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Documento Confindustria di proposta per la sperimentazione dell’alternanza scuola lavoro.

  PREMESSA

Da sempre Confindustria ha puntato alla creazione di un sistema educativo e formativo in grado di costruire le competenze professionali del futuro, attraverso:

·        L’innalzamento dei livello culturale di base

·        Un maggiore coordinamento tra istituzioni formative

·        L’integrazione dell’impresa nel processo formativo

·        Il collegamento con la domanda

 Particolare attenzione deve essere dedicata al ruolo del sistema produttivo e al contributo che questo può dare al sistema educativo e formativo, per la continua innovazione dei saperi, dei metodi e delle infrastrutture.

Una formazione di alto livello, in grado di adeguarsi continuamente nei metodi e nei contenuti ai cambiamenti dei sistemi economici e di anticiparli è l’unico strumento per garantire e - se possibile - accrescere il livello economico e di benessere raggiunto dalla nostra società. E per fare questo, l’integrazione con il sistema delle imprese è un passo fonda mentale.

 D’altro canto cresce l’insoddisfazione dei giovani verso l’insegnamento ex cattedra, cui la lettura scientifica più avvertita tende a sostituire in misure sempre più rilevanti modalità di apprendimento basate sull’esperienza e certificate dal punto di vista degli esiti.

 

 

I PRINCIPI DELLA RIFORMA

 

L’art. 4 della legge 53/2003 introduce una nuova possibilità di integrazione tra scuola e mondo del lavoro, prevedendo la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo anche in alternanza scuola-lavoro, a partire dal compimento deI 15° annodi età.

 

E’ fondamentale chiarire che l’alternanza non è un nuovo ordinamento scolastico. E’ invece una modalità di realizzazione dell’autonomia didattica.

 

L’alternanza è una modalità didattica finalizzata a conseguire ed arricchire gli obiettivi del percorso di istruzione o di formazione anche integrato di riferimento, e si realizza attraverso esperienze in contesti lavorativi che devono essere adeguati all’accoglienza e alla formazione; si articola in moduli di formazione in aula, presso qualsiasi struttura formativa che realizza percorsi del secondo ciclo, e moduli di esperienza pratica in azienda.

 

Occorre distinguere l’alternanza lavorativa da quella formativa.

La prima tipologia coincide nel nostro ordinamento con l’apprendistato. Si tratta di un’alternanza su base contrattuale, dove si ha una prevalenza del tempo speso in azienda e viene dedicato un tempo rilevante, ma decisamente minore, alla formazione.

L’alternanza formativa, viceversa, non ha una base contrattuale e l’obiettivo fondamentale appare quello di fornire una formazione, sia di tipo scolastico, sia basata sull’esperienza

pratica, che consenta ai giovani di conseguire metodologia didattica innovativa.

 

Potranno essere svolte esperienze di alternanza sia nel canale tradizionale scolastico (corsi quinquennali dei licei generalisti e dei licei tecnologici divisi in indirizzi professionalizzanti), che nel nuovo canale della istruzione e formazione professionale.

 

Occorre ricordare che l’art. 4 non introduce una modalità didattica del tutto assente nel sistema formativo italiano. Di fatto esistono numerosi CFP, Istituti tecnici e professionali che da tempo caratterizzano la loro offerta formativa mediante esperienze di alternanza tra periodi di formazione in aula ed esperienze di tirocinio/stage progettate in modo tale da assicurarne un’effettiva efficacia di apprendimento. La differenza tra il modo con cui spesso è stato inteso il tirocinio (ex art. 18 I. 196/97) e l’alternanza (ex art. 4, I. 53/2003) si colloca a tre livelli:

·        L’individuazione dei fabbisogni (spesso ignorata nel tirocinio)

·        La progettazione della sostituibilità del tempo passato in azienda a segmenti del programma scolastico

·        Lo stretto collegamento tra tirocinio (che può essere sia intermedio che finale) e programma didattico.

