Repubblica, 13 ottobre 2003

 

Lo rivela una ricerca su mille ragazzi dai 16 ai 19 anni, realizzata dal mensile Campus. La provocazione: prendete esempio dai divi dello spettacolo

 

"Cari prof, non ci piacete" bocciati da due studenti su tre

 

Insensibili, poco comunicativi, indifferenti ai giovani

 

 

 

"Non sanno nulla di musica tecnologia e droghe leggere"

"Ignorano il nostro mondo, sono trascurati anche nel vestire"

 

MARIA NOVELLA DE LUCA


ROMA - Bocciati in globalizzazione, moda, tecnologie, piercing, musica e droghe leggere. Trascurati nel vestire, insensibili ai problemi degli studenti, poco coinvolgenti durante le lezioni, per nulla informati sul mondo del lavoro e terribilmente lontani dalle immagini levigate dei divi della tv. Che poi conoscano la loro materia, e siano aggiornati, come sembra, su calcio e sport, non è che cambi molto il giudizio finale. Cari prof non ci piacete. Così hanno decretato mille studenti tra i 16 e i 19 anni intervistati dal mensile Campus, un´indagine per capire che cosa manca, davvero, agli insegnanti italiani per essere considerati dei «maestri». Al primo posto tra le critiche alla scuola i ragazzi hanno indicato (68%) proprio i professori, poi le condizioni fatiscenti degli istituti. Alla domanda «ti è mai capitato di parlare dei tuoi problemi con un insegnante?», il 69% ha risposto «no, mai». Oltre la cattedra, insomma, il silenzio. Dalla ricerca affiora anche l´identikit di un certo modello di studente. Che critica i prof per il loro modo di vestire (dimesso e trasandato), manderebbe insegnanti e presidi a scuola dai personaggi delle soap, e soprattutto (ma forse la risposta è ironica) sogna in cattedra Maria De Filippi, Alessia Marcuzzi, Fabio Volo, Lorenzo Ciompi e Piero Chiambretti.
«Sinceramente non mi ritrovo nei modelli proposti da questa ricerca - commenta Giovanni Salvi, 18 anni, ultimo anno di Tecnico Commerciale e coordinatore dell´Unione Studenti - se non quando si afferma che i prof sono ignoranti sui temi della globalizzazione. Del loro modo di vestire non me ne importa nulla, e devo dire che negli anni ho incontrato diversi docenti con cui è stato possibile parlare, prof che danno quel "qualcosa in più" oltre all´ora di lezione. Il punto vero è un altro: dietro tutte queste critiche, secondo me, c´è un malessere per la mancanza di spazi di rappresentanza dei giovani nella scuola». Forse. Ma le affermazioni del questionario sembrano più «personali» che «politiche», come se gli studenti si sentissero delusi dal disinteresse del mondo adulto per tutto ciò che compone il loro mondo under. «Difendo la mia totale ignoranza in fatto di mode, tatuaggi e simili - risponde Massimo Pierro, docente di Storia e Filosofia al liceo Visconti di Roma - gli studenti devono pretendere da me che io sia preparato in ciò che insegno, non che discuta del loro anello al naso. Non sono d´accordo nemmeno con le critiche al look dei professori». Già, ma c´è un universo ben definito dietro quelle risposte. «I ragazzi si lamentano della mancanza di un rapporto personale - dice Pierro - ci chiedono di parlare del loro stile. Sono richieste che dovrebbero fare ai loro genitori. Per quanto mi riguarda insegno da anni e sono sempre rimasto in contatto con i miei ex studenti. Quello che mi preoccupa, invece, sono i modelli di riferimento ai quali noi dovremmo ispirarci: Maria De Filippi, Fabio Volo, Emilio Fede. Speriamo che sia una provocazione...».