Giuseppe - anno scolastico 2012-2013
Giuseppe Aragno - 27-08-2013
Giorgio Israel, storico della matematica, membro della Académie Internationale d'Histoire des Sciences, discute spesso di scuola e ne parla con notevole competenza. Al paragone, Gelmini, Profumo e Carrozza fanno la figura degli analfabeti. In ciò che dice c'è quasi sempre un notevole equilibrio; ogni osservazione corretta, tuttavia, contiene spesso un'incredibile sciocchezza. L'ultimo esempio di questo singolare modo di ragionare l'ha dato ieri, lanciandosi senza esitazioni in un'appassionata difesa del liceo classico.
Immaginando l'inevitabile domanda del lettore - "Perché il liceo classico?" - la risposta dello studioso è subito nel titolo del suo articolo: "Perché se muore il liceo classico muore il paese". Letto il titolo, però, a me è venuta spontanea un'altra domanda: perché perdere tempo a leggere l'articolo?
Giuseppe Aragno - 21-08-2013
In una lontana introduzione a un ormai classico saggio di Pietro Grifone sul peso della finanza nella nostra storia, Vittorio Foa tornava addirittura a Bucharin per cogliere nella «simbiosi del capitale bancario con quello industriale» l'essenza della finanza e ricordare un insegnamento di Lenin che non è mai stato attuale come oggi: non si può modificare la natura socialmente ingiusta e strutturalmente aggressiva del capitalismo dandogli una mano di vernice democratica. Il capitale in crisi non lascia vivere i diritti.
A guardare com'è ridotto il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, è difficile dar torto al rivoluzionario russo. Ai ragazzi provenienti da classi subalterne si garantiscono scuole e università solo nelle fasi di espansione e crescita o quando, comunque, la difesa del saggio di profitto chiede pace sociale e un fantoccio di democrazia.
Giuseppe Aragno - 16-08-2013
Ernesto Che Guevara, che prima di essere un rivoluzionario fu uno studente in gamba, si laureò in medicina e imparò a conoscere i problemi della scuola e dell'università, parlando agli studenti a Santiago di Cuba strappata con le armi a un dittatore al soldo degli USA, non mostrò incertezze: "Andate a cercare i nomi degli artefici della riforma e andate a vedere qual è oggi la loro posizione politica, quale ruolo hanno svolto nella vita pubblica dei Paesi d'appartenenza e avrete delle sorprese straordinarie. I personaggi che [...] appaiono all'avanguardia della riforma nel loro paese sono le figure più nere della reazione, le più ipocrite, perché parlano un linguaggio democratico e praticano sistematicamente il tradimento". Sarà un caso, ma chi nel nostro Paese volesse provare a seguire il consiglio del Che, sorprese ne avrebbe davvero. Senza tornare al fascista Giovanni Gentile, Berlinguer, Moratti e Maria Stella Gelmini corrispondono perfettamente all'identikit tracciato in anni lontani dall'eroico rivoluzionario argentino.
Giuseppe Aragno - 23-07-2013
Schiacciata dal disastro Gelmini e dal pirotecnico campionario di corbellerie messo in mostra dal collega Profumo, la ministra Carrozza naviga a vista nel burrascoso mare dell'Istruzione Pubblica e fa l'. Sull'infamia del concorsone per i "nuovi insegnanti" non ha avuto l'animo di ripristinare pienamente il diritto, che pure riconosce violato, ed è ferma a metà del guado: 50% assunti dalle graduatorie e 50% dal concorso illegale. Incapace di decidere se essere o se non essere, ora fa i conti con le ingiustizie moltiplicate, le attese deluse e il marasma dei numeri ballerini. A chi, petulante, le chiede se i vincitori verranno assunti, risponde come in stato confusionale: "mi auguro di si". La ministra si augura che accada ciò che vorrebbe, però non può, minaccia di sbattere la porta in assenza di fondi per la decenza, ma non lo fa, si incolla alla poltrona, si tiene il ceffone e farfuglia: "le selezioni sono in corso, alcune sono in ritardo, alcune più avanti, dipende dalle sedi. Abbiamo avuto problemi perché i compensi per chi è in commissione sono molto bassi, nonostante avessimo chiesto di aumentarli".
Giuseppe Aragno - 01-07-2013
Insegnare non è una missione. Checché ne pensino i predicatori dell'Invalsi, la condizione materiale dei docenti può seriamente condizionare la qualità dell'insegnamento. Lo sostiene implicitamente l'ultimo rapporto Ocse sulla scuola che riconosce i meriti dei docenti italiani - i meno considerati in assoluto e tra i peggio pagati nel mondo cosiddetto "civile" - e rende loro l'onore delle armi. I dati, infatti, per quel che riguarda la nostra scuola, sono così desolanti, che viene da chiedersi in quali condizioni verserebbe da noi oggi il sistema formativo, se gli insegnanti rendessero in proporzione di quanto ricevono, e con quale animo Carrozza, Rossi Doria e compagnia cantante prendano posto tra i loro colleghi ai convegni internazionali per parlare di valutazione.
Giuseppe Aragno - 15-06-2013
Il senso del ridicolo è un dono che manca a Letta e ai suoi ministri. Quando si trattò di vender tappeti e sbrigare la «pratica fiducia» in un simulacro di Parlamento, il Presidente del Consiglio, benché complice del mancato omicidio volontario di Profumo, non esitò a dichiarare: «La società della conoscenza e dell'integrazione si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Dobbiamo ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori». In altri tempi, quando alle Camere c'era gente che se non altro leggeva, scriveva e faceva di conto, Letta e le sue piroette da avanspettacolo sarebbero stati sepolti sotto una risata e lì sarebbero caduti. Tutto invece filò come l'olio ed è segno dei tempi.
