ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 15 MAGGIO A ROMA
Domenica 15 maggio si è tenuta l'assemblea nazionale del
movimento contro la guerra convocata dalle reti che hanno promosso la
manifestazione del 19 marzo.
L'assemblea è pienamente riuscita sul piano della
partecipazione, della rappresentatività e della discussione (circa 200 persone,
ben 39 interventi, presenze rappresentative di forze politiche, sindacali, reti
nazionali e realtà locali provenienti da tutta Italia).
La presenza significativa delle
realtà locali impegnate contro le basi militari (Sardegna, Sicilia, Puglia, Toscana)
e quella dei soggetti sindacali, politici ed associativi che non avevano
aderito alla manifestazione del 19 marzo, hanno aggiunto all'assemblea
ulteriori punti di vista per un dibattito ormai necessario sulle prospettive,
le strategie e le prossime iniziative del movimento contro la guerra nel nostro
paese.
La discussione questa volta non è stata condizionata dalla
necessità di arrivare subito ad una sintesi tra le varie posizioni - fattore
necessario in sede di costruzione di piattaforme unitarie per una
manifestazione - ma da una dovuta riflessione sul rapporto tra contenuti e
iniziative del movimento con il quadro politico e con la realtà della escalation di guerra.
Il movimento si trova a fare i conti con uno spostamento
sempre più moderato e filo statunitense dei partiti del centro-sinistra sulle
scelte di politica estera e della difesa che conformeranno
il prossimo, probabile, governo. Abbassare il tiro ed i contenuti delle nostre
piattaforme per cercare di condizionare queste forze, si rivela un approccio
superato ormai dalla realtà. Al contrario, sia nel movimento a livello
internazionale (vedi le sollecitazioni di Walden
Bello o l'appello del FSM di Porto Alegre) sia la
situazione della guerra "sul campo", sembrano
indicare al movimento la massima indipendenza e radicalità dei propri percorsi,
obiettivi e contenuti.
In questo senso è emerso, fin dagli interventi iniziali
delle forze promotrici del 19 marzo e dell'assemblea, e nella maggior parte
degli interventi, la sollecitazione all'intero movimento
contro la guerra per una presa di posizione più esplicita al fianco della
resistenza irachena e ad una ferma opposizione alla legittimazione dell'ONU
come governo mondiale autorizzato a muovere guerre "legali" o
interventi militari nei vari teatri di crisi e conflitto.
Si tratta, evidentemente, di un nodo politico dirimente
per quella parte di movimento no war che ha promosso
la manifestazione del 19 marzo e l'assemblea nazionale del 15 maggio nei
confronti delle forze politiche che intendono assegnare all'ONU il compito di
legittimare guerre e interventi militari. Su questo la discussione è aperta ed
un primo momento di chiarificazione e confronto pubblico si avrà già nei
prossimi mesi intorno alla piattaforma della Marcia Perugia-Assisi
prevista per l'11 settembre.
L'altro tema di discussione ha ruotato intorno alla
campagna per lo smantellamento delle basi militari. Le esperienze e le
indicazioni delle realtà locali, si sono incrociate con l'esigenza di fare
della battaglia contro le basi militari una battaglia
nazionale che investa e riguardi tutto il movimento contro la guerra. Si pone
l'esigenza di una rete nazionale che riconoscendo tutte le realtà impegnate in questo terreno avvii un percorso di collegamento più
avanzato ed efficace nella lotta per la chiusura delle basi militari. Ci sono
segnali incoraggianti che arrivano dalla Sardegna e dalla Puglia sul piano
istituzionale ma, come noto, questi da soli non hanno né la forza né la volontà
né la possibilità di portare fino in fondo la vertenza per lo smantellamento
delle basi.
ALCUNE PROPOSTE PER I PROSSIMI MESI
Consapevoli che la guerra non può essere espulsa
dall'agenda dei movimenti né da quella della politica, dalla discussione sono
emerse alcune proposte di iniziativa per i prossimi
mesi.
1) Una contromanifestazione a Roma contro la parata militare
del 2 giugno che ribadisca
l'obiettivo del ritiro immediato del contingente militare italiano dall'Iraq,
della riduzione delle spese militari e della cessazione della complicità dell'Italia
nella guerra. Per il 2 giugno in alcune città (soprattutto nel Meridione) sono
già previste manifestazioni ed iniziative. La proposta è che la manifestazione
di Roma diventi un appuntamento centrale per tutte le realtà locali che non
hanno già in cantiere appuntamenti significativi. La
manifestazione di Roma vorrebbe darsi l'obiettivo di "circondare" la
parata militare attraverso la forma di un corteo che sappia
combinare sia la creatività (dai carri alle bande di musica da strada) sia la
comunicazione politica contro la guerra dei cortei. In preparazione della
manifestazione del 2 giugno, le realtà romane daranno vita
ad alcune iniziative di denuncia della militarizzazione del territorio laziale.
Per discutere modalità, piattaforma e iniziative preparatorie stata convocata
una prima riunione venerdi 20 marzo (ore 17,00, viale Manzoni 55) alla
quale invitiamo anche le realtà delle altre città a partecipare.
2) Una iniziativa nazionale l'11 settembre che chiarisca la posizione
sull'ONU e marchi la differenza con la piattaforma della marcia Perugia-Assisi. Su questa iniziativa
c'è chi propone di farla il 10/9, chi l'11/9 e chi entrambi i giorni. C'è
ancora una discussione aperta con posizioni diversificate
sulle modalità e sui contenuti di questa iniziativa che comunque dovrà
sciogliere i nodi e arrivare ad una decisione nelle prossime settimane
3) La messa in campo di una campagna contro le industrie
belliche, il commercio di armi e per la revoca
dell'accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele.
L'assemblea ha infine approvato un comunicato di condanna
degli arresti e di solidarietà con gli imputati dell'operazione
"Nottetempo" che a Lecce ha portato in carcere cinque attivisti dello
spazio sociale "Capolinea occupato" impegnati nelle mobilitazioni
contro il CPT di S. Foca (Lecce)