RAPPORTO EURISPES
2004
La partecipazione di donne e giovani: al
Trentino il primato del sistema politico più aperto d'Italia.
Più
giovani nel centro-destra, più donne nel centro-sinistra .
Lo studio dell’Istituto, concernente il livello di apertura del
sistema politico regionale nei confronti di giovani e donne, categorie troppo
spesso avulse da responsabilità associative, politiche ed amministrative.
Nello specifico:
fornire alcune indicazioni circa l’apertura dei sistemi regionali tramite
l’osservazione di quattro indicatori: partecipazione politico-elettorale,
presenza giovanile nelle regioni, presenza femminile e livello generale di
apertura del sistema politico.
In generale, dalla
lettura dei dati emerge come il Trentino Alto Adige si trovi in cima alla
classifica, in quanto risulta essere la regione italiana che più di tutte
dimostra attenzione nei confronti dei giovani e delle donne nella formazione
dei processi decisionali interni A seguire, si trovano Piemonte, Umbria,
Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana.
Da una analisi
complessiva e comparata, emerge poi in maniera evidente il divario esistente
tra le realtà regionali del Nord e quelle delle altre aree del paese, il Sud in
particolare. In coda alla classifica, infatti, eccetto la Liguria, figurano
quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, “penalizzate – afferma l’Eurispes –
oltre che da un basso grado di partecipazione dei propri residenti alla res
pubblica, da un comprovato atteggiamento di chiusura riguardo l’universo
femminile”. Ciò premesso, la maglia nera spetta decisamente alla Calabria, le
cui migliori performances non vanno oltre il penultimo posto raggiunto nella
classifica relativa al grado di partecipazione politico-elettorale. L’unica
nota non dolente per le regioni del Sud arriva dalla Sicilia che, nonostante
riservi pochi posti alle donne, si rivela l’amministrazione regionale più
giovane d’Italia. L’Emilia Romagna, invece, è la regione che ottiene il
migliore piazzamento nella graduatoria che tiene conto del livello di adesione
manifestato dalla popolazione regionale nei confronti degli strumenti e dei
meccanismi di verifica della politica, ovvero le competizioni elettorali.
Una nota politica: un’ulteriore
classificazione del livello di apertura del sistema politico regionale nei
confronti dell’universo giovanile e femminile è stata ottenuta in
considerazione dell’orientamento politico delle singole amministrazioni.
Complessivamente, a livello regionale l’Eurispes evidenzia che sono le
coalizioni di centro-destra ad aprirsi di più ai giovani: 11,6% il grado di
apertura dei governi di centro-destra contro il 10,3% di quelli di
centro-sinistra. Il divario si accentua notevolmente se si osservano le
percentuali di presenza giovanile negli esecutivi: 13,4% il peso degli
amministratori junior nelle Giunte di centro-destra, 6,3% quello rilevato sul
fronte opposto.
Complessivamente più
donne, invece, soprattutto nei governi regionali di centro-sinistra: le
amministrazioni guidate da questa coalizione dispongono, infatti, di una
presenza femminile al loro interno che è pari al doppio di quella rilevata
nelle amministrazioni di centro-destra (13,6% contro 6,2%). Questo trend si
conferma anche in seno ai Consigli regionali (12,3% di presenza femminile nelle
Amministrazioni di centro-sinistra, 6,4% in quelle di centro-destra), mentre la
forbice si allarga per quanto riguarda le Giunte: è di uno a quattro il
rapporto tra i governi di centro-destra e quelli di centro-sinistra rispetto al
numero di donne che ricoprono una qualche carica all’interno degli esecutivi
regionali (5,7% la quota di amministratori “donne” nelle Giunte di
centro-destra, contro il 19,7% in quelle di centro-sinistra).
RAPPORTO ITALIA 2004 -
EURISPES |
|
I più
attenti |
|
REGIONI |
v.% |
Emilia Romagna |
83,1 |
Umbria |
80,6 |
Lombardia |
79,9 |
Veneto |
78,6 |
Toscana |
78,5 |
Trentino Alto Adige |
78,4 |
Marche |
78,2 |
Piemonte |
77,8 |
Lazio |
75,8 |
Valle d'Aosta |
75,7 |
I più distratti |
|
Liguria |
74,6 |
Basilicata |
73,6 |
Puglia |
72,7 |
Abruzzo |
72,1 |
Sardegna |
70,8 |
Campania |
70,4 |
Friuli Venezia Giulia |
70,1 |
Molise |
68,6 |
Calabria |
66,6 |
Sicilia |
64,5 |
Note:
(*) Rappresenta la media di affluenza alle urne per le ultime elezioni europee,
politiche e regionali
Fonte: Eurispes, Prima anticipazione del Rapporto Italia 2004 -
"Il livello di apertura del sistema politico regionale", Gennaio 2004
In Emilia Romagna la più alta affluenza alle urne; in
Sicilia l'amministrazione più giovane. La Calabria regione più ''chiusa''
Alcuni dati evidenziano nello specifico la
partecipazione politico-elettorale e quella dei giovani. Ecco, in sintesi,
quanto emerge.
Partecipazione politico-elettorale. “Le elezioni
costituiscono il principale momento di verifica della partecipazione dei cittadini
alla politica – afferma l’Eurispes -. Il controllo che, in questo modo, i
cittadini esercitano sulle istituzioni sarebbe la garanzia della vitalità di
queste ultime, nonché della loro capacità di farsi interpreti dei bisogni
collettivi. L’astensionismo o la non partecipazione politico-elettorale è, da
questo punto di vista, uno degli aspetti preoccupanti della vita politica delle
moderne democrazie, specialmente se si tiene conto del fatto che il partito
“ideale” che esso individua, costituisce spesso il partito di maggioranza
relativa”.
Il Rapporto mette a confronto i dati sulla
partecipazione e l’affluenza alle urne della popolazione italiana nelle ultime
elezioni europee, politiche e regionali, mediante la costruzione di un indice
di partecipazione politico-elettorale per ciascuna regione. Tale indice altro
non è che la media, a livello regionale, dei livelli di partecipazione
raggiunti in ciascuna competizione elettorale. Bene, ciò che emerge è che nelle
regioni economicamente più avanzate si registra il più alto grado di
partecipazione politico-elettorale: non è un caso, infatti, che i più “attenti”
alle vicende politiche ai vari livelli si rivelino gli emiliano-romagnoli, la
cui media di affluenza alle urne, rispetto alle ultime tornate elettorali, è
dell’83,1%, superiore di ben otto punti alla media nazionale (75%). In seconda
posizione c’è l’Umbria, laddove ben otto residenti su dieci (80,6%) dimostrano
di partecipare “attivamente” alle consultazioni elettorali; seguono la
Lombardia (79,9%), il Veneto (78,6%), la Toscana (78,5%) e il Trentino Alto
Adige (78,4%), in assoluto la regione con il più alto indice di permeabilità
politica.
I più “distratti” si dimostrano in primis i
siciliani, di gran lunga i più disinteressati alla politica rispetto all’italiano
medio: il livello di partecipazione politico-elettorale rilevato in questa
regione è del 64,5%, a fronte di una media nazionale del 75%. Piuttosto
distaccati appaiono pure i residenti della regione Calabria e del Molise: come
per la Sicilia, infatti, l’indice medio di partecipazione politico-elettorale
in queste aree non raggiunge neanche quota 70% (rispettivamente 66,6% e 68,6%).
Le amministrazioni giovani . L’Eurispes ha
voluto capire se sia realmente possibile implementare un sistema di
partecipazione alla vita politica ed istituzionale che coinvolga i giovani dal
basso. L’ipotesi di partenza è stata quella di considerare o, per meglio dire,
riclassificare come “giovane”, secondo la dicotomia junior/senior, la categoria
degli amministratori regionali nati fino al 1963, con lo specifico intento di
pervenire ad una valutazione del livello di permeabilità del sistema politico
regionale nei confronti di nuove “leve”. In altre parole, si è trattato di calcolare
l’incidenza numerica di questo sottocampione all’interno dell’attuale classe
politica regionale. Dunque, spetta alla regione Sicilia il primato di
amministrazione più giovane d’Italia. Con un’incidenza del 20,8%, a fronte di
una media nazionale dell’11,8%, la Sicilia conta il maggior numero di
amministratori junior: ben 21 su 101 gli under 40 che ricoprono una carica
istituzionale all’interno del panorama politico regionale di quest’area. Al
secondo posto si colloca il Piemonte, con una presenza giovanile all’interno
dell’Amministrazione regionale nel suo complesso pari al 19,2% del totale.
Terza la Lombardia con il 17,7%, quarta la Valle d’Aosta con il 14%; quinto il
Veneto con un 13,7% di presenza giovanile; seste, appaiate, il Friuli Venezia
Giulia e l’Emilia Romagna con il 12,7%, ed, ancora, la Puglia, che con il 12,5%
di amministratori junior si aggiudica il settimo posto. Tutte le altre regioni
presentano valori al di sotto della media nazionale, con percentuali che
oscillano tra l’11,1 della Campania ed il 3,8 della Calabria, amministrazione
quest’ultima che, a conti fatti, si presenta politicamente più chiusa o, se
vogliamo, meno vicina ai giovani.
