio universale da essi stessi, naturalmente, provocato. Non sono affatto un difensore utile quanto stupido e cieco di sistemi inutili e ingiusti. Ho ancora, spero,una visione concreta del mondo che mi consente non di giudicare tutto e tutti (cosa che riesce benissimo ad Aragno e "compagni perduti") ma di saper guardare e distinguere criticamente gli avvinimenti, i fatti e, forse, le persone che frequento e conosco. Su Cefalonia, ad esempio, ho dato voce ad un semplice contadino che da 60 anni urlava, inascoltato, tutto l'orrore e le atrocità commesse non solo dai nazisti ma anche da "alleati e complici silenzi". Tutto ciò è ora letto dai ragazzi delle scuole del Salento e non solo. Da docente sono sempre stato dalla parte dei ragazzi con "disturbi di apprendimento" causati spesso da docenti con "disturbi di insegnamento". Non salirò mai, però, sull'arca dei novelli Noè (giudici puri e filosofi infallibili), in quanto ritengo che, se le cose vanno male, io stesso non ne sono indenne. Dunque, non capovolgiamo la questione. Nessun certezza e autoreferenzialità da parte mia, anzi. Ma non accetterò mai arroganti, quanto sterili e supponenti, lezioni di presunto impegno civico.

 Giuseppe Aragno    - 13-05-2007
Caro Rollo, brevemente, per necessità e per scelta.
Non sono né buono, né cattivo e, in ogni caso, di me, di ciò che ho fatto o faccio, non amo parlare. Lei invece ci tiene: bene. E però non c’entra.
Le offese, ora, e le carte capovolte. Di Renzetti - e per traslato, dei suoi sodali - lei scrive che è “furioso, quanto sterile e piagnucoloso” e gli attribuisce “livore e accanimento contro tutto e tutti”. Non pago, insiste su un suo “sterile quanto isterico impeto di esaltazione e autoreferenzialità. caratteristiche, queste, che , probabilmente, hanno danneggiato (ma non distrutto) [bontà sua] la scuola”. Potrebbe bastare, ma lei ritiene di no e rincara la dose. La scuola, lei scrive, “viene spinta umilmente da tanti docenti e dirigenti che, in silenzio (a differenza del nostro eroe-giudice) [Renzetti, s’intende, e ovviamente i suoi amici dalle teste calede!], fanno il proprio dovere e trovano ancora piacevole il proprio lavoro, nonostante chi, spesso, predica tanto (e bene) e razzola (tantissimo) male”. Finito qua? No. Tra lei e Renzetti, aggiunge, c’è una differenza: io “amo ancora il mio lavoro, il resto [testuale] lo lascio volentieri a chi ama più le invettive, piuttosto che la faticosa e laboriosa opera di educatore, allenandosi nella quotidiana opera di demolizione degli altri." Lei quindi lavora con passione, Renzetti è uno sfaticato sfasciacarrozze.
Il "dottore", infine. Non era a lei che pensavo e si capisce chiaramente: c’è scritto. Lei ci si vuole riconoscere, padronissimo, e di me scriva quel che le pare: il giudice, l’letto, l’arca, il patriarca, il docente con “disturbi d’insegnamento” e, mi pare di capire, l’arroganza. Per uno che sta ai fatti, che non ha la testa calda e non offende non è male. Decisamente no, e sono certo che capirà: non c’è altro da dire.

 Redazione    - 13-05-2007
Per evitare di prendere fischi per fiaschi e non cogliere, nel dibattito in atto, nessi e legami, abbiamo aggiunto poco fa al pezzo di Aragno il link all'articolo cui rispondeva. Come lui stesso sopra ricorda, non sarebbe stato necessario, il riferimento sta scritto con chiarezza, ma vogliamo evitare cattive interpretazioni, così spiacevoli a volte, e rispettare la nostra netiquette.

 isa cuoghi    - 14-05-2007
... L'unica differenza fra me e le "teste calde" è data dal fatto che non capovolgo le carte in tavola. Chi offende gli altri (docenti, pedagogisti, politici, sindacalisti) e il mondo intero, in una sorta di delirio di onnipotenza, non sono stato certamente io ,ma altri. Ai quali, il buon Giuseppe Aragno, ha fatto volentieri da sponda, salendo sull'arca dei novelli Noè e salvandosi, in pochi eletti, dal Giudizio universale da essi stessi, naturalmente, provocato. Non sono affatto un difensore utile quanto stupido e cieco di sistemi inutili e ingiusti. Ho ancora, spero,una visione concreta del mondo che mi consente non di giudicare tutto e tutti (cosa che riesce benissimo ad Aragno e "compagni perduti") ma di saper guardare e distinguere criticamente gli avvinimenti, i fatti e, forse, le persone che frequento e conosco. Su Cefalonia, ad esempio, ho dato voce ad un semplice contadino che da 60 anni urlava, inascoltato, tutto l'orrore e le atrocità commesse non solo dai nazisti ma anche da "alleati e complici silenzi". Tutto ciò è ora letto dai ragazzi delle scuole del Salento e non solo. Da docente sono sempre stato dalla parte dei ragazzi con "disturbi di apprendimento" causati spesso da docenti con "disturbi di insegnamento". Non salirò mai, però, sull'arca dei novelli Noè (giudici puri e filosofi infallibili), in quanto ritengo che, se le cose vanno male, io stesso non ne sono indenne. Dunque, non capovolgiamo la questione. Nessun certezza e autoreferenzialità da parte mia, anzi. Ma non accetterò mai arroganti, quanto sterili e supponenti, lezioni di presunto impegno civico.

Quali sarebbero le carte in tavole che le famose teste calde, novelli Noè secondo la sua veramente generosa definizione, avrebbero capovolto ?
Mi scusi prof Rollo, chiarisca perchè non ho capito.

Le cose mi piace dirle chiaramente, prof. Rollo.
Credo che la sua , se permette, tirata contro quelli che ormai lei considera chiaramente un CLAN di provocatori a fondo perduto, sia quantomeno scorretta e, ancora una volta, lei non entra in argomento.

Fa niente.

La volevo anche informare sul fatto che ognuno di noi, professore, nel suo lavoro, è sempre stato dalla parte dei ragazzi con "disturbi di apprendimento" e il seguito che lei scrive, .. causati spesso da docenti con "disturbi di insegnamento". meriterebbe un dovuto chiarimento e approndimento, a meno che lei non pensi e non voglia far credere, che chi scrive sulla scuola con quello che lei individua come cieco furore, sia proprio chi opererebbe questi danni.. la cosa sarebbe oltremodo scorretta, con un che di accusatorio allusivo e sotterraneo.
Questo tipo di accuse , che serpeggia nel suo discorso, la prego di ritirarle.

Nella scuola, se lo desidera, ognuno di noi avrebbe da raccontare esperienze di impegno e di vicinanza ai ragazzi sia a quelli in difficoltà che a quelli cosiddetti normali.

Senza bisogno di presentare pubblicazioni.

Quelle certo, sono importanti, ma esaurita la stampa e l'esperienza, tutto deve continuare, nessun fiore all'occhiello dà la garanzia e la licenza di lavorare bene in eterno.

isa

 ilaria ricciotti    - 15-05-2007
Cerchiamo di unirci e non di ergere steccati che non giovano di certo a quanti si considerano ancora di sinistra!
La sinistra deve essere ricompattata!
La sinistra deve andare avanti, non deprecando se stessa ed i suoi militanti!