Giuseppe - anno scolastico 2011-2012
GIuseppe Aragno - 29-08-2012
L'esaltazione dei "giovani docenti" da assumere come rimedio all'inefficienza biologica dei vecchi ha le tinte fosche di un occulto razzismo. Forse per questo ho ascoltato con rabbia impotente le parole che desidero condividere con chi avrà voglia di leggere e ascoltare. E' un messaggio che non giungerà certo ai "tecnici scienziati politici" cui sono rivolte, ma questo è il male minore. Monti e compagni sono figli di una sorta di impalpabile sospensione della democrazia, realizzata grazie a un ex comunista, ormai sacerdote del neoliberismo, e da un patto scellerato tra maggioranza e opposizione, apertamente fuse in maggiominoranza nel tradimento del mandato elettorale. Condividendole, dirò fino in fondo ciò che penso: credo che un paese - e scrivo apposta con la minuscola - un paese che non sente la gravità dei colpi inferti alla scuola, estremo baluardo di civiltà contro la barbarie che incombe, meriti il peggio.
Giuseppe Aragno - 23-08-2012
Dallo Speciale Racconti


In testa il vuoto, quasi nulla in tasca - pochi rubli, consigliavano tutti - e gli appunti sul foglio ormai confusi, Carlo strinse indice e pollice della sinistra attorno alla radice del naso, sull'angolo interno degli occhi serrati con forza e sospirò. Un rifiuto del mondo, una sorta di repulsione che si faceva malessere. Aveva imparato a conoscere così bene la strana sensazione, che non si agitava più, pensando a chissà quale pericoloso malessere.
Nelle prime ombre che si allungavano sulla riva del Canale Gribaedova, il via via di turisti e i lampi di cellulari e macchine fotografiche gli parevano insopportabili e facevano il paio coi nugoli di ragazzi, l'incredibile folla di giovani che non lo convincevano da quando aveva messo piede in città. Non avrebbe saputo dire il perché, ma gli riusciva incomprensibile e un po' lo irritava quel loro veloce andirivieni tra il Museo Russo, il parco Michailovksij e la grande Prospettiva Nevskyi, che in fondo alla via incrociava il canale a perpendicolo e mandava fin lì il rombo di auto potenti lanciate a tutta velocità tra un semaforo e l'altro.
Giuseppe Aragno - 16-08-2012
Non c'è dubbio. Tra i riferimenti della nostra scuola, l'educazione alla legalità ha una sua chiara e forte collocazione. Sappiamo tutti di che si tratta ma ricordarlo non farà male a nessuno: si occupa delle norme che disciplinano i rapporti sociali e della loro funzione nella vita democratica del Paese. Una sorta di scienza della democrazia tesa a formare una cultura dei valori civili basata su principi di libertà, solidarietà, corretta pratica dei diritti di cittadinanza, e riconoscimento della reciproca pari dignità degli individui e dei gruppi sociali, che nessuno, per nessun motivo, può subordinare a interessi di parte. Visto dal punto di vista della scuola, quindi, il dilemma salute-lavoro non può avere cittadinanza nella vita del Paese: viola ad un tempo il diritto al lavoro e quello alla salute, garantito dalla Costituzione, e si pone fuori dai confini di quella legalità cui essa educa i giovani ogni giorno e che così faticosamente si difende in tante aree del nostro Paese.
Giuseppe Aragno - 07-08-2012
L'immagine dell'Italia giunta dalla Germania è un film-denuncia che dalle nostre parti non ha superato la censura. Da noi l'informazione, serva o prezzolata, tratta i tedeschi come se avesse a che fare coi nazisti della «società del crollo» nell'«ora zero», sguazza nella polemica, evoca lo spettro della "Grande Germania" e in casa nostra non guarda. Ci voleva perciò un Parlamento straniero per ricordare a un popolo di senzastoria che il 25 aprile seguì la Resistenza e si concluse a Piazzale Loreto. Se Berlusconi fu un Mussolini, anche un cieco lo vede: è lì dov'era e tiene in piedi questo governo di pedagogisti che nessuno ha eletto, ma apertamente dichiarano di voler educare il Parlamento, in nome di un decisionismo tecnocratico che fa carta straccia della Costituzione.
Giuseppe Vollono - 02-08-2012
ATTENZIONE!

Colpo di mano: nella VIII Commissione Cultura tentano di calendarizzare la legge Aprea, che determinerebbe l'aziendalizzazione della scuola, per lunedì prossimo 6 agosto 2012
Scriviamo tutti ai componenti della VII Commissione.
Basta collegarsi col sito Camera.it andare poi su VII Commissione e scrivere all'onorevole. É facile! BOMBARDIAMOLI DI E-MAIL! FACCIAMOGLI CAPIRE CHE LI TENIAMO SOTT'OCCHIO!

Giuseppe Aragno - 31-07-2012
Conosco i rischi delle generalizzazioni e non ce l'avrò, quindi, con chi - saggio e prudente - eviterà di pubblicarmi e nel migliore dei casi, per non dare l'impressione di un'aperta censura, mi spiegherà - quante volte l'ho già sentito! - che le posizioni estreme non giovano a nessuno. D'altra parte, che fare? Dire e non dire, annacquare, giungere a tacere per conservare quel tanto di spazio che a volte ti si dà? E dove andrebbe a finire il rispetto che devi a te stesso, che ne faresti d'una vita vissuta sbandierando l'autonomia critica e l'onestà intellettuale? Non è forse così che in fondo si difendono la metaforica poltrona e quel potere sempre disprezzato? Devo dirlo: non ho una in grande stima la cosiddetta "società civile" e - peggio ancora - non amo i suoi frequenti abbagli e i conseguenti e tardivi ripensamenti.
Giuseppe Aragno - 28-07-2012
Il peggio lo temo da tempo ma, quando mi sono capitati tra le mani i celebrati quiz dell'Invalsi, mi sono limitato a un sorriso amaro: "Fu sconfitto nella battaglia della foresta di Teutoburgo (9 d.c)..."