Disarticolando il dato per organo regionale, la classifica, almeno
limitatamente alle prime posizioni, non subisce particolari variazioni. La
Sicilia, infatti, conquista la vetta anche per quanto riguarda l’esecutivo
regionale più giovane d’Italia: ben sei su dodici (50%) gli amministratori
junior chiamati a far parte dell’attuale Giunta. Piuttosto consistente anche il
divario che la separa dalla seconda in classifica, la Giunta lombarda, che
annovera tra le sue fila 4 “giovani” su un totale di 17 amministratori. Seguono
la Liguria, con una presenza giovanile all’interno dell’organo esecutivo
regionale pari al 22,2%; la Puglia e la Campania, con il 15,4%. In coda
troviamo invece ben sette regioni in cui si segnala una totale assenza di
amministratori junior all’interno della Giunta regionale: l’Umbria, il Trentino
Alto Adige, la Sardegna, le Marche, il Friuli Venezia Giulia, la Calabria e
l’Abruzzo. Il consiglio regionale più giovane d’Italia è quello piemontese:
21,7% la quota di amministratori Junior che ne fanno parte. Il più vecchio
risulta quello della Regione Calabria, ancora una volta detentrice di primati
in negativo (4,7% di presenza giovanile al suo interno). Posizioni di vertice
nuovamente per Sicilia (16,9%) e Lombardia (16,5%), rispettivamente il secondo
e terzo Consiglio regionale più giovane d’Italia.
Infine, un’ulteriore classificazione del livello
di apertura del sistema politico regionale nei confronti dell’universo
giovanile è stata ottenuta in considerazione dell’orientamento politico delle
singole Amministrazioni. Complessivamente, a livello regionale l’Eurispes
evidenzia che sono le coalizioni di centro-destra ad aprirsi di più ai giovani:
11,6% il grado di apertura dei governi di centro-destra contro il 10,3% di
quelli di centro-sinistra. Il divario si accentua notevolmente se si osservano
le percentuali di presenza giovanile negli esecutivi: 13,4% il peso degli
amministratori junior nelle Giunte di centro-destra, 6,3% quello rilevato sul
fronte opposto.
RAPPORTO ITALIA 2004 - EURISPES |
|
Regioni |
v.% |
Sicilia |
20,8 |
Piemonte |
19,2 |
Lombardia |
17,7 |
Valle d'Aosta |
14,0 |
Veneto |
13,7 |
Friuli Venezia Giulia |
12,7 |
Emilia Romagna |
12,7 |
Puglia |
12,5 |
Campania |
11,1 |
Trentino Alto Adige |
10,5 |
Umbria |
10,3 |
Lazio |
9,5 |
Sardegna |
9,2 |
Molise |
8,1 |
Liguria |
7,8 |
Toscana |
7,7 |
Basilicata |
7,7 |
Marche |
6,1 |
Abruzzo |
5,6 |
Calabria |
3,8 |
Fonte: Eurispes, Rapporto Italia 2004 - "Il livello di apertura del
sistema politico regionale", Gennaio 2004
RAPPORTO ITALIA 2004 - EURISPES |
|
Regioni |
v.% |
Sicilia |
50,0 |
Lombardia |
23,5 |
Liguria |
22,2 |
Puglia |
15,4 |
Campania |
14,3 |
Molise |
12,5 |
Valle d'Aosta |
12,5 |
Basilicata |
8,3 |
Veneto |
8,3 |
Toscana |
7,7 |
Piemonte |
7,7 |
Lazio |
7,7 |
Emilia Romagna |
0,0 |
Umbria |
0,0 |
Trentino Alto Adige |
0,0 |
Sardegna |
0,0 |
Marche |
0,0 |
Friuli Venezia Giulia |
0,0 |
Calabria |
0,0 |
Abruzzo |
0,0 |
Fonte: Eurispes - Rapporto Italia 2004 - "Il
livello di apertura del sistema politico regionale", Gennaio 2004
RAPPORTO ITALIA 2004 - EURISPES |
|
Regioni |
v.% |
Piemonte |
21,7 |
Sicilia |
16,9 |
Lombardia |
16,5 |
Friuli Venezia Giulia |
15,0 |
Veneto |
14,8 |
Valle d'Aosta |
14,3 |
Emilia Romagna |
14,0 |
Umbria |
13,8 |
Puglia |
11,9 |
Trentino Alto Adige |
11,8 |
Sardegna |
10,3 |
Campania |
10,2 |
Lazio |
9,8 |
Toscana |
7,5 |
Marche |
7,5 |
Abruzzo |
7,0 |
Molise |
6,7 |
Basilicata |
6,5 |
Liguria |
4,8 |
Calabria |
4,7 |
Fonte: Eurispes - Rapporto Italia 2004 - "Il
livello di apertura del sistema politico regionale", Gennaio 2004
Il Trentino Alto Adige è la regione con il primato di
amministratori ''rosa''. Puglia senza donne in Consiglio e Giunta
Secondo il Rapporto dell’Eurispes, la
differenza tra uomini e donne in politica è una realtà ancora molto presente.
“Specialmente se intraprendono la carriera dirigenziale e aspirano a posizioni
di vertice- precisa l’Istituto -, le donne non si trovano, in molti aspetti
della vita politica, in condizione paritaria rispetto agli uomini. Anche quando
i partiti e le istituzioni ai vari livelli offrono un’immagine di apertura ad
entrambi i sessi, senza discriminazioni, può capitare (e probabilmente capita)
che, rispetto a determinate scelte, come ad esempio l’avere dei figli, siano presenti
ostacoli che diventano più grandi per le donne. Alcuni addirittura ripiegano
sullo stile di leadership, sul carisma, sull’arte del saper amministrare che la
storia assegna freddamente ed inconsapevolmente solo agli uomini”. Sta di fatto
che, ad oggi, su un totale di 1.298 amministratori regionali si contano appena
123 donne: 9 politici su dieci, in questo sistema, sono uomini.
L’analisi per genere è condotta, come per i
giovani, sia a livello aggregato che per singolo organo regionale. Ad ottenere
il massimo dei punti, conquistando il titolo di amministrazione più “rosa”
d’Italia, è la regione Trentino Alto Adige (22,4% la quota di amministratori
donne presenti al suo interno), che, in virtù di questo risultato e dei buoni
piazzamenti realizzati nelle altre graduatorie, si pone, come detto, ai vertici
della classifica generale che descrive il livello di apertura del sistema
politico regionale.
L’Umbria (20,5%) e la Toscana (16,9%) occupano, rispettivamente, il secondo e
il terzo posto quanto a presenza femminile all’interno delle Amministrazioni
regionali; seguono l’Emilia Romagna (14%), il Veneto (13,7%) il Piemonte
(12,3%) e le Marche (12,2%). In coda, la Calabria e l’Abruzzo cedono il posto
alla Puglia: neanche una donna tra Consiglio e Giunta. Nelle ultime posizioni
troviamo anche la Sicilia, il cui sistema politico, seppur schieri un’alta
percentuale di giovani al suo interno, non si dimostra particolarmente
sensibile nei confronti delle donne, tenute in considerazione solo nel 2% dei
casi.
Avvicendamento nei due gradini più alti
della classifica per quanto attiene la qualifica di Giunta più “rosa” d’Italia:
in testa svetta l’Umbria con un 44,4% di presenza femminile nell’esecutivo
regionale, cui segue il Trentino Alto Adige con il 37,5%. Non si rileva alcuna
presenza femminile nelle Giunte delle regioni: Sardegna, Molise, Calabria,
Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Basilicata e Puglia. “Quest’ultima, in
particolare – afferma l’Eurispes -, sembra privilegiare una politica fatta di
soli uomini, in quanto si aggiudica la maglia nera, e questa volta da sola,
anche limitatamente alla presenza femminile all’interno dell’organo
assembleare. Ai vertici della graduatoria del Consiglio regionale più “rosa”
d’Italia balza nuovamente in testa il Trentino Alto Adige, forte delle due
donne ogni dieci consiglieri regionali; secondo e terzo posto per il Veneto e
l’Emilia Romagna, con, rispettivamente, il 14,8% e il 14% di presenza femminile
sul totale degli amministratori che compongono l’assemblea regionale.
