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Il premier alla presentazione del libro di Vespa
"Quotidiani e periodici
sono vecchi e per un'elite"
Berlusconi difende la Gasparri
"Giornali obsoleti, futuro digitale"
"Approvata una legge pluralista e contro i monopoli"

 

Silvio Berlusconi

 

ROMA - I giornali? "Obsoleti: le massaie non li leggono, sono fatti per l'elite". In occasione della presentazione del libro di Bruno Vespa, il presidente del Consiglio dice la sua sull'informazione prendendo le difese sia delle nuove tecnologie che delle tv che "rappresentano il progresso". Argomento perfetto per difendere la legge Gasparri appena approvata dal Parlamento e in attesa della firma di Ciampi: "E una legge pluralista, contro gli oligopoli e i monopoli".

"Non potete fermare il progresso tecnologico. Voi non potete fermare il digitale. Quando la tecnologia presenta delle forme possibili di comunicazione, non la si può fermare. Questo è il progresso che avanza..." dice Berlusconi alludendo alle novità contenute nella legge Gasparri, a cominciare dal digitale terrestre.

Che rappresenta il progresso che non si può arrestare anche a discapito della stampa: "I giornali, i periodici fanno parte di una stagione della comunicazione. Oggi, per esempio c'è Internet, che fornisce a domicilio tutte le notizie immaginabili. Non attribuite quindi alla televisione - dice il premier rivolto ai mediatori del dibattito, i direttori de La Stampa Marcello Sorgi e del Messaggero Paolo Gambescia - la possibilità di togliervi dei lettori. Voi fate dei bellissimi giornali. Non dico che non siete capaci di farli. Anzi. Sono giornali bellissimi, ma li fate per una elite di cittadini. La carta stampata fa parte di un momento dello sviluppo della tecnologia e della comunicazione. Non so indicarvi io la soluzione, ma quando ci sono prodotti che diventano obsoleti bisogna prendere altre strade".

Insomma, criticando la Gasparri gli editori di giornali oggi fanno la parte che fecero "quei produttori di carrozze che, in Inghilterra, chiesero al Parlamento di vietare la produzione di automobili e, non riuscendoci, ottennero che le automobili fossero precedute da un 'battitore' che gridava 'fate luogo, fate luogo'. I periodici - aggiunge - fanno parte di una stagione dell'informazione, oggi c'è anche internet...".

Quando gli viene obiettato che la legge Gasparri favorisce gli introiti pubblicitari per le tv a scapito della carta stampata, Berlusconi nega: "Il limite di raccolta per le tv non è toccato". Per il capo del governo si potrebbe verificare l'eventualità di una perdita di quote di pubblicità, "ma perché nel mondo delle televisioni ci saranno nuovi protagonisti". Nessun vantaggio per Mediaset o per la Rai: "I giornali non raggiungono la popolazione acquirente di determinati prodotti, poiché non c'è nessuna massaia che legge i giornali. Il 70% degli articoli pubblicati non vengono letti da nessuno". E quando gli editori aspirano a togliere fette di pubblicità alle tv (in particolare sui generi alimentari o sui pannolini) "si illudono" perché "nessuna massaia legge i giornali".

Berlusconi poi spiega i contenuti della Gasparri dicendo che "apre il mercato a colossi stranieri, alla Telecom e ad altri gruppi. Si vieta alle tv commerciali di acquistare testate fino al 2008. I giornali possono acquistare tv e radio". Insomma, per il premier "è una legge pluralista contro gli oligopoli e i monopoli" e se è stata molto criticata è perché "è stata fatta un'opera di disinformazione da parte della sinistra e dei giornali: "sono riusciti perfino a far passare l'idea che Retequattro va sul satellite, invece chiuderebbe per mancanza di pubblicità e si licenzierebbero mille persone".

Quanto alla satira, Berlusconi chiarisce: "Si vuole fare passare per censura l'oltraggio ed il vilipendio alle istituzioni. Si grida al regime, ma la satira non può diventare insulto ed esplosione d'odio. Il diritto di ciascuno finisce quando comincia il diritto di un altro".

E la libertà di stampa? "L'Italia è ai primi posti per assoluta e totale libertà di stampa".

(10 dicembre 2003)