breve di cronaca
Caro Matteo, i tuoi compagni non ti hannno mai deriso
La Stampa.it - 21-04-2007
Al Sommellier lettera aperta della preside
La mamma: "Non riesco a perdonare quella classe"
La psichiatra: "E' stato lasciato troppo solo"


Un minuto di silenzio, alle 8,30, nelle aule del «Sommeiller», ripetuto dodici ore dopo nei corsi serali. E un mazzo di fiori posato sul suo banco, in II B. Così Matteo Maritano, l'adolescente che quindici giorni fa ha messo fine alla sua vita lanciandosi dal quarto piano, è stato ricordato ieri nella sua scuola. Nel giorno del rientro dopo le vacanze di Pasqua, la preside Catterina Cogno ha fatto distribuire ai ragazzi, ai docenti, al personale amministrativo, tecnico e ausiliario una lettera in cui invitava appunto a un minuto di silenzio. Una lettera scritta di suo pugno nei giorni seguenti il funerale del ragazzo, che aveva confidato alla madre di essere stato preso di mira a scuola per il suo atteggiamento gentile ed educato. Da gay, secondo qualche compagno. Nella lettera, parole di ricordo, di celebrazione. Ma anche espressioni che assolvono in maniera totale la scuola e gli studenti. E che ha diviso il corpo docente, sia per la scarsa laicità dello stile sia per l'assoluzione di ogni eventuale comportamento arrogante.

«Ho sentito di dover scrivere sia per ricordare Matteo - ha detto la professoressa Cogno, che ieri mattina ha trascorso il minuto di silenzio con i ragazzi di II B e con i «discoli» di II D - sia perché i suoi compagni non devono sentirsi colpevoli se hanno fatto qualche battuta come si fa tra ragazzi. So che qualche volta hanno dato a Matteo dello scroccone perché chiedeva un pezzo di merendina, ma sono cose che i ragazzi fanno senza che sia considerato un dramma». Ancora: «Il mio non è un atto che assolve. Io voglio il rispetto delle regole, è ovvio, voglio che si sia rigorosi nel punire quando è giusto punire. Ma quando non ci sono colpe non mi pare logico colpevolizzare. I giovani devono poter credere negli adulti: devono sapere di essere puniti se lo meritano e difesi se non hanno sbagliato. In questo caso vanno difesi dal linciaggio morale». Il responsabile degli ispettori ministeriali Luigi Favro ieri mattina ha ancora ascoltato alcuni docenti e studenti. «L'ispettore non ha rilevato - dice la preside - nessun episodio di bullismo tale da aver potuto causare il gesto estremo di Matteo».

Il direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale Francesco De Sanctis condivide appieno la lettera della dirigente. «Le sue parole non vogliono chiamar fuori la scuola da eventuali responsabilità. Semplicemente - spiega - non c'è stata persecuzione. Ho prove inconfutabili di questo, prove che non rivelo per rispetto della privacy e della memoria del ragazzo. L'ispettore Favro ha terminato il suo lavoro già da tempo. Se ieri è tornato a scuola è stato per rimanere vicino alla professoressa Cogno, ai docenti e agli studenti. Ricordo che in corso non c'è nessuna inchiesta». La massima autorità dell'Istruzione in Piemonte non vuole alimentare la polemica, ma aggiunge: «All'inizio di questa vicenda sono state dette cose non vere. Sugli studenti e non solo. Oggi bisogna onorare la memoria del povero Matteo, ragazzo che ha attraversato grandi difficoltà». Accenna a strumentalizzazioni, il dottor De Sanctis. Infine: «Dobbiamo rispettare il dolore della famiglia per quello che è stato semplicemente un tristissimo episodio di solitudine adolescenziale». D'accordo i vertici della scuola oppure no, stamane alle otto davanti all'istituto di corso Duca degli Abruzzi (al «D'Azeglio» e al «Balbis-Steiner») ci saranno i rappresentanti del Coordinamento Pride con un volantino. Invitano a fare un minuto di silenzio per Matteo. Comunque.

MARIA TERESA MARTINENGO
TORINO

  discussione chiusa  condividi pdf

 da La Stampa    - 21-04-2007
Sempre sulla Stampa on line, il 6 aprile Elena Loewental parlava del bullismo delle parole . Riprendiamo uno stralcio del suo pezzo, leggibile interamente qui. Red

... Matteo non è mai stato picchiato o seviziato. Non ha subito abusi sessuali o soprusi fisici. Si è ucciso a sedici anni perché vittima della violenza più subdola e tossica che ci sia, e che rappresenta l’ultima frontiera del bullismo: quella delle parole. Parole dette, ripetute e urlate fino allo spasimo. Perché questi nostri ragazzi che magari non conoscono l’esistenza del congiuntivo, che hanno un lessico più ridotto ogni giorno che passa, che risparmiano persino sulle vocali e non solo dentro gli sms, hanno imparato troppo in fretta la violenza delle parole. Sanno fin troppo bene quanta aggressività possa nascondersi dentro un’esclamazione, dentro una frase sputata fuori come dalla canna di un fucile...

 Asia    - 21-04-2007
Sono un'insegnante di Cagliari e da un po' di tempo a questa parte rimango sorpresa in quanto per gli Ispettori ministeriali durante le loro visite è sempre tutto a posto.
Mi dispiace per Matteo al quale hanno tolto la forza di reagire e di vivere a modo suo, come a lui piaceva.
Ciao piccolo angelo.
Il valore della diversità non è materia di studio e non si insegna, ma dovrebbe essere già nell'aria che respiriamo.