 

La differenza dell’alternanza formativa rispetto all’apprendistato (ex art. 16 I. 196/97) si colloca a livello di stato giuridico dell’utente (studente nel primo caso, lavoratore nel secondo) e di prevalenza del momento in azienda rispetto a quello in strutture formative esterne. Scopo precipuo dell’alternanza è migliorare l’efficacia didattica del percorso scolastico e formativo, fornendo al tempo stesso al giovane maggiori opportunità di inserire un’esperienza in impresa durante il proprio percorso di formazione.

L’art. 4 prevede che il nuovo modello sia “...progettato, attuato e valutato dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le imprese,... sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza,... disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro”.

  L’obiettivo è quello di assicurare ai giovani che optino per tale modalità “....oltre alla conoscenza di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro”.

  Anche da un punto di vista di status giuridico del giovane, egli rimane uno studente:

l’alternanza infatti, si svolge “.... sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa...”.

  La responsabilità fondamentale è quindi della scuola o del CFP. Ciò avvicina il “modello” italiano a quello cosiddetto “integrato”, proprio dei Paesi mediterranei, che vede la centralità della scuola o del centro di formazione, ai contrario del modello duale, di matrice tedesca, in cui le imprese gestiscono parte della formazione nell’ambito di una forte regolazione pubblica.

 DESCRIZIONE DEL MODELLO

  L’origine dei percorsi

  L’alternanza formativa, anche a differenza delle precedenti esperienze di tirocinio, si caratterizza per il fatto che l’educazione formale e l’esperienza di lavoro si combinano in un unico progetto formativo, di durata pluriennale, che fin dall’origine viene pensato, realizzato e valutato in cooperazione tra scuola e mondo del lavoro.

 

La progettazione dei percorsi di alternanza si inserisce nel quadro dei fabbisogni di professionalità delle imprese individuati e deve misurarsi con il curricolo, per evidenziare l’apporto che può essere utilmente fornito dall’esperienza in azienda al raggiungimento degli obiettivi formativi.

 

Le modalità di descrizione dei fabbisogni devono essere tali da fornire informazioni attendibili e gestibili da parte del sistema formativo e delle imprese. L’attendibilità comporta una rilevazione direttamente alla fonte della domanda di professionalità (imprese). La gestibilità significa fornire indicazioni “aggregate”, che, pur non essendo così generiche da non individuare gli aspetti funzionali, non siano però troppo specifiche e quindi difficilmente recepibili dai sistemi formativi extra aziendali.

 

Quanto appena descritto è in sintesi il modello scientifico adottato da Confindustria e Cgil, Cisl, Uil nell’accordo del 23 gennaio 1993 e ampiamente sperimentato con successo in questi ultimi anni.

 

Un siffatto tipo di modello sottintende che esperienze di apprendimento sul lavoro o in alternanza formazione-lavoro possono utilmente contribuire a realizzare la professionalità terminale.

 

A questo proposito, va introdotto un chiarimento di impostazione: l’alternanza è un metodo per realizzare il progressivo avvicinamento verso la professionalità “terminale”, ma tale “marcia” di avvicinamento deve essere progressiva in funzione dell’età e degli obiettivi formativi propri di ogni fascia d’età.

 

Occorre chiarire insomma che l’alternanza è una modalità didattica flessibile che si adatta agli scopi precipui dell’ordinamento di studi a cui è applicata, differenziandosi progressivamente da un minimo a un massimo di ore passate in impresa. Il numero di ore sarà variabile a seconda della progettualità relativa allo specifico percorso formativo.

 

La didattica

 

Premessa

 

Gli obiettivi formativi dell’alternanza possono essere schematicamente quattro:

 

Ø        Il primo è quello didattico: l’alternanza (secondo gli studi di Schwartz, Gardner e Morin) favorisce la motivazione allo studio e l’accelerazione dei processi di apprendimento.


 

Ø        Il secondo è quello orientativo, ovvero finalizzato ad aiutare il giovane ad acquisire una conoscenza del mondo del lavoro (ritmi, logiche, stili dell’impresa) e delle capacità richieste, ed inoltre utile a scoprire le vocazioni personali.

