Suggerimenti per missione terrestre n° 2
Obiettivo
Esperire a livello intuitivo il
concetto di quantità di informazione.
Valorizzare ciò che è inconsueto e
imprevisto.
Approccio
Ludico, con giochi di ripetizione
prevedibile e di sorpresa non prevedibile.
Motivazione
Ci piace pensare che se una cosa è interessante per il cuore, è
interessante anche per la mente, e che ciò produca piacevoli episodi di
apprendimento.
Se questa tesi è vera, allora il
coefficente di noia/piacevolezza può essere indice del tasso di apprendimento
che si sviluppa in un'esperienza.
Restituzione
Una caratteristica di questa
proposta, è suscitare nei bambini la scoperta di essere utili a "insegnare
qualcosa ai grandi".
Se è vero che "la
comunicazione o è reciproca o non è" allora siamo convinti che
l'insegnamento sia efficace solo se è psicologicamente reciproco.
Per questo scopo ai più piccoli si
dedica l' affabulazione in cui salvano un mondo insegnando delle cose a dei
veri scienziati. Coi più grandi si passa alla realtà, accogliendo veramente via
Internet materiali e testimonianze.
Sta all'insegnante valutare se,
quando e quanto spostarsi dal piano del "far finta" (in cui i bambini
giocano a fare i disegni per gli spaziali e invece fanno allegramente i
compiti) al piano del "fare davvero" confronto mandando materiale
all'indirizzo della rivista on line "età del rumore", che da
sett.2001 accoglierà gli stimoli dei bambini milanesi. L'indirizzo è http://www.ageofnoise.org/.
I messaggi vanno spediti a mailto:proftrombone@ageofnoise.org
Quando proporre questa missione
Come sempre, potete seguire l'ordine che consigliamo (teoricamente
ottimale), oppure potete personalizzare la scelta e l'ordine delle missioni
seguendo le vostre specifiche esigenze, le opportunità e soprattutto ascoltando
le risposte dei nostri giovani esploratori.
Tuttavia le missioni 1 e 2 hanno
particolare importanza perché introducono al metodo e ai contenuti fondanti,
quindi raccomandiamo di proporle all'inizio anche a coloro che preferiscono
personalizzare poi la sequenza delle esperienze.
Raccomandazione
Il funzionamento del gioco dipende
in modo assoluto da come lo conducete.
Quindi, per favore, leggete le righe che seguono con attenzione.
1. Per far funzionare bene il
gioco
La consegna esatta è:
"tutte le volte che metto il
microfono sotto il vostro naso dite il vostro nome; solo il nome e non il
cognome"
La sequenza.
Immaginate che i bambini, seduti
in cerchio, si chiamino A, B, C, D, ecc.
Se cominciate a seguire l'ordine
in sequenza, registrando il nome di A, poi quello di B, poi quello di C… il gioco diventa subito noioso, perché i
bambini capiscono subito che la maestra gira "uno per volta". Il bambino Z comincerà a smaniare, il bambino
A, avendo già avuto la sua parte comincerà a distrarsi, tutti troveranno la
faccenda assolutamente prevedibile e …burocratica.
Invece ecco il colpo di scena:
dopo aver fatto A, B, C la maestra non passa a D, anzi ricomincia da A, poi va
a B, poi a C... e poi di nuovo ad A...
Tutti si incuriosiscono e
cominciano a chiedersi qual'è la regola nascosta. Appena pensano di averla
trovata, (orecchiando un A, B, C; A, B, C: A, B, C: che si ripete come un
valzer) la maestra inizia una sequenza diversa e imprevedibile, ad esempio
salta D (lasciandolo momentaneamente deluso) e va da E, gli mette ripetutamente
il microfono sotto il naso e lo costringe a un "ostinato" : E, E, E,
E...
finché finalmente non gli viene da
ridere o da impappinarsi.
La maestra continua impovvisando
sequenze ritmiche sempre diverse, anche
difficili (es. G, H, G, I, G, H, G, I
...).
Alla fine, un "ostinato"
al bambino D, che avevamo fatto finta di dimenticare.
Nel riascolto sarà importante
ascoltare la "musica" di quelle parole: risate, sospiri, impacci, rallentamenti, intonazioni danno
significato e senso a quella cassetta. Questi aspetti cosiddetti "non
verbali" (sic) sarebbero dimenticati se il registratore non ce li
riportasse alla memoria.
Li dimentichiamo benché siano i
più importanti elementi nella relazione comunicativa, mentre piuttosto ci
ricordiamo le parole prese alla lettera, che spesso non dicono granché.
