La barbarie prossima ventura
Grazia Perrone - 15-02-2007
E' già successo.

In Spagna, sotto la dittatura franchista, in cui le "prove" (anche solo verbali) fornite dalla polizia erano sufficienti a condannare a morte degli innocenti.

In Italia, sotto la dittatura fascista, in cui la sola intenzione di attentare alla vita del duce era considerato un motivo sufficiente per decretare ed eseguire, una condanna a morte.




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[1]



Ora la Storia si ripete. Quindici soggetti sono, a vario titolo, accusati di ... terrorismo. Per costoro non vale il principio giuridico della presunzione di innocenza (fino a prova, e sentenza, contraria) sempre tirata in ballo per tutelare Berlusconi & Co.

Per costoro il tribunale, mediatico, ha già deciso. Colpevoli.

[1] L'immagine riproduce la sentenza di fucilazione (la prima dopo oltre quarant'anni) emanata dal tribunale speciale il 2 maggio 1931 nei confronti di Michele Schirru, anarchico sardo, "colpevole" di aver pensato di attentare a Mussolini. In questo caso (ve ne saranno altri) il Tribunale Speciale, applicò pedissequamente le leggi eccezionali (o fascistissime) volute da Mussolini, nel novembre del 1926, dopo "l'attentato Zamboni", che reintrodussero in Italia la pena di morte (abrogata nel 1888) estendendola agli attentatori contro il capo del governo. Il tribunale speciale applicò questa legge in modo ... estensivo equiparando l'intenzione di commettere il reato al reato compiuto. In essa si legge (testuale): "Chi attenta alla vita del Duce attenta alla grandezza dell'Italia, attenta all'umanità, perchè il Duce appartiene all'umanità". La sentenza fu eseguita, a Forte Braschi (Roma), il 29 maggio 1931.

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 dalla Rete 28 aprile    - 15-02-2007
Cremaschi: "I giudici siano garantisti come con Berlusconi"

Giorgio Cremaschi, dei sette sindacalisti arrestati per terrorismo, cinque erano iscritti alla Fiom. Lei che dei metalmeccanici è segretario nazionale, oltre che leader di una delle correnti più di sinistra della Cgil, come reagisce a questo rigurgito degli anni di piombo? Bisogna stare attenti a quel che accade nelle fabbriche, come dice Epifani?
«Certo che bisogna porre attenzione, su questo non c’è dubbio. Ma visto che il giudice che ha condotto le indagini è un magistrato che stimo profondamente, Ilda Bocassini, sono per essere garantista nei confronti degli operai, esattamente come lo si può essere per Berlusconi e Dell’Utri».

Il garantismo è un valore, per carità. Ma i reati ipotizzati in questo caso sono di qualità diversa.
«Il garantismo non varia col variare del reato. Il garantismo è garantismo. Mi fido di questi magistrati, se avranno ragione avranno fatto un’opera importante di democrazia. Se avranno ragione, sarò contento che li abbiano fermati prima. Bisogna aspettare, immagino che tra quei cinque ce ne siano alcuni con responsabilità diverse. Ma ho ricevuto moltissime telefonate, vedo come l’informazione tratta la vicenda. Ilda Bocassini è diventata il Vangelo anche per chi la considerava “una toga rossa assassina” per aver indagato su Berlusconi e Dell’Utri. E’ un’operazione che non mi piace, un altro pezzo della degenerazione nazionale».

Cinque iscritti alla Fiom, che è il corpus operaio nella Cgil. Non siete preoccupati?
«Certo che siamo preoccupati. Domani faremo un’assemblea, discuteremo pubblicamente. Nessuno di noi sottovaluta il fenomeno, ma la Fiom ha 18mila delegati: siamo facilmente infiltrabili, non ci sono mezzi per impedirlo. Se i fatti di questi giorni verranno confermati è chiaro che siamo di fronte alla ripresa di un progetto politico che va combattuto sul nascere. Anche perché è totalmente antagonista a noi. Ma non siamo negli anni ‘70».

