La Moratti e la Storia: genesi

 

Paolo Bernardi

 

Vale la pena di ricordarlo: se due anni fa, di questi tempi, la proposta di riforma elaborata per la storia dal Gruppo di esperti coordinato dai prof. Antiseri, Mori, Cajani e Timpanaro poté divenire oggetto della vera e propria " battaglia dei curricoli" - come ebbe a definirla Antonio Brusa - che tutti ricordiamo, ciò fu possibile anche e soprattutto perché tale proposta era il frutto di un lavoro collegiale svolto in seno a una Commissione di studio: formalmente istituita dal Ministro, con atto e mandato pubblico; nota, dunque, nella sua composizione, sicuramente rappresentativa (malgrado, nel caso di storia, qualche assenza rilevante); che si sforzava di interpretare al meglio le più significative esperienze di riflessione, ricerca e sperimentazione didattica degli ultimi vent'anni; che operava alla luce del sole; che dava corretta diffusione agli esiti, anche intermedi, della propria attività; che non si negava al confronto. Tutte circostanze, queste, che allora nessuno riteneva di dover nemmeno rilevare, tanto ci apparivano quali ordinarie e ormai consolidate condizioni minime di qualsiasi attività finalizzata a istruire democratici processi di riforma della scuola. Come ci sbagliavamo!

Oggi accade che delle Indicazioni e delle Raccomandazioni del Ministero per il Progetto nazionale di sperimentazione, allegate al DM 100/2002 e disponibili in Internet, non sia dato sapere neppure chi ne sia l'estensore materiale! Non solo: da luglio un documento chiave come le Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella Scuola Primaria ha conosciuto, per quanto concerne la storia, ben tre versioni differenti, senza che di ciò sia stato dato, o si dia, alcun "avviso ai naviganti"; va da sé, si capisce, che non è dato sapere nemmeno sulla base di quali osservazioni critiche - e avanzate da chi? - si sia ravvisata l'esigenza di rettificare il testo. Nessun margine di comunicazione con il MIUR, infine, è previsto o consentito a chi intendesse far valere opinioni a riguardo.

E l'opinione pubblica? Un silenzio che assorda. Se non fosse per i soliti - pochi - siti Internet per addetti ai lavori, da cui si leva qualche voce, anche alta, ma isolatissima, la preoccupata "auscultazione" dei media indurrebbe a un'unica e raggelante conclusione: che "non gliene frega niente a nessuno", nemmeno ai diretti interessati. Eppure in questi documenti ministeriali c'è la storia scolastica che per ora tocca a chi sperimenta, ma domani potrebbe toccare - e toccherà - a tutti. Che cosa c'è alla base di tutto ciò? Disaffezione, indifferenza, scoramento, rassegnazione, senso di impotenza, indignazione muta? Di sicuro un impressionante vuoto di informazione e confronto. Colpevole chi deliberatamente lo determina e se ne avvale, ma da deplorare pure la passività di chi lo consente e di chi lo subisce.

Fermamente determinato a non condividere tale acquiescenza, il Coordinamento provinciale fra le reti di storia di Brescia, ha deciso di dedicare una giornata seminariale, patrocinata dal locale CSA, alla questione Quale storia nella scuola a venire? La proposta di riforma: prospettive e strategie culturali; a dibatterla pubblicamente sono stati invitati Giuseppe Bertagna, Giuliana Sandrone (che fa parte del gruppo di lavoro, coordinato da Bertagna stesso, che presso l’Università di Bergamo svolge funzioni di monitoraggio del Progetto nazionale di sperimentazione), Ivo Mattozzi e Antonio Brusa.

Il seminario, prima vera occasione di pubblico contraddittorio sul tema, si è tenuto il 21 gennaio nell’aula magna dell’ITC Lunardi, gremita di insegnanti di storia delle scuole bresciane “di ogni ordine e grado”, ma anche di dirigenti scolastici e di esperti di chiara fama, privati evidentemente, questi ultimi, della possibilità di interloquire in più istituzionali consessi.

La defezione dell’ultimissima ora del prof. Bertagna, motivata da impegni accademici concomitanti, ha certo tolto un forte motivo di interesse al pomeriggio, dal momento che ha negato ai presenti l’opportunità di assistere a un confronto diretto fra chi ha detenuto massime responsabilità nel processo di istruzione del disegno di riforma della scuola e alcune fra le più autorevoli voci che la didattica della storia italiana abbia espresso negli ultimi due decenni.



Qui il documento di sintesi

Si segnala, intanto, che all'URL seguente è possibile visionare una pagina web specificamente dedicata alla Storia e alla riforma della scuola.