Suggerimenti per
missione terrestre n° 13
Obiettivi
Associare suono e ambiente con le modalità
cinematografiche (colonna sonora).
Suscitare, attraverso la musica, visualizzazioni.
Valorizzare e legittimare tali visualizzazioni.
Sviluppare la capacità di narrare qualcosa di inconsueto
usando il pensiero divergente.
Sviluppare la capacità di ascoltare i compagni mentre
narrano.
Approccio
Tecniche di benessere con distensione al suolo.
Motivazioni
Si sa che la colonna sonora di un film modifica profondamente
la percezione di una scena. Lo verificherete negli ultimi frames di questa missione, quando l'immagine di un'arpista sarà
accompagnata da musiche di diversi generi e stili. L'insieme immagine + musica produrrà una risonanza che, nello spirito di chi
guarda, cambierà ogni volta.
Sapete che in molti ipermercati si cambia colonna sonora
nei diversi reparti? Per aumentare le
vendite c'è una musica sensuale tra i profumi, una musica country tra i
salumi... e una marcetta verso l'ora di chiusura, per affrettare il deflusso e
ridurre le ore di straordinario delle cassiere. Cambiando colonna sonora cambia
il comportamento; la musica ci telecomanda.
Con questo gioco restituiamo il telecomando ai bambini,
diamo legittimità e ospitalità ai loro
castelli in aria.
Sappiamo tutti quanto sia prezioso aiutare i bambini ad
avere fantasie proprie, far loro capire che immaginare è una bella cosa, che fa
piacere anche ai grandi. Occorre che, crescendo, non si abituino a mutilare o
nascondere questi pensieri personali (che fondano l'identità) come se fossero
sciocchezze infantili; resterebbe spazio solo per un immaginario stereotipato
che popola la mente di Ferrari, Barbies e calciatori.
Nella mente gli stereotipi urlano, coprono il sottovoce
emotivo che bisbiglia nella vita quotidiana delle persone in carne e ossa.
Quando un bambino si conforma agli standard, inverte segnale e disturbo,
considera le proprie parti più profonde e personali come rumore di fondo, come
interferenza disturbante che gli impedisce di diventare quello che idealizza di
essere.
Disegnare e narrare le proprie visualizzazioni serve a
trarle dall’evanescenza inconsapevole, farle vivere e, anche, a dare
legittimità a un mondo interiore che spesso si preferisce celare.
1. Il
vocabolario dei giovani
Si dice spesso che i ragazzi di oggi hanno un vocabolario
povero, che parlano e scrivono in modo banale e piatto. Eppure nessuna
generazione della storia umana ha mai conosciuto tante parole del vocabolario.
A esasperare il paradosso, la nostra scuola privilegia
l’italiano su altre forme espressive.
Come si spiega?
Forse con il fatto che i ragazzi hanno poche cose da dire,
o hanno poche persone che li ascoltano, o zittiscono le dissonanze dell’anima
che sono la materia necessaria di un discorso sincero.
In tutti i casi, la loro voce pare solo rumore, agli
adulti e addirittura a loro stessi.
Il gioco dei
pianeti è molto utile in questa direzione. Si può ripetere varie volte
all'anno, anche una volta alla settimana per un paio di mesi.
Vedrete che la routine non stanca, anzi, migliora
l'efficacia del gioco. Vedrete anche che i bambini, sentendosi più rilassati e
ascoltati, diventeranno più diligenti, motivabili e fiduciosi nelle proprie
capacità.
2. Errori da
evitare
Con noi stessi
Mescolate pure Vivaldi e i Pink Floyd, le danze irlandesi
e Wagner, Bach e Piazzolla. Consiglio di usare molta musica classica
contemporanea e molto jazz recente, mescolati con altri generi.
Per questo occorre che l'adulto si liberi da alcuni luoghi
comuni sulla musica contemporanea. Turbamento, disagio, persino fastidio sono i
sentimenti di chi si avvicina per la prima volta, da adulto, a musiche poco
orecchiabili, che escono dai canoni tranquillizzanti della tonalità e del
ritmo.
Noterete che i bambini colgono l'espressività, il divertimento,
l'umorismo e la poesia dove l’adulto a volte trova la colonna sonora dei film di Dario Argento.
Nel gioco dei pianeti, capita spesso che dopo mezz'ora di
quella musica che ai grandi appare difficile e fruibile solo con adeguati filtri culturali, i bambini dicano: "Ancora!" o "È già finito?".
Chi si lascia convertire a nuove sonorità musicali diventa
non solo un insegnante più vicino agli alunni, ma anche una persona più ricca
intellettualmente e spiritualmente. Provare per credere. Se non volete, usate
tranquillamente musica barocca, sinfonica, brani strumentali extraeuropei o
quello che preferite, ma ricordate i consigli che seguono.