RAPPORTO ITALIA 2004 - EURISPES |
|
Regioni |
v.% |
Trentino Alto Adige |
22,4 |
Umbria |
20,5 |
Toscana |
16,9 |
Emilia Romagna |
14,0 |
Veneto |
13,7 |
Piemonte |
12,3 |
Marche |
12,2 |
Lombardia |
11,5 |
Friuli Venezia Giulia |
11,3 |
Lazio |
10,8 |
Valle d'Aosta |
9,3 |
Campania |
8,3 |
Liguria |
7,8 |
Basilicata |
7,7 |
Sardegna |
4,1 |
Molise |
2,7 |
Sicilia |
2,0 |
Calabria |
1,9 |
Abruzzo |
1,9 |
Puglia |
0,0 |
Fonte: Eurispes - Rapporto Italia 2004 - "Il
livello di apertura del sistema politico regionale", Gennaio 2004
RAPPORTO ITALIA 2004 - EURISPES |
|
Regioni |
v.% |
Umbria |
44,4 |
Trentino Alto Adige |
37,5 |
Toscana |
33,3 |
Campania |
23,1 |
Piemonte |
15,4 |
Emilia Romagna |
15,4 |
Valle d'Aosta |
12,5 |
Lombardia |
11,8 |
Marche |
11,1 |
Liguria |
11,1 |
Veneto |
8,3 |
Sicilia |
8,3 |
Lazio |
7,7 |
Sardegna |
0,0 |
Puglia |
0,0 |
Molise |
0,0 |
Friuli Venezia Giulia |
0,0 |
Calabria |
0,0 |
Basilicata |
0,0 |
Abruzzo |
0,0 |
Fonte: Eurispes - Rapporto Italia 2004 - "Il livello di apertura del
sistema politico regionale", Gennaio 2004
RAPPORTO ITALIA 2004 - EURISPES |
|
Regioni |
v.% |
Trentino Alto Adige |
20,6 |
Veneto |
14,8 |
Emilia Romagna |
14,0 |
Umbria |
13,8 |
Friuli Venezia Giulia |
13,3 |
Toscana |
13,2 |
Marche |
12,5 |
Piemonte |
11,7 |
Lazio |
11,5 |
Lombardia |
11,4 |
Basilicata |
9,7 |
Valle d'Aosta |
8,6 |
Liguria |
7,1 |
Campania |
5,1 |
Sardegna |
4,6 |
Molise |
3,3 |
Calabria |
2,3 |
Abruzzo |
2,3 |
Sicilia |
1,1 |
Puglia |
0,0 |
Fonte: Eurispes - Rapporto Italia 2004 - "Il
livello di apertura del sistema politico regionale", Gennaio 2004
Gli italiani sul conflitto israelo-palestinese e la
questione Mediorientale. Grande rispetto per l'Olocausto (92,3%) ma critiche
alle posizioni governative israeliane
L’istituto rende nota un’indagine
campionaria concernente “L’opinione degli italiani sul conflitto
israelo-palestinese e sulla questione mediorientale”. L’intento, come afferma
la stessa Eurispes, che ha condotto l’indagine su 1500 italiani, è quello di
“verificare la presenza di sentimenti antiebraici in Italia e raccogliere le
opinioni dei cittadini italiani sulla politica governativa israeliana e il
conflitto mediorientale”.
Ricordando il sondaggio “scandalo condotto a
livello europeo da Eurobarometro e reso noto lo scorso novembre, l’Eurispes
evidenzia come, nonostante evidenti errori metodologici, “non riteniamo che i
risultati del sondaggio possano rimandare automaticamente ad un atteggiamento
negativo della popolazione europea verso l’esistenza dello Stato d’Israele o a
sentimenti di ostilità verso il popolo ebraico”. “L’accettazione dell’equazione
– continua – in base a cui le critiche alla politica governativa israeliana
rimanderebbero a posizioni antisemite presterebbe il fianco a
strumentalizzazioni del fenomeno che non apportano alcun sostegno né alla lotta
contro l’antisemitismo né alla soluzione del conflitto mediorientale. Tale
equazione alimenterebbe, inoltre, uno dei ‘topoi’ degli antisemiti, secondo cui
la recriminazione sull’incremento dell’antisemitismo non sarebbe che una
strategia funzionale alle ragioni del sionismo”.
In concreto, l’Istituto di ricerca ha voluto
verificare le opinioni degli italiani sull’attuale politica del governo Sharon
in relazione al conflitto israelo-palestinese; sull’eventuale presenza di
pregiudizi o atteggiamenti antisemiti nei confronti del popolo ebraico; sui
principali fattori di destabilizzazione dell’area mediorientale; sul ruolo del
contingente italiano nel conflitto iracheno.
Ciò che l’Eurispes evidenzia in maniera
chiara è la mancata correlazione tra le critiche alle posizioni governative
israeliane e la negazione dell’Olocausto. In concreto, gli italiani non negano
l’Olocausto: ben il 92,3% degli intervistati ha dichiarato di essere poco
(8,8%) o per niente (83,5%) d’accordo con l’affermazione “l’Olocausto degli
ebrei non è mai accaduto”; c’è una ristrettissima percentuale di negazionisti,
il 2,7%, che dichiara di essere molto (1,4%) o abbastanza d’accordo (1,3%) con
la tesi che nega l’Olocausto, mentre non ha risposto il 5%. Non presenti anche
posizioni revisioniste. Infatti, l’80% degli intervistati ha affermato di
essere poco (16,6%) o per niente d’accordo (64,1%) con l’affermazione “l’Olocausto
degli ebrei è avvenuto realmente, ma non ha prodotto così tante vittime come si
afferma di solito”. E’ però l’11,1% che si dichiara molto o abbastanza
d’accordo con tale affermazione.
Dunque, una evidente presa d’atto di ciò che
è stato l’Olocausto. A cui però si accompagnano altri giudizi sull’attuale
politica governativa israeliana. Quasi la totalità degli intervistati (91,4%),
infatti non mette in discussione il diritto all’esistenza dello Stato di
Israele (solo il 2,8% ritiene che non abbia diritto di esistere), ma il 26% del
campione condiziona l’esistenza dello Stato di Israele al riconoscimento di uno
stato palestinese. In ordine alla condotta di Sharon, quasi 3 italiani su 4 (il
74,5%) condividono l’affermazione secondo cui “il Governo di Sharon sbaglia, ma
sbagliano anche i kamikaze palestinesi”. Solo il 14,4% è poco o per niente
d’accordo con questa tesi. Italiani però fortemente critici in ordine
all’atteggiamento di Sharon sulla questione palestinese. Tant’è che l’area del
dissenso nei confronti della politica di Sharon è più vasta: il 53,7% si
dichiara infatti poco o per niente d’accordo con l’affermazione “il Governo di
Sharon fa scelte giuste, perché deve difendersi dagli attacchi dei kamikaze
palestinesi” (il 30,9% è tuttavia molto o abbastanza d’accordo). Ben il 15%,
però, non ha saputo o voluto esprimere un’opinione.
Ancora: il 53,8% degli intervistati ha
affermato di essere poco o per niente d’accordo con l’affermazione secondo cui
“il Governo di Sharon, nei confronti dei palestinesi, sta seguendo l’unica
linea politica possibile, poiché è in gioco la sopravvivenza stessa dello Stato
d’Israele” (il 26,7% è molto o abbastanza d’accordo). Inoltre, il 77,8% esprime
parere contrario alla costruzione del Muro di separazione tra israeliani e
palestinesi e solo il 10,8% è favorevole al progetto. In questo caso, l’area di
dissenso si restringe , pur mantenendo elementi di criticità, quando il 35,9%
si dichiara molto o abbastanza d’accordo con l’affermazione “il Governo Sharon
sta compiendo un vero e proprio genocidio e si comporta con i palestinesi come
i nazisti si comportarono con gli ebrei”. In questo caso è il 48,2% a non
condividere tale affermazione mentre il 15,9% non ha aputo o voluto rispondere.
Infine, il 36,9% (più di un cittadino su tre) si dichiara abbastanza o molto
d’accordo con l’affermazione “la colpa degli attacchi dei kamikaze è da
attribuire alla politica imperialista e aggressiva di Sharon”, mentre il 45,9%
non è d’accordo.
Ciò evidenziato, l’Eurispes conclude evidenziando
“la necessità di elevare e tenere sempre alti i dispositivi di vigilanza e di
prevenzione di qualsiasi episodio di razzismo e di forte pregiudizio razziale,
sviluppando qualsiasi tipo di iniziativa culturale in grado di alimentare la
reciproca fiducia tra i popoli e le religioni ed infine qualificando le
competenze e le responsabilità della funzione giornalistica e della ricerca
sociale in relazione a temi così complessi e di particolare valore storico e
culturale”.
Eurispes - Rapporto Italia 2004 |
|||||
|
|||||
In che misura è d'accordo con le seguenti affermazioni
riguardanti il popolo ebraico? - Val. % |
|||||
|
Grado d'accordo |
||||
|
molto |
abbastanza |
poco |
per niente |
non sa/non risponde |
Gli
ebrei determinano le scelte politiche americane |
7,5 |
22,9 |
28,1 |
24,4 |
17,1 |
Gli
ebrei controllano in modo occulto il potere economico e finanziario, nonché i
mezzi di informazione |
9,2 |
24,9 |
25,0 |
22,9 |
17,9 |
L'Olocausto
degli ebrei è stato il più grande genocidio avvenuto nella storia
dell'umanità |
52,6 |
29,4 |
9,8 |
4,9 |
3,3 |
L'Olocausto
degli ebrei è avvenuto realmente ma non ha prodotto così tante vittime come
si afferma di solito |
4,1 |
7,0 |
16,6 |
64,1 |
8,2 |
L'Olocausto
degli ebrei non è mai accaduto |
1,4 |
1,3 |
8,8 |
83,5 |
5,0 |
Fonte: Eurispes.-Korus, Rapporto Italia
2004
A sinistra e nel centro-sinistra italiani più critici
verso Sharon
Due ulteriori, interessanti aspetti sul
Rapporto Italia 2004 dell’Eurispes riguardano le risposte alla questione
israelo-palestinese distinte per posizioni politiche degli intervistati e il
giudizio degli italiani sul contingente italiano in Iraq.