La scelta delle parole, si sa, non è mai neutra e dopo le coltellate di Gelmini e le virulente campagne di Brunetta, che oggi sostengono il governo delle «larghe intese», recitando da cani, Letta si guardò bene dal dare ai quei «mezzi idonei» la concretezza d'uno «stipendio europeo». In quanto alla genericità del riferimento, il neo presidente citò gli «educatori» evitando volutamente i professori. Non si trattò solo di un escamotage per risparmiarsi una parola caduta in disgrazia e ormai sinonimo di «mangiapane a tradimento»; la ragione vera era un'altra: piaccia o no, se dici professori chiami in causa una "professionalità" che andrebbe retribuita ben diversamente da quello che accade.
Giuseppe Aragno - 08-06-2013
Alla scuola di un Paese per molti versi «vaticano», le tragiche giornate di Istanbul pongono più di un quesito e ricordano quanto conti, quanto costi e soprattutto quanto possa diventare decisivo una estrema difesa della formazione statale laica, così come la disegna la Costituzione.
Ci sono momenti in cui la storia volta pagina. Da noi capitò poco più di tre anni fa; era il 14 di dicembre del 2010, vivevamo una crisi istituzionale di natura irreversibile, come s'è visto poi, col Parlamento impegnato in un'oscena compravendita di voti, università e scuole ridotte allo sbando, diritto allo studio cancellato e fiumi di quattrini pubblici dirottati dal pubblico al privato. In piazza, però, quel giorno si videro solo gli studenti e i soliti pappagalli indottrinati parlarono subito di violenza. Per un giorno Roma bruciò - l'incendio era tutto in Parlamento - ma si inferocì sulla piazza e c'è ancora chi paga.
Giuseppe Aragno - 22-05-2013
Non sarà l'ultima spiaggia: il conflitto dura da troppo tempo per terminare in un giorno. Dovesse andar male, non avremo perso la guerra, ma quella che si combatterà il prossimo 26 a Bologna non è certo una battaglia locale e non riguarda le scelte di un Comune: mentre le scuole statali vivono di stenti, decidere se lo Stato e gli Enti Locali possono continuare a finanziare le scuole private, per lo più confessionali, benché la Costituzione lo vieti, farlo, per di più, con un'iniziativa promossa dal basso, nella più assoluta indifferenza della politica, che ormai non ha voce quando si tratta di valori repubblicani, è cosa che riguarda non solo chi fa scuola, ma tutto intero il Paese.
Giuseppe Aragno - 18-05-2013
Per giustificare le dissennate e arbitrarie scelte dei più recenti governi in tema di finanziamenti statali alle scuole private, si è adottato un metodo nuovo e peregrino: un principio costituzionale si interpreta in relazione alle discussioni avvenute in sede di formulazione, avendo presente il contesto storico, culturale e politico in cui fu sancito. Ne consegue che il testo definitivo, il suo contenuto, il suo stesso significato linguistico, cedono il passo alle interpretazioni di parte e non c'è più nessuna certezza. Per quanto riguarda il terzo comma dell'articolo 33, che qui c'interessa, la sua formulazione è lapidaria: "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato". Si condivida o no, la prescrizione è inequivocabile: fatevi tutte le scuole private che volete, soldi lo Stato non ve darà. Non può darvene, perché finanziare le scuole private coi soldi ricavati dalle tasse pagate dai cittadini è incostituzionale.
Giuseppe Aragno - 10-05-2013
Statemi a sentire e datemi una risposta se vi riesce. Vediamo che idea vi siete fatti della valutazione e, per favore, non fate quella faccia. Sono discorsi all'ordine del giorno. Partiamo dalla cronaca e stiamo ai fatti. Com'è andato lo sciopero dei Cobas per boicottare il primo giorno dei test Invalsi? Non lo sapete? Ma allora non leggete l'Huffington Post! Se l'aveste letto, il 10 maggio, lo sapreste: "Invalsi, boicottaggio fallito a scuola". E' così, credeteci, basta coi dubbi e non tirate fuori la storiella dei punti di vista e del sistema di valori di riferimento. Il valore di riferimento lo decide il valutatore e se v'hanno insegnato a leggere i fatti in un contesto, se avete imparato che esistono obiettivi minimi e massimi, che si può avere i numeri contro e vincere moralmente, se state appresso alla favola di Silvio Pellico che con le "sue prigioni" costò all'Austria quanto Waterloo a Napoleone, beh, snebbiatevi il cervello e prendete atto: Pellico era un "perdente", un contestatore da tre soldi che non seppe evitare la galera. E anche con Gramsci, piantatela per favore.
Giuseppe Aragno - 03-05-2013
"Zavorre d'Italia". Così, con questa sprezzante definizione, in un libro privo di intenti autobiografici e di una sia pur minima punta di autoironia, Antonio Catricalà descrisse anni fa ciò che frena la crescita. La definizione mi ritorna in mente mentre provo a evitare la valanga di dotte analisi sui sottosegretari del governo Letta. Tranne rare eccezioni, silenzio di tomba sul grumo d'interessi corporativi, protezioni e privilegi di classi sociali forti strette attorno alla "squadra di governo"; la parola d'ordine è chiara: sorvolare sul cuore del problema italiano, ignorare che in una repubblica parlamentare, quali che ne siano gli esponenti, questo governo, nato tradendo gli impegni presi con gli elettori e vincolato alle condizioni dettate alle Camere da un Presidente della Repubblica rieletto, soffre di anemia costituzionale e scarsa legittimità democratica. Più che ministri o sottosegretari, gli uomini di Letta sono, in realtà, esecutori d'ordini, scelti col manuale Cencelli tra sacerdoti del liberismo e sperimentati portaborse dei capi fazione di una maggioranza rifiutata dal voto popolare.
