Ovvero: Paranoie sindacali di fine inverno
E' da giorni che osserviamo una inesauribile sequela di dichiarazioni dei nostri vertici sindacali che si lamentano che la trattativa sulle pensioni non sia ancora decollata. Il malessere delle segreterie sindacali è tale da arrivare perfino a Minacciare mobilitazioni contro il Governo (l'ultimo è stato Angeletti della Uil).
Ma facciamo un po il quadro degli eventi, giusto per inquadrare questa strana ed originale situazione.
1 - Contemporaneamente alla discussione sulla legge finanziaria il Governo (anche per rispondere alle sollecitazioni della UE) pone sul tavolo l'urgenza di un ulteriore intervento sulle pensioni, e questo nonostante tutti riconoscano che il sistema previdenziale (anche grazie ai pesanti tagli delle ultime controriforme) poteva considerarsi in equilibrio almeno per altri 20 anni. Ma si sa, e non stiamo qui a ripeterlo, che il mercato finanziario ha una enorme bisogno di liquidità (e questa può essere recuperata con l'operazione TFR e fondi previdenziali finanziari), e che lo Stato, per coprire le spese assistenziali che sarebbero di sua competenza, punta a ridurre le uscite della previdenza pubblica per dirottare risorse a coprire spese altrimenti a carico della fiscalità generale.
2 - Ci si accorge però subito che fare assieme queste due operazioni (fondi e taglio della spesa previdenziale pubblica) non è cosa facile, sopratutto perchè metterebbe in difficoltà il sindacato confederale e perchè porrebbe qualche problema nella tenuta dei consensi del Governo. Così nasce l'idea di dividere in due tempi l'operazione. Mentre Tfr e fondi previdenziali finanziari sono subito decisi in sede di legge Finanziaria, l'intervento sui rendimenti pensionistici e sull'allungamento dei requisiti di età viene rimandato ad una cosi detta Fase 2 da aprire nel primo semestre 2007.
Cosa che va bene a tutti i soggetti in campo (Governo, Confindustria, sindacati).
Solo la UE potrebbe scalpitare per questo rinvio ed allora, per rincuorarla e per garantirle che l'intervento sulle pensioni si farà, anche se dopo, nasce l'idea di far firmare ai sindacati un
"memorandum" (Ottobre 2006) che impegna la parti a vedersi subito dopo l'approvazione della legge Finanziaria e di arrivare ad un accordo entro il 31 marzo 2007. Il Governo, così, intasca il fatto che tutti, in un modo o in un altro, accettano preventivamente che bisognerà mettere mano alle pensioni sulla base di obiettivi condivisi (cioè ridurre i costi del sistema).
3 - Ma le cose si complicano ulteriormente. Ci sono, tra le altre, anche le assemblee di Mirafiori (che suonano come un pesante alto là alle disponibilità sindacali) ed il trasferimento del Tfr ai fondi pensione finanziari non è quella passeggiata che tutti prevedevano (ad oggi le adesioni, comprensive di chi già era iscritto ai fondi previdenziali finanziari, le adesioni sono inferiori al 40%) facendo per altro i conti con una caduta di credibilità della posizione sindacale (l'hanno capita tutti che la questione del Tfr è una faccenda non così chiara come veniva invece venduta).
4 - In questa non facile situazione comincia, fin dal gennaio 2007, l'ambaradan a ruota libera delle dichiarazioni dei vari ministri, viceministri e chi più ne ha più ne metta, che vendono la pelle dell'orso ancora prima del caso. Tutti parlano come se avessero già in tasca l'accordo con i sindacati per ridurre i coefficienti e per allungare l'età per il pensionamento. I sindacati cercano di frenare la tracimazione Governativa ricordando che tutto si può fare se però c'è un esplicito riconoscimento del ruolo del sindacato e se si accetta la gradualità dell'intervento in modo da permettere al sindacato di non subire contraccolpi difficili da gestire. Ma i sindacati hanno già firmato il "Memorandum" e questo, ovviamente, viene ormai da tutti considerato come un pre-accordo, o comunque come una apertura già intascata.
5 - Il Sindacato Confederale, che ha bisogno di ribadire che tutto si può fare se il sindacato viene coinvolto e se ad esso viene riconosciuto da tutti i soggetti in campo il positivo contributo, elabora quindi, a febbraio 2007,
un proprio documento sulle pensioni (e non solo) per entrare direttamente in quella Fase 2 che il Governo aveva preannunciato e spingendo così per l'apertura della trattativa. Parliamo ovviamente di un documento generico nelle sue specifiche determinazioni ma comunque aperto verso quelle questioni che il Governo vuole discutere. Con questo documento (mai discusso nei luoghi di lavoro anche se vi era un impegno sindacale a portarlo nelle assemblee) Cgil Cisl Uil si dichiarano pronte alla trattativa e si aspettano una veloce convocazione del Governo.