Lo scorporo delle risposte per area politica
di riferimento consente infatti all’Eurispes di evidenziare la presenza di
giudizi estremamente differenziati. Il disaccordo verso l’affermazione che
difende le scelte del governo di Sharon, in quanto dettate dalla necessità di
difendersi dagli attacchi dei kamikaze palestinesi, è estremamente diffuso sia
tra i cittadini che si collocano a sinistra (tra questi, il 77,5% afferma di essere
poco o per niente d’accordo) che al centro-sinistra (69,8%), rimane
maggioritario tra gli intervistati di centro (48,1% contro il 33,1% esprimente
un parere opposto) ma registra valori minoritari tra i cittadini politicamente
orientati al centro-destra (39,3%) e a destra (40,5%). È soprattutto tra gli
intervistati di centro-destra che le scelte del governo israeliano trovano
consenso e sono ritenute la diretta conseguenza degli attacchi kamikaze: il
40,3% afferma di essere abbastanza d’accordo (contro l’11,7% dei cittadini
orientati a sinistra) e il 12,2% molto d’accordo (appena il 2,4% e il 4,2% tra
gli intervistati di centro-sinistra e sinistra). La maggior parte degli
intervistati rifiuta anche la tesi secondo cui i kamikaze sarebbero la conseguenza
della politica imperialista e aggressiva di Sharon: afferma di essere poco o
per niente d’accordo, infatti, il 54,8% dei cittadini di destra, il 60,2% di
quelli di centro-destra e il 50,2% degli intervistati di centro. Anche tra i
cittadini di centro-sinistra prevale il disaccordo (46,6% contro il 41% che
ritiene, al contrario, che la colpa degli attacchi kamikaze sia da attribuire
alla politica imperialista ed aggressiva di Sharon) mentre a sinistra
l’affermazione trova un consenso maggioritario (54,5%).
Il dissenso verso una spiegazione univoca
del conflitto, che consenta di giustificare ora i kamikaze ora la politica
forte adottata dal premier israeliano verso il popolo palestinese, è
maggioritario, dunque, tra gli intervistati di quasi tutti gli orientamenti
politici. “Ciò viene confermato – precisa l’Eurispes - anche dal grado di
consenso mostrato dalla stragrande maggioranza dei cittadini all’affermazione
che condanna tanto i kamikaze palestinesi quanto la politica governativa
israeliana, indipendentemente dall’orientamento politico: esprime molto o
abbastanza accordo oltre l’81% dei cittadini di centro-sinistra e centro-destra
e l’83,1% degli intervistati di sinistra. Tra i cittadini di centro e di
destra, dove sono più numerose le mancate risposte, l’accordo scende
rispettivamente al 69,3% e al 68,2%.
Fatta eccezione per i cittadini
politicamente orientati a destra, è maggioritario tra tutti gli intervistati il
dissenso verso l’idea che la linea seguita dal governo di Sharon nei confronti
dei palestinesi sia l’unica possibile in quanto sarebbe in gioco la stessa
sopravvivenza dello Stato d’Israele. Anche in questo caso la variabile politica
gioca comunque un ruolo significativo nelle risposte degli intervistati: contro
la linea dura adottata da Sharon si schierano oltre i 2/3 degli intervistati di
sinistra e di centro-sinistra (rispettivamente, il 68,1% e il 70,8% del
complesso) e poco meno della metà dei cittadini orientati al centro, mentre nel
centro-destra gli intervistati si spaccano tra chi afferma di essere molto o
abbastanza d’accordo con l’opinione secondo cui il governo di Sharon starebbe
seguendo l’unica linea possibile per evitare la fine dello Stato d’Israele
(44,9%) e chi, al contrario, si dichiara poco o per niente d’accordo (45,9%). A
destra il 42,1% degli intervistati dichiara il proprio consenso alla linea
adottata da Sharon, contro il 40,5% che si esprime contrariamente. “Queste
spaccature nel campione di destra e centro-destra – afferma l’Eurispes -
potrebbero segnalare una certa fascinazione per il decisionismo di Sharon e per
il suo “difensivismo aggressivo”.
Rispetto all’ultima tesi, secondo cui il
governo di Sharon starebbe operando un vero e proprio genocidio nei confronti
dei palestinesi, comportandosi come i nazisti si comportarono con gli ebrei, è
possibile osservare come i cittadini dei diversi orientamenti politici si
esprimano in modo speculare a quanto osservato per l’affermazione precedente.
Nello specifico, esprimono il proprio disaccordo la maggioranza dei cittadini
di destra (56,4%), centro-destra (71,5%), centro (54,3%) e centro-sinistra
(46,9%), tra cui tuttavia è molto significativa anche la quota di chi ritiene
opportuno il paragone con lo sterminio nazista (43,4%). Tra gli intervistati di
sinistra è invece maggiormente diffusa l’opinione che il governo di Sharon stia
operando un vero e proprio genocidio: esprime molto o abbastanza d’accordo con
tale giudizio il 53,6% mentre si ritiene poco o per niente d’accordo il 37,1%.
Eurispes - Rapporto Italia 2004 |
|||||||
Lei ritiene che lo Stato |
|||||||
Val. % |
|
||||||
65,4 |
Sì |
||||||
26,0 |
Sì, ma accanto al riconoscimento di uno Stato Palestinese |
||||||
2,8 |
No |
||||||
5,8 |
Non sa/non risponde |
||||||
|
|
||||||
Lei ritiene che lo Stato di Israele abbia il diritto di
esistere? Per area politica di riferimento - Val. % |
|||||||
|
Sinistra |
Centro |
Centro |
Centro |
Destra |
Nessuna collocaz.
politica |
Totale |
Sì |
695 |
646 |
661 |
70,9 |
65,9 |
62,0 |
65,4 |
Sì,
ma accanto al riconoscimento di uno Stato Palestinese |
235 |
323 |
268 |
24,5 |
23,0 |
24,7 |
26,0 |
No |
28 |
10 |
31 |
2,0 |
6,3 |
3,1 |
2,8 |
Non
sa/non risponde |
42 |
21 |
40 |
2,6 |
4,8 |
10,2 |
5,8 |
Fonte: Eurispes.-Korus, Rapporto Italia
2004
Medio-oriente:
terrorismo islamico, Europa vacante e politica americana i pericoli. Ma i
militari italiani devono rimanere in Iraq (57,6%)
Il Rapporto Italia 2004 dell’Eurispes ha
preso in esame il giudizio degli italiani sul ruolo del contingente italiano in
Iraq.
Una sezione del questionario, infatti, ha
inteso raccogliere in generale le opinioni dei cittadini italiani in merito ai
fattori ritenuti più pericolosi per la pace in Medio Oriente. In questo
contesto, il terrorismo islamico è indicato come l’elemento più pericoloso per
una pacificazione del conflitto nella regione mediorientale per il 33,7% del
campione. Al secondo posto la mancanza di una politica estera comune
dell’Unione europea in Medio Oriente. Un ruolo più forte dell’Europa e la
capacità dei paesi membri dell’Unione di stabilire una linea di azione
organica, superando le divisioni interne che tanto spazio hanno giocato in
merito al conflitto in Iraq, è auspicato infatti da un intervistato su cinque
(20%). A breve distanza, indicata come il fattore più pericoloso per la pace in
Medio Oriente dal 19,5% del campione, la politica del Presidente Bush in Medio
Oriente. “La linea della guerra preventiva condotta dagli Usa contro il
terrorismo internazionale e gli Stati canaglia della regione – precisa
l’Eurispes - non sembra dunque rassicurare, quanto piuttosto preoccupare, buona
parte degli intervistati”. Una percentuale più contenuta del campione addebita
la responsabilità principale della pace in Medio Oriente al conflitto tra
moderati e fondamentalisti all’interno di alcuni paesi arabi (8,6%) o alla
politica del premier israeliano Sharon (6,5%). L’analisi delle risposte per
orientamento politico degli intervistati rileva importanti differenze
d’opinione tra i cittadini che si collocano a sinistra o a centro-sinistra e
coloro che fanno riferimento alle altre aree politiche. È possibile osservare,
infatti, come tra i fattori ritenuti più pericolosi per la pace in Medio
Oriente i cittadini di sinistra indichino, in prevalenza, la politica
governativa statunitense in Medio Oriente (34,3%). Anche dagli intervistati di
centro-sinistra la politica di Bush in Medio Oriente è individuata come causa
principale dell’instabilità mediorientale, ma a pari merito con il terrorismo
islamico. Entrambi i fattori sono infatti indicati da oltre un cittadino su
quattro (26,1%) degli intervistati di tale area politica. Molto più nette le
risposte degli intervistati che si collocano nelle altre aree politiche: il
terrorismo islamico è il maggiore pericolo per la pace in Medio Oriente per ben
il 41,6% dei cittadini di centro, il 47,2% di quelli di centro-destra e il
45,3% degli intervistati di destra. Sensibilmente più contenute, tra questi
intervistati, le percentuali di coloro che ritengono la politica di Bush in
Medioeriente il fattore più pericoloso. Da evidenziare, infine, come la
necessità di una politica estera Ue più organica sia sentita dai cittadini di
tutti gli orientamenti politici.
