L’onorevole lanciafiamme

di Bruno Ugolini

L'Unità

 

 

Nel “prato verde” di Melfi, dove gli operai ragazzi sono diventati adulti, ora si scatenano incendiari e pompieri. Tra i primi troviamo un giudice che (così recita l'agenzia) ha ordinato alla Fiom-Cgil “di sgomberare i blocchi". Un’intimazione di sfratto. Come se quei blocchi che impediscono l'attività produttiva fossero stati organizzati dalla Fiom e non dalle Rsu. Rinaldini e compagni, certo, a differenza di altri, hanno difeso quell’improvvisa forma di lotta. Anche perchè se avessero fatto diversamente, almeno in un primo tempo non sarebbero stati proprio capiti. Dovevano fare i conti con una collera cresciuta nei lavori notturni e nei salari ridotti.

 

Ora arriva l'incendiario giudice che, accogliendo frettolosamente una richiesta della Fiat, butta altra benzina sul fuoco, invece di favorire una soluzione positiva. Questo proprio nel momento in cui molti altri, a cominciare dai segretari generali di Cgil Cisl e Uil, si danno da fare non per condannare quella generazione ribelle, ma per portarla ad una trattativa seria, capace di dare uno sbocco alle richieste avanzate.

 

C’è persino un altro incendiario, il solerte sottosegretario Guido Sacconi che pare, negli ultimi minuti, essersi lievemente pentito per aver aizzato le forze dell’ordine contro i lavoratori. Ha, infatti, dichiarato (un po' tardi) che bisogna aprire subito una trattativa aperta a tutti. Ma come? Fino a poche ore fa suonava la carica, e teorizzava la trattativa con chi ci sta, sulla falsariga dell'antico patto per l'Italia. Ora devono averlo avvertito che non si può.

 

E sempre a proposito d’incendi un altro luogo dove i piromani hanno imperversato è la Camera dei deputati. Qui il governo, chiamato a discutere i fatti di Melfi, ha fatto capire a tutti come ami lo Stato di polizia e non una moderna concezione dei rapporti sindacali. Ha, infatti, spedito a rispondere non il capo del governo o il ministro del Lavoro, bensì un sottosegretario al ministero degli Interni, l'onorevole Alfredo Mantovano. Come se la storia delle troppe notti ripetute o del MC2, il computer che ti controlla i ritmi di lavoro e ti fa stramazzare, fossero problemi d'ordine pubblico. Lo stesso Mantovano, alla fine, forse preso dal clima generale, ha esposto una specie di dichiarazione di guerra. Ha detto, infatti, che quell'assalto antioperaio sarà ripetuto ogni volta che sarà necessario. Altra benzina…

 

L'uomo che però è venuto in aula con il lanciafiamme è un deputato della Lega Nord, Dario Galli. Ha raccontato ai colleghi attoniti una sua teoria. La fabbrica di Melfi è una specie di sala operatoria, tutta linda e pulita, tutta lucente, senza rumori di sorta. Certo gli operai lavorano anche di notte. E allora? ha chiesto in modo retorico. Che male c'è? Esistono lavori, ha spiegato, che vanno fatti anche di notte. Punto e basta. Ha finito osservando che se proprio gli operai meridionali non se la sentono di lavorare così e si ribellano, significa che quel “tessuto” produttivo "non è adatto". Morale della favola: facciamoli emigrare nella Padania. E’ auspicabile un’assemblea al più presto a Melfi. Con l’onorevole lanciafiamme.