Nel quadro delle guerre napoleoniche la battaglia di Ulm fu combattuta nel... In che anno ci fu il Trattato di Octroyeés...
. Discutiamo di valutazione, mi sono detto, e abbiamo un ministro incompetente, un tecnico di "scienze esatte" per il quale la storia è ancora quella dei positivisti, preoccupati, per dirla con Vilar, "di fare un resoconto esatto degli avvenimenti essenzialmente politici, diplomatici, militari"; lo "storico esperto di fatti", insomma, "non un fisico", non uno studioso che "non cerca la causa dell'esplosione nella forza espansiva dei gas ma nel fiammifero del fumatore". Un ministro al quale sfugge che l'indagine dello storico e, di conseguenza, l'insegnamento della storia, mirano soprattutto a delineare i tratti di un grande disegno che restituisce al passato il ventaglio delle possibilità e l'incertezza dell'avvenire.
Giuseppe Aragno - 19-07-2012
Parliamo di fatti. C'è un testimone reticente su un tema che scotta: una trattativa tra Stato e cupola mafiosa. Detto in parole povere, c'è un ex ministro sospettato di coprire un reato abietto come il tradimento. Saremo tutti garantisti, l'indagato sarà certo innocente e prosciolto in istruttoria, ma il fatto per ora esiste e non si può cancellarlo. Non bastasse, c'è un Presidente della Repubblica che col testimone reticente interloquisce e, da lui, sollecitato, interviene, benché si tratti di una faccenda estremamente grave. Vera o presunta, si vedrà, ma per ora si indaga. E' un fatto anche questo.
Giuseppe Aragno - 15-07-2012
Se ancora qualcuno non l'avesse capito, questo governo è deciso a imporre con censura e violenza la sua ricetta velenosa. Da Genova a Basiano corre un filo rosso e insanguinato ed è ormai chiaro: siamo indigeni in un Paese coloniale. Ha ragione Angelo D'Orsi quando scrive che «le lacrime e il sangue non sono più metafora», ma il discorso a questo punto non può fermarsi qui. La borghesia si muove con violenza perché segue un progetto preciso e conosce Marx meglio di noi. Sa bene che «una nuova rivoluzione non è possibile, se non in seguito a una nuova crisi. L'una però è altrettanto sicura quanto l'altra».
Giuseppe Aragno - 11-07-2012
Dallo Speciale Racconti



La stampa, irresoluta, aveva esitato e s'era messa in attesa, nel governo c'era stata maretta e il premier era immediatamente salito al Colle. Una visita fuori protocollo, un conciliabolo segreto, poi rapida e risolutiva, una stringata velina aveva dato il lasciapassare: "Si pubblichi, sembrerà più umana".
Titoli di prima pagina naturalmente, foto di repertorio, ma nessun ritocco: vecchia, stanca e con le rughe. Va bene così, avevano deciso i curatori d'immagine, e si voleva un testo tagliato su misura per il tolk show della rete ammiraglia in prima serata, col solito servo sciocco, quello più servo, più sciocco e più maligno di tutti:
"E' molto difficile fare il ministro. L'inattesa dichiarazione d'un membro del governo apre una seria riflessione: a chi pensa che guardi al potere, il ministro mostra la via di un affaticato spirito di servizio.
Giuseppe Aragno - 06-07-2012
Adesso lo sappiamo, ce l'ha spiegato la Cassazione con una chiarezza che sfiora l'arroganza: se uno qualunque tra noi mente ai giudici in Tribunale, falsifica prove per incastrare un poliziotto, colpisce anche solo per sbaglio un agente, racconta frottole a ruota libera per salvare i suoi complici, beh, non ci sono dubbi: se è scoperto, finisce in galera per direttissima e ci resta un bel po' di tempo. Per tutti è un delinquente e paga ciò che ha da pagare.
Bello, brutto, non sto qui a cavillare, però lo dico chiaro: non sono un forciaiolo, non invoco il carcere a la barbarie della pena afflittiva e la galera come vendetta non mi sta bene né per me, né per altri. Sta di fatto, però, che da noi la famosa giustizia che è uguale per tutti ha la bilancia coi pesi truccati.
Giuseppe Aragno - 29-06-2012
Dopo le infelici "uscite " della Fornero, che sul lavoro si è espressa e si comporta in maniera a dir poco indecente, non mancano a sua difesa avvocati d'ufficio e azzeccagarbugli. Su Affari italiani brilla in questo senso un articolo di Gianni Pardo, il quale dovrebbe sapere - e probabilmente finge d'ignorare - che le parole "fondata sul lavoro" indicano soprattutto un connotato economico-sociale, politico e storico del tessuto costituzionale. In quanto al valore giuridico all'interno dell'articolo uno della Costituzione, che Pardo nega, esiste e non c'è nulla di demagogico. Giuridica, infatti, è anche una formula che, di fatto, vieta qualcosa. Che sia così, lo si vede chiaro leggendo ciò che affermò chi le propose, quando spiegò: "dicendo che la Repubblica è fondata sul lavoro, si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio e sulla fatica altrui".
Giuseppe Aragno - 22-06-2012
Dallo Speciale Racconti


Quante volte Antonio, scettico e diffidente, li aveva sentiti così entusiasti i "nuovisti" convinti:

- Ah, guarda, voglio essere chiaro: l'acquisto online non è solo una comodità. E' uno dei caratteri nuovi della modernità!
E quante volte aveva chiesto dove diavolo fosse scritto che tutto ciò ch'è nuovo è sempre buono. Una risposta non l'aveva mai avuta e non bastasse gli era piovuto addosso il coro spezzante dei "giovanilisti" scatenato a sostegno di questa sorta di neofuturismo del consumismo:
- Non te la prendere, Antonio, ma la verità e che tu non sei invecchiato, no. Tu sei nato vecchio, che è tutt'altra cosa! E' una vita che fai il rivoluzionario, ma sei la prova provata che la tua sinistra è stata e sarà sempre la peggiore espressione della conservazione! Non sa guardare al futuro.