Giuseppe Aragno - 29-04-2013
Dopo Milano e il Palazzo di Giustizia assalito con furia giacobina come fosse la Bastiglia, anche Roma è caduta. Il Parlamento è in mano a una destra autentica e alla sua dozzinale imitazione di sinistra. Qualcuno domani titolerà che l'Italia ha un nuovo governo e molti, ingenui, speranzosi o compromessi col potere, andranno a cercare nel nome dei ministri la dignità delle Istituzioni violate. Si può esserne certi purtroppo: chi ama la scuola troverà nei molti e prestigiosi titoli della ministra dell'Istruzione, professoressa Maria Chiara Carrozza, ragioni di speranza che Profumo, Rossi Doria e Ugolini non potevano offrire e per un po' molti lavoratori traditi sogneranno di certo impossibili miglioramenti, solo perché tra i ministri non troveranno più la tragica figura della Fornero. La verità però è diversa e veramente amara: nonostante l'aperto rifiuto manifestato dagli elettori, oggi un Parlamento commissariato ha votato la fiducia a un nuovo governo Monti. Identica maggioranza, coincidenti priorità - anzitutto i mercati, poi l'umanità dolente in lotta con la disperazione - e una legittimità democratica ancora più impalpabile.
Giuseppe Aragno - 17-04-2013
Il prossimo 25 aprile, in una città mobilitata contro il ricatto del debito e la distruzione dello stato sociale, Madrid celebrerà la «festa nazionale per la Liberazione da tutti i fascismi» e renderà omaggio alle donne e agli uomini accorsi in Spagna in difesa della Repubblica minacciata da Franco. Sarà l'occasione per una riflessione sulla lotta antifascista di resistenza, sull'attualità e il valore del 25 aprile in un'Europa paradossalmente «unita» eppure divisa come non pareva potesse più esserlo. E' difficile immaginare in quante scuole e università italiane ci sarà spazio per ricordare e quanti giovani, nel clima politico che viviamo, conoscano Rosselli, Pesce o Vincenzo Perrone, caduto per mano franchista a Monte Pelato, e le ragioni per cui migliaia di ragazzi e ragazze nel 1936 partirono dall'Italia per combattere una guerra che non pareva riguardarli. Tra presente e passato s'è ormai creato un pericoloso «corto circuito» e non c'è nulla purtroppo che somigli a un gregge quanto un popolo che ignora la sua storia.
Giuseppe Aragno - 11-04-2013
E' vero. I soldi per le borse di studio sono spariti nei tagli e nell'insipienza della politica, ma non bisogna coltivare la disperazione. Il gusto forse è macabro, l'intento inconscio ha un vago sapore di sadismo, ma la notizia circola e nell'indifferenza generale che circonda la scuola occorre registrarla a futura memoria. Quando gli storici attoniti ricostruiranno la vicenda di questo impensabile codicillo di legislatura, occorrerà che si sappia: mentre il Paese annaspa nei vortici della peggiore crisi finanziaria che si sia mai registrata, Profumo, ministro scaduto e però prorogato, dà segni di vita e lancia, ineffabile, la sua tragicomica "Campagna di educazione finanziaria".

In società con Poste Italiane, prende il via così, per gli studenti della scuole secondarie di II grado, quello che l'Ansa, definisce, con impeccabile stile professionale lo "strumento di pagamento integrato alla 'Carta dello Studente IoStudio''.
Giuseppe Aragno - 20-03-2013
"C'è stata battaglia e non ce ne siamo accorti", ripeteva negli ultimi e sconsolati anni della sua vita Gaetano Arfè, intellettuale militante tra i più lucidi del Novecento. Il tempo purtroppo gli ha dato pienamente ragione e ogni giorno che passa dimostra quanto premonitore fosse il suo inascoltato appello a scavar trincee sull'ultima spiaggia per tentare l'estrema difesa della Costituzione.
Dal 2007, in un'avanguardistica Torino, un liceo intitolato all'antifascista Altiero Spinelli ha sciolto il nodo delle iscrizioni con una "selezione per test" che consente o vieta la frequenza dell'Istituto. La nostra "libera stampa", mobilitata nella caccia all'uomo di parte avversa e nella promozione di "santini" e utili idioti con cui coprire le miserie morali del potere, non se n'era accorta: in linea con la religione del merito, dopo i rettori delle università, tra le basse gerarchie della chiesa liberista, anche alcuni dirigenti scolastici danno ormai di piglio al manganello e bastonano quanto sopravvive di democrazia in un Paese di sedicenti liberali che all'estero svendono il nostro onore, "portando a casa i marò" col tradimento - altro che Berlusconi e il sedere della Merkell - e in patria non riconoscono un ethos politico ai ceti subalterni e fanno la guerra santa ai diritti in nome del mercato.
"Dio lo vuole!", è lo slogan, mentre i test d'ingresso, foglia di fico e preludio inaccettabile al numero chiuso, fanno l'ingresso trionfale nelle scuole medie.