6 - Ma il Governo tergiversa e non avvia la trattativa. Ha le sue grane ma ha anche capito che Cgil Cisl Uil non possono concedere tutto e subito quello che il Governo vuole intascare sulle pensioni. Quello che Cgil Cisl Uil sono disponibili a concedere non basta. In compenso continua con le sue dichiarazioni a ruota libera sulla necessità di ridurre i coefficienti e di allungare l'età cercando di dare per scontato che tutti sono in qualche modo d'accordo o che lo saranno.
7 - il fatto è che siamo già a marzo. Il sindacato non ha ancora fatto uno straccio di assemblea, il documento unitario Cgil Cisl Uil è l'illustre sconosciuto nei luoghi di lavoro ed i lavoratori, si sa (se chiamati in assemblea a decidere) hanno altre cose, ben diverse da dire e da chiedere (meglio evitare). Stando agli affidamenti del Memorandum dovremmo già essere invece prossimi ad un accordo, ma la trattativa non ha, ad oggi, neppure una data di riferimento per il suo inizio.
I lavoratori leggono i giornali, vedono la TV, capiscono che tutti vogliono tagliargli le pensioni, non si capacitano del fatto che il sindacato non reagisca, non li coinvolga, non costruisca assieme a loro una discussione ed una proposta condivisa. Gli unici sindacalisti che vedono sono quelli che appaiono nei dibattiti in TV che non dicono nulla se non la solita loro fede di responsabilità verso i conti del paese, la produttività del sistema, e la solita generica richiesta di "equità".
8 - Cgil Cisl Uil del resto sono a bocca aperta. E' da Ottobre 2006 che si sono dichiarati pronti ad una trattativa. E' da subito che si sono dichiarati pronti a concordare (in cambio del superamento dello scalone di Maroni) degli "scalini" (ossia ... andiamo pure verso i 60 anni ma non subito). E' vero che sulla riduzione dei coefficienti non hanno dichiarato alcuna disponibilità ma hanno fatto capire che se la cosa venisse proposta come percorso da traguardare nel tempo ed in cambio di un intervento sulle pensioni minime, la cosa non li avrebbe sconvolti. Allora .... perchè nessuno li chiama ????.
Un disagio sindacale che si vede bene osservando le ultime dichiarazioni (riportiamo a mo di esempio quelle di Epifani -
del 6 marzo -
del 7 marzo) fino a quella di Bonanni (Cisl) e Angeletti (Uil) che arrivano addirittura a paventare mobilitazioni contro il Governo.
La situazione quindi si può così sintetizzare:
Il Governo vuole ridurre le pensioni
Cgil Cisl Uil non hanno sbattuto la porta e si sono anzi diligentemente preparati alla trattativa
Il Governo non li convoca. Cgil Cisl Uil si spazientiscono e cominciano a mettere in discussione le disponibilità fino ad ora date.
Ragioniamoci sopra un poco:
A vedere le ultime dichiarazioni sindacali (quelle dettate dall'incazzatura del non essere stati ancora chiamati alla trattativa) Cgil Cisl Uil dichiarano ora (genericamente) di essere indisponibili a toccare l'età per il pensionamento ed i rendimenti, anzi, si chiede (genericamente) di rivalutare le pensioni in essere e di dirottare risorse per sostenere la copertura previdenziale per i lavoratori precari.
Ma se c'è una indisponibilità sindacale a rivedere i coefficienti ed a toccare l'età per il pensionamento perchè allora si insiste tanto per avere una trattativa su queste cose. Non basterebbe respingere la pretesa del Governo e dire semplicemente "Giù le mani dalle pensioni"??
Se, inoltre, c'è la (generica per ora) volontà di rivalutare le pensioni in essere e di dare maggiori tutele alla previdenza dei lavoratori precari perchè allora non andare nei luoghi di lavoro per costruire assieme ai lavoratori una compiuta e condivisa piattaforma da presentare al Governo?
Ma al di là di queste osservazioni non possiamo non notare come in realtà la vera preoccupazione delle nostre burocrazie sindacali sia invece quella di essere considerati "marginali" rispetto a quello che il Governo di centrosinistra vuole fare vedendo così saltare quella "concertazione" che li accrediterebbe e li legittimerebbe come soggetti partecipi della gestione del paese.
Forse sarà che anche dentro a Cgil Cisl Uil si comincia a sospettare che il neo-liberismo di questo Governo vede anche la debolissima concertazione sindacale come un freno al libero esprimersi dell'egemone interesse del mercato e del profitto??. Il sospetto di Cgil Cisl Uil è legittimo.
Non è infatti da sottovalutare che il disagio sindacale stia portando alla messa in discussione di alcune certezze fino ad ieri sbandierate ai quattro venti. Ad esempio, fino a ieri era parlare da "minoranza" quando in Cgil si criticava l'operazione fiscale inserita in finanziaria. Fino a ieri la maggioranza della Cgil dichiarava senza troppo pudore che l'operazione sull'Irpef, per dirla con una battuta, aveva rappresentato una inversione di tendenza che finalmente dava ai poveri e colpiva i ricchi. Ma ieri Epifani si lamentava (se ne è accorto solo ora?) che con questa finanziaria i redditi attorno ai 1000-1200 euro mensili ci hanno smenato e non poco.