In base a quanto rilevato dall’indagine
campionaria, la maggior parte dei cittadini italiani (il 56,5%) era contraria
all’intervento degli anglo-americani in Iraq al momento dello scoppio del
conflitto. Una minoranza significativa di intervistati (38,3%) ha invece
dichiarato di essere stato favorevole all’intervento mentre il 5,2% non ha
espresso un’opinione a riguardo. Quanto alla missione del contingente italiano
impegnato in Iraq, secondo il giudizio del 57,6% degli intervistati, il
contingente italiano attualmente presente in Iraq dovrebbe rimanere. Nello
specifico, il 52,9% ritiene che sia dovere dei nostri militari restare per
proteggere gli iracheni e aiutarli nella ricostruzione del loro paese, mentre
una minoranza contenuta, il 4,7%, sostiene la necessità che la missione
prosegua al fine di non mostrare mancanza di coraggio di fronte ai nemici dei
valori occidentali. Se nelle opinioni di chi auspica il prosieguo della
missione italiana si affiancano motivazioni umanitarie a ragioni ideologiche o
di prestigio, quanti (il 38,2%) si dichiarano contrari all’attuale presenza del
contingente italiano in Iraq ritengono che i militari italiani dovrebbero
rientrare nel nostro Paese perché, inviati per svolgere una missione
umanitaria, si sono invece ritrovati in guerra (24,5%), o in quanto la
situazione in Iraq è troppo rischiosa per portare avanti una missione
umanitaria (13,7%).
L’analisi delle risposte per area politica
di riferimento mostra come tra gli intervistati di tutti gli orientamenti
politici, eccetto coloro che si collocano a sinistra, prevalga l’opinione che
il contingente italiano dovrebbe restare in Iraq: la pensa così il 51,4% dei
cittadini di centro-sinistra, il 62,9% di chi si colloca al centro degli
schieramenti politici, il 73,8% degli intervistati di destra e il 79% dei
cittadini afferenti al centro-destra. Le ragioni a favore del proseguimento
della missione italiana vertono principalmente sulla necessità di aiutare la
popolazione irachena nella ricostruzione del paese, mentre l’opportunità di non
mostrare mancanza di coraggio dinanzi ai nemici dei valori occidentali è
indicata da una ristretta percentuale di intervistati, un po’ più elevata
nell’area del centro-destra (6,6%) e della destra (13,5%).
Tra i cittadini di sinistra, il 55,8%
auspica il rientro del contingente italiano, sostenendo, in misura
maggioritaria (42,7% delle risposte), che i militari italiani dovevano svolgere
una missione umanitaria ma si sono ritrovati in guerra.
Interessante, comunque, evidenziare la
presenza di minoranze significative di cittadini esprimenti un’opinione in
controtendenza rispetto all’orientamento generale espresso dall’area politica
di riferimento: se tra gli intervistati di sinistra vi è un buon 39% di
cittadini favorevoli al proseguimento della missione italiana in Iraq, uno su
cinque dei cittadini che si collocano al centro-destra (il 20,4%), in generale
i più forti sostenitori della permanenza del contingente italiano in Iraq,
auspica il rientro dei militari italiani; è favorevole al rientro del
contingente italiano anche un intervistato su quattro dei cittadini di destra
(25,4%), un su tre di coloro che si collocano al centro (33,8%) ed il 46,5%
degli intervistati di centro-sinistra.
Eurispes - Rapporto Italia 2004 |
|
|
|
Quali tra questi fattori ritiene più pericolosi |
|
Il terrorismo islamico |
33,7 |
La mancanza di una politica estera comune dell'Unione europea
in Medio Oriente |
20,0 |
La politica di George Bush Jr. in Medio Oriente |
19,5 |
Il conflitto tra moderati e fondamentalisti all'interno |
8,6 |
La politica si Sharon |
6,5 |
Altro |
1,4 |
Non sa/non risponde |
10,3 |
Fonte: Eurispes.-Korus, Rapporto Italia
2004
Gli italiani e le politiche economiche del Governo.
Pensioni, disoccupazione, incalzante ''proletarizzazione'': delusi due italiani
su tre
La politica economica del Governo non piace
agli italiani. E’ quanto sottolineato dall’Eurispes, secondo l’indagine campionaria
dal titolo “L’opinione degli italiani sull’andamento dell’economia e sulla
politica economica del Governo”,contenuta in una delle 60 schede che compongono
il Rapporto Italia 2004.
Secondo lo studio, infatti, il 65,7% dei
cittadini si esprime negativamente nei confronti della politica economica
dell’attuale esecutivo, evidenziando principalmente un sentimento di delusione.
Quasi la metà del campione (44,6%) risponde che i punti previsti nel programma
elettorale non sono stati realizzati e che la politica economica del Governo è
fallimentare. Inoltre, circa un intervistato su cinque (il 21,1%) ritiene
l’attuale politica non corrispondente ai bisogni del Paese. In particolare, a
preoccupare è l’incapacità di risolvere problemi scottanti, quali la disoccupazione,
la questione pensionistica, la perdita di qualità della vita del ceto medio.
Insomma, la lotta alla povertà.
“La delusione nei confronti della politica
economica del Governo – commenta il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara –
nasce anche dal fatto che lo spettro della povertà si allarga sino ad occupare
territori che solo fino a qualche anno fa gli erano sconosciuti: i ceti medi
sono costretti, per la prima volta dopo decenni, a difendersi dal pericolo di
una incalzante proletarizzazione”.
“Il senso di disagio – prosegue Fara – è
esaltato dal venir meno, in forme sempre più eclatanti, di quella aspirazione
alla equità, alla giustizia sociale, alla tutela dei più deboli che avevano
garantito la crescita e la affermazione dell’Italia negli ultimi cinquant’anni.
Ma il segnale più preoccupante per il Governo dovrebbe venire dal fatto che i
giudizi più negativi provengono dalle fasce più giovani della popolazione,
dalle donne e dalle regioni del Nord-Ovest e dalle Isole. Tutti segmenti di
elettorato nel quale il centro-destra aveva mietuto forti consensi”.
I dati. I giudizi più
critici si riferiscono a tutti gli aspetti della politica economico-finanziaria
di competenza dell’Esecutivo. Il 32,7% degli intervistati afferma di non fare
nessun affidamento sul Governo in materia di risanamento dei conti pubblici; il
29,9% è dello stesso parere per quanto riguarda la realizzazione di una equa
riforma delle pensioni. Relativamente ad altre problematiche, quali la
disoccupazione, il grado di fiducia degli intervistati, pur confermandosi molto
basso, si sposta su un livello di scetticismo più contenuto. Anche la capacità
di gestire i processi inflazionistici viene giudicata in modo negativo, ma è da
sottolineare l’alta percentuale di intervistati che esprime una moderata
fiducia (41,7%).
I giudizi di critica contro la politica economica del Governo Berlusconi sono
espressi soprattutto dalle donne: il 47,6% delle intervistate la giudica
fallimentare (contro il 41,4% degli uomini) ed il 21,2% la ritiene inadeguata
(a fronte di un dato maschile del 20,9%). Nel complesso, dunque, il 68,8% delle
donne ed il 62,3% degli uomini esprimono un giudizio negativo. Tra gli uomini,
poco più di un cittadino su cinque (il 20,5%) giudica appropriata la politica
economica governativa, e ritiene che gli effetti si vedranno nel lungo periodo,
contro il 15,3% delle donne. Infine, la politica economica del Governo è
ritenuta adeguata rispetto alle necessità attuali del Paese dall’8,9% degli
uomini e dal 6% delle donne.
La
variabile anagrafica non influenza in maniera significativa i giudizi degli
italiani. Tuttavia, può essere evidenziata una maggiore propensione tra più
giovani. Infatti, quelli appartenenti alla classe di età dai 18 ai 24 anni
giudicano “fallimentare” nel 47,7% la politica economica del governo, e “non
corrispondente ai bisogni del paese” nel 19,9% per un totale di 67,6%. Anche
gli appartenenti alla classe di età superiore, 25-44 anni, hanno dato nel
complesso risposte negative: il 69,1% ha infatti giudicato “fallimentare” e
“non corrispondente ai bisogni del paese” la politica economica dell’attuale
esecutivo. In particolare, il 47,0% la giudica “fallimentare”, mentre il 22,1%
“non corrispondente”.
Lo scorporo delle risposte in base all’area
geografica evidenzia come i giudizi critici nei confronti della politica
economica del Governo Berlusconi siano nettamente maggioritari su tutto il
territorio nazionale. Nel Nord-Ovest e nelle Isole, oltre due cittadini su tre
ritengono che la politica economica governativa non corrisponda ai bisogni del
Paese o sia addirittura fallimentare (con percentuali di risposta pari
rispettivamente al 67,7% e al 69,8%).
Leggermente meno elevati i giudizi negativi
espressi dai cittadini residenti al Sud (65,6%), al Centro (64,8%) e al
Nord-Est (63,2%). In base al titolo di studio, i laureati sono gli intervistati
che hanno espresso il giudizio più severo sulla politica economica del governo
Berlusconi: il 73,0% la giudica “fallimentare” e “non corrispondente ai bisogni
del paese”. I diplomati valutano positivamente la politica economica del
Governo con maggior frequenza rispetto agli altri soggetti, in molti casi
sottolineando che gli effetti si vedranno sul lungo periodo.
Le categorie socio-professionali che
giudicano positivamente la politica economica dell’attuale Governo in
percentuale superiore alla media sono i pensionati ed i liberi professionisti,
commercianti, lavoratori autonomi. I pensionati, inoltre, affermano più spesso
degli altri che gli effetti positivi si manifesteranno sul lungo periodo. I
soggetti più critici sono invece gli operai ed i non occupati; entrambe le
categorie definiscono tale politica fallimentare e densa di promesse non
mantenute in percentuale elevata (il 56,7% degli operai ed il 49,2% dei non occupati).
