Lo sfruttamento delle bambine, dei bambini e degli adolescenti è qualcosa che muove molto di più dell´energia necessaria per fare accurate analisi e ragionevoli proposte per contrastarlo. Lo sfruttamento, quando si applica all´infanzia e all´adolescenza, genera un danno doppio. Ogni essere umano ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. Quando questa è ferita la persona ne esce sempre sminuita. Ma l´adulto ha la possibilità, la forza di ripristinare la propria interezza. I bambini no. Sono senza scampo. La loro forza non è sufficiente.
Quando chi deve provvedere al loro benessere non è capace di protezione e di tutela allora gli altri, sia come singoli o come comunità, devono intervenire.
L´accattonaggio è una forma di sfruttamento tra le peggiori e, come il lavoro minorile, sottrae i bambini a quella che dovrebbe essere la loro vita: il gioco e l´istruzione. Il concetto d´infanzia, nei tempi moderni, nasce proprio dalla separazione dei bambini dagli adulti con l´istruzione. La presenza ancora oggi del lavoro minorile risulta intollerabile perché contrasta con l´idea stessa d´infanzia, età riconosciuta per la formazione, per lo sviluppo della personalità. La stessa civiltà di una nazione si misura dalla salvaguardia di questa età. E un paese è tanto più forte quanto è in grado di esprimere una politica che non si limiti all´oggi, non rimpicciolisca e non circoscriva l´azione pubblica nell´immediato. C´è bisogno di una politica che guardi lontano ed è necessario un investimento sul capitale umano. Quello più efficace, più in grado di incidere sulla disuguaglianza è quello che parte dai bambini, e l´istruzione è leva decisiva per contrastare il peso dell´eredità sociale e affermare le pari opportunità. Per questo il lavoro minorile, la dispersione scolastica vanno combattuti.
Con altrettanta forza va combattuto l´accattonaggio, aspetto degradante dell´uso di minori a fini di lucro. L´accattonaggio presuppone una perdita di dignità dei bambini e degli adolescenti, poiché subiscono maltrattamenti sia di natura fisica che psichica: abbandonati per strada per ore ed ore, con ogni tempo. Loro non hanno scelto l´accattonaggio, sono gli adulti che ce li hanno costretti. Spesso i loro genitori e parenti. Come si possono difendere? La Convenzione Onu ha chiesto agli Stati di andare oltre i propri confini in relazione ai diritti dell´infanzia e dell´adolescenza, cosicché le stesse legislazioni nazionali devono considerare i bambini e gli adolescenti come cittadini sempre, a prescindere dal loro paese di provenienza.
L´infanzia impone alla cultura politica di tenere insieme due dimensioni che la vecchia cultura statale aveva trascurato. Queste due dimensioni sono il globale e il locale. La più grande attenzione concreta che si può dare alla cura dell´infanzia in un territorio - comune, provincia, regione -, non può essere disgiunta da una cura dell´infanzia che non ha cittadinanza, e viceversa. Proprio per questo i diritti fondamentali hanno trovato prima di tutto, e spesso in anticipo sulle sensibilità culturali dei diversi paesi, il loro luogo nella legislazione internazionale. L´infanzia vuole uno sguardo cosmopolita. Obbliga le comunità a guardare oltre lo Stato e quindi oltre i confini stessi della cittadinanza. La Convenzione dell´89 afferma che alcuni diritti fondamentali sono riconosciuti «ad ogni fanciullo che dipende dalla giurisdizione» dello Stato-parte, quindi anche a tutti i bambini e ai ragazzi stranieri presenti nel nostro Paese. Da ciò deriva un divieto di discriminazione sulla base della cittadinanza, principio dichiarato dalla stessa Carta di Nizza.
Tutti i diritti di tutti i bambini devono essere quindi fondati sulla base della loro presenza in un paese, indipendentemente dalla cittadinanza. La tutela della loro integrità, il diritto alla propria famiglia e a vivere nel proprio paese, il diritto ad essere ospitati e tutelati nei paesi non di provenienza, condizionano la legislazione e gli atti dell´insieme dei soggetti pubblici e privati per contrastare l´abbandono, la tratta, ogni tipo di sfruttamento dei bambini e degli adolescenti, compreso l´accattonaggio.