Ecco perché consideriamo il
registratore come "strumento affettivo".
2. Errori da evitare
Non farlo per forza
E' un gioco spassosissimo, ma può
diventare di una noia mortale, se chi ha il microfono in mano non ci si diverte
e lo propone senza verve.
Non fatelo
"anonimamente"
Mentre girate da un bambino
all'altro col microfono in mano guardate ciascuno negli occhi. State
"suonando" la loro voglia di protagonismo come se fosse uno strumento
musicale.
Non abbiate paura degli errori
Mantenete un tono di allegra
sfida: cercate di fare sbagliare i
bambini con "finte" e scherzi.
Giocate con le omonimie e le assonanze di nomi simili.
Restate voi stessi ligi alla
regola di base
... Che è "non si può dire altra parola che non il proprio
nome".
Le regole di un gioco non hanno
valore vessatorio, anzi rassicurano, delimitano il campo in cui il bambino può
manifestarsi creativamente in un contesto comprensibile ed accettato.
Ma le regole devono valere per
tutti, sempre. Quindi anche l'adulto
deve tenere la lingua ferma, esprimersi a sguardi e gesti. Attenendosi rigorosamente alle proprie
regole, l'adulto smentisce le tre equazioni perverse che spesso galleggiano
nell'immaginario del bambino: adultità = trasgressione, intelligenza = furbizia, potere = arbitrio
Non accelerate il gioco
Durante il gioco dei nomi
registrati, a volte l'adulto ha l'impressione di indugiare troppo; questo succede perché chi insegna percepisce
il tempo che passa in modo più intenso, e il suo orologio
mentale è accelerato. Al contrario occorre
indugiare, aggiungere pause, creare attesa...
Non affrettate il ragionamento
L'indomani rievocate e fate
ipotizzare spiegazioni.
Evitate tempi morti e incidenti
tecnici
Se non avete confidenza col registratorino, fate qualche prova prima
di cominciare. Eventuali piccoli
incidenti pratici possono rompere questo clima (delizioso e delicato) che consiste
in un divertimento evolutivo, che si
esprime in modo non sguaiato, non stereotipato, non accelerato.
3. Variabili
Il gioco dei nomi registrati è
spassoso per le età più diverse; cambia
ovviamente il livello di "pensiero" che ciascun docente può coltivare
intorno all'esperienza.
Per tutti in gioco c'è la presenza psicologica, il
senso di "esserci" : dire il nome nel silenzio, collocarlo in una
sequenza che si ripete, riascoltarlo amplificato... ma anche saper prevedere,
sviluppando l'intuito.
Gli impacciati e gli spavaldi
trovano piacere amichevole in questo gioco, che permette di accogliere le
timidezze e le piccole spacconate, portandole nel dominio delle manifestazioni
sonore gradite da tutti.
I portatori di handicap
sensoriali, i soggetti Down, chi ha un problema più serio di altri nella
propria spavalderia o assenza dal contesto... costoro spesso provano un piacere enorme nel sentire la propria voce col
proprio nome che viene amplificata.
3.1 Gli esploratori più piccoli
Nessuna difficoltà coi piccoli
(questi esercizi funzionano già
dall'età di 5 anni), purchè si
evitino tempi morti e interruzioni.
Possono esserci problemi nel tirar
fuori la voce per i soggetti più insicuri.
Qualcuno persino dimenticherà il proprio nome o dirà quello dell'amico
che vuole emulare.
3.2 Gli esploratori più grandi
Rallentare i ritmi, indovinare i
"pattern" (le sequenze), riconoscere quell'emotività della
comunicazione che spesso è sottaciuta e su cui si diventa crescendo sempre più
distratti. Sono cose che sfidano anche
i grandi.
4. Tempo
Il gioco per questa missione
richiede un'oretta.
L'indomani è bene ripensare a
quello che è stato scoperto. Infine si scrivono/realizzano le testimonianze e
si prepara la busta (per i piccoli) o
la e-mail (per i grandi) da spedire ai Qwrtp.
4.1 Cosa fare prima
La prima e la seconda missione
sono particolarmente pratiche per introdurre al lavoro generale in modo
efficace, quindi vi raccomando calorosamente di seguire l'ordine consigliato
almeno le prime due settimane.
5. Note tecniche
Per evitare tempi morti è utile
(per i bambini fino alla quarta è indispensabile) aver stampato in anticipo le
copie della relazione di Nico d'Aria sulle aragoste.