 

Ø        Il terzo, nel fornire una maggiore opportunità di professionalizzazione, perviene all’acquisizione di alcune competenze professionali di base spendibili nel mondo del lavoro.


 

Ø        Il quarto è un percorso che avvicina maggiormente ad una professionalità completa.

 

Questa pluralità di obiettivi mantiene però la sua unitarietà nel fine di un progressivo “avvicinamento” al mondo del lavoro.

 

Nella definizione delle modalità di funzionamento dell’alternanza, occorre fare sì che siano conservate le caratteristiche peculiari dello strumento (modularità, programmazione/erogazione/valutazione condivisa, ecc...), ma che sia salvaguardata la necessaria “flessibilità” nella regolazione.

 

Tale flessibilità consentirà all’alternanza:

Ø   di adattarsi ai differenti obiettivi formativi possibili

Ø   di adattarsi alle diversità territoriali in termini di condizioni di partenza (presenza di imprese)

Ø   di farsi strada in modo progressivo nella cultura scolastica, delle imprese e delle famiglie

Ø  di avere comunque una regolazione che eviti sperimentazioni infinite

 
Articolazione

I percorsi di alternanza si realizzano attraverso la partecipazione a moduli di formazione realizzati presso strutture formative che attuano i percorsi del 2° ciclo (licei, ecc.) e a moduli di esperienza in impresa.

  I moduli possono essere di tre tipi: iniziali, intermedi e finali, e danno luogo al riconoscimento di crediti formativi.

  I moduli iniziali sono di orientamento, brevi e senza implicazioni direttamente professionalizzanti, ma con l’obiettivo di introdurre alla “cultura d’impresa” e vanno comunque preceduti da azioni di orientamento all’alternanza realizzate dall’istituzione formativa.

In questa fase occorre confrontare le potenzialità e le condizioni dell’alternanza con le caratteristiche e le competenze dei giovani interessati. Al modulo di orientamento si può pensare di affiancare, per un’utenza particolarmente demotivata, azioni specificamente rivolte alla rimotivazione.

  I moduli intermedi si innestano lungo tutto il ciclo e vanno quindi a sostituire una ben definita quota parte del programma scolastico, garantendo comunque il perseguimento di finalità di apprendimento. Essi mirano a perseguire obiettivi didattici e formativi (la possibilità di migliorare la conoscenza di alcune discipline ad es. inglese ed informatica, così come quella di acquisire competenze trasversali, come la capacità di comunicazione, il problem solving, ecc..) e obiettivi professionalizzanti iniziali (ma già spendibili sul mercato del lavoro) legati all’apprendimento specifico all’interno dell’azienda stessa ed all’acquisizione di un’esperienza complessiva sul lavoro, sull’organizzazione e sui comportamenti organizzativi. I moduli intermedi possono essere svolti sia nel corso dell’anno scolastico, sia durante il periodo estivo, In ogni caso sostituiscono una quota del programma scolastico e Io arricchiscono di ulteriori obiettivi.

  I moduli finali si svolgono in un’unica tranche posta o nella fase conclusiva o dopo la fine del ciclo di studi; in questo caso si configurano come un’esperienza di tirocinio che completa il percorso di alternanza pluriennale. Il percorso formativo deve avvalersi di metodologie didattiche avanzate ed altamente professionalizzanti. Si deve offrire uno sviluppo di competenze e capacità spendibili sul mercato del lavoro.

  Durata

  I moduli di alternanza possono essere collocati dopo il compimento deI 15° anno di età e in ogni caso prima di avviare gli studenti all’esperienza nell’impresa occorre prevedere un anno orientativo. Di conseguenza tale modalità didattica avrà di norma durata biennale nei percorsi di tre anni e durata triennale nei percorsi di 4 o 5 anni.

  Dunque nell’istruzione professionale si colloca nel secondo e terzo anno del corso triennale di qualifica; nei Licei (sia generalisti che tecnologici) si colloca al terzo, quarto e quinto anno del ciclo di studi.