Giuseppe Aragno - 15-06-2012
Dopo il pestaggio di Basiano, i nostri ceti dirigenti sono tornati d'un colpo quelli che il 7 luglio 1880 persino conservatori come Sidney Sonnino misero sotto accusa: «Noi abbiamo (...) legalizzata con le nostre istituzioni e con le nostre teorie l'oppressione di una classe sopra un'altra, abbiamo coperto sotto il manto della legge un processo di sfruttamento dei nostri simili».
È di nuovo così. A Basiano s'è vista all'opera una milizia di parte che, gettata la maschera, ha mostrato la sua autentica funzione: garantire l'interesse dei padroni. Venti arresti, gambe spezzate, un lavoratore steso in una pozza del suo sangue e uno in coma per qualche ora; è vero, il morto non c'è stato, ma verrà.
Giuseppe Aragno - 05-06-2012
Non illudiamoci. Le ennesime manganellate, quelle assestate a Trento con cieca e impunita furia sui corpi di chi legittimamente intendeva contestare la Fornero, non vivono di vita propria rispetto al Governo e anzi, a ben vedere, sono uno dei rovesci della medaglia. Col cuore in gola, presi da incomprensibili affanni, i "tecnici" eletti da Napolitano e il Parlamento dei nominati che nessuno ha mai votato portano avanti precipitosamente una legge di riforma costituzionale che promette esiti devastanti: in discussione sono, infatti, non solo la marginalizzazione delle funzioni del Presidente della Repubblica, ma il ridimensionamento di un Parlamento mortificato dal ruolo assolutamente centrale di un Presidente del Consiglio che ha facoltà di sciogliere le Camere se votano contro una sua legge e gli negando la fiducia.
Giuseppe Aragno - 28-05-2012
Dallo Speciale Racconti



- Basta con le vostre maledette menzogne - gridò Ernesto, saltando su dal divano con impensabile agilità - BASTA!
L'urlo liberatorio sembrò calmarlo e tornò a sedersi, mormorando:
- Eccola la bomba più terribile di tutte, la televisione. Bell'idiota che sono a darti retta ...
A poco a poco, nella solitudine del vecchio salotto, il desolato soliloquio riusciva in qualche modo a diventare dialogo col mondo virtuale che aveva di fronte; come l'avesse davanti in carne ed ossa, l'uomo faceva il verso alla giovane cronista che, microfono in mano e tono di allarme commosso, ripeteva il suo mantra: "Mai accaduto! Una bomba davanti a una scuola... mai!"
Giuseppe Aragno - 14-05-2012
Le scrisse Pintor e sono parole che scuotono: «Non ci vuole una svolta, ma un rivolgimento. Molto profondo. Niente di manicheo, ma bisogna segnare un altro confine e stabilire una estraneità riguardo all'altra parte». Mi vengono in mente, mentre leggo sul Manifesto la lettera aperta a Rossi Doria, che quel confine lo ignora, e mi pare evidente: ci sono scelte che non puoi ignorare.
Voglio crederci: si può accettare di entrare in un governo come quello di Monti nella pia illusione di dare un qualche contributo positivo alla crisi che ci uccide. Non è giusto, ma è umano. Inaccettabile è, invece, conservare l'illusione dopo la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro e la maniera scelta per affrontare la crisi e produrre così, tra l'altro, la catastrofe del nostro sistema formativo.
Giuseppe Aragno - 07-05-2012
In inglese, che, com'è noto, da novembre è la lingua ufficiale del governo italiano, si dice "spending review". Non è una novità del tecnici. Sta per l'ormai politicamente scorretta "razionalizzazione" e nel linguaggio corrente di chi non conosce gli agi della "Bocconi" e l'oro di Banca Intesa, significa semplicemente "tagli". Per l'ex ministro Gelmini - che delle sforbiciate di Tremonti fu la spietata esecutrice, la scuola non è in grado di sostenerne di nuovi, ma il governo è di parere contrario. Trincerandosi dietro cortine fumogene e miserevoli giochi di parole, dichiara di voler "valorizzare le risorse", ma si prepara di fatto a tagliare, dimenticando la sbandierata "centralità dell'istruzione". Nessuno è in grado di prevedere quanto ancora durerà la paralisi dell'intelligenza critica causata dall'uscita di scena di Berlusconi, ma il quadro è sempre più allarmante.
Giuseppe Aragno - 04-05-2012
Se il "Popolo d'Italia" non fosse ormai modello prevalente, avremmo caratteri cubitali: da Profumo a Gelmini siamo fermi a Berlusconi. Se prima, aperta una falla, provvedeva l'Invalsi, ora che la nave affonda c'è ancora l'Invalsi. La riforma è un Moloch.
Dopo i dotti bizantinismi su tecnici e politici dei soliti pennivendoli, folgorati dalla sostanza della forma, un silenzio complice e forse persino imbarazzato accoglie l'amara verità dei fatti: Profumo sposa la tesi politica di Gelmini ed ecco le prove Invalsi, tecnicamente errate, ma illuminanti sul terreno della politica. Il fine è scandaloso: imporre valutazioni dettate da un'idea di formazione omologante, che imprigioni la libertà d'insegnamento, produca un "Casellario Politico" delle scuole con tanto di schedatura, agevolando la disgregazione di una istituzione che rinneghi i principi di inclusione e solidarietà, per far spazio a una visione aziendalistica tutta competizione, concorrenza e discriminazione.