Al Corriere della Sera è arrivata una rivendicazione della colonna Walter Alasia, un tuffo nel passato...
«Non dobbiamo farli più grandi di quel che sono. Uno degli errori degli anni ‘70 è stato proprio sopravvalutarne la forza, facendo loro propaganda. Stiamo alle giuste dimensioni: c’è un tentativo di costruire un fuoco terrorista nel nostro Paese, e va sconfitto sul nascere. Alla base di questo progetto c’è un’idea opposta a quella degli anni ‘70, quando il terrorismo cercava di infiltrarsi in una grande movimento di lotta. Oggi nei luoghi di lavoro non ci sono più grandi movimenti di lotta. C’è invece la solitudine dei lavoratori. Ai quali i terroristi dicono: guarda che la Fiom, i delegati, non servono a niente, non combineranno niente. Si infiltrano, immagino, per reclutare. Il terrorista sceglie la strada del tradimento della fiducia, della dissimulazione, della doppiezza».

Quindi lei condivide l’appello di Epifani a stare attenti?
«No. Io condivido il fatto che non bisogna sottovalutare il problema. Ma il progetto di questo terrorismo non è agire dentro grandi movimenti, ma a lato della solitudine operaia, di fronte alle ingiustizie e al malessere sociale. Non ci sono solo i precari: tanti lavoratori a mille, mille e 200 euro al mese fanno una vita senza speranza, senza prospettive. Noi siamo avversari dei terroristi proprio perchè proponiamo, con grandissima difficoltà, l’idea che un altro mondo è possibile, e che lo si può conquistare con la lotta sociale».

Il 17 lei sarà alla manifestazione di Vicenza. C’è qualche preoccupazione in più, dopo la scoperta di questo focolaio terrorista?
«Se si dimostrerà che questi magistrati hanno ragione, essi avranno in qualche modo tutelato l’antagonismo sociale dall’inquinamento».

ANTONELLA RAMPINO

 Horace Bianchon    - 15-02-2007
Ma dico, uno aveva un Kalashnikov nell'orto!
E si sono pure dichiarati prigionieri politici!

 Francesca Sorrentino    - 18-02-2007
Complimenti per la lucidità e il grande tempismo. Bisognerebbe mandarlo al ministro degli Interni, che se non sbaglio ha un antico passato di socialista. E' vero però che anche Benito Mussolini fu socialista. Io me ne dimentico sempre.

 Beppe Grillo    - 20-02-2007
Brigate CGIL

I sindacalisti sono istituzionali, qualche volta conservatori, spesso riformatori. Osservatori del mondo del lavoro. Amano lo Stato, diventano presidenti della Camera, del Senato. Perfino ministri e sindaci. Dopo l’Arma dei Carabinieri ci sono loro. E allora perchè nessuno si è chiesto perchè dei sindacalisti sono diventati brigatisti rossi?
Forse perchè 1200 persone muoiono sul lavoro ogni anno? Morti con stile. Meglio che nei racconti di Hannibal Lecter. Negli ultimi giorni un operaio è morto in una vasca di trielina e un altro è stato incenerito da una fiammata.

Forse perchè molti sono assunti solo dopo morti per regolarizzarli?

Forse in questi sindacalistibrigatisti si è insinuato il dubbio che in Italia esista lo schiavismo? E che i diritti conquistati nel dopoguerra siano stati annullati dalla legge Biagi?

Chissà.

I sindacalisti sanno che un banchiere condannato per bancarotta in Italia non rischia niente. Che in Parlamento stanno comodamente seduti venticinque condannati in via definitiva. E che se ad essere condannato fosse un operaio nessuno gli darebbe più un lavoro. Hanno arrestato quattro persone perchè distribuivano volantini a sostegno delle Brigate Rosse. Dopo due giorni le hanno rilasciate. Nulla da obiettare. Ma se ci fosse la stessa severità nei confronti del vertice Telecom, dei manager di Stato che hanno trasformato le aziende in scolapasta e delle amministrazioni corrotte quanti ne dovrebbero arrestare?

Farsi qualche domanda può aiutare a capire perchè nella CGIL si annidassero dei pericolosi brigatisti. O più semplicemente delle persone che, sbagliando, non vedevano altre vie.

Capirne 20 per evitarne 100.000.