Bullismo e tautologie inconcludenti
Vincenzo Andraous - 10-03-2007
Adolescenti come plotoni di esecuzione, pronti a destabilizzare i più deboli, sempre addosso a chi non può reagire.
Bullismo ed eroi di cartone, furbi e codardia sospesa a mezz'aria, una dimensione di imbecillità con la patente a punti di bravi ragazzi, il tutto ben nascosto dalla viltà del gruppo che opprime il singolo.
Se non ricordo male ai miei tempi, esisteva l'esatto contrario del bullismo attuale, infatti il disagio aggrediva il singolo, ponendolo solo contro tutti.
Il solitario scopriva gli strumenti della violenza e della diversità, per diventare protagonista, per apparire, nel tentativo di colmare il vuoto in famiglia, la precarietà finanziaria, la mancanza di riferimenti certi, di valori condivisi.
Quel ragazzo scelse la diversità come propria corazza e propria spada, fino al giorno dell'abbandono della scuola, della famiglia, all'incontro con la strada e con il carcere.
In questo presente c'è una scuola priva di autorevolezza, una scuola e una famiglia prive di allenatori alla vita, perché dispersi dalla delegittimazione.
C'è invece un recinto dove incontrarsi per scontrarsi, in preparazione del botto finale da pagare al destino sempre in agguato.
Le teorie si sprecano nei riguardi della trasgressione, della violenza giovanile, del bullismo, un dispendio inusitato di tautologie inconcludenti, di dottrine pedagogiche che adottano l'eteroeducazione invece di una sana autoeducazione, per cui chi sta in cattedra ritiene di educare solamente gli altri, negando la necessità di doversi formare e rinnovare a un nuovo "sentire educativo ".
C'è un disamore adulto, che permette fughe in avanti a quanti pensano di aggiustare la propria personalità inadeguata, con la prepotenza degli atteggiamenti omertosi, che mettono in "sicurezza " i pochi "duri" dell'ultimo banco, dietro ai tanti inconsapevoli complici di molteplici vigliaccate.
Ieri il bullo era l'unico diverso, destinato immediatamente al macero, oggi è divenuto eroe manifesto, non tanto per la sua fisicità, soprattutto per la silenziosa maggioranza all'intorno.
E' un'anomalia istituzionale lo spazio in cui il bullo rimane in piedi eretto come un vessillo, mentre la vittima incassa l'ennesima sconfitta in termini di dignità rapinata e giustizia beffata.
In questo mare apparentemente sommerso di contraddizioni, incontro tanti giovani, e rimango stupito, perché sebbene non riesca a individuare bulli, furbi, né ottusi, questa mimetizzazione mi conferma l'urgenza di raccontare la storia di quel bullo di altri tempi, di quel coetaneo che s'è perduto in tragedie irripetibili, perché viltà non è dignità, e imbecillità non è intelligenza.
Diviene davvero un dovere raccontare di quel confine, sì, sottile, ma irrinunciabile, che separa sempre una legge di sangue da una legge del cuore, oppure di quanto è difficile essere uomini per saper scegliere, per saper credere negli altri, per farsi aiutare a diventare architetti di domani.
Noi continuiamo a parlare di bullismo, mai di professori e genitori in disarmo, perché divenuti autorevoli assolutori, ognuno indaffarato a delineare la soglia minima di attenzione, ciascuno a definire bravate le future scivolate.
Forse per arginare lo scempio, non serve assumere toni salvifici, o quel falso interventismo di un momento, forse per rendere quel ragazzo meno strafottente, occorre trovare il tempo per guardarlo negli occhi, in forza di una autorevolezza riconosciuta, perché guadagnata sul campo, non certamente perché ereditata dalle fatiche e dai sacrifici altrui.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Franco    - 11-03-2007
Non ho capito quasi niente dell'articolo.
E' rivolto a qualcuno?

 paola    - 11-03-2007
Sono d' accordo con quanto espresso dall' articolo.

 dora ruberto    - 11-03-2007
Mi è piaciuto molto l'articolo, lo condivido in pieno. Siamo in cerca di risposte, solo risposte (non soluzioni) ma risposte che siano vere e che cerchino di arrivare al cuore usando lo stesso linguaggio di questi nostri alunni, figli. Lo stesso linguaggio ma con in testa molto chiaro qual è l'acqua di cui sono assetati i bulli : un po' di speranza, qualche sogno.....come quel grande sogno che alimenta in genere tutte le giovani generazioni il sogno di poter cambiare le cose ....quel sogno che dava forza, energia , voglia vera di impegnarsi....ma che sembra mancare completamente a questa generazione di disperati rassegnati. Come abbiamo potuto perdere come educatori e genitori questa banalissima ma imprescindibile strada?
Quando guardo negli occhi il bullo che ho in classe e cerco con fatica di conquistare giorno dopo giorno faticosamente autorevolezza, in una battaglia dove troppo facile sarebbe giocare a far finta di niente o cadere nella trappola della provocazione e mettersi ad urlare, mi è impossibile non pensare che ho davanti un potenziale leader positivo ( perchè è caparbio, pieno di idee, intuitivo, capace di seguire le sue passioni) per il futuro della società in cui vivo; devo solo non scordarmi che sono anche io che ho il dovere di indicare la strada con caparbietà, idee, intuito e passione.