Giuseppe Aragno - 23-04-2012
Per la scuola è l'ultimo rovello: qualità. Chi la misura? Come si certifica? Quali sono i parametri che la definiscono? Le risposte naturalmente "piovono", le ricette sono numerose ma in una sintesi tutto sommato corretta quella del mondo della scuola, che nessuno purtroppo sente il bisogno di interrogare, potrebbe essere questa: "l'obiettivo fondamentale di un sistema formativo di qualità sono studenti dei quali si possa verificare l'antico principio latino: 'mens sana in corpore sano'. Studenti che abbiano sviluppato e potenziato al meglio le capacità individuali, siano pronti a farne patrimonio del gruppo classe e mostrino preparazione solida, autonomia operativa, forte ed equilibrato senso critico".
Si potrebbe limare e approfondire, ma è allo stesso tempo una definizione seria e un'ipotesi di lavoro per il governo.
Giuseppe Aragno - 19-04-2012
Il questionario in rete fino al 24 aprile. Tempo scaduto, quindi, e imbroglio probabilmente riuscito. Lanciamo l'allarme e se si può pariamo il colpo. Sull'abolizione del valore legale del titolo di studio un Paese gravemente ferito dalla parità di bilancio diventata vincolo costituzionale si gioca quanto resta del futuro. Prima di por mano alla tastiera, perciò, meglio esaminare i criteri che lo ispirano e i fini che si propone: la neutralità dello strumento e la banalità dei temi coprono l'ambiguità delle domande e le risposte preconfezionate. Il profilo è basso: in ombra gli aspetti tecnici e ciò che raccomanda l'esperienza, si cercano opinioni generiche per sorprendere la buona fede, indurre a giudizi negativi e giungere a un "no" generalizzato, figlio naturale dell'impostazione dei quesiti.
Giuseppe Aragno - 09-04-2012
Dallo Speciale Racconti


Me ne accorgevo ora che aveva tirato fuori la verità e l'aria misteriosa degli ultimi tempi era sparita: coi suoi indifendibili quarant'anni, i capelli ormai tutti di un bianco opaco, molto vicino al grigio e le sue mille rughe, Francesco sembrava molto più vecchio di me. Il solo specchio dell'animo è il volto, pensai per un attimo, poi, superato lo smarrimento della sorpresa aprii gli argini alla rabbia.
- Che senso ha?, urlai, mentre il telefono ostinato riprendeva a suonare e io, più ostinato, continuavo a non rispondere. Lui, però, stava zitto e io ricominciai:
- Mi dici che senso ha? Non verrete più qui a fare consulenza. Né tu, né Franco, né Ciro. Nessuno. Tutti, mi dici, vi aspettavate un rappresentante di zona delle vostre parti. Ma che storia è mai questa, insinuai, cos'è, un campanilismo di tipo nuovo, o una spartizione di posti che non vi è riuscita?
Giuseppe Aragno - 04-04-2012
Si potrebbe titolare "La polemica sull'Invalsi continua", mentre l'università si accende di speculari timori per i connotati dell'Anvur, e non sono in pochi a chiedersi sconcertati se non sia tornata la Gelmini. I devoti di Monti e dell'Italia "nuova" si scandalizzeranno, ma le cose stanno così e, a ragionare laicamente, c'è poco da far festa: va, se possibile, anche peggio e mentre i ripetuti segnali di continuità fanno suonare campanelli d'allarme, il dato più inquietante è che stavolta alla barra del timone c'è uno dei grandi "tecnici" per cui si meditano processioni di ringraziamento e s'è avviato, con i doverosi caratteri dell'urgenza, il processo di santificazione del già beato Napolitano.
Che l'articolo 51 del "decreto semplificazioni" firmato dai tecnici sia, in realtà, il solito "decreto falsificazioni" di marca politica, è facile capire. Si pensava, però, che, se non altro, si fosse riconosciuto un confine che nessuno mai più, tecnico o politico, avrebbe osato varcare: il confine della decenza, che il governo "salva Italia", in linea con l'armata Brancaleone passata da Berlusconi a Monti ha invece violato.
Giuseppe Aragno - 22-03-2012
Di "estremismo liberista" e dell'illusione del governo "tecnico", scrive con accenti ormai preoccupati Lelio Demichelis, a proposito di Monti, ricordando "la grande differenza che c'è tra politiche liberiste e liberali". E non è certo un caso isolato. "Abbiamo sentito con fastidio e anche con rabbia le ultime parole del Presidente Napolitano sulla trattativa sindacale sull'articolo 18", scrive a sua volta Cremaschi su Micromega, ricordando a Napolitano che l'Italia non è una monarchia. In quanto a Matteo Pucciarelli, pacato nella forma, rischia il vilipendio nella sostanza e trova l'animo di dirlo: "Il Presidente del Consiglio è Giorgio Napolitano" e fa apertamente cenno a una "tecnica del colpo di Stato".
Giuseppe Aragno - 16-03-2012
"Paccata". Così si esprime, equivoca e ringhiosa, la gentildonna ricca di milioni e titoli accademici, chiamata al Ministero del lavoro perché, a dar retta ai numerosi sponsor, dal Quirinale in giù, fino ai ben pasciuti custodi dei Palazzi romani, è il meglio che passa il convento. "Orate fratres", verrebbe da chiosare sorridendo, se la farsa non fosse già tragedia.
"Paccata" non è un lapsus freudiano, non sta per "vaccata" come, al di là della forma, apertamente suggerisce la sostanza. Nel dizionario la parola non c'è e non ha radice anglosassone - l'inglese pack indicava in origine una balla di lana - non viene da pacco, sostantivo maschile che indica uno o più oggetti avvolti in carta, tela o quant'altro legata e sigillata., non nasce da pacca, che è un colpo amichevole, non si rifa, per estensione, alla sberla, perché altrimenti assai più chiaro sarebbe stato "sberlata".
