Noi siamo fatti così, siamo italiani. Siamo un popolo di santi, di politici, di navigatori. Non conosciamo cattiveria, neppure in guerra.
"
Karashova", ci chiamavano i russi durante l'ultima campagna, per distinguerci dai nostri feroci alleati tedeschi.
Se qualche malvagità ci concediamo, è solo verbale.
Ci prendiamo a paraculate in ogni luogo, meglio se istituzionale.
Insomma, siamo buoni. Anzi, buonisti.
Dopo aver distrutto a chiacchiere un avversario, al bar, in TV, al lavoro, in tribunale o in Parlamento, l'aureola della bontà ci spunta quando la vittima del nostro accanimento non c'è più, lasciandoci soli a meditare sulla nefandezza degli attacchi.
E' allora che scatta l'impulso alla "
riabilitazione", l'irrefrenabile istinto a restituire onore e dignità al bistrattato, il voluttuoso orgasmo al perdono, la pulsione caratteriale che sta dietro all'intima esigenza di trasformare in agnello sacrificale perfino il peggior figlio di mignotta.
Purchè sia morto, appunto.
La pietà per lo scomparso non è mai in relazione con le sue malefatte, che si chiami Saddam o Pinochet, Stalin o Mussolini, poco importa.
Ho sentito per radio, a Zapping, l'intervento di un signore che tentava una delirante difesa dei coniugi Romano, i massacratori di Erba, argomentando che, in fondo, erano stati provocati.
Nel Sud sono stati inaugurati quattro "
Moggi Club" per riscattare la figura del Lucianone nazionale, preso a pesci in faccia fino a ieri, e per rivalutare una filosofia di Sport che gli Italiani hanno troppo frettolosamente condannato.
Il Preside di una scuola di Salerno lo ha invitato a tenere una serie di lezioni sul tema, perchè possa ricostruire con fatica missionaria la sua verginità, poi ha disdetto l'incontro, giustificandosi che aveva ricevuto pressioni.
Casi rari di buonismo preventivo, con vittime, cioè, ancora in vita.
Come può stupire l'insistenza della destra a intitolare una via di Milano a Bettino Craxi e tentare di stendere, più che un velo di oblio, un'imbottita di italiota pietismo su una delle pagine più buie della storia nazionale?
Questi revisionismi da eterni pentiti, questi riesami emotivi, improntati "
alla volemose bene che gnente ce costa" sono le solite quattro dita di neve destinate a coprire le vergogne storiche, ma anche a sparire sotto i primi raggi di coerenza.