Nelle nostre città il fenomeno dei bambini che esercitano l´accattonaggio e di donne che chiedono l´elemosina con dei bambini in braccio o accanto a loro, è reale e visibile e interessa soprattutto quei gruppi di zingari profughi nell´ultimo decennio dai tradizionali luoghi di residenza (Kosovo, Romania, ecc.). Inoltre si sono aggiunte altre forme ben più gravi di sfruttamento: adulti stranieri che prendono dalle famiglie di origine i bambini da utilizzare poi in Italia per chiedere l´elemosina. Secondo i dati del Ministero dell´Interno elaborati negli anni 2003-2005 dall´Istituto degli Innocenti, l´uso di minori in attività di accattonaggio «garantisce rilevanti guadagni alle famiglie dei minori e movimenta enormi introiti per le organizzazioni criminali che lo gestiscono. Le stesse Forze di Polizia stimano il ricavo medio in 100 euro al giorno per bambino. Ai bambini di origine Rom, che vengono costretti ad operare in organizzazioni strettamente familiari, si sono aggiunti ormai da anni bambini di origine albanese e rumena che vengono affidati dalle proprie famiglie a vere e proprie organizzazioni criminali che si occupano di farli entrare in Italia. Data la sua complessità, il fenomeno è ancora perlopiù statisticamente sconosciuto. Tra i dati ad oggi disponibili si hanno quelli che riguardano le segnalazioni alle Forze di Polizia aggiornate all´anno 2005. Si contano in Italia 455 segnalazioni per impiego di minori in attività di accattonaggio, di queste 449 riguardano denunce e soli 6 casi hanno portato ad arresti».
Si deve contrastare ogni forma di indifferenza che porta a considerare normale l´esistenza all´interno della società italiana di forme palesi di sfruttamento dei minorenni, così come va contrastata la concezione, presente spesso nelle comunità di provenienza di molti bambini, secondo cui l´accattonaggio è un positivo e normale contributo per sostenere economicamente le famiglie. La sentenza del 1° febbraio 2007 della Cassazione ha respinto il ricorso presentato da un uomo accusato di aver maltrattato il nipote, non ancora quattordicenne, affidato alle sue cure. Per la Cassazione «è evidente che imporre al minore o anche semplicemente consentirgli un sistema di vita non adeguato alle sue esigenze e anzi in contrasto con queste, lasciandolo esposto sistematicamente ai rischi della vita di strada» significa «determinare nella vittima uno stato di sofferenza fisica e morale, avvertito, proprio perché frutto di una condizione abituale e persistente, come intollerabile».
Le cose da fare sono molte. E queste le priorità che abbiamo presentato: promozione di una indagine conoscitiva sul fenomeno, lo sviluppo di piani di sostegno economico, abitativo e di integrazione sociale nel territorio delle famiglie e dei bambini, la formazione e il sostegno per le forze dell´ordine, l´istituzione di un fondo specifico per promuovere un coordinamento interistituzionale nazionale che definisca i compiti e gli indirizzi delle diverse articolazioni dello Stato e delle relative amministrazioni, lo sviluppo di rapporti di cooperazione con quei Paesi a partire dalla Romania, che hanno fatto il loro ingresso nella Comunità Europea, al fine di offrire maggiore tutela ai diritti dei bambini e degli adolescenti, verificare l´opportunità dell´istituzione di un apposito numero verde che faciliti una maggiore protezione dei bambini dall´accattonaggio.
Per questo sono da assumere interamente le parole che Kofi Annan ha detto nella sessione speciale dell´Onu sull´infanzia «Un mondo a misura di bambini», rivolgendosi ai bambini: «Avete diritto a una vita libera dalle minacce della guerra, dell´abuso e dello sfruttamento. Questi diritti sono ovvii. Eppure noi, gli adulti, abbiamo fallito nel garantirvi molti di essi. Uno su tre di voi ha sofferto di malnutrizione prima dei cinque anni. Uno su quattro di voi non è stato vaccinato contro nessuna malattia. Quasi uno su cinque di voi non va a scuola; e tra quelli di voi che vanno a scuola quattro su cinque non riusciranno a completare la quinta classe. Sinora, molti di voi hanno visto violenze che nessun bambino dovrebbe vedere. Tutti voi vivete sotto le minacce del degrado ambientale».
Sono parole durissime ma vere. Per questo non dobbiamo avere indulgenza verso chi ritiene morale che si rubi o si neghi l´infanzia. Restituire l´infanzia ai bambini significa restituire loro la possibilità del gioco e dell´istruzione e di vivere il presente con dignità e con la fiducia che gli adulti e la comunità sapranno proteggerli considerando i loro diritti come il loro bene più prezioso.
Relazione di Anna Serafini alla Mozione discussa e approvata all´unanimità dal Senato della Repubblica sull´accattonaggio minorile