Giuseppe Aragno - 10-03-2012
Ci sono iniziative di lotta per la scuola e circolano inviti a riunioni che intendono far sentire "l'urlo della scuola". Non urleremo più forte della Val di Susa, temo, ma va bene, sì, riuniamoci e parliamo. Da tempo appare evidente che la "scuola militante", debole e isolata, non riuscirà mai a modificare da sola la sua terribile condizione in un contesto di sconfitta generalizzata della democrazia, ma non c'è che fare: viva la scuola e pazienza se il resto va alla malora. Chi in questa scelta scorge i sintomi d'un male pernicioso, nuota controcorrente. C'è un che di non detto in questi giorni amari, un equivoco di fondo che ha mille ragioni d'essere, ma rischia di condurci all'ultimo atto di un tragedia annunciata.
Giuseppe Aragno - 03-03-2012
"Fanno profitto, si tratta di soldi, è giusto tassare!".
Monti l'aveva annunciato con la dovuta solennità, tra rulli di tamburi, squilli di fanfare, bandiere al vento e loden delle feste comandate: "Anche le scuole cattoliche pagheranno le imposte sugli immobili che utilizzano".
Ignorato il dettato costituzionale che, a quanto pare, non conta un bel nulla per i tecnici salvaitalia e per la maggioranza bulgara che li sostiene - la Costituzione in tema di soldi alle private è chiara come il sole - il mondo della scuola ha voluto stare al gioco. Crediamoci, si sono detti i tartassati docenti, diamogli fiducia: è solo un caso che i tecnici professori che ci governano siano colleghi del prof. Frati, il rettore della Sapienza che ha fatto dell'università una sorta di succursale della famiglia... "Crediamoci, qualcosa sta cambiando", si son detti i docenti.
Giuseppe Aragno - 23-02-2012
Dallo Speciale Il tempo e la storia



Ho una storia da raccontare: riguarda l'Europa, l'Italia fascista e Napoli soprattutto, icona della "città di plebe", formicaio "di pitocchi, scugnizzi, prostitute e camorristi", come la vide da giovane Labriola e quasi la fissò nel tempo: "un invito permanente a rivoltarsi, insorgere, levarsi contro tutti" che, se qualcuno l'accoglie, si fa "fuoco di paglia": vampata nobile d'incendio e nulla più. Così fu la breve stagione del '99, così le Quattro, ardenti giornate del '43.
Davanti ho carte d'archivio. Lasciamole parlare. Per sentito dire, tutti più o meno sanno di Spinelli a Ventotene; di un'Europa dei popoli per la quale finisce nel carcere fascista un manipolo di soldati napoletani del Genio, spediti in Libia tra il '38 e il '39, mentre l'altra Europa, quella tutta banche, Borse, aziende, mercato e profitto, affila le armi, pronta a mandare i giovani al macello, questo no, questo non lo si sa, nemmeno per sentito dire.
Giuseppe Aragno - 17-02-2012
Con tutto il rispetto, quando le ho parlato del suo VALeS , prof. Profumo, Chiara, la mia giovane amica ricercatrice, s'è fatta una risata schietta e ha commentato: "americanate". Ha una storia alle spalle, Chiara, e la racconta così a chi le chiede meravigliato: "ma che fai, sei tornata a casa?":
"Sì, me ne sono tornata in Italia e ho mollato tutto, gli USA, la borsa di studio, il prestigioso Istituto di ricerca e le prospettive di carriera, perché, in attesa della stella polare, i soldi per la privata non ce li avevo e mia figlia dovevo mandarla per forza in una scuola pubblica".
Per chi non capisce e fa lo sguardo interrogativo, risponde secca e senza mezzi termini:
"'I ministri, da noi, non sanno nemmeno di che parlano! Fa schifo. Da quelle parti la scuola pubblica fa schifo. Non potevo rovinare mia figlia. Qui, nonostante l'incompetenza di chi governa, abbiamo ancora una scuola coi fiocchi".
Giuseppe Aragno - 08-02-2012
C'è la crisi, si dice, e pare tutto chiaro. Al buio, sullo sfondo, però, c'è qualcosa di "non detto", o forse d'indicibile, e sul proscenio la luce mostra un'altalena: oggi chincaglierie scintillanti vendute come gioielli ai creduloni, domani cadute di stile ripetute e negate col sorriso innocente e i toni pesanti di chi cerca la guerra. Nulla di più vicino all'inquietante paradosso di Orwell: "Il linguaggio politico è concepito in modo che le menzogne suonino sincere, l'omicidio rispettabile e l'aria abbia parvenza di solidità".
Giuseppe Aragno - 03-02-2012
Per Berlusconi era l'«azienda Italia» e ne menava vanto: a guidarla l'aveva voluto il «popolo sovrano». Il voto non è dettaglio banale, ma dopo il lavoro forsennato dei curatori d'immagine e le utili idiozie dei pennivendoli, l'amore per la democrazia si fa passione per la «sobrietà». L'opinione pubblica si costruisce: è la fabbrica del consenso che si studia nelle scuole non a caso ridotte alla fame. L'intelligenza critica non cede al ricatto dello spread.
Monti, che pare vada per la maggiore, nei sondaggi sarebbe al 50%, ma si finge d'ignorare che metà degli elettori non intende votare, sicché il dato reale d'un consenso virtuale non va oltre il 25%. Ai rischi legati a statistiche manipolate è molto attento il libero insegnamento, ma Profumo dovrebbe saperlo: chi investe in formazione punta sui tempi lunghi e lavora quasi a futura memoria.
Giuseppe Aragno - 27-01-2012
Non sappiamo e non sapremo mai se, in Paradiso, Gabriele sia l'angelo meglio riuscito alla divina fabbrica del Creatore. Se la maiuscola sia d'obbligo, chiedetelo a bruciapelo al ministro Profumo e alla sua scienza dell'ortografia, ma si lasci a chi pensa il diritto del dubbio, perché non c'è rimedio: non ci sono certezze, se non permangono dubbi. Se gli angeli siano uguali tra loro, se l'impegno lavorativo del Padreterno abbia tenuto costante il livello della produzione nei fatidici "sei giorni" in cui s'è generata questa "valle di lacrime", non siamo in grado di dire. Come un indocile ribelle, ognuno nella vita una volta almeno s'ostina a capire ciò che capire non può e, di fronte ai suoi mille dubbi, sta lì, a rovesciare invano col secchiello in un buco scavato sulla sabbia tutto l'Oceano mare.