 

L’organizzazione

  Per la progettazione e implementazione dei percorsi di alternanza occorre effettuare sul territorio alcune operazioni:

- Individuare le figure aggregate più richieste dalle imprese e le relative competenze professionali

- Raccogliere le disponibilità ad offrire posti stage (le imprese che partecipano ai percorsi di alternanza devono possedere caratteristiche tali da assicurare la qualità dell’esperienza in azienda)

- Raccogliere le disponibilità delle scuole e segnalare i posti disponibili

- Programmare e organizzare i percorsi di alternanza (in termini di moduli, contenuti e durata) insieme con le scuole e con le aziende e le relative azioni di supporto

- Fornire supporto tecnico per la progettazione e realizzazione dei percorsi

-         Monitorare l’andamento dell’attività.

Rispetto a queste operazioni, Regione, Direzione scolastica regionale e Parti sociali stabiliscono le opportune intese per definire le adeguate modalità organizzative a livello regionale e/o di singoli territori.

  È utile valutare l’opportunità di individuare un “soggetto” a livello territoriale con competenze di indirizzo e coordinamento della formazione in alternanza.

  Dovranno dunque essere previste convenzioni applicative, per regolare i rapporti tra le scuole e le imprese.

  Riflessioni in merito alla programmazione, erogazione e valutazione degli interventi in alternanza

  - Deve essere più esplicito l’appeal per le aziende e per i ~iovani nello scegliere il percorso formativo realizzato con le metodologie dell’alternanza. Deve apparire chiara I’appetibilità per le imprese da un lato, e la metodologia innovativa d’approccio alla formazione per il giovane.

  - Occorre esplorare l‘ipotesi di incentivi alle aziende per l’inserimento di giovani in alternanza.

  - L’alternanza è adatta a configurarsi come strumento di pianificazione a lungo termine perché avvicina sistema formativo e mondo del lavoro.

  - Obiettivo didattico/professionale principale deve essere l’individuazione della vocazione del giovane, attraverso un percorso di orientamento e di formazione a 360°.

  - La durata massima complessiva dell’esperienza di lavoro durante il percorso scolastico varierà in funzione dell’obiettivo formativo, ovvero a seconda che Io scopo prevalente dell’alternanza sia orientativo oppure di professionalizzazione.

  - I destinatari: la platea è potenzialmente illimitata in quanto l’obiettivo di questo strumento, in coerenza con gli orientamenti deII’UE, è quello di dare a tutti i giovani l’opportunità di svolgere un’esperienza professionalizzante nel corso della vita scolastica.

            - La formazione dei tutor (formativi e aziendali) quali principali attori del sistema di accompagnamento richiesto dal modello formativo con la metodologia dell’alternanza deve essere progettata in modo da favorire la capacità di raccordare il percorso di apprendimento in azienda con il percorso nella struttura formativa, pensando anche ai diversi settori aziendali in cui possono realizzarsi i moduli di esperienza pratica. Qui il tutor aziendale potrà avere caratteristiche diverse da quelle sperimentate nell’apprendistato o nei tirocini, in quanto dovrà seguire il giovane in una pluralità di ruoli all’interno dell’azienda, in funzione dell’articolazione del percorso didattico modulare.

  - La progettazione e gestione dei percorsi dovrà essere sostenuta da interventi formativi e accompagnata da guide, che contengano tutte le informazioni necessarie agli attori del processo di apprendimento/formazione.

- In merito alla certificazione, il percorso formativo realizzato con la modalità dell’alternanza deve trovare modalità nuove per certificare le competenze acquisite in ambito aziendale, sia in attività formative esplicite, sia nelle quotidiane attività lavorative che comportano una notevole possibilità di apprendimento. Per la sperimentazione di modalità di certificazione delle competenze, che estendano la valutazione effettuata fino ad ora dal sistema formativo, al contesto aziendale di lavoro possono servire da riferimento alcune modalità di certificazione già diffuse a livello nazionale, quali il portfolio delle competenze, ecc.

      - Occorre, infine, valutare l’opportunità di reperire risorse finanziarie necessarie per la realizzazione delle attività richieste dal modello formativo proposto (es.: realizzazione di un sistema di accompagnamento/tutoraggio efficace ed efficiente, formazione formatori, incentivazione allievi/imprese, sicurezza allievi nelle imprese, ecc...).