Una cosa che assomiglia tanto allo "sparare sulla croce rossa" tanto ormai si è capito che questo Governo è debole e così tanto subordinato alle leggi del mercato che non riesce neppure a garantire ai sindacati quel ruolo concertativo che in tanti speravano, dopo Berlusconi, di recuperare.
No, non è cambiato il vento, si comincia forse a capire che la concertazione non paga come invece ancora in molti nel sindacato credono e che il sostegno senza se e senza ma al governo amico (tanto praticato in questi mesi) ha portato il sindacato a subire una perdita di ruolo e di consensi.
E poi, magari, questo Governo non arriva a fine legislatura (visto il peso sempre maggiore delle operazioni centriste), perchè quindi svenarsi ora ? Meglio aspettare e vedere.
Il fatto è che Cgil Cisl Uil sanno tutte queste cose (altrimenti perchè si starebbero ora incazzando per la loro troppa ed inconcludente esposizione di questi mesi, e prendendo le distanze dal Governo?), ma la loro strumentazione sindacale è ormai così appannata che invece di rispondere facendo "il sindacato" non sanno fare altro che lamentarsi sul perchè, ancora, non vengono convocati ..... Una cosa, questa, che sa tanto di paranoia da corridoio.
Come tutto sarebbe più semplice, più democratico, più trasparente se si andasse invece dai lavoratori per costruire tutti assieme (ossia tutto il movimento sindacale) una piattaforma condivisa da presentare al Governo.
Non si fa così da secoli ?? .... ossia da quando esiste il sindacato??
Coordinamento Rsu
Grazia Perrone - 13-03-2007
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La chiusa scelta dal coordinamento nazionale RSU mi ha colpita. Il riferimento alla prassi assembleare del sindacalismo italiano, però, pur se, storicamente, vera è da tempo immemorabile – almeno per quanto riguarda il comparto scuola – assolutamente … desueta. Sono decenni ormai che accordi - al ribasso - sono sottoscritti dai vertici confederali (della scuola) senza alcun serio e democratico confronto con la base mentre, al contrario, non mancano anzi … si moltiplicano - nell'indifferenza dei media - gli episodi di intolleranza e di prevaricazione.
In questo contesto mi sembra interessante segnalare - alla cortese attenzione di chi vorrà – l’esperienza ultracentenaria (è nata nel 1906) della CNT (Conderacion Nacional do Trabajo) che – sopravvissuta, in clandestinità, durante la feroce repressione subita durante la dittatura franchista – è stata ricostituita nel 1976 (rappresenta, oggi, la quarta forza sociale organizzata in Spagna) mantenendo, intatto, lo spirito che fu (per quanto riguardo il nostro Paese) dell’USI (Unione Sindacale Italiana). Ovvero dell’ala sinistra della CGL (senza la “i”) da cui si scisse ne 1913.
Riporto di seguito un breve estratto della dichiarazione di intento della CNT. La versione integrale (in spagnolo) è visionabile qui.
Tutti gli altri sindacati chiedono il tuo voto. Noi no. La CNT non lo chiede. Abbiamo un’altra mentalità di pensiero e di azione: non ci presentiamo alle elezioni, non mendichiamo privilegi o sovvenzioni dallo Stato o dalle imprese; nella CNT non ci sono burocrati stipendiati, nessuno porta a casa un soldo per l’attività sindacale svolta; non ci sono delegati sindacali distaccati – per anni – dal proprio posto di lavoro.
(…)
Il nostro sindacalismo è nemico della burocrazia e nasce nelle strade, nei borghi degradati, nei luoghi di lavoro.
(…)
Quando la CNT formula una decisione è perché l’han voluta i lavoratori riuniti in assemblea … ecco perché non ha alcun dirigente ma solo dei … portavoce.
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Laura Fineschi - 18-03-2007
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... Come tutto sarebbe più semplice, più democratico, più trasparente se si andasse invece dai lavoratori per costruire tutti assieme (ossia tutto il movimento sindacale) una piattaforma condivisa da presentare al Governo. ....
Quando ho letto questa frase mi si è allargato il cuore.
Tutavia subito dopo mi sono venuti in mente quei ministri o quei rappresentanti politici della coalizione che ha vinto le elezioni e che poi vanno alle manifestazioni contro il governo...
Il Coordinamento nazionale RSU ha mandato questo articolo alle proprie segreterie nazionali? E queste hanno risposto? Come? Cosa si fa se non ci sentono?
Del resto mi sembra che unità, trasparenza e democraticità difettino alquanto non solo nel caso di un argomento complesso come le pensioni, ma anche sulla questione del contratto (che mi sembra dovrebbe rappresentare un po' "i fondamentali" di un movimento sindacale).
Devo sprecare i miei soldi in uno sciopero per il contratto, dal momento che manco su questo le forze della scuola si sono messe d'accordo per un giorno solo? Mio papà chiama qesto atteggiamento "la smania di contarsi".
E se per caso decidessi stavolta di non farmi contare, il sindacato capirà che non sono contenta di come porta avanti l'incarico per cui lo sovvenziono?
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