Una precisazione ovvia, a scanso di equivoci: l’insegnante
non è uno psicoanalista. Abbiamo il compito di valorizzare le parti interiori,
quindi inconsce, del bambino, di facilitarne l’espressione, di fluidificarne la
comunicazione. Tutto ciò ha una grande influenza sullo psichismo, ma non ha
niente a che fare con l’analisi e il transfert. Noi agiamo ecologicamente, nel
senso che creiamo situazioni ambientali positive in cui il bambino può, da
solo, evolvere i propri equilibri interni nei limiti che la sua storia
affettiva gli permette; possiamo anche preservarlo da alcune perturbazioni
ulteriori che la scuola di un tempo provocava.
Non possiamo fare di più; ci basti far bene quello che
possiamo fare, che non è poco.
Con i bambini
Quasi tutti i tipi di musica vanno bene, semplicemente
evitate quelli che i bambini hanno già visto associati a immagini (come quelle
della pubblicità) e le musiche accompagnate da un testo (quest’ultimo
prenderebbe il sopravvento sul suono).
C'è un momento che può essere critico: quando, dopo
l'esperienza, tutti i bambini vorranno raccontare ciò che hanno visto. Chiarite
che ascolterete insieme solo qualche esempio, e che poi tutti disegneranno e/o
scriveranno la descrizione dei propri pianeti.
Durante l’esperienza, a volte faticano a rilassarsi
proprio i bambini che più ne avrebbero bisogno; stentano a chiudere gli occhi e
a lasciar libera la fantasia. La presenza di un adulto verticale a fianco del loro posizione orizzontale li aiuta
sicuramente a sentirsi un po’ più sereni e protetti, sorvegliati nel senso
positivo del termine (vegliati sopra).
Se non sanno di essere visti, capita che
attirino nella loro agitazione i compagni vicini, con piccole provocazioni o
piccoli dispetti. Spesso basta un gesto che li invita a chiudere gli occhi, una
carezza e un po' di pazienza.
Le provocazioni vere e proprie sono rare, ma può capitare
che qualcuno approfitti del silenzio generale per regalarci una parolaccia
teatrale o un clamoroso rutto di cinque secondi. Queste provocazioni, quando
capitano, sono spesso mirate a far regredire l'adulto sul piano della stizza e
della rappresaglia, raccogliendo al contempo un gran successo di pubblico tra i
coetanei.
Un semplice modo per evitare la fatica di crescere è
quello di trasformare in bambino l'adulto con cui ci si confronta; gli adulti
immaturi ci cascano, quelli ben strutturati ci cascano meno spesso.
Quindi, ecco un’affermazione che è più facile a dirsi che
a farsi: basta che il grande sia abituato a restare calmo e la provocazione non
funziona più.
Durante la narrazione deve essere assolutamente chiaro a
tutti un concetto importante: chi narra il proprio pianeta non sta raccontando qualcosa alla maestra o al professore,
ma ai compagni. Questo non è facile
da perseguire: veniamo da una cultura didattica maestrocentrica, e uno dei
compiti difficili e preziosi dell’attuale generazione di insegnanti è abituare
i ragazzi a comunicare orizzontalmente, cioè tra loro.
Quindi, attenzione ai tempi: interrompete le narrazioni
orali un momento prima che diventino stancanti, poi passate al disegno (con i
piccoli) e/o al testo (con i grandi).
3. Variabili in
ordine all'età
Il gioco funziona con le età più diverse. Semplicemente i
più piccoli hanno un tempo di raccoglimento più breve.
Può aiutare anche gli insegnanti sollecitandoli a frugare
tra i propri dischi e recuperare un gusto per la musica che forse hanno
perduto.
Nelle scuole elementari raccomando che l'ultimo pianeta
sia accompagnato da una musica gradevole e positiva, a costo di sceglierla
stereotipata; probabilmente susciterà esplorazioni meno interessanti, ma se
qualcuno è soggetto ad ansie o a fantasie negative troppo forti, una musica facile al termine del gioco lo aiuterà a
non finire con sentimenti turbati.
4. Tempo
Il gioco per questa missione richiede circa mezz'ora di
visualizzazione (più una buona mezz’ora per spostarsi ed entrare in situazione)
e un'ora per narrare e disegnare. Con età maggiori (questo gioco è efficace
anche alle suole superiori) i tempi di redazione devono aumentare.
L'indomani è bene ripensare a quello che è stato scoperto.
Infine si scrivono/realizzano le testimonianze e si prepara la busta (per i piccoli) o la e-mail (per i grandi) da
spedire a Brumm.
Che cosa fare
dopo
Noterete che in questo CD (e in particolare nelle missioni
13 e 14) si disegna un curricolo in cui il bambino è prima ascoltatore e poi
esecutore e creatore. È il percorso inverso a quello che si fa generalmente. Il
CD parte dal presupposto che ascoltando sonorità contemporanee si può svegliare
il gusto per le qualità timbriche.
Naturalmente questa è solo una delle strade possibili, ma
funziona, perché i bambini scoprono che anche con i cosiddetti rumori si può
fare poesia ed espressione. Questo aiuta molto anche gli insegnanti che non
hanno troppa confidenza con il mondo dei suoni.
4. Note tecniche
Per evitare tempi morti è utile aver stampato in anticipo le copie della relazione di Nico d'Aria