  PRECONDIZIONI PER LA SPERIMENTAZIONE DI UN PERCORSO DI

FORMAZIONE REALIZZATO IN ALTERNANZA

  Fondamentale sarà la sperimentazione.

  Utile alla sperimentazione del nuovo percorso di formazione realizzato in alternanza sarà anche il confronto con altre realtà europee, come ad esempio la Spagna e la Francia.

  1. La formazione realizzata in alternanza deve rappresentare una risposta coerente a un effettivo interesse delle imprese.

E’ quindi necessario, parallelamente alle indagini sui fabbisogni formativi condotte a livello territoriale e/o settoriale, predisporre una specifica rilevazione da proporre alle imprese con domande relative alle peculiarità di questa modalità didattica, alla sua applicabilità nei diversi contesti e ad alcuni suggerimenti circa le condizioni di successo.

  2. Una campagna di informazione è la condizione preliminare all’avvio di qualsiasi attività operativa.

L’alternanza, così come è concepita, sia pur diffusa in alcune isole d’eccellenza, rappresenta una sostanziale novità, soprattutto dal punto di vista “culturale” e, in quanto tale, deve essere supportata da una forte azione promozionale rivolta ai giovani, alle loro famiglie, alle imprese e, non ultimo, alle strutture scolastiche e formative, che evidenzi i vantaggi e i benefici a vantaggio dei differenti attori a cui si rivolge.

  3. Per promuovere l’alternanza è necessario dare appeal all’istituto.

Occorre sperimentare modalità di incentivazione rivolte ai giovani (es. borse di studio per il periodo di permanenza in impresa), senza trascurare anche forme di riconoscimento studiate ad hoc per le imprese.

Il dato che si rileva dal nostro osservatorio è che le imprese, per ricoprire ruoli professionali tecnici, attivano azioni di recruitment rivolte prevalentemente a giovani

sopra i 18 anni, preferibilmente in possesso di diplomi tecnico-professionali (cfr. ad esempio gli inserimenti di apprendisti).

I giovani diplomati rappresentano infatti un target considerato dalle imprese in grado di esprimere comportamenti e competenze adeguate al contesto produttivo di riferimento in misura maggiore rispetto ai giovani appartenenti alla fascia dell’obbligo formativo. Rivolgersi quindi a giovani sotto i 18 anni può comportare per le imprese una “forzatura” dei loro piani di inserimento e formazione di nuove professionalità.

E’ un dato di cui tenere conto per proporre e sperimentare forme di incentivazione (ad esempio voucher per il tutor aziendale, defiscalizzazione delle ore di tutoraggio,...) che rappresentino un concreto elemento di interesse da parte delle imprese.

  4  L’art. 4 prevede che la modalità di formazione in alternanza debba essere progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastico-formativa, in collaborazione con le imprese, in base a convenzioni con le imprese o Associazioni di rappresentanza.

Uno degli  elementi fondanti dell’alternanza è quindi la qualità dell’interlocuzione sul versante formativo.

Ai fine di favorire l’efficacia dell’esperienza è necessario che le istituzioni scolastico­formative si dotino di risorse in grado di ricoprire il ruolo di tutor, inteso come l’interlocutore privilegiato delle imprese e contemporaneamente il referente del giovane durante il suo percorso di apprendimento e di inserimento in azienda.

Si propone che il tutor per l’alternanza partecipi ad un corso di formazione alla cui realizzazione deve concorrere in modo significativo il sistema delle imprese (con alcuni moduli comuni ai tutor delle imprese).

Data la rilevanza ditali azioni è opportuno che le modalità di formazione dei tutor vengano formalizzate anche nelle decretazioni attuative della Legge 53/2003 di riforma.

 

 

NOTA

Il          presente documento ha tenuto conto delle osservazioni emerse nel tavolo di lavoro tecnico costituito presso I’ISFOL, con la partecipazione del Ministero dell’istruzione e del Ministero del Lavoro, Confindustria, Organizzazioni sindacali ed alcune Regioni.