I dirigenti, i direttivi, i quadri e gli imprenditori tendono invece a
dividersi sulla questione: è elevata la percentuale di chi lamenta una politica
economica inefficace e le promesse non mantenute, ma è degna di nota anche la
percentuale di chi ritiene tale politica appropriata e spera che porterà col
tempo effetti positivi. Aggregando da una parte i giudizi esprimenti molta o
abbastanza fiducia (42,3%) e, dall’altra, quelli esprimenti poca o nulla
fiducia, è possibile osservare che il minor grado di fiducia al Governo è
espresso dagli intervistati in relazione alla capacità di combattere la
criminalità organizzata (i non fiduciosi sono il 53,1%).
Il campione esprime maggiore ottimismo
relativamente alla capacità del Governo di combattere la disoccupazione (46,7%)
e l’inflazione (46,5%). Il fenomeno della disoccupazione preoccupa
principalmente i cittadini residenti nelle aree dove il problema è maggiormente
sentito: nel Meridione (dove si registrano i più alti tassi di disoccupazione)
oltre il 30% degli intervistati non nutre nessuna fiducia nelle capacità
dell’esecutivo, contro il 25,2% nazionale. Al contrario, il livello di fiducia
aumenta nel Settentrione: Nord-Est e Nord-Ovest registrano un’elevata
percentuale di cittadini che dichiarano di avere molta fiducia nella capacità
del Governo di combattere la disoccupazione, pari, rispettivamente, al 6,9% e
6,3%.
Lo scetticismo sul fatto che il Governo possa realizzare una equa riforma delle
pensioni è diffuso in tutte le tipologie socio-professionali: si va dal 73,7%
dei dirigenti/quadri/imprenditori al 62,3% dei non occupati, dal 53,3% degli
operai al 51,7% degli insegnanti e degli impiegati.
Al contrario, sembrano nutrire una maggiore
fiducia i pensionati e gli studenti: tra questi ultimi si registra la
percentuale più elevata di “fiduciosi” (48,9% contro il 44,3% di chi non ha
fiducia). Dunque, coloro che dichiarano il proprio scontento per il modo in cui
l’esecutivo sta modificando il sistema pensionistico costituiscono la forza
lavoro del nostro Paese (occupati e non occupati), mentre coloro che esprimono
giudizi meno critici ancora non si sono inseriti nel mercato del lavoro (gli
studenti) o sono già inseriti nel circuito previdenziale (i pensionati).
“L’insoddisfazione e lo scetticismo dilagano
tra i cittadini – evidenzia l’Eurispes -, per questo è sempre più difficile
sollecitare un sistema che sembra arenato”.
Eurispes: L’Opinione degli italiani sull’andamento |
||||||
Risposte |
Area
geografica |
|||||
|
Nord-Ovest |
Nord
Est |
Centro |
Sud |
Isole |
Tot. |
Dall'elevato costo della vita |
22,1 |
24,2 |
25,8 |
26,5 |
23,6 |
24,6 |
Nel
diritto alla salute |
13,8 |
10,9 |
13,1 |
6,2 |
6,8 |
10,3 |
dal
terrorismo internazionale |
19,3 |
23,7 |
24,9 |
23,0 |
25,6 |
23,1 |
Fonte: Eurispes-Korus "Rapporto Italia
2004"
Eurispes: L’Opinione degli italiani sull’andamento |
||||||
Giudizi |
Area
geografica |
|||||
|
Nord |
Nord |
Centro |
Sud |
Isole |
Tot. |
Nettamente migliorata |
0,4 |
0,0 |
1,0 |
0,6 |
1,8 |
0,6 |
Lievemente
migliorata |
8,8 |
6,4 |
6,8 |
6,1 |
5,9 |
6,8 |
Rimasta
stabile |
15,4 |
16,3 |
13,9 |
12,1 |
13,6 |
14,4 |
Lievemente
peggiorata |
28,8 |
32,1 |
29,2 |
29,8 |
24,3 |
29,5 |
Nettamente
peggiorata |
46,3 |
44,4 |
48,5 |
50,9 |
54,4 |
48,2 |
Non
sa/non risponde |
0,4 |
0,7 |
0,7 |
0,6 |
0,0 |
0,5 |
Fonte: Eurispes-Korus "Rapporto Italia
2004"
Eurispes: L’Opinione degli italiani sull’andamento |
||||||
|
Area
geografica |
|||||
In questo periodo la
sua famiglia finanziariamente.. |
Nord |
Nord |
Centro |
Sud |
Isole |
Tot. |
Deve indebitarsi |
3,9 |
3,0 |
2,4 |
7,8 |
7,1 |
4,6 |
Deve
utilizzare i risparmi familiari |
14,7 |
14,6 |
19,7 |
26,6 |
21,9 |
19,2 |
Riesce
ad arrivare a fine mese |
48,8 |
53,1 |
50,5 |
50,0 |
54,4 |
51,2 |
Riesce
a risparmiare qualcosa |
25,6 |
24,4 |
21,4 |
13,3 |
14,2 |
20,3 |
Riesce
a risparmiare abbastanza |
4,2 |
4,0 |
4,1 |
1,4 |
0,6 |
3,1 |
Non
sa/non risponde |
2,8 |
1,0 |
2,0 |
0,9 |
1,8 |
1,6 |
Fonte: Eurispes-Korus "Rapporto Italia
2004"
Italiani
sempre più preoccupati delle condizioni economiche
Il sondaggio dell'Eurispes sul gradimento
degli italiani sull’andamento dell’economia e della politica economica del
Governo è, inoltre, finalizzato a conoscere cosa pensano gli italiani sulle
loro attuali condizioni finanziarie.
Il confronto inter-temporale circa la
situazione economica del Paese mostra un crescente pessimismo da parte dei
cittadini italiani. Se nel 2003 la maggioranza degli intervistati avvertiva un
lieve peggioramento dell’economia italiana (32,5%), nel 2004 la situazione si
aggrava ulteriormente: infatti il 48,2% degli intervistati percepisce un netto
peggioramento. Di conseguenza, diminuiscono le percentuali di coloro che
intravedono un trend economico positivo: nel 2004 solamente lo 0,6% avverte un
netto miglioramento e il 6,8% un leggero miglioramento.
Infine, nel 2004, la percentuale di chi
considera stabile la situazione economica del Paese risulta dimezzata rispetto
al 2003 (il 14,4% contro il 27,8%). I giudizi incrociati per area territoriale
evidenziano una visione più favorevole tra i residenti nel Centro Italia;
infatti, l’1% dei cittadini residenti in questa area territoriale percepisce un
netto miglioramento a fronte di un dato medio nazionale dello 0,6%. Il
pessimismo maggiore viene manifestato dai residenti nel Meridione: sia nel Sud
che nelle Isole le percentuali di coloro che si esprimono per un forte peggioramento
sono molto elevate (rispettivamente il 50,9% e il 54,4%). Il Nord-Est si
colloca in una posizione intermedia: nessuno degli intervistati ritiene che ci
sia stato un netto miglioramento della situazione economica del Paese, mentre
molte risposte si concentrano su una sostanziale stabilità (16,3%) e su un
lieve peggioramento (32,1%).
È stato poi chiesto agli intervistati di
esprimere il proprio giudizio sulle prospettive economiche del Paese nei
prossimi 12 mesi. Nel 2003 la maggioranza si esprimeva per una soluzione di
continuità (43%), il 26,8% per ulteriore peggioramento e il 23,1% per un
miglioramento, ma in questo ultimo anno la situazione è profondamente mutata.
Diminuisce nettamente la quota di coloro che prevedono un andamento stabile per
l’economia (29,1%), mentre aumentano sia gli ottimisti (27,1%) che, in
particolar modo, i pessimisti (36,4%). In relazione alle previsioni per il
futuro, gli studenti si pronunciano con forza per un miglioramento
dell’economia, probabilmente perché valutano le prospettive generali anche in
relazione alla propria situazione personale: sono giovani e guardano con
fiducia al mondo che si apre davanti a loro.
Nei prossimi 12 mesi l’economia del Paese
migliorerà anche per una percentuale piuttosto elevata di lavoratori autonomi
(liberi professionisti, commercianti, ecc.) e, a sorpresa, di pensionati
(29,6%) tra i quali, però, risultano molto numerosi anche i pessimisti (38%).
Una percentuale minore di ottimisti si registra tra gli operai (21,3%) e i non
occupati (13,1%). Queste ultime due categorie sono le stesse che prevedono in
misura superiore alle altre un aggravarsi dell’attuale situazione: quasi la
metà del campione si pronuncia per un peggioramento; “sono dunque le categorie
più deboli – chiosa l’Eurispes - a prevedere tempi ancora più duri nei mesi a
venire”.
