Umanità Nova - 26-01-2013
"Porrajmos" (in romanì, divoramento) è la parola con la quale lo studioso rom Ian Hancock ha definito lo sterminio nazista degli "zingari", mentre per i Sinti è il "Samudaripen": un genocidio pianificato che ha causato la morte di circa mezzo milione - in una forbice oscillante tra 300 e 800 mila, data la scarsa documentazione - di Rom e Sinti, solo in parte eliminati nei lager e ben più frequentemente uccisi in modo sommario nei territori occupati dai nazifascisti.
Uno sterminio quasi sconosciuto e praticamente ignorato durante il processo di Norimberga, anche se per percentuale di vittime (circa la metà delle popolazioni rom e sinti in Europa, anche se Simon Wiesenthal ipotizzò persino il 75%) non inferiore a quello della Shoah degli ebrei, anch'essi sterminati per motivi razziali.
Uno sterminio quasi sconosciuto e praticamente ignorato durante il processo di Norimberga, anche se per percentuale di vittime (circa la metà delle popolazioni rom e sinti in Europa, anche se Simon Wiesenthal ipotizzò persino il 75%) non inferiore a quello della Shoah degli ebrei, anch'essi sterminati per motivi razziali.