Giuseppe Aragno - 11-01-2012
La bandiera subito alzata dal governo politico dei "tecnici è di quelle che fanno un grandisimo effetto in questi giorni di crisi trionfante: favorire la concorrenza economica nel mercato interno. Per quel che riguarda la formazione, però, alle chiacchiere degli esordi piagnucolosi non corrispondono i fatti e pare quasi che il concetto stesso di "concorrenza" abbia assunto significati decisamente fuorvianti. Che senso ha, infatti, chiedono i precari, voler fare concorsi per aprire ai giovani, quando migliaia di validi professionisti della formazione, che giovani sono pur stati, risultano abbandonati così al loro destino? Concorrenza per il Ministero signiifica forse mettere l'uno contro l'altro i giovani e i meno giovani, in modo gli uni tolgano il pane agli altri e tutti insieme faccaino la fame? E da un punto di vista puramente "tecnico", poi, dov'è mai scritto che più si è giovani e più si vale? E un mistero glorioso.
Giuseppe Aragno - 01-01-2012
Oggi il delirio del default, i ritmi ossessivi dello spread sui bond, la verità di fede della flexsecurity, domani il banco desktop, in una scuola touch che diventa un App Store in cui studiare è social e per un lapsus freudiano la scienza della formazione si riduce all'uso di strumenti tecnologici che, per il "governo dei tecnici", diventano sic et simpliciter la Didattica. Rovesciati i fondamenti logici, è il trionfo della parte per il tutto e il contenitore, che basta a se stesso, annulla il contenuto.
Da qualche giorno conosciamo la scuola nuova del ministro Profumo.
Giuseppe Aragno - 23-12-2011
Dallo Speciale Racconti


- E' andata così e non si tratta di fare i filosofi e tirar fuori le grandi verità universali, esclamò Francesco, con aria avvilita. Queste cose le fanno gli intellettuali, quando vendono parole al miglior offerente. Raccontano guerre, date, battaglie, generali e cancellano i soldati, le popolazioni colpite, le donne, gli uomini e il dolore. E' così che la storia diventa la scienza dell'inganno. Mi ricordo di uno che alla televisione una sera parlava dell'Asiento...
- L'Asiento? E cos'è? chiese Lucia incuriosita.
- La parola è affascinante, ma tremenda. Si parlava dei grandi Stati, di quelli che tutti considerano fari di civiltà, e tu capivi che c'era stata guerra tra loro per il possesso di questa cosa che pare una musica: l'Asiento.
Giuseppe Aragno - 20-12-2011
In Italia il "dramma formazione" ha radici profonde e non a caso abbiamo un doppio record negativo: meno laureati rispetto alla media europea e un tasso di disoccupazione dei laureati che è più alto di quello degli altri paesi dell'Unione Europea. Non bastasse, chiunque provi a indagare si accorge che le quote più alte di lavoro precario si ritrovano, guarda caso, proprio tra i lavoratori laureati. Il paradosso è solo apparente e l'origine del problema non è la formazione, ma il capitalismo da rapina che fa da base al nostro sistema produttivo. I nostri "valorosi imprenditori" non guardano avanti, non è loro costume. Lo sguardo, se mai qualche volta si leva dal portamonete, è quello di chi si limita al piccolo cabotaggio, è abile tra le secche e gli scogli, ma non ha il coraggio di affrontare il mare aperto. E' fatale, perciò: la richiesta di manodopera è rivolta per lo più a profili professionali con basse qualifiche e il laureato non ha mercato.
Giuseppe Aragno - 14-12-2011
Non è stata pazzia.
La mano che ha armato la pistola omicida troppe volte l'abbiamo ignorata, non di rado incoraggiata e talora per fini oscuri addirittura utilizzata. Andiamo a cercare nelle pieghe del potere, tra i banchi del Parlamento, tra lo sfascismo e il razzismo leghista e suoi complici destri e sinistri. Controlliamo i calcoli di parrocchia, i complici silenzi, gli opportunismi elettorali, le radiografie rivoltanti alle costole d'una sinistra senza onore e senza dignità e troveremo la radice del problema, la formula del veleno che da troppo tempo ci intossica. Facciamo luce nelle zone d'ombra, nei vicoli bui del sottobosco travestito da classe dirigente. Lì troveremo l'indigenza culturale e la miseria morale che ha fatto e fa da brodo di cultura della tragedia infinita che viviamo.
Giuseppe Aragno - 08-12-2011
Non sa bene di che parli - non è colpa sua e con un po' d'impegno qualcosa imparerà - tuttavia ne parla. Si limita alle formule della propaganda, ma parla e ogni volta fai fatica a capirlo. L'ultima esternazione la riferisce l'Adnkronos e lascia di stucco: non ci sono soldi per dotare le scuole italiane delle necessarie tecnologie, ha scoperto il neoministro rettore, poi, sibillino, ha subito chiosato: "questo non accade solo in Italia". "Occorrerà chiederle a Sarkozy e alla Merkell come fa la Grecia"?
Giuseppe Aragno - 30-11-2011
I segni della drammatica continuità sono evidenti. A far da scorta a Profumo, in un governo che sulla scuola è dichiaratamente schierato su posizioni gelminiane, ecco Elena Ugolini e Marco Rossi-Doria, il filo rosso tra l'inizio e la fine della tragedia che sembra ormai consumata. Chi ha memoria ricorda ma, se non fosse così, i percorsi parlano da soli.
