LA STORIA
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Cina, parla
l´etologa che lo studia. Usato
da 2500 anni per sfuggire ai maschi-padroni
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Il linguaggio
segreto delle donne |
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DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE |
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Vicino al
villaggio cinese di Shanjianxu, nella regione
meridionale dello Hunan, il tempio della Montagna Fiorita è dedicato a
due sorelle morte più di mille anni fa. Da secoli le contadine venerano i
loro spiriti portando al tempio rotoli di carta di riso in cui confidano i
loro segreti e formulano dei desideri; non di rado quello di suicidarsi.
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Quelle preghiere
nessun uomo è mai riuscito a leggerle, perché nessun maschio può capire la
lingua in cui sono scritte. Non sono in cinese ma in Nushu, forse l´unica lingua al
mondo creata da donne per comunicare solo fra loro. Una leggenda vuole che il
Nushu abbia duemilacinquecento anni e che discenda
dalle scritte che gli oracoli incidevano sugli ossi; un´altra mitologia racconta
di una ragazza che fu data in sposa all´imperatore, e
una volta prigioniera della corte imperiale inventò una scrittura segreta per
comunicare con le sue amiche.
Messa fuori legge dal partito comunista negli
anni 50, la Lingua delle Donne è stata riscoperta e studiata dalle linguiste
cinesi Zhao Liming e Gong
Zhebing, dalle giapponesi Toshiyuki Obata e Orie Endo. La rarità linguistica è
anche una finestra sulla condizione femminile in Asia. Come spiega la
professoressa Zhao, «la prima ragione per la nascita
di questa lingua fu il fatto che le donne vivevano
nell´analfabetismo forzato, non potevano andare a
scuola e nessuno insegnava loro lo Hanzi, la scrittura
cinese». L´altra ragione è la pratica dei matrimoni
combinati, per cui le nozze erano un passaggio tragico
nella vita delle donne: strappate alle proprie mamme e sorelle e alle amicizie
d´infanzia, finivano sotto l´autorità della famiglia del marito, spesso in stato di
semi-schiavitù e sottoposte alle vessazioni delle suocere. Ma le donne della
provincia di Jiang Jong
nello Hunan trovarono una
consolazione.
Non conoscendo l´alfabeto degli
uomini inventarono una scrittura originale per
tramandarsi le canzoni della nostalgia, per confidare alle amiche i loro
pensieri più intimi e le sofferenze. Furono aiutate dall´esistenza di una solidarietà femminile speciale: in
questa regione esisteva l´antico costume dello Jiebai Zimei, il «giuramento di
sorellanza», che fin dall´adolescenza creava legami
perfino più forti del sangue (è stata affacciata da studiosi occidentali l´ipotesi che lo Jiebai Zimei potesse nascondere affetti lesbici; Zhao Liming lo esclude categoricamente
ma questo è scontato perché nella Cina di oggi l´omosessualità è ancora un tabù).
«Quando una giovane
donna veniva data in sposa - racconta Orie Endo - sua madre, le sorelle e le amiche giurate componevano
dei canti apposta per esprimere il dolore della separazione imminente. Ma una
volta che la ragazza partiva per il villaggio del marito le loro voci non potevano più viaggiare. È così che nacque una
scrittura per mantenere vivo il legame tra le donne, una scrittura che non
poteva essere il cinese, visto che lo Hanzi veniva insegnato solo agli uomini. Alla giovane sposa
le parenti e le amiche regalavano dopo le nozze un San Chao Shu, il libro del cuore in
cui scrivevano i loro auguri di felicità; molte pagine
venivano lasciate bianche perché la sposa potesse confidarvi negli anni seguenti
i suoi pensieri e le sue sofferenze».
Così nella notte dei tempi fu creato
questo alfabeto Nushu, con
1.500 caratteri che traducono suoni del dialetto locale in sillabe. Sono
caratteri scorrevoli e aggraziati, diversi e più semplici degli ideogrammi
mandarini che invece all´origine rappresentano dei
concetti. Ma sono rimasti per secoli incomprensibili e
impenetrabili per i maschi. Composizioni in questo
alfabeto sono state ritrovate anche ricamate sui ventagli e sui vestiti
della zona. Un altro aspetto raro della scrittura Nushu è che si esprime quasi esclusivamente in versi, perché
la sua origine orale sono i canti delle donne che
lavoravano in casa insieme a filare, cucire vestiti, confezionare scarpe.