Eurispes: L’Opinione degli italiani sull’andamento |
||
Categorie |
2003 |
2004 |
Generi alimentari |
22,6 |
47,4 |
Vestiario e calzature |
13,8 |
27,1 |
Casa (acquisto/affitto) |
8,7 |
4,5 |
Benzina carburante per auto |
7,6 |
3,0 |
Arredamento e servizi per la casa |
4,3 |
1,8 |
Computer e spese telefoniche |
5,1 |
0,9 |
Spese per la salute (ticket-medicine) |
12,4 |
5,2 |
Trasporti |
5,7 |
2,2 |
Cinema/spettacoli e attività culturali |
4,2 |
1,6 |
Pasti e consumazioni fuori casa |
10,0 |
3,9 |
Vacanze-viaggi
|
2,8 |
1,0 |
Cura per la persona
(parrucchiere-estetista) |
2,7 |
0,7 |
Non sa non risponde |
0,1 |
0,5 |
Fonte: Eurispes-Korus "Rapporto Italia 2004"
Eurispes: L’Opinione degli italiani sull’andamento |
||||||
|
Area
geografica |
|||||
Di che tipo di
aumento si è trattato? |
Nord |
Nord |
Centro |
Sud |
Isole |
Tot. |
Leggero aumento |
10,0 |
9,0 |
6,9 |
6,7 |
6,1 |
7,9 |
Elevato
aumento |
35,7 |
33,2 |
29,7 |
30,5 |
27,3 |
31,7 |
Eccessivo
aumento |
53,6 |
56,4 |
62,4 |
61,3 |
64,8 |
59,1 |
Non
sa/non risponde |
0,7 |
1,3 |
1,0 |
1,5 |
1,8 |
1,2 |
Fonte: Eurispes-Korus "Rapporto Italia
2004"
In Italia esiste un altro 10% di famiglie a rischio
oltre agli 8 milioni di poveri (dato Istat). ''La società dei tre terzi
è una realtà''
Un Paese “in cerca d’autore”, un’Italia
“smarrita, diffidente e alla ricerca di un’identità”. E’ questa la fotografia
che Eurispes fissa nel Rapporto Italia 2004.
A preoccupare gli italiani lo spettro della
povertà che secondo l’Istituto di ricerca “si allarga sino ad occupare
territori che solo fino a qualche anno fa erano sconosciuti”, ovvero il ceto
medio. “La società dei tre terzi che l’Eurispes aveva paventato qualche anno fa
è diventata una realtà:– si legge nel rapporto - un terzo di supergarantiti, un
terzo di poveri e un terzo a rischio di povertà”.
Maggiormente penalizzati gli impiegati che
nel biennio 2001-2003 hanno subito una perdita del potere d’acquisto delle
retribuzioni pari al 19,7% per gli impiegati, contro il 16% per gli operai, il
15,4% per i dirigenti ed il 13,3% per i quadri. Più esposti anche i “nuovi
lavoratori”, i co.co.co., che hanno un’occupazione precaria, incostante e
spesso sottopagata.
L’Eurispes ha stimato che oltre alle 2.500.000 famiglie povere (circa 8 milioni
di persone) registrate dall’Istat, in Italia esista un altro 10% di famiglie a
rischio, altri 2.400.000 nuclei familiari. Maggiore la precarietà per quelli
più numerosi. “La probabilità di impoverimento delle classi medio-basse si è
fatta ancora più marcata negli ultimi anni - sottolineano gli osservatori -e la
linea di demarcazione tra i poveri e i non poveri si è fatta sempre più
indistinta. La perdita del lavoro, la cassa integrazione o il sopraggiungere di
una malattia grave rappresentano variabili causali in grado di compromettere
seriamente il fragile equilibrio economico-finanziario di una consistente quota
di nuclei familiari”.
La sensazione di essere più poveri trova
conferma secondo Eurispes nei dati sull’inflazione. “L’aumento del carovita è
incontestabile: quasi la totalità degli intervistati, pari al 96,7%, ha
avvertito un aumento dei prezzi nel corso del 2003.” E gli italiani si
dimostrano pessimisti anche per il futuro. Dal sondaggio di Eurispes sulle
prospettive economiche del Paese per i prossimi 12 mesi emerge infatti che, se
nel 2003 la maggioranza degli intervistati avvertiva un “lieve” peggioramento
(32,5%), nel 2004 chi percepisce un “netto” peggioramento rappresenta quasi la
metà del campione (48,2%). Un numero sempre maggiore di italiani è costretto ad
adottare la logica del “sopravvivere”: infatti le famiglie che riescono ad
arrivare a fine mese (erano il 38,7% nel 2003), che utilizzano i risparmi
accumulati in precedenza e contraggono debiti costituiscono oggi il 51,2%.
Diminuisce anche secondo Eurispes la percentuale di persone che riescono a
risparmiare “qualcosa” (il 20,3% contro il 35% del 2003) o “abbastanza” (il
3,1% contro il 10,5% del 2003).
Ne consegue che gli italiani per far
quadrare i conti si rifugiano anche nel lavoro nero. Eurispes stima oltre
5.650.000 (poco meno di un quinto dell’attuale popolazione attiva) di persone
distribuite fra i diversi settori nelle forme del lavoro nero continuativo, del
doppio lavoro e del lavoro nascosto saltuario e che vanno a coinvolgere una molteplicità
di soggetti: giovani in cerca di primo impiego, disoccupati, cassaintegrati,
lavoratori in mobilità, extracomunitari non in regola ma anche studenti,
pensionati, casalinghe, lavoratori dipendenti ed autonomi con lavoro regolare.
Eurispes: L’Opinione degli italiani sull’andamento |
||||||
Giudizi |
Area
geografica |
|||||
|
Nord |
Nord |
Centro |
Sud |
Isole |
Tot. |
Nettamente migliorata |
0,4 |
0,0 |
1,0 |
0,6 |
1,8 |
0,6 |
Lievemente
migliorata |
8,8 |
6,4 |
6,8 |
6,1 |
5,9 |
6,8 |
Rimasta
stabile |
15,4 |
16,3 |
13,9 |
12,1 |
13,6 |
14,4 |
Lievemente
peggiorata |
28,8 |
32,1 |
29,2 |
29,8 |
24,3 |
29,5 |
Nettamente
peggiorata |
46,3 |
44,4 |
48,5 |
50,9 |
54,4 |
48,2 |
Non
sa/non risponde |
0,4 |
0,7 |
0,7 |
0,6 |
0,0 |
0,5 |
Fonte: Eurispes-Korus "Rapporto Italia 2004"
Eurispes: L’Opinione degli italiani sull’andamento |
||||||
|
Area
geografica |
|||||
In questo periodo la
sua famiglia finanziariamente.. |
Nord |
Nord |
Centro |
Sud |
Isole |
Tot. |
Deve indebitarsi |
3,9 |
3,0 |
2,4 |
7,8 |
7,1 |
4,6 |
Deve
utilizzare i risparmi familiari |
14,7 |
14,6 |
19,7 |
26,6 |
21,9 |
19,2 |
Riesce
ad arrivare a fine mese |
48,8 |
53,1 |
50,5 |
50,0 |
54,4 |
51,2 |
Riesce
a risparmiare qualcosa |
25,6 |
24,4 |
21,4 |
13,3 |
14,2 |
20,3 |
Riesce
a risparmiare abbastanza |
4,2 |
4,0 |
4,1 |
1,4 |
0,6 |
3,1 |
Non
sa/non risponde |
2,8 |
1,0 |
2,0 |
0,9 |
1,8 |
1,6 |
Fonte: Eurispes-Korus "Rapporto Italia 2004"
E' di
100 miliardi di euro il giro d'affari per il 2004 delle ''quattro cupole''
italiane. Più remunerativo il traffico di droga
I cittadini hanno la convinzione che
l’illegalità nel Paese sia ancora più diffusa che in passato e secondo il
Rapporto Eurispes 2004 non si tratta solo di una sensazione. “I dati in nostro
possesso – afferma il presidente Gian Maria Fara - segnalano la diffusione di
un clima di illegalità e di corruzione della vita pubblica a tutti i livelli.
La politica ha avuto nella ripresa della illegalità un ruolo determinante
soprattutto quando ha pensato di delegittimare e di indebolire l’ordine
giudiziario o quando ha mostrato come la legalità potesse essere piegata e
adattata all’interesse personale o di parte o dello stesso stato, come nel caso
dei condoni che premiano la furbizia e l’illegalità e mortificano la
correttezza e il rispetto delle leggi”.
Per l’istituito di ricerca ammonta a quasi
100 miliardi di euro il giro d’affari delle “quattro cupole” italiane previsto
per il 2004. Il settore più remunerativo resta quello del traffico di droga che
determinerebbe introiti per 59.022 milioni di euro (il primato va alla
’Ndrangheta con 22.340 milioni di euro, seguita da Cosa nostra, Camorra e Sacra
corona unità) e tra i maggiori proventi si confermano quelli legati all’ambito
degli appalti dei lavori pubblici e delle imprese (17.520 milioni di euro),
estorsione ed usura (13.520), prostituzione (5.104) e traffico di armi (4.774).
Nell’estorsione ed usura è la Camorra
secondo Eurispes a detenere il primo posto con un giro d’affari stimato, per il
2004, di 4.703 milioni di euro, mentre per la prostituzione è l’organizzazione
criminale calabrese a riconquistare il primato con un giro d’affari di 2.352
milioni di euro, seguita da Sacra corona unita (1.764), Camorra (587) e Cosa
nostra (401). Anche per quanto riguarda il traffico delle armi, la ’Ndrangheta
continua a posizionarsi in cima alla graduatoria con un giro d’affari stimato
per il 2004 di 2.352 milioni di euro. A parecchie lunghezze di distanza seguono
la Camorra con 824 milioni di euro ed ex aequo Cosa nostra e Sacra corona unita
con circa 800 milioni di euro.
