Bologna, oh cara
Mirco Pieralisi - 17-03-2007
Sono arrivate e arrivati a migliaia, da decine di scuole, mamme, papà bambini e bambini. Si sono rivisti i vecchi striscioni delle scuole riverniciati per l'occasione e tanti nuovi cartelli, adesivi fatti in casa, palloncini. C'erano le vecchie bandiere riforma Moratti bocciata, ma un apposito adesivo trasformava Moratti in Fioratti. C'era l'allegra confusione di tutte le manifestazioni vere, nate dal basso, dove ci si cerca, ci si perde e ci si ritrova, con gruppi di bambine e bambini che scappano in testa al corteo per farsi fotografare e qualcuno che, cercando quelli della sua scuola, li trova in tre posti diversi. Un corteo allegro, stupito di se stesso, che ricordava i giorni della protesta contro la Moratti, ma con tantissima gente che allora non c'era perché a scuola stava solo per entrarci. Le mamme che in questi giorni hanno parlato nelle assemblee, tenuto la conferenza stampa, preparato cartelli e convinto tante come loro a venire in piazza, si guardavano intorno e si scambiavano infiniti "hai visto?"
E in effetti c'era molto da vedere, come testimoniava la responsabile della questura che nel giro di pochi minuti prima vedeva 700 persone, poi ne contava 2000 e infine concludeva, "ma sì, potrebbero essere di più, come si fanno a contare i bambini?"
A questo punto bisognerebbe ricordare i motivi della manifestazione, la richiesta che il tempo pieno vero sia garantito a tutti per legge con regole certe, la convinzione che non ci sono primi e ultimi arrivati nella richiesta di una scuola di qualità, che non ci devono essere quartieri o città più sfortunate di altre, che è ora di investire sulla scuola di tutte e di ciascuno e non di tagliare.
Ma oggi è il caso di dire anche che quella che si è manifestata in strada a Bologna è la scuola di tutti i giorni, una scuola del tempo pieno cui i genitori hanno dato la loro fiducia, una scuola che è una grande occasione di crescita per tutte e per tutti, una scuola aperta al confronto di civiltà. Una iniezione di fiducia come questa, per chi insegna, è una spinta a sentire l'orgoglio per il proprio lavoro, è una spinta a superare le proprie pigrizie e a mettersi sempre in discussione e non dare nulla per scontato, perché questa fiducia un po' se l'è meritata e un po' se la deve meritare.
A Bologna, oggi, abbiamo visto che si può guardare avanti. Ma sappiamo anche che abbiamo bisogno di guardarci intorno, che per cambiare bisogna essere in tanti e dovunque. Per il momento auguriamo a tutte e tutti quelli che hanno fatto il tifo per noi da tutta Italia, di vivere occasioni come questa.

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 Maria Maddalena Agostino    - 18-03-2007
Speriamo che poss essere così. Bisogna svegliarsi. E' proprio tempo di farlo. Non è possibile tollerare che la scuola sia tarttata in questo modo da un governo che ci sta deliberatamente ingannando. Mi spiace dirlo, ma è intollerabile.



 il Manifesto    - 18-03-2007
Maestri e genitori per il tempo pieno
Manifestazione Tremila persone, tra genitori, insegnanti e tanti bambini, hanno protestato ieri contro i tagli agli organici della scuola pubblica. Che si traducono in riduzione delle ore d'insegnamento


Bologna - Il passo è quello tranquillo di un corteo percorso con i bambini in spalla o con la bici a mano tra chiacchiere e merendine. L'arrabbiatura che c'è svanisce completamente, nella mobilitazione che a Bologna ieri ha portato in piazza tremila persone. Palloncini e adesivi su cui è scritto «salviamo il tempo pieno ora e per sempre», cartelli disegnati a pennarello e altri adesivi attaccati su giacche e maglie con su scritto «tagliamo le torte e non i maestri».

A sfilare genitori, insegnanti e tanti bambini, tutti autoconvocati in queste ultime settimane di assemblee nelle scuole della città per difendere il tempo pieno messo a rischio dal taglio degli organici. Il tema da queste parti ha già dimostrato di saper creare un fronte ampio tutte le volte che è stato messo in discussione ( è non c'è solo Bologna: ad esempio nella provincia di Modena si parla della cancellazione del tempo pieno per 42 classi che quest'anno hanno funzionato con l'assegnazione dell'organico di fatto).

Che la manifestazione di Bologna fosse un segnale di cui non si poteva non tenere conto l'ha dimostrato, oltre all'adesione del Prc, anche il fatto che ieri per le vie del centro si sono visti i segretari nazionali dei sindacati della scuola di Cgil, Cisl e Uil che hanno annunciato lo sciopero per il prossimo 16 aprile. «Vogliamo segnare una presenza fisica in tutti le piazze dove ci sia una richiesta di maggiore scuola pubblica perché sulla qualità della scuola si gioca una battaglia decisiva», dice Enrico Panini segretario nazionale della Cgil Flc. A lui il compito di allargare lo sguardo: «Il Lazio, come l'Emilia Romagna, è in stato d'agitazione - aggiunge - in Lombardia, a Milano, ci sarà un'assemblea il 23, e anche in Piemonte ci sono problemi. Le scuole italiane in una sola parola sono in mutande tra incapacità di pagare i supplenti, cui si aggiunge il taglio degli organici». Per Panini quella che è in atto in queste settimane è una mobilitazione diversa da quella contro la riforma Moratti che era stata una battaglia contro uno specifico modello di scuola «di classe». Le questioni che i sindacati chiedono di affrontare sono quelle delle risorse, degli organici, della valorizzazione della scuola pubblica e del pagamento dei supplenti. «Al ministro chiediamo di scrivere un documento dove mettere nero su bianco tutti questi temi». «Taglia Moratti, taglia Fioroni, cambia il partito ma non le intenzioni» stava scritto ieri pomeriggio su uno striscione di una scuola elementare. Mentre in tanti hanno modificato le bandiere dei vecchi cortei contro il ministro della scuola dell'ex governo Berlusconi trasformando lo slogan in «Riforma Fioratti bocciata». E proprio a Bologna la settimana scorsa il ministro Giuseppe Fioroni mentre era in visita in città si è beccato i fischi degli stessi genitori e insegnanti che ieri sono scesi in piazza a manifestare. Non è bastata la rassicurazione che il tempo pieno che c'è ora « verrà mantenuto», soprattutto perché questa forma di scuola è stata richiesta da altri mille nuovi bambini e la soluzione dello spezzatino ( 27 ore di scuola, 3 facoltative e 10 di mensa) prospettata dal ministro non piace a nessuno. La mobilitazione bolognese, che ha tra le sue richieste anche quella di una legge per il tempo pieno, dal canto suo promette di non fermarsi e scorre autonoma dal percorso sindacale. A breve verrà infatti convocata una nuova assemblea.

Giusi Marcante