"Cultura, liberiamola dalla sinistra"
Dell´Utri lancia il manifesto dei liberali: sarà una rivoluzione
"Amo i libri, ho aperto al pubblico la mia biblioteca, ho fondato un teatro e un circolo culturale. E ho pensato a questo manifesto"
Sette ore di interventi, davanti a una platea di cinquecento persone. "Rilanceremo la ricerca scientifica"
A Firenze convegno di Forza Italia con cinquanta intellettuali. "È ora di dire basta ai gendarmi delle idee"
FIRENZE - «L´Italia sta attraversando una fase nuova della sua vita culturale. Fine delle ideologie ereditate dalla guerra fredda e globalizzazione dell´economia hanno creato opportunità straordinarie di progresso». Inizia così il Manifesto della cultura di Forza Italia, che il senatore Marcello Dell´Utri e il portavoce Sandro Bondi presentano a Firenze nel primo sabato canicolare dell´estate, in un auditorium privo di aria condizionata e capace di contenere un terzo dei presenti, cinquecento più o meno tra cui una cinquantina di oratori iscritti nell´elenco degli interventi (e parlano tutti, implacabili, saltando persino la pausa pranzo). La fase nuova della vita culturale italiana passa anche attraverso questa grande sauna del pensiero azzurro, da cui per sette ore consecutive Dell´Utri non esce neppure per mangiare un panino o andare in bagno. Gli altri sono meno eroici e passano parecchio tempo nel cortile esterno, dove il bollore è altrettanto insopportabile ma almeno non è vietato fumare. Del resto dentro e fuori l´argomento è sempre lo stesso: liberarsi dell´egemonia culturale della sinistra che ha scippato agli intellettuali dell´attuale maggioranza «gli ideali di libertà». La riscossa parte dal cuore rosso della Toscana, «perché Forza Italia vuol rispondere alle marce dei professori guidate da Paul Ginsborg e Pancho Pardi».
Libertà senza etichette, ecco la grande svolta. «E´ la politica che deve essere al servizio della cultura - si legge ancora nel Manifesto - non viceversa. Non abbiamo bisogno di gendarmi delle idee ma di persone libere e creative, senza condizionamenti e senza paura». Tra quelle in sala ci sono Ferdinando Adornato, Francesco e Rosa Alberoni, Lino Jannuzzi, Paolo Guzzanti, Giorgio La Malfa, Valerio Riva, Gabriella Carlucci (che dice «non vogliamo creare Benigni o Moretti di destra»), Gustavo Selva, il direttore della rivista "Ideazione" Domenico Mennitti e Gianni Baget Bozzo, che parla per quasi trenta minuti con le braccia allargate in un impeto ecumenico magnificando l´azione politica di Berlusconi «il cui avvento è un miracolo della provvidenza - come rivela alla platea come in stato di trance - non spiegabile con la ragion politica».
Qualcuno si preoccupa anche delle cose da fare: «Vanno bene le provocazioni ma dopo il dibattito occorrono progetti chiari per rilanciare la cultura e la ricerca scientifica», fa notare l´economista Renato Brunetta. «Il problema ora è governare e bloccare la fuga dei cervelli all´estero aiutando il rientro dei ricercatori italiani». Sgarbi è ancora più duro: «Mai movimento è stato meno attento alla cultura di questo», attacca. «Berlusconi non ha convocato né Urbani né me per fare un discorso. Lui preferisce i balletti con Putin».
Simona Poli