Adiconsum 2003: fattori psicologici
del sovraindebitamento e dell'usura |
|||
|
Sovraindeb. |
Vittime dell'usura |
Totale |
Nessuna attivazione |
3 |
1 |
4 |
Richiesta di prestiti a parenti e amici |
3 |
5 |
8 |
Richiesta di
prestiti a banche |
1 |
5 |
6 |
Richiesta di prestiti a finanziarie |
2 |
3 |
5 |
Vendita di beni personali |
4 |
4 |
8 |
Si è rivolto direttamente agli usurai |
0 |
2 |
2 |
Cessione del V |
0 |
1 |
1 |
Fonte: Ricerca "Fattori psicologici del
sovraindebitamento e dell'usura" ADICONSUM 2003
Italiani favorevoli alla distribuzione controllata per
sottrare i tossicodipendenti alla ''dipendenza degli spacciatori''
La maggioranza degli italiani (69,5%) pensa
che sia giusto perseguire penalmente chi fa uso di droghe leggere,
atteggiamento critico che si affievolisce quando l’uso ha uno scopo
terapeutico; quasi la totalità del campione, infatti, si dichiara favorevole in
questo caso (l’84,7% del 2004 contro il 79,1% del 2003). Un italiano su due
pensa che la distribuzione controllata da parte dello Stato ai
tossicodipendenti sia utile in quanto sottrae questi alla “dipendenza” degli
spacciatori; la percentuale (50,7%) che condivide questa posizione è superiore
a quella del 2003 (pari al 43,7%). Una componente inferiore (29%), ma in
leggero aumento rispetto allo scorso anno, è del parere che è un provvedimento
inutile che può assecondare la dipendenza del tossicodipendente. In linea
generale gli intervistati hanno una maggiore cognizione di causa in merito
all’argomento trattato, maturata probabilmente secondo Eurispes in concomitanza
con il dibattito degli ultimi mesi sulla proposta della “legge Fini”.
L’Istituto di ricerca ha realizzato
un’indagine sull’uso di stupefacenti nel mondo giovanile, realizzata su un
campione di adolescenti (5.710 ragazzi) con età compresa tra i 12 e i 19 anni.
Tra le sostanze “proibite” si registra una maggiore diffusione degli alcolici
(il 26,1% li consuma spesso e ben il 45,3% occasionalmente) e superalcolici
(con un uso frequente per il 12,7% e occasionale per il 30,5%). Si riscontra
anche una discreta tendenza a consumare hashish e marijuana: spesso nel 6,5%
dei casi e più raramente nell’11,3%.Segue, con percentuali più contenute, il
consumo di cocaina, molto frequente per l’1,8% del campione e occasionale per
il 2,8%. Anche l’Lsd registra un discreto uso, e come la maggior parte degli
stupefacenti è collegato ad occasioni particolari (il 2,2% risponde
“occasionalmente” e l’1,4% “spesso”). Il consumo delle droghe di sintesi tende
ad affermarsi prevalentemente in contesti specifici, spesso legati alla vita
notturna, e si registrano percentuali simili tra i consumatori occasionali e
gli habituè: ketamine, crystal ed ecstasy vengono usate in proporzioni simili e
con cadenza omogenea.
Rimane costante il fenomeno della
poli-assunzione, ossia la tendenza ad assumere più sostanze in una stessa
serata, probabilmente per questo motivo i dati rilevati risultano quasi
standardizzati. L’eroina rappresenta la sostanza con il grado di penetrazione
minore nel mondo giovanile: l’1,4% la consuma spesso, mentre lo 0,8%
occasionalmente e il 93,6% mai.
Droghe Italia 2002: I decessi per overdose |
|
Tipologia della sostanza |
v.% |
Oppiacei |
75,9 |
Qualsiasi |
15,8 |
Cocaina |
13,8 |
Amfetaminici |
0,9 |
Note:
I decessi
causati dalla cocaina sono passati dal 2,8% nel 1996 al 7,9% nel 1999 e al
13,8% nel 2002
Fonte: Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in
Italia, 2003
13 Novembre 2003 DDL del Governo per la riforma della legge
sulla droga -
Quantità di principio attivo di alcune sostanze - TABELLA 1 |
|
Denominazione |
Quantità di principio attivo |
Amfetamina |
50 |
Cocaina |
500 |
Delta-8-tetraidrocannabinolo
(hashisc) |
250 |
Delta-9-tetraidrocannabinolo (hashisc) |
250 |
Eroina |
200 |
Ketamina |
200 |
LSD |
0,05 |
MDA (Ecstasy) |
300 |
MDEA (Ecstasy) |
400 |
MDMA (Ecstasy) |
300 |
Metadone |
200 |
Fonte: Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, 13/11/2003
Droghe Italia 2002 |
||||||||
2001 |
||||||||
Aree |
<15 |
15-19 |
20-24 |
25-29 |
30-34 |
35-39 |
>40 |
utenti |
Nord -Ovest |
0,1 |
7,1 |
21,1 |
22,9 |
21,0 |
15,6 |
12,2 |
9087 |
Nord-Est |
0,4 |
11,1 |
28,4 |
22,1 |
18,7 |
12,9 |
6,4 |
5706 |
Centro |
0,1 |
7,3 |
24,2 |
23,3 |
18,4 |
12,3 |
14,5 |
5197 |
Isole |
0,7 |
6,1 |
21,1 |
24,7 |
21,9 |
16,1 |
9,4 |
3875 |
Sud |
0,1 |
7,1 |
28,7 |
27,9 |
18,4 |
10,5 |
7,3 |
9077 |
ITALIA |
0,2 |
7,7 |
24,9 |
24,5 |
19,6 |
13,3 |
9,9 |
32942 |
2002 |
||||||||
Aree |
<15 |
15-19 |
20-24 |
25-29 |
30-34 |
35-39 |
>40 |
utenti |
Nord-Ovest |
0,9 |
8,1 |
23,9 |
22,5 |
18,5 |
14,5 |
11,6 |
8286 |
Nord-Est |
0,2 |
10,7 |
26,0 |
23,2 |
18,6 |
13,0 |
8,4 |
5520 |
Centro |
0,2 |
6,1 |
20,0 |
22,6 |
22,5 |
14,1 |
14,5 |
6805 |
Sud |
0,1 |
7,4 |
27,2 |
26,7 |
19,1 |
11,6 |
7,9 |
8201 |
Isole |
0,2 |
6,4 |
20,1 |
23,2 |
19,7 |
13,2 |
17,2 |
2964 |
ITALIA |
0,3 |
7,8 |
23,9 |
23,8 |
19,6 |
13,3 |
11,2 |
31776 |
Fonte: Relazione annuale al Parlamento sullo
stato delle tossicodipendenze in Italia, 2002
Droghe Italia 2002 |
||||||||
2001 |
||||||||
Aree |
<15 |
15-19 |
20-24 |
25-29 |
30-34 |
35-39 |
>40 |
utenti |
Nord -Ovest |
0,1 |
1,1 |
8,4 |
20,1 |
28,4 |
24,7 |
17,3 |
33977 |
Nord-Est |
0,0 |
1,8 |
11,1 |
20,1 |
27,2 |
24,4 |
15,4 |
21395 |
Centro |
0,0 |
1,0 |
8,3 |
18,6 |
26,1 |
21,5 |
24,6 |
21840 |
Isole |
0,0 |
2,0 |
15,3 |
28,8 |
27,8 |
16,7 |
9,4 |
28777 |
Sud |
0,1 |
1,3 |
10,1 |
25,2 |
30,0 |
21,0 |
12,3 |
11469 |
ITALIA |
0,0 |
1,4 |
10,8 |
22,6 |
27,8 |
21,7 |
15,7 |
117458 |
2002 |
||||||||
Aree |
<15 |
15-19 |
20-24 |
25-29 |
30-34 |
35-39 |
>40 |
utenti |
Nord-Ovest |
0,0 |
1,0 |
8,1 |
18,4 |
27,2 |
25,5 |
19,7 |
33566 |
Nord-Est |
0,0 |
2,2 |
11,1 |
18,3 |
25,4 |
24,4 |
18,6 |
22122 |
Centro |
0,0 |
1,1 |
9,4 |
17,9 |
24,5 |
22,2 |
24,9 |
24906 |
Sud |
0,0 |
3,0 |
14,9 |
27,0 |
27,1 |
17,9 |
10,2 |
31033 |
Isole |
0,0 |
1,5 |
9,9 |
22,6 |
28,6 |
22,7 |
14,6 |
11693 |
ITALIA |
0,0 |
1,8 |
10,8 |
20,9 |
26,4 |
22,5 |
17,7 |
123320 |
Fonte: Relazione annuale al Parlamento sullo
stato delle tossicodipendenze in Italia, 2002
Eurispes - Istituto di studi
politici economici e sociali - Largo Arenula, 34 - 00186 - Roma (RM) Tel: 06/68210205,
Fax: 06/6892898 E-mail:istituto@eurispes.com responsabile:Gian Maria Fara -
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