Nel 1998 Elena Ugolini fu chiamata a far parte della "Commissione dei saggi" voluta dall'allora ministro Luigi Berlinguer, un esponente di primo piano di quella sinistra che, prima di giungere al "Partito Democratico", ha attraversato tutte le possibili trasformazioni del panorama zoologico e ortofrutticolo dell'Italia politica. Il cambio della guardia con la destra non riguardò la Ugolini.
Giuseppe Aragno - 23-11-2011
In principio era il caos, ma se ne venne fuori in qualche modo, narrano le sacre scritture, le memorie degli storici antichi e i più lontani pensatori. C'è chi dice che accadde per volontà d'un Dio e chi per passione civile d'una bestia che, evasa dagli antri ferini, scoprì le lacrime e il sorriso, l'amore che fa guerra all'odio, il bisogno di regole e di patti, si riconobbe umana e lottò per diventare padrona di se stessa. Se intorno alla cause il dissenso permane, filosofi, scienziati, annalisti, cronisti, tutti concordano ormai sull'esito del percorso e la memoria è oggi patrimonio universale: tra catastrofi ricorrenti, arche, diluvi, torri di Babele, isole remote di Atlante, sommerse di là della Colonne d'Ercole, e l'inesausto conflitto tra istinto e ragione, nacque così la storia: dall'orgogliosa ribellione di bestie che si scoprirono dentro la dignità dell'uomo.
Giuseppe Aragno - 14-11-2011
Tragicommedia. Non poteva che finir così. C'è davvero l'Italia di oggi nei cori sprezzanti dei tifosi contrapposti, nei cortei che si schierano davanti ai palazzi d'un potere sempre più estraneo, come fedeli davanti agli altari, in attesa dell'immancabile "miracolo". Nell'incredibile confusione tra "liberazione" e "rito liberatorio", c'è la comica tragedia d'un Paese che non s'è mai veramente "liberato". Che il fascismo sia stato, come scrisse lucido Gobetti, l'autobiografia degli italiani, ora sì, ora si vede chiaro in questo surrogato di "liberazione", che ci fa più servi in un inevitabile crepuscolo della democrazia. E' vero, Berlusconi cade - e questo non è certo un male - ma a chi torna ai ritmi del poeta latino - "nunc est bibendum" - il vino va alla testa e tutto si confonde nel gioco delle parti.
Giuseppe Aragno - 11-11-2011
Il governo è caduto all'estero, per mano straniera, in uno scontro tra capitalismi, ma l'opposizione fa festa. "Credevo che ci fosse un limite a tutto", ha scritto giorni fa, con sconsolato e stupefatto realismo Rossanda Rossanda, sotto un titolo che era un capolavoro d'ironica amarezza: "Perché non sciogliere il popolo?" La risposta l'ha data Napolitano, incoronando Monti che s'è portato in Senato il programma di governo dettato dalle banche. Il programma che fuori dal Parlamento non troverebbe un cane disposto a votarlo. Il popolo non si scioglie, cara Rossanda, ha spiegato così il presidente, lo si porta legato mani e piedi al macello e si dice che questa è democrazia.
Giuseppe Aragno - 04-11-2011
Nessuno se n'è accorto, ma i black bloc hanno cambiato colore. Ieri, come sempre irriconoscibili, avevano caschi azzurri e, invece del classico passamontagna, si coprivano il viso con una celata di plastica trasparente che ti fa vedere tutto senza che nessuno ti veda in viso. Non c'è dubbio: gente che sa il fatto suo. Abbandonati i sampietrini, si son portati appresso i più efficienti manganelli ed eccoli abilmente mimetizzati. A vederli, sembravano proprio tutori dell'ordine a cui d'un tratto aveva dato di volta il cervello: cariche violente contro cortei di studenti inermi che, a mani alzate e volto scoperto, urlavano il loro dichiarato pacifismo.
Giuseppe Aragno - 25-10-2011
Dallo Speciale Racconti



Da un po', negli studi e nelle redazioni dei Tg, la preoccupazione era ormai palpabile e a far fronte alla "crisi" non era certo bastato il palliativo del "fuori onda" impietoso di un noto anchorman che s'era messo a urlare: "Niente di niente, cazzo! Ansa Adnkronos, Italpress, France Press, persino l'Atene News dalla Grecia disastrata! Niente. Elettroencefalogramma da stato comatoso. Porca puttana, qua se non ci pensa un attentato coi fiocchi o non fanno fuori un altro idiota come Arrigoni, siamo veramente fottuti. Fo-ttu-ti!".
Linguaggio da facchino, certo, ma come dargli torto? La situazione non era più sostenibile.
Giuseppe Aragno - 21-10-2011
Avrebbero avuto ben altro senso, la condanna della violenza e l'improvvisa passione legalitaria, se ci si fosse sdegnati con pari veemenza per i patti con Gheddafi, gli omicidi libici e le leggi razziste di questi anni. Non è stato così e i nuovi "nonviolenti" hanno votato indifferenti due destre responsabili di violenze ben più gravi di quella che li indigna. Sarebbe stato credibile il palpito di "nonviolenza", se dei presidi messi in piedi dai nostri figli contro i campi di concentramento per stranieri, avessimo fatto bandiera di legalità violata da una inaudita violenza di Stato. Se, dico per dire, quando i giovani, violentemente privati del futuro, lottavano per la scuola della Costituzione, tra cariche e lacrimogeni, i "neononviolenti", nati evidentemente a Roma il 15 ottobre del 2011, fossero stati con loro per protestare sull'invalicabile linea rossa che il 14 dicembre scorso protesse i violentissimi tagli della Gelmini e la compravendita parlamentare.