Giuseppe Aragno - 12-03-2013
E' uno strano neonato, un "sanguemisto", figlio illegittimo di incontri clandestini tra la destra reazionaria e il furore ideologico di un tecnico del capitale. Nato venerdì scorso, è stato battezzato come comanda una prassi ormai consolidata: "Consiglio dei Ministri, Decreto numero 72 dell'8 marzo 2013". Ligio al dovere, il "Sole24Ore" ha annunciato il lieto evento con la consueta faccia tosta padronale: il Governo "scaduto", infatti, per il giornale della Confindustria, non solo ha "acceso il semaforo verde definitivo" per una delibera ormai indifferibile, ma ha anche risposto all'ansiosa attesa della scuola. Si direbbe quasi che gli insegnanti, consapevoli d'essere tutti, senza eccezioni, una manica d'incapaci sfaticati e convinti e di aver perciò meritato i tagli devastanti, i mancati investimenti, le classi pollaio, le campagne di stampa sui fannulloni e il discredito generalizzato dovuto alle accuse dei loro stessi ministri, non attendano altro che il giorno del giudizio. La scuola, pervasa finalmente di spirito cristiano, si sarebbe ormai attestata sul religioso principio della rassegnazione: quando riceve un ceffone, porge l'altra guancia e a suon di botte s'è rimbecillita.
Giuseppe Aragno - 08-03-2013
"Sì del Governo: arriva il nuovo sistema di valutazione di scuole e presidi, - titola il Sole24ore" con ineguagliabile improntitudine confindustriale. A sentire il giornale dei padroni, quindi, Il Governo - quale governo di grazia? - ha "acceso il semaforo verde definitivo" per un provvedimento inderogabile, anzi, così evidentemente urgente che - dovremmo credere - la scuola tutta era lì ad attenderlo con ansia. Un decreto necessario, perché, a quanto pare, se Profumo non l'avesse presentato, la scuola non avrebbe più saputo come andare avanti. A guidare il sistema ora sarà l'Invalsi, che dovrà rapidamente preoccuparsi di elaborare calendari di visite di valutatori esterni e definire - con quale competenza s'è visto ormai da tempo - gli indicatori di efficienza a cui gli insegnanti e i loro dirigenti dovranno rispondere.
Per il Ministero, quindi, era l'Invalsi la vera e unica urgenza della scuola morente. Quell'Invalsi da cui - sarà un caso? - proviene il sottosegretario Elena Ugolini, che si è fatta in quattro perché il provvedimento giungesse all'approdo finale.
Giuseppe Aragno - 21-02-2013
Sul filo di lana e nella logica oltraggiosa del "voto utile", Skuola, sponsorizzata da Mediaset e Tgcom24, ha pensato bene di chiarire ai lettori-elettori i progetti per la scuola dai "grandi" protagonisti delle elezioni, senza interpellare gli altri candidati. L'iniziativa è quantomeno singolare. I rapporti tra la scuola malata e l'equipe dei "guaritori" dovrebbero essere ormai chiari: Bersani Monti e Berlusconi l'hanno governata assieme in piena concordia. Assieme hanno deciso i rovinosi tagli, l'illegale concorso a quiz e la sorte riservata ai precari; assieme hanno trasferito milioni di euro dal pubblico al privato in sfregio alla Costituzione e non c'è stato gran dissenso nemmeno sulle campagne di stampa per l'orario dei docenti e l'abolizione del valore legale del titolo di studio.
Giuseppe Aragno - 14-02-2013
Confesso il mio peccato: torno spesso alle antiche letture. Gli anni, la formazione, il tipo di cultura, le scorie fatali della militanza hanno finito per collocarmi in quella sorte di "prigione" che molti, non senza disprezzo, definiscono "ideologia" e una sparuta pattuglia di sopravvissuti ritiene sia coerenza tra un sistema di valori, alcuni strumenti di analisi e scelte di vita che coincidono con opinioni politiche. Questa sorta di confessata sclerosi spiega probabilmente la diffidenza stupita per la fiduciosa ricerca del futuro del sistema formativo negli impegni strappati ai candidati e nella cartastraccia che diventano in genere programmi elettorali.
Giuseppe Aragno - 01-02-2013
Sarà capitato per caso, sarà che certa stampa disinforma informando e più che dare notizie accoglie umori, alimenta fermenti e "orienta" le opinioni verso "bisogni privati" a scapito di una visione collettiva dei problemi, la coincidenza colpisce. Giorni fa una lettera scelta da Beppe Severgnini per il suo "Italians", blog storico del "Corriere della Sera", se l'è presa con la scuola, con gli alunni e coi docenti. "Vil Maramaldo..." avrebbe accusato Francesco Ferrucci, ma Severgnini tace e dà spazio all'attacco: ogni anno, quand'è tempo di iscrizioni, inizia una guerra sorda tra genitori, decisi ad assicurare ai figli la sezione d'élite con i docenti "migliori" o quantomeno evitare quella "peggiore".