In
quei versi scritti per le amiche lontane sono consegnate le testimonianze di una
condizione femminile senza speranza. «Le
mie cognate mi disprezzano / Da mangiare ho solo un po´ di crusca / Con dell´acqua per farne una minestra / Mi costringono a fare
tutto il lavoro domestico / Ma il mio stomaco è vuoto». «Mio marito scommette al
gioco / Mi dimentica per andare alle bische / Ne ho abbastanza di soffrire / Quando mi picchia e non posso fuggire / Ho cercato
di impiccarmi / Ma gli zii mi hanno riportato in vita».
Nei diari femminili in Nushu
decifrati dalle linguiste c´è autocommiserazione e
disprezzo di sé stesse. Chi scrive spesso si indica
alla terza persona come «questa donna dal destino spregevole, essere inutile,
nata dalla parte sbagliata». Nascere donna è la dannazione di un karma negativo in una vita precedente.
Al tempio delle due
sorelle sulla Montagna Fiorita vicino a Shanjiangxu, tra gli odori dell´incenso che brucia, il canto che una contadina ha
lasciato su un rotolo di carta di riso si traduce così:
«Sorelle defunte,
ascoltate questa mia preghiera Questa povera ragazza vi scrive nella Lingua
delle Donne Anime sorelle abbiate pietà di me. Vorrei seguirvi dove siete Se
solo mi accettate Voglio seguirvi fino alle sorgenti gialle dell´aldilà Di questo mondo non mi attira più niente Vi
scongiuro trasformatemi in uomo Non voglio più avere il nome di donna».
Il Nushu cominciò ad essere
scoperto e studiato negli anni 50 ma quasi subito venne vietato dal partito
comunista, forse perché la sua sopravvivenza smentiva le versioni ufficiali
sull´avvenuta emancipazione della donna cinese. Una
delle ultime autrici a usare la Lingua delle Donne,
He Yanxin, è nata nel 1940:
la sua autobiografia - dieci pagine fitte di 2.828 caratteri Nushu scritti sul quaderno di scuola del figlio - descrive
le sofferenze di un matrimonio imposto d´autorità
dalla famiglia, una consuetudine teoricamente soppressa nella Cina socialista di
Mao Zedong. Tuttora i
demografi misurano il peso dei pregiudizi sessisti e l´arretratezza della condizione femminile in Cina dal triste
fenomeno statistico delle «bambine scomparse»: in base alle normali tendenze
procreative del genere umano - per cui in media alla
nascita ci sono 106 maschi per 100 femmine - tra il 1980 e il 2000 in Cina
sarebbero dovute nascere 13 milioni di bambine in più di quelle che sono nate.
Le «bambine scomparse» nei censimenti demografici, sono state vittime di veri e
propri infanticidi di massa oppure - in epoca più recente e grazie ai progressi
della medicina - sono il risultato di una selezione pre-natale del sesso: quando
l´ecografia rivela che il feto è femminile, si opta per l´aborto. Su scala
nazionale questi aborti mirati a seconda del sesso del
nascituro producono l´enorme squilibrio delle nascite
rivelato dai censimenti. Il pregiudizio contro le bambine si attenua nelle grandi città come Pechino e Shanghai. Resta
forte nei villaggi come Shanjianxu nonostante la
politica di controllo della natalità - la regola del figlio unico - sia stata
ammorbidita proprio a favore dei contadini.
Oggi la Lingua delle Donne non è
più fuorilegge. Anzi, a Shanjianxu e nei villaggi
vicini come Pumei vogliono cercare di trasformare il
Nushu in un´attrazione turistica e
hanno cominciato a insegnarlo nelle scuole. Ma Orie
Endo teme che la sua estinzione sia comunque vicina. A parte le studiose venute da lontano, nello Hunan le donne veramente
capaci di leggerlo e scriverlo, oltre che di parlarlo, sono rimaste solo in tre:
Yang Huanyi di 94 anni,
He Yanxin e He Jinhua di 64. Dopo di loro
forse l´unica lingua femminile del mondo sarà relegata
in un museo.