Giuseppe Aragno - 11-10-2011
Un libro di storia, qualche legge da esaminare ed eccolo il problema che non si pone con forza perché il silenzio dell'informazione si compra pagando o intimidendo. In quanto alla scuole e all'accademia, se nelle aule spieghi agli studenti che la Banca d'Italia è di fatto un Istituto privato, ti prendono per pazzo e non mancherà lo scandalo per "il professore fa politica". Si sa, siamo una "grande democrazia". Pochi vogliono vederlo, molti lo nascondono e in tanti minimizzano, ma il conflitto c'è ed è grave. La solfa del debito pubblico terrorizza, ma non è mai chiaro chi sia il debitore e chi il creditore. La verità è che il famigerato "debito", non è ciò che noi dobbiamo a qualcuno, bensì l'ammontare del prestito che i cittadini fanno alla Banca d'Italia acquistando titoli di Stato.
Giuseppe Aragno - 04-10-2011
A quanto pare, è una delle ultime occasioni e va colta al volo, prima che sia tardi, sperando che la legge poi non abbia anche valore retroattivo. Ormai è evidente: questione di giorni, poi, con tutta probabilità, ci tapperanno la bocca e, per dirla con Arfè, bisognerà tornare al ciclostile. Wikipedia s'è autocensurata e chi non seguirà la sua via rischia davvero molto. Troppo, se la penna e la testa non danno conto a padroni.
Alla pag. 24 lettera a) il Disegno di legge sulle norme in materia di intercettazioni telefoniche che la Camera dei Fasci e delle Corporazioni si accinge a votare recita testualmente: "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".
Giuseppe Aragno - 01-10-2011
Parlare di scuola oggi è un obbligo morale e lo farò. Non avrebbe senso, però, metter mano alla penna, senza guardare al contesto storico in cui ci muoviamo, senza ribellarsi all'idea che parlare di scuola non sia anche, e forse soprattutto, partire dal significato che assume per la nostra vita e per la vita dei nostri figli la lettera della Banca Centrale Europea, di cui finalmente conosciamo le parole, i toni, gli obiettivi dichiarati. Scuola, quindi. D'accordo, ma scuola per dire che c'è bisogno di strumenti utili alla difesa.
Giuseppe Aragno - 20-09-2011
Organici inchiodati alla consistenza del 2011-2012, senza tener conto dell'aumento degli alunni, obbligo eluso di fatto da percorsi di istruzione e formazione professionale che sono lavoro a tutti gli effetti, docenti inidonei all'insegnamento per motivi di salute costretti a soffiar posti ATA a precari destinati al licenziamento, docenti non specializzati dirottati sui posti di sostegno, con grave danno per l'integrazione degli alunni disabili, istituti comprensivi che aggregano scuole secondarie e primarie private dell'autonomia se non hanno almeno 1.000 alunni o 500 nelle zone disagiate: lo sfascio, desolante e per molti versi irrimediabile, è sotto gli occhi di tutti. Non c'è ordine e grado di scuola statale a cui l'avvocato Gelmini non chieda ulteriori sacrifici, a cui non riduca il già risicato fondo d'istituto, rendendo sempre più difficile finanziare visite culturali, corsi di recupero e ogni attività progettuale extra-didattica.
Giuseppe Licandro - 19-09-2011
Primo giorno di scuola in un liceo del profondo Sud. Il docente della prima ora entra in classe e ha l'infausta sorpresa di trovarsi di fronte trentadue alunni, stipati dentro un'angusta aula, che lo guardano attoniti: parecchi di loro sono in piedi, perché mancano molte sedie e vari banchi!

Alla fine, ci si arrangia alla meno peggio: qualcuno recupera un paio di seggiole in altre classi e si ammassa attorno ai compagni già seduti, qualcun altro si rassegna ad ascoltare in piedi la lezione, in attesa che la direzione scolastica provveda a fornire l'occorrente. All'inizio, si respira un'aria surreale, ma dopo meno di mezz'ora... non si respira proprio più! Bisogna spalancare porte e finestre, altrimenti si rischia l'asfissia! Si tratta del solito caso di malfunzionamento di una scuola meridionale? No, perché stiamo parlando di una delle tante "classi pollaio" che la Riforma Gelmini ha prodotto: il fenomeno riguarda tutta la penisola, come testimoniano le recenti sentenze del Tar del Lazio e del Tar del Molise che hanno accolto i reclami, rispettivamente, del Codacons e di alcuni genitori molisani.
Giuseppe Altieri - 17-09-2011
Con quale coraggio i nostri ministri vogliono portare il wi-fi in tutte le scuole? Allego un' importante documentazione, mentre all'estero il wi-fi viene spesso eliminato. In mancanza di dati sicuri sulla tecnologia riguardo alla salute si richiede la sostituzione con il passaggio dei cavi per il collegamento dei registri elettronici.
Credo che su tale materia le forze sindacali della scuola debbano muoversi prima che vengano provocati danni irreversibili alla salute dei docenti e degli studenti. Per passare i cavi con attenzione architettonica è sufficiente qualche giorno di lavoro; tra l'altro il wi-fi spesso si intasa ed è meno sicuro per le possibili intercettazioni esterne.
Insomma coniughiamo ambiente, tecnologia e sicurezza...e saggezza italiana!
Giuseppe Aragno - 14-09-2011
Immagino che la sera spegnerebbe il televisore con un moto di ripulsa sconfortata, subito dopo i titoli del Tg3, nella penombra del suo studio che non ho più rivisto. La sera ci sorprendeva inattesa, come accade di questi tempi, quando il sole d'un tratto si inclina veloce all'orizzonte, per sparire in un preludio di autunno che il caldo micidiale non potrà fermare. Non so che direbbe e, per quanto profonda, non c'è amicizia che consenta di dare la parola a chi non c'è più. Di "libera stampa", Arfè s'intendeva come pochi e di cialtroni che vendono fumo la sera tra pubblico e privato non si stupiva più. E' singolare, diceva, l'ambigua passione per i dettagli e il disinteresse voluto per i problemi concreti. E come dargli torto, se in questo disastrato settembre di borse crollate e di vite tagliate, la prima pagina, parlando di scuola, è toccata all'abbraccio tra Lupi e Gelmini?