Stefano - anno scolastico 2005-2006
Stefano Cortese - 22-04-2006
Apro il sito del liceo Parini di Milano. Cerco i documenti che riguardano l'occupazione di Dicembre ma subito mi colpisce un collegamento per accedere a tutti i documenti prodotti durante l'occupazione del 1968 e a vari articoli dei quotidiani di quei giorni. Trovo due articoli interessanti: il primo è del Corriere della Sera del 12 marzo '68 e riassume i malumori di un gruppo di genitori che inviarono una lettera al provveditore per chiedere che l'allora preside Mattalia fosse sollevato dall'incarico per avere accettato e sostenuto metodi di insegnamento di carattere eversivo da parte di alcuni insegnanti. Il secondo è de L'Unità di qualche giorno dopo e pubblica la lettera di Mattalia agli studenti del liceo dopo che gli fu tolto l'incarico di preside e accettò la candidatura propostagli dal PCI per le elezioni politiche.

Il verbale del Comitato Genitori

Cerco i documenti sull'occupazione del 2005 e trovo un verbale del Comitato Genitori del 3 dicembre che, sulla scia della strategia preventiva imperante, propone assurde soluzioni di forza e contropicchetti a fronte della possibilità di trovare gli studenti dentro la scuola per il 12 dicembre. C'è un elemento interessante da notare: la partecipazione di una rappresentante degli studenti della lista "Alternativa Aperta" che, nella discussione sull'occupazione, dichiara insieme a molti genitori di non essere disposta «ad accettare un atteggiamento lassista che permette a chi viola sistematicamente tutte le regole di non essere punito» e accetta di buon grado la proposta di punire gli occupanti con un 7 in condotta.
Ora, mi riesce difficile pensare a questa ragazza che si precipita dall'insegnante tal dei tali a proporre l'abbassamento del voto in condotta del suo compagno; mi viene più facile pensare che questa stessa, in nome della cooperazione con gli insegnanti, abbia esercitato su se stessa un condizionamento tale al rapporto di potere che si è instaurato, da farle perdere la cognizione del suo essere studentessa e non aguzzino di altri studenti, così da diventare un araldo del potere, uno schiavo buono che ubbidisce al padrone. E il problema vero è che lo fa in totale buona fede.

La serenità ignorante del potere: il Consiglio di Istituto e il Collegio Docenti

I due documenti veramente rilevanti sono le dichiarazioni del Consiglio di Istituto e del Collegio dei Docenti: la prima è stata formulata durante una seduta avvenuta nei giorni dell'occupazione; la seconda difende la convocazione e le delibere dei Consigli di Classe-tribunali che hanno preso provvedimenti disciplinari nei confronti degli occupanti. Queste due dichiarazioni sono legate da un filo conduttore che si richiama sostanzialmente a due concetti: il primo palesato, e l'altro invece nascosto, omesso, volutamente non menzionato per evitare di far scricchiolare un castello di carte già di per sé traballante. Il primo è il continuo richiamo alla serenità («in nome della serenità del lavoro comune...»; «la maggioranza vuole studiare in un clima sereno...») che, se ad una prima lettura può sembrare un elemento di mera formalità, nasconde la pericolosissima negazione di tutta l'attività politica che non rientra nei canoni del "concesso", del "permesso", del favore da parte dell'autorità scolastica, e che da rivendicazione, discussione, confronto e anche lotta si trasforma in un orpello, in un fronzolo, in una cogestione con gli insegnanti. Nella serenità di tutti, quando si soffoca il conflitto, tutto ciò che dovrebbe essere un diritto garantito, a seguito di trattative e di vertenze anche dure, diviene un favore concesso o un fastidio appena tollerato. Non solo, questa serenità così energicamente proclamata è anche un manifesto qualunquista e un invito al silenzio e alla calma per lasciar lavorare in pace chi di dovere, senza minacciare con sciocche interferenze l'importantissimo lavoro che svolge. L'elemento nascosto che si trova in questi documenti è il fortissimo tentativo di depoliticizzazione del conflitto in atto fra coloro che hanno occupato e l'istituzione scolastica; in sostanza il Consiglio di Istituto e il Collegio Docenti, nella totale incapacità di gestire la loro funzione che è ampiamente politica, negano la validità delle istanze sostenute da coloro che hanno occupato, non intervengono nell'impantanato terreno politico perché questo stesso li sottoporrebbe ad un confronto ad armi pari che di conseguenza toglierebbe loro uno spazio di azione repressiva che stanno utilizzando contro gli studenti, e infatti il loro intervento verte principalmente sulla «perdita di tempo e deconcentrazione», utilizza strumentalmente la «mancanza di unitarietà tra gli studenti», si permette di parlare di «lesione della determinazione degli studenti» a causa della chiusura delle porte, quando, senza dubbio, a stabilire se la loro determinazione è stata lesa dovrebbero essere esclusivamente gli studenti, e non gli apparati coercitivi creati dagli insegnanti o dai genitori. Nel documento del Collegio Docenti si legge anche: «la scuola non è "piazza" per comizi e propagande mediatiche ed elettorali, bensì è uno spazio pubblico destinato alla funzione di studio e formativa», ancora una volta affermazioni gravissime e contraddittorie nei concetti, poiché proprio in virtù del suo essere pubblica la scuola ha molto della piazza; essa è quel luogo basato sul confronto e su un rapporto dialettico fra tutte le componenti che ne fanno parte, ed è pubblica perché la politica entra a farne parte e perché vive anche di comizi e propagande, non della negazione degli spazi politici da parte di un Collegio Docenti nella sua peggior veste autoritaria né dell'annullamento dell'alterità e soggettività studentesca che si compie in quelle poche righe male abbozzate.

Parini 1968 - Parini 2006: due scuole a confronto

Nel leggere i documenti e gli articoli dell'occupazione del '68 scorgo analogie coi documenti di questi mesi che senz'altro non possono essere casuali. Cito dalla lettera dei genitori che chiedevano il sollevamento di Daniele Mattalia dall'incarico di preside: «Non siamo contrari a riforme graduali del metodo e delle strutture della scuola italiana, che ne ha certamente bisogno, ma auspichiamo che dette riforme avvengano con il rispetto del metodo democratico e non con l'adozione, da parte di minorenni, di sistemi anarchici ed eversivi». E dal verbale del comitato genitori del 3 dicembre 2005: «Si pone a più riprese il problema della legalità e della più chiara definizione delle norme entro le quali dovrebbero svolgersi le attività, anche fortemente innovative, di partecipazione degli studenti alla vita culturale della scuola». I genitori di oggi, come quelli di allora, soffrono (intenzionalmente) di una totale disabitudine al discorso politico che esce dalla cabina elettorale e riempie la scuola, le piazze, le fabbriche.
Mattalia, nella sua lettera agli studenti dopo essere stato cacciato dalla presidenza del Parini, scrisse: «la politica, la qualunquisticamente deprecata politica, prima che una specifica scelