da Scuola Oggi - 19-04-2007 |
Ma Bastico e Barbieri si rendono conto? Ormai non passa giorno che Scuolaoggi non pubblichi documenti, appelli, lettere di dirigenti scolastici che denunciano la gravissima situazione in cui si vengono a trovare le scuole. Da Milano, Lecco, Como, a Piacenza, a Bologna, a Firenze. Il ritornello è sempre quello: per pagare gli stipendi ai supplenti le scuole hanno accumulato debiti (residui attivi o passivi) per il 2006 e per il 2007 i finanziamenti previsti dal Ministero (legge finanziaria) sono assolutamente insufficienti. In buona parte le scuole hanno provveduto utilizzando la disponibilità di cassa (fondi previsti per altre destinazioni di spesa) ma ormai anche questa si è esaurita. I fondi inviati dal MPI per le supplenze del 2007 (assegnazione di base) sono serviti a retribuire i supplenti per i primi due-tre mesi dell’anno e non oltre. I dirigenti scolastici sono di fronte ora a scelte difficili quanto improponibili: non nominare piu’ supplenti (ma come si fa sulle supplenze lunghe quali le maternità o malattie gravi?) o sottoscrivere contratti senza avere la certezza della copertura finanziaria. Anzi, sapendo di fuoriuscire rispetto al budget assegnato. Qualcuno sottolinea, tra l’altro, che quella del budget è una logica ferrea: in teoria varrebbe il principio che quello è il budget assegnato per le supplenze e che lì dentro bisogna stare, considerando anche l’integrazione prevista rispetto l’assegnazione di base. E dopo? Insomma, la situazione è tragica: anche prevedendo la possibile integrazione prevista dal decreto 21/2007, resta il problema che per buona parte dell’anno (da maggio in poi?) si è senza soldi per le supplenze e che il saldo del 2006 è tutt’altro che coperto. Ora occorre considerare che la spesa per le supplenze è una spesa “obbligata”. I dirigenti scolastici ricorrono al supplente “per il tempo strettamente necessario” come prevede la normativa, quando hanno esaurito tutte le possibilità a loro disposizione per sostituire il personale docente o ata assente (ore di compresenza e di disponibilità, ore eccedenti l’orario di insegnamento, redistribuzione degli alunni in altre classi per assenze di qualche giorno, ecc.). La nomina del supplente diventa dunque un passaggio obbligato per garantire il diritto allo studio, il funzionamento dello stesso servizio pubblico. Per questo troviamo veramente inaudito che si possano lasciare le scuole e i dirigenti scolastici in primis in questa situazione incredibile. Se a questo aggiungiamo poi l’assoluta insufficienza di risorse per far fronte ad altre spese (il caso della Tarsu è esemplare: non doveva trattarsi di un trasferimento di risorse dallo Stato ai Comuni?) il panorama è completo. Ora, è evidente che il ministro Fioroni di queste cose non ci capisce granché, nonostante gli apprezzabili sforzi (e questo emerge continuamente, come si è visto anche nel corso dell’incontro milanese con i dirigenti scolastici). Ma il viceministro Bastico e il capo dipartimento per la Programmazione Emanuele Barbieri, che dal mondo della scuola provengono, come possono non rendersi conto della gravità della situazione e non mettere in cantiere provvedimenti adeguati per arrivare ad una soluzione? Non risolvere questo problema significa, né piu’ né meno, impedire un corretto e sereno funzionamento delle istituzioni scolastiche, non garantire il normale funzionamento della scuola pubblica. Non ce lo aspetteremmo da un governo di centro-sinistra…. di Dedalus |
Tecnica della scuola - 19-04-2007 |
Debito supplenze: risposte evasive di Padoa Schioppa in Parlamento. Il Ministro dell'Economia insiste nel dire che il nuovo meccanismo di distribuzione delle risorse alle scuole (il famoso "capitolone") dovrebbe risolvere il problema della carenza di fondi per pagare le supplenze. Ma sulla copertura del debito pregresso non dà nessuna risposta. Nel rispondere ad una interrogazione a risposta immediata sul problema dei fondi per le supplenze, il Ministro Padoa Schioppa è apparso in difficoltà. E’ accaduto nel corso del question time svoltosi alla Camera nel pomeriggio del 18 aprile. La domanda degli interroganti (Manuela Ghizzoni, Antonio Rusconi e altri dell’Ulivo) era molto semplice e non richiedeva approfondimenti particolari. Manuela Ghizzoni ha affermato che mancherebbero oggi 494 milioni per pagare supplenze conferite nel corso del 2006. "Lo squilibrio tra le entrate non pervenute e le spese non comprimibili - ha aggiunto Ghizzoni - ha condotto le scuole alla difficile situazione attuale nella quale i dirigenti non possono pagare le supplenze già effettuate, oppure non procedono alle nuove nomine". Il Ministro dell’Economia ha risposto in modo banale e sconcertante, come se il problema non lo riguardasse più di tanto: "L'accentramento delle risorse previsto dalle nuove norme introdotte con l'ultima legge finanziaria - ha spiegato Padoa Schioppa - ha consentito operazioni compensative attraverso le quali si è provveduto a soddisfare le emergenze più gravi. In questo quadro, è stata già fatta una missione speciale per l'Emilia Romagna, dalla quale è emersa, per settantuno scuole, una situazione che stava diventando particolarmente difficile". Dimenticando, forse, che in molte regioni il debito pregresso del 2006 ha raggiunto cifre impressionanti: in Piemonte, per esempio si parla di circa 20milioni di euro mentre in questi giorni l’Ufficio scolastico provinciale di Torino sta erogando alle proprie scuole 700mila euro (5-6 mila euro in media per ogni Istituzione scolastica, a fronte di un debito medio di almeno 30-40 mila euro). Il Ministro ha poi ricordato che l’11 aprile le scuole hanno ricevuto la prima rata dello stanziamento previsto per il 2007 e che la seconda rata, prevista per giugno, sarà anticipata a maggio, lasciando intuire che, in questo modo, si potrà far fronte ai debiti pregressi. Ma purtroppo questa è una informazione buona forse per addomesticare il dibattito parlamentare, non certamente per dare tranquillità alle scuole: i fondi "freschi" del 2007, infatti, non possono in alcun modo servire per coprire il debito del 2006: per dirla in termini tecnici le spese per le supplenze dello scorso anno hanno dato origine a residui attivi (ed eventualmente anche passivi, se le supplenze non sono state ancora pagate) che non possono essere coperti con finanziamenti del 2007 che vanno incassati esclusivamente come fondi di competenza del bilancio di quest’anno. Per risolvere davvero la situazione bisognerebbe ricorrere, come ha chiesto l’onorevole Ghizzoni, ad un piano pluriennale di assorbimento del debito pregresso delle scuole. Ma su questo punto Padoa Schioppa si è guardato bene dal fornire qualunque risposta, tanto che Antonio Rusconi (Margherita) in sede di replica, ha sottolineato che la maggioranza che sostiene il Governo "si aspetta ulteriori risposte concrete sull'emergenza attinente alle supplenze". Su questo stesso tema (e su molte altre questioni) la Commissione Istruzione della Camera ha già programmato una audizione di Giuseppe Fioroni per la mattinata del 24 aprile. C’è da augurarsi che il Ministro della Pubblica Istruzione sia in grado di fornire risposte chiare e comprensibili. Reginaldo Palermo |
l'Unità Bologna - 22-04-2007 |
Denunciate i presidi che non pagano di Unità Le Rsu invitano i precari a denunciare i presidi, per risolvere il «vergognoso stato di illegalità nel quale versano le scuole bolognesi». Supplenti non chiamati o non retribuiti, bambini divisi in classi parallele o riuniti in palestra e «vigilati come bestiame», non sono più singoli casi ma «il normale funzionamento dell’intero sistema scolastico». Per trovare una soluzione, i rappresentanti sindacali eletti nelle scuole della provincia di Bologna, si sono auto-convocati venerdì in una riunione presso la scuola media Irnerio. «Non possiamo coprirci gli occhi in attesa di tempi migliori- spiega Luca Castrignanò, Rsu della scuola media Rodari-Jussi di S. Lazzaro- molte scuole hanno anticipato con le proprie disponibilità di cassa le spese eccedenti i budget assegnati per il pagamento dei supplenti. Oggi è in discussione la possibilità di ottenere il rimborso di tali cifre e, per il futuro, le somme assegnate sono ridicole». Dalla riunione di venerdì, è uscito un documento in 5 punti, sottoscritto da 43 rappresentanti di 26 scuole, che sarà sottoposto a tutti gli istituti bolognesi. Tra le misure proposte, «sollecitare i precari non retribuiti ad intraprendere un’ingiunzione di pagamento contro i dirigenti scolastici, che a loro volta avvieranno azioni legali contro i superiori», fino ad arrivare al ministero. «In parte è già stato fatto - commenta Sandra Soster, segretario Cgil Scuola - due mesi fa i presidi di molte scuole di tutti gli ordini si sono auto-denunciati al Prefetto. Se i supplenti non vengono pagati, si è tutti passibili di finire davanti al Giudice del Lavoro». La seconda misura, «sollecitare i genitori i cui figli sono stati divisi in altre classi, a presentare formale esposto alla Procura della Repubblica». Gli insegnanti a cui viene richiesto «in forma d’obbligo per emergenza» di sopperire all’assenza di un collega con ore di straordinario, devono «chiedere un esplicito ordine di servizio, successivamente impugnabile». Così come «un ordine di servizio deve essere richiesto quando un docente è costretto ad accogliere alunni di altre classi, violando le norme di sicurezza della legge 626». Infine, «vogliamo sollecitare le associazioni di disabili ad intervenire in tutti i casi accertati di utilizzo improprio degli insegnanti di sostegno», come jolly tappabuchi fuori dalle loro classi. «Il dirigente scolastico è obbligato per legge a chiamare i supplenti, se l’assenza di un suo docente supera le due settimane- chiosa Soster- agisce quindi attraverso le norme dello Stato. Se non può farlo per mancanza di fondi, è lo Stato a truffare se stesso». Alice Loreti |
Repubblica-Bologna - 22-04-2007 |
Scuola, pressing sull´Unione Il 18 e 19 maggio, due giornate di lotta nazionale contro la politica del governo. E a Bologna parte la mobilitazione «Potremmo occupare le sedi dei partiti dell´Unione». E´ questa la singolare forma di protesta che le scuole bolognesi potrebbero adottare per il 18-19 maggio, proclamate ieri giornate di mobilitazione nazionale da una assemblea dei rappresentanti di docenti e genitori, riunitasi a Bologna con delegazioni provenienti da Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze, Vicenza e Ravenna. «Ogni provincia deciderà che tipo di manifestazione pubblica fare per difendere il tempo pieno» spiega Giovanni Cocchi, insegnante alle Matteuzzi. «Milano ha proposto di occupare le sedi dei partiti, e ha già deciso che lo farà, noi valuteremo questa possibilità il prossimo 2 maggio». In ballottaggio ci sono però anche altre iniziative: dalla biciclettata, all´occupazione di Piazza Maggiore a suon di slogan e striscioni. In attesa di decidere, il pressing contro «la politica scolastica di questo governo» prosegue. A cominciare dalla pioggia di fax che i rappresentati delle scuole promettono di inviare nei prossimi giorni al Presidente del Consiglio Romano Prodi «per ricordargli di mantenere gli impegni presi». A seguire con le assemblee nelle scuole, e con il coordinamento di tutte le Rsu. Sul tavolo dello scontro «c´è il taglio dei fondi alla scuola statale e la difesa del tempo pieno di 40 ore, con due insegnanti per classe e 4 ore di compresenza». «Noi - si legge nel documento approvato dall´assemblea delle scuole - chiediamo che da subito vengano restituiti alle istituzioni scolastiche i fondi per il loro normale funzionamento, per nominare i supplenti e per pagare quelli che hanno già prestato la loro opera. Chiediamo che siano assegnati per il nuovo anno scolastico gli insegnanti necessari per garantire tutte le richieste di tempo pieno, e che non sia superato il tetto massimo di alunni per classe stabilito per legge, di circa 25 studenti». Un documento duro, che fissa altre tappe. A partire dal 16 giugno, quando verrà indetta a Bologna una nuova assemblea nazionale, «per decidere eventuali nuove iniziative di protesta» che potrebbero arrivare sino al «boicottaggio del prossimo anno scolastico». A finire il 20 settembre, quando si «giudicherà l´operato di Palazzo Chigi e si verificherà se è stato rispettato l´impegno di garantire normativamente il tempo pieno a tutti». Sul piede di guerra anche le Rsu, che venerdì si sono autoconvocate in una riunione per definire le linee guida di un documento da presentare alle scuole, e che i genitori potrebbero portare nei consigli di istituto. «Nel testo - spiega Luca Castriganò - sollecitiamo tutti i supplenti non pagati a fare ingiunzione contro i dirigenti scolastici e i genitori a fare un esposto alla Procura per mancato rispetto del diritto all´istruzione. E´ un tentativo per scuotere anche i dirigenti, per indurli ad alzare la testa, a ribellarsi a questa situazione e a bussare direttamente alla porta di Prodi». SILVIA BIGNAMI |
Italia Oggi - 22-04-2007 |
