“Siamo tutti figli di Troia!”
Ugo Masucci - 11-06-2002
Appunti minimi di recente ed antica storia patria
ad uso degli alunni in procinto di sostenere gli esami di stato


Il nostro Presidente del Consiglio non poteva non tacere. Alle assise delle maggiori potenze del pianeta, Cina esclusa, nella convention di Pratica di Mare, si assisteva stancamente alla scontata cerimonia dell’adesione, per ora parziale, della Russia alla NATO.
Tutto era filato liscio, a parte i rimproveri di un’anziana “provocatrice” che chiedeva conto del mancato aumento delle pensioni minime; quando il signor Berlusconi, dissertando di storia (dopo l’operaio, il pompiere, il contadino e la casalinga, ecco il Berlusconi-storico), ricordava all’uditorio improvvisamente attento:

“La terra che oggi ospita quest’importante riunione ha visto giungere, più di duemila anni fa, Enea con il padre Anchise sulle spalle, il figlio Ascanio e la figlia Giulia. Essi provenivano dalla lontana Troia ed i suoi discendenti, Romolo e Remolo, (e perché non Dottolo e Pisolo?) hanno fondato una grande civiltà dalla quale tutti noi discendiamo”

Questo, in sintesi, il pensiero dello storico-Berlusconi rivolto ai potenti della Terra: “…in fondo siamo tutti figli di Troia!”.

A parte il lapsus di “Remolo” (ci cascano anche i bambini di seconda elementare), il fatto è che Enea aveva solo un figlio maschio chiamato Ascanio o Iùlo (da cui Gente Giulia) e che dalla lontana Troia giunse, sulle rive del Tevere, profugo da una lunga guerra.
Più o meno quanto capita ai clandestini curdi dei nostri tempi, in fuga dall’oppressione e dai massacri dell’esercito dello stato Turco, presente alla riunione della NATO.
Dettagli sui quali varrebbe la pena di riflettere in questi giorni di vergognose misure contro gli immigrati, discusse nel “civilissimo” parlamento italiano.
Forse ad Enea ed a suo figlio Ascanio-Iùlo, oggi prenderebbero le impronte digitali ed al vecchio padre Anchise non concederebbero neanche il permesso di soggiorno!



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