Giuseppe Aragno - 26-01-2013
Mettiamola così, per farla breve: se non soffre di vocazione al suicidio, non c'è malato al mondo disposto ad affidarsi al medico che ha sbagliato diagnosi e l'ha mezzo ammazzato di farmaci inutili e rimedi peggiori del male. Fa eccezione l'Italia che studia, ma non è cosa normale perché il medico s'è imposto al malato. Al capezzale della scuola politici e tecnici hanno chiamato tutti tranne gli insegnanti. Riuniti a consulto, si sono visti all'opera maghi della comunicazione, economisti ed esperti di marketing e, in quanto ai vertici dell'equipe, in sala rianimazione è stato il trionfo dei dilettanti: un'esperta di razionalizzazioni d'azienda, un medico, un avvocato e un ingegnere con la vocazione del manager, per fermarsi al più recente passato. Uno dopo l'altro, da Moratti a Profumo, tutti neoliberisti: privatizzazione, libero mercato, mercificazione del sapere. Un disastro annunciato, ma alla paziente sempre più malmessa nessuno ha mai chiesto lumi e persino adesso che siamo al collasso e si rischia il funerale la ricetta non cambia.
Giuseppe Aragno - 16-01-2013
In queste iniziali scaramucce elettorali ho ascoltato i leader veri e quelli presunti, ho seguito i professori scienziati della Bocconi, i magistrati che parlano di diritti e legalità, i politici di lungo corso che, prodotto lo sfascio, si affannano a spiegarci i rimedi. Un pianto greco di acronimi, numeri, conti della spesa, previsioni allarmanti, promesse di future lacrime e sangue e di successive mirabolanti riprese... Tutto e il contrario di tutto. Sul diritto allo studio, il peggior venditore di tappeti uscirebbe certamente vittorioso.
Giuseppe Aragno - 12-01-2013
Sia lode al dubbio, penso,
mentre ancora preparo una lezione
tra le mille domande
che non hanno risposte.
Giuseppe Aragno - 07-01-2013
Il "tecnico" Monti ha annunciato così tante volte il Monti politico che i casi sono due: chi si meraviglia delle stupidaggini che ha messo insieme da quand'è caduto con berlusconiana dignità, o è un idiota patentato o un bugiardo matricolato. Scelgano i numerosi paladini delle cause perse cosa preferiscono, ma quanti pensano di votare il politico, dopo aver cantato il peana del "tecnico", faranno bene a ricordare. Era solo agli esordi l'ormai celebre prof., quando ebbe la faccia tosta di ringraziare in Parlamento la piangente Fornero, scienziata dell'economia, riconoscendole il merito strabiliante di averlo informato che in Italia le pensioni minime si aggirano attorno ai 500 euro. Solo per questo, confessò candidamente, non erano state bloccate anche quelle, come aveva pensato di fare!
Giuseppe Aragno - 28-12-2012
Si recita a soggetto. E' il gioco delle parti tra chi in politica è "sceso" e chi invece pretende di "salirvi". E non si tratta solo delle ambizioni malate di quanti esaltano nel potere anche ciò che il potere disprezza. In discussione sono le sorti della democrazia e la formazione dei nostri giovani.
Ogni scienza ha i suoi limiti. Attendersi che un economista si orienti tra le ragioni dantesche del De Vulgari eloquentia e del Convito sarebbe veramente troppo. Monti, poi, che si sente chiamato a una missione, non sfugge a una regola quasi universale: misura se stesso col metro con cui "misura le sue cose" e si pensa "magnanimo", sicché non solo "", ma si sopravvaluta. Troppo "inglese", per curarsi della lingua materna, parla, direbbe Dante, il volgare peggiore: "quello che suona sulla lingua meretrice di questi adulteri".
Giuseppe Aragno - 20-12-2012
Per sei milioni di euro Benigni racconta a un Paese instupidito la favola bella della Costituzione. Senza chiedere un soldo Calamandrei sarebbe stato chiarissimo: l'Assemblea Costituente si assunse "il compito di costruire giuridicamente un congegno di governo che avesse la forma repubblicana al luogo di quella monarchica, purché, al disotto di quella nuova forma politica, rimanessero invariate, [...] le strutture economiche e sociali dell'Italia prefascista. Benigni racconta, invece, il libro dei sogni e fa passare così sottotraccia l'agonia della democrazia. Mentre il telespettatore si compiace e la retorica patriottarda leva fitte cortine fumogene, le agenzie battono a toni smorzati la notizia che sa di beffa: l'università è a rischio defaul, ha avvertito Profumo, impegnato nella discussione del bilancio. Mentre il comico toscano si sforza di volare alto, ma il tema è sempre Berlusconi, il diritto allo studio è ormai cancellato. Benigni non lo dice, ma il Parlamento si dichiara sereno: i fondi alla formazione privata sono garantiti.
Sull'articolo undici l'artista naturalmente sorvola. Meglio lasciar perdere la guerra ripudiata, se in Afghanistan spendiamo in razzi, cartucce e blindati quanto basterebbe a rifare tutte le scuole pericolanti.
Giuseppe Aragno - 15-12-2012
E' un foglio di carta povera e quasi trasparente. Quattro facciate fitte di stampa in una sorta di velo piegato in due, ma non saprei fare meglio e conviene riportarlo com'è. La lezione potrebbe tornare utile ai "tecnici professori" che sanno forse d'economia, ma zoppicano vistosamente se il discorso cade sulla storia e su una sua moderna filosofia.
"Il governo - spiega il giornale - intuì che l'istruzione è la vera liberatrice dell'uomo e lo rende conscio dei doveri, del diritti, delle sue fondamentali rivendicazioni; chi teme il popolo, vuole il gregge, la folla da sfruttare [...]. Per traviare l'opinione pubblica tarpa le ali al libero insegnamento, lo soggioga, lo vuole dominare [...] e produce perciò una costituzione sociale, fondata solo sulla potenza del denaro".
Giuseppe Aragno - 05-12-2012
E' molto difficile capire che intendono, quando parlano di scuola e lavoro, i ministri di un governo che ha per programma solo una miserabile lettera della Banca Centrale Europea. L'altro ieri, alla Camera, Patroni Griffi ha dichiarato che per il 2013 sono previsti 7.300 esuberi tra gli statali e ha aggiunto che, tenuto conto dei mille volti della flessibilità, ci sono almeno 260mila precari. E poiché il governo tiene alla partita doppia e ai cacciabombardieri molto più che alla qualità della vita dei cittadini, il ministro ha prontamente puntualizzato: "impossibile pensare a una stabilizzazione di massa".
Per quel che riguarda la sorte della scuola, quindi, mentre i 130mila precari non hanno alcuna speranza di lavorare, sulla qualità del servizio da offrire al bestiame votante, sulla religione del merito e sulle chiacchiere amene del trio Profumo, Ugolini e Rossi Doria cala inesorabile una pietra tombale.
Giuseppe Aragno - 26-11-2012
La notizia è sul web e non c'è motivo di dubitarne. Molto probabibilmente è vero: "in Giappone gli unici cittadini che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all'imperatore sono gli insegnanti. Il motivo è che i giapponesi sostengono che senza insegnanti non ci possono essere imperatori".
Giuseppe Aragno - 22-11-2012
Dopo un anno perso dietro i numeri di un governo di contabili e ragionieri, i conti non tornano. E' allucinante. Non ci avessero pensato Milena Gabanelli e quella banda di guastafeste raccolta all'ombra del "Fatto Quotidiano", nessuno dei ben pasciuti e titolati tecnici ingaggiati da Monti e Napolitano ci avrebbe raccontato l'incredibile storia di Ilaria Sbressa. Molto probabilmente, non avremmo mai saputo che ai tempi della Gelmini un'azienda privata ha ottenuto il via libera dal Miur per realizzare una ventina di spot da "Carosello" e utilizzarli come prezioso materiale didattico, con un rapporto guadagno spese che sta nei termini osceni di ventimila euro alla voce costi contro i settecentotrentamila messi in tasca. Una barca di soldi pagati, a quanto pare, dopo l'uscita di scena della Gelmini, cui sommare cinque milioni entrati grazie a sconti, favori e acquisizioni di fondi europei. Tanto spreco, mentre l'intero governo fa il coro greco per i "costi" sociali degli studenti fuoricorso e un'appetitosa valanga elettronica, tutta tablet, lavagne multimediali e pagelle digitali, precipita sulla scuola terremotata dalla religione del profitto!
Giuseppe Aragno - 16-11-2012
Ancora un palazzo del potere, ancora qualcosa che vola dalle sue finestre, ancora una "morte" che rimarrà impunita. Stavolta tocca direttamente alla democrazia. Qui da noi va così. Qui da noi dalla finestra della Questura a Milano volò a terra l'anarchico Pino Pinelli e Vincenzo Guida, il questore, spudoratamente ne infangò la memoria. S'era ucciso, sostenne, schiacciato dal peso delle prove che lo inchiodavano alla sua responsabilità per la strage di Piazza Fontana. Pinelli era stato partigiano e il questore fascista come fasciste erano le bombe di Milano. Sembra strano, ma è così: passato senza colpo ferire da Mussolini a Einaudi, aveva diretto la colonia penale di Ventotene dov'erano reclusi Pertini e Terracini. Sono storie di questori che andrebbero insegnate. Ma forse è proprio quello che non si vuole.
Giuseppe Aragno - 08-11-2012
"Non ho fatto nulla per peggiorare la situazione dei precari nella scuola" ha dichiarato Profumo, respingendo l'accusa di aver cancellato le loro speranze, .che gli è stata rivolta dal prof. Carmine Cerbera prima di togliersi la vita. I casi sono due: o il ministro soffre di amnesia e non ricorda la disperata rabbia dei precari che a settembre, accampati davanti al Ministero, invano gli chiesero udienza, per convincerlo a non cancellare le graduatorie permanenti, o il concorso l'ha voluto a sua insaputa il Direttore Generale Luciano Chiappetta.

Aveva ragione Don Milani: "La politica è orribile quando chi la fa crede d'essere dispensato dal sentir bruciare i bisogni immediati di quelli cui l'effetto della politica non è arrivato" e non c'è dubbio: il dramma di Cerbera è figlio di un clima di arroganza, persecuzioni e disprezzo per il corpo docente che non ha precedenti nella nostra storia.
Giuseppe Aragno - 01-11-2012
Stupisce che Marchionne stupisca ancora. Lo stupore si fa poi fastidio, se chi si stupisce si ferma all'indignazione e cancella così, per i corpi sociali e la dinamica della storia, il principio di reciproca influenza per cui ogni azione reale provoca una reazione uguale e contraria. "Siamo alla rappresaglia", titola la stampa, e lì si ferma senza domandarsi com'è che non vedi cortei spontanei di protesta e non senti organizzazioni sindacali che denunciano per risposta l'autoregolamentazione dello sciopero e gli accordi sottoscritti in tempo di pace. Alle ripetute azioni d'una guerra di annientamento scatenata contro la classe lavoratrice, i lavoratori non rispondono con la guerra. E' soprattutto questo che dovrebbe stupirci e, ancor più, interrogare le coscienze sul funzionamento effettivo dello Stato e sul rapporto reale che c'è tra legalità e giustizia sociale.
Giuseppe Aragno - 25-10-2012
Mentre il malessere e l'indignazione del mondo della scuola crescono di giorno in giorno da un capo all'altro del Paese, i docenti, che non sanno di spread, ma di scuola s'intendono, registrano i danni del terremoto e lanciano l'allarme: la cura da cavallo ammazzerà il paziente, occorre far presto, la scuola è stramazzata e c'è il rischio che da presunta malata diventi autentica carcassa e infine carogna. Come il proverbiale "asino in mezzi ai suoni", Profumo, però, naviga a vista, si porta a traino Rossi Doria, Ugolini e il costoso baraccone ministeriale e prova a quadrare il cerchio con un patetico minuetto di dichiarazioni che dicono tutto e il contrario di tutto.
Giuseppe Aragno - 20-10-2012
"Scuola, l'orario lungo «vale» 721 milioni". Così titola, arrogante e spudorato, il giornale dei padroni, prima di salutare festante il miracoloso debutto di un "Fondo da ripartire per la valorizzazione dell'istruzione scolastica", che, incredibile a dirsi, risolverà in un sol colpo la vexata quaetio della "qualità" della formazione e aumenterà, per giunta, le ferie per gli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado, confermerà la norma "salva precari" e i favolosi progetti promossi da Miur e Regioni per trovare lavoro ai docenti rimasti senza incarico. Insomma, a dar retta a Profumo e alla stampa padronale, in Italia la scuola non ha più problemi!
Per tacitare i soliti dubbiosi guastafeste, non manca il balletto delle cifre. I risparmi che si faranno grazie all'aumento delle ore per gli insegnanti sono riportati, infatti, in una tabella che arricchisce, si fa per dire, la relazione tecnica di accompagnamento del provvedimento. Le cose starebbero così: costringendo i docenti a un disastro programmato, il sedicente governo tecnico risparmierà 128,6 milioni di euro di spesa nel 2013, 385,7 nel 2014 e 385, 7 nel 2015. E non è tutto.
Giuseppe Vollono - 14-10-2012
Nelle ultime dichiarazioni ai giornali e in incontri pubblici il ministro Profumo sostiene: "Si potranno differenziare gli stipendi: più bassi per chi vuole lavorare solo la mattina, retribuzione piena per chi accetta l'aumento delle ore".
E' evidente l'intenzione quindi del Governo di varare una rivoluzione epocale della scuola italiana senza un euro di investimento. E qui il cerchio sembra chiudersi. Con una doppia penalizzazione per i docenti. Se il cinico disegno andrà in porto, i docenti che si ritroveranno per 24 ore a settimana in classe continueranno infatti a mantenere il magro stipendio attuale (già tra i più bassi dell'area OCSE), mentre quelli che rimarranno a 18 ore si ritroveranno di fatto in una posizione di part time. Questi ultima, in pratica, continueranno a fare quello che hanno fatto sino ad oggi, ma con un perdita secca di alcune centinaia di euro mensili in busta paga. Insomma, nel predire che si va verso un docente medio italiano tra i meno pagati d'Europa e però costretto a rimanere in classe (con in media 25 alunni) per più tempo di tutti gli altri Paesi europei, non ci siamo sbagliati.
Giuseppe Aragno - 12-10-2012
Non si comprende bene ciò che significa il ddl 953 (già legge Aprea), se non si hanno presenti l'articolo 3 della Costituzione, che attribuisce alla scuola il ruolo essenziale di rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno esercizio della cittadinanza, e l'articolo 5, che limita il campo delle autonomie locali alle esigenze del decentramento amministrativo. Sono questi articoli che danno valore di dettato costituzionale alla libertà d'insegnamento e all'istituzione della scuola della Repubblica per sua natura gratuita e obbligatoria.
Non ci sono dubbi: letto senza pregiudizi, il Decreto 953 si rivela del tutto incompatibile con i vincoli normativi definiti dalla Carta costituzionale. E non si tratta, come si tenta di insinuare da più parti, di un giudizio nato all'interno del mondo della scuola per ragioni puramente ideologiche, spinte conservatrici e ostilità preconcetta a non meglio identificati venti di cambiamento.
Giuseppe Aragno - 08-10-2012
E' inutile tirare a campare e fingere di non capire. Ormai c'è davvero di che preoccuparsi. Ieri a Genova, pochi giorni dopo le violente cariche contro gli studenti e alla vigilia di una manifestazione nazionale della scuola, il ministro Profumo non ha esitato ad affermare che "il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po' di bastone e un po' di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po' di più il bastone e un po' meno la carota. In altri momenti bisogna dare più carote, ma mai troppe".
Bisogna che il ministro l'abbia chiaro: non ci fa paura. Chi ogni giorno, per passione civile, prima ancora che per dovere professionale, nelle scuole e nelle università, forma coscienze critiche, non muterà rotta per approdare a rinnovate barbarie. Ci fa da bussola un imperativo etico e abbiamo una stella polare: denunciare con fermezza i rischi sempre più evidenti che corre la democrazia.
Giuseppe Aragno - 06-10-2012
Non lasciamoli soli, gli studenti, come soli lasciamo ormai da tempo gli operai, come già facemmo due anni fa, tutti assieme, docenti, genitori e comitati di lotta. I filmati chiaro: questa è la polizia di Genova e De Gennaro, il "servitore dello Stato" promosso a sottosegretario, dopo la Diaz, in un governo che nessuno ha eletto e manomette diritti e principi costituzionali.
Cancellieri riparte da dove s'era fermato Maroni il 14 dicembre del 2010, nel giorno d'una violenza peggio che fascista, d'una miseria morale che non ha precedenti nella storia della repubblica. E chi ha la memoria corta farà bene e ricordarlo: quel giorno, mentre un'intera generazione protestava e prendeva botte attorno ai palazzi d'un potere squalificato, in Parlamento autodefiniti deputati compravano e vendevano voti per tenere in piedi un governo che non aveva più nessuna maggioranza nel Paese.
Giuseppe Aragno - 02-10-2012
La statalistica è scienza e guai a dubitare: il Paese nell'insieme è fatto ormai di "montiani di ferro" e montiana è la stampa che conta. Non si perde occasione per cantarne le lodi. Pochi giorni fa, dopo il lamento d'obbligo sulla nostra scarsa dimestichezza con la lingua inglese, politologi d'ogni colore, editorialisti e osservatori politici sono andati tutti in brodo di giuggiole, perché Monti ha deciso di "invertire la tendenza" e, invece d'investire sulla scuola per potenziare l'insegnamento delle lingue, ha segnato sul calendario della nostra vita politica un nuovo insuperabile record. La svolta è epocale, s'è detto: per la prima volta nella storia degli esecutivi italiani, sul sito web istituzionale è apparso un comunicato stampa nella lingua di quella che fu la "perfida Albione". Chiunque si prenda la briga di dare uno sguardo rimane stupito: il titolo della prima informativa nella lingua imperiale è affascinante: track. Una musica deliziosa per timpani educati. C'è della poesia in questo governo tecnico e davvero non si può negarlo: Monti ha avviato una rivoluzione, anche se, da buon moderato, s'è limitato per ora all'inesplorato campo linguistico.
Giuseppe Aragno - 26-09-2012
A sentirli parlare, Profumo, Rossi Doria e Ugolini c'è chi giustamente si chiede: "qualcuno ci dovrà spiegare chi ci guadagnerà da questa barbarie"... Non dirò che sia facile disegnare il campo dei barbari che speculeranno sulla barbarie, ma una prima indicazione la si può dare senza timore di smentite. Circolano nelle scuole e giungono indiscriminatamente sui pc degli insegnati mail di propaganda che un'idea te la danno.
Si dice ed è vero: spesso un esempio vale più di mille discorsi. Eccolo qui, debitamente modificato per non fare malaccorta pubblicità e non offrire occasioni a prevedibili richiese di danni materiali e morali. Il danno, quello vero ed evidente, lo subisce la scuola.
Giuseppe Aragno - 22-09-2012
I numeri anzitutto: 30.000 operatori fermi (stipendio medio 76mila dollari l'anno), 350-400 mila alunni senza docenti dall'asilo alla high school, 700 scuole chiuse, 114 a orario ridotto: niente scuola a Chicago per sette giorni. Insegnanti in sciopero generale.
Non ce l'hanno detto perché nelle colonie vige il coprifuoco, ma nell'eden della valutazione i docenti hanno bocciato il sindacato - la Chicago Teachers Union - e rifiutato accordi penosi che qui da noi diventano dono della provvidenza. Il bello è che nessuno s'è scandalizzato, neanche i genitori, per i quali lo sciopero è stato una mazzata. Il sogno americano produce incubi e fuori dalle scuole non c'è ragazzo che non rischi di trovarsi nei guai. Senza puntare l'indice, i genitori si sono organizzati e se non s'è trovato dove mandarli, se ne sono stati a casa con i figli.
Giuseppe Aragno - 13-09-2012
Dallo Speciale Racconti



La crisi non abita in Costa Smeralda. Proprietà privata più che repubblica nata dalla Resistenza, Porto Cervo è un groviglio di ville e prepotenti divieti; è cemento con velleità di architetti in un mondo di "case fotocopia". Non c'è storia, non ci sono radici, si vive secondo logiche da "usa e getta", come insegna la filosofia del mercato, ma nel suo genere è un capolavoro: un nulla riempito di milioni.
Porto Rotondo, per sfida, tiene all'ancora uno squalo nero, un lungo siluro con la bocca vorace e gli occhi sottili che promettono pazzie; in Piazza Quadra persino una platinata ottantenne s'è rifatta le labbra visibilmente crucciate per "Fabrizio, poverino, che stasera non sarà dei nostri, ma che vuoi che ti dica? Una volta i giovani sfidavano la vita e la lotta era bella".
E' un rimpianto risentito, da vita sprecata, questo della vecchia, da vita per se stessa vissuta, vita per cui non conta un altro tempo, il tempo degli altri coi suoi giovani e le sue sfide.
Giuseppe Aragno - 05-09-2012
Poche note su scuola formazione e ricerca, a margine di un dibattito che sconcerta, partendo da un principio: non è vero che la storia non insegna nulla. Nel cuore di una crisi che sembra economica ma riguarda anzitutto la democrazia, va sempre così e non aveva certamente torto Robespierre: in una fase di transizione, gli uomini che cercano soprattutto il bene pubblico sono le prime vittime di coloro che cercano solo se stessi. Diciamolo chiaro: c'è un nuovo dio, la valutazione. Governa la formazione con l'ambizione di una rivoluzione etica e gioca la sua partita tra verità e finzione. La buona novella ha un nome che incanta: si chiama merito e in un tempo buio non fatica a trovare credenti.

"il Manifesto", 7 settembre 2012