Spazi pubblicitari per pagare supplenti e riparazioni Scuole in bolletta vendono spot. Parte dal Lazio l'ondata di autofinanziamenti degli istituti a corto di risorse. La massima popolare vuole che le difficoltà aguzzino l'ingegno. E le scuole sono chiamate a dare prova di particolare bravura nell'arte italica dell'arrangiarsi. Con un'esposizione debitoria cospicua, mezzo miliardo di euro dal 2004 al 2006, fondi dimezzati per il 2007, e sull'uscio gli ufficiali giudiziari, mandati dal comune per riscuotere la tassa sui rifiuti non pagata in passato. E' la situazione in cui si trovano molte scuole italiane, che si sono viste arrivare in questi giorni la prima tranche di finanziamento per l'anno in corso. I fondi sono accreditati in modo diretto dal ministero dell'istruzione, un meccanismo che se da un lato ha abbreviato i tempi, dall'altro però ha reso impossibili i pagamenti a piè di lista: fatto un po' di conti, le scuole lamentano che avranno la metà di quanto si aspettavano. Senza tener conto che nulla è stato assegnato per i debiti passati, contratti dalle scuole verso i supplenti, chiamati e non pagati, e verso i comuni, per la Tarsu. Ulteriori finanziamenti non ne arriveranno, ha chiarito il ministro dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa, rispondendo due giorni fa a un'interrogazione parlamentare alla camera: i soldi sono quelli che ci sono, niente di più sarà dato. Niente per i debiti passati, niente per la Tarsu, niente per le supplenze causa maternità, che assorbono da sole il 50% delle spese delle scuole. Su questo fronte, il ministro dell'istruzione, Beppe Fioroni, aveva formalmente chiesto al Tesoro che la voce non fosse più a carico delle istituzioni scolastiche, ma passasse direttamente allo stato centrale. Un risposta in tal senso non è arrivata. Anzi, dagli umori di via XX settembre pare proprio che se ci sarà non potrà che essere negativa. La questione ormai è politica, dicono dall'Economia. Insomma, che Fioroni faccia sentire il suo peso, se vuole risolvere il problema. Intanto, le scuole tirano avanti come possono. Dal Lazio, per esempio, i tentativi più cospicui di autofinanziamento. 'È cambiato il governo, ma l'aria è sempre la stessa. Non ha pagato Tremonti, non paga Padoa-Schioppa', sintetizza il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini, 'e le scuole devono ricorrere a soluzione pericolose, perché chi può riesce ad avere soldi dai privati, gli altri restano al palo. Non è scuola pubblica questa'. Carmelo Palella, dirigente del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Terracina, che guida l'esercito delle scuole a caccia di sponsor: 'Ho messo a disposizione i muri esterni e spazi interni alla scuola, c'è un monitor dove passano messaggi pubblictari, ovviamente il tutto deve essere appropriato e compatibile con le attività scolastiche'. E dunque, negozi di vestiti, telefonini, pc e ristoranti. 'Bisogna stare attenti al tipo di pubblicità, e la decisione deve essere presa collegialmente dal consiglio di istituto', spiega il presidente dell'Anp, l'associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, 'perché si tratta di materia delicata, che deve essere gestita con buone senso'. 'Senza soldi cosa faccio, chiudo scuola', si chiede la preside dell'istituto Vincenzo Pacifici di Tivoli, Maria Luisa Viozzi, 'per riparare una serrata ho avuto un finanziamento della farmacia vicino'. Se nei piccoli centri la sponsorizzazione è possibile e fruttuosa, non funziona così nelle grandi città. 'I canali pubblicitari qui sono altri', spiega Mario Rusconi, preside del Newton, liceo scientifico romano. 'Ho anticipato 200 mila euro dal 2004 al 2006, per spese dovute, dalla Tarsu alle supplenze, non per velleità. Ora chiedo aiuto alle famiglie: 80 mila euro di contributo volontario, contro i 15 mila per il funzionamento che mi arriva dallo stato'. 'Conta molto il contesto sociale ed economico, qui da noi non sarebbe una buona soluzione dare spazio agli spot', spiega Graziella Crisi, dirigente dell'istituto comprensivo Leva di Varese. 'Gli sponsor vanno bene, si possono usare per progetti specifici, non può diventare il metodo ordinario di finanziamento' dice Camilla Schiavo, dirigente del liceo scientifico Marsico Nuovo (Potenza), 'per il prossimo anno ho già avvertito i genitori: il contributo volontario dovrà salire'. |
Maria Vannini - 23-04-2007 |
La conclusione è amara, ma giusta. Bisogna però anche lavorare per ridare voce al dissenso. Qui siamo ormai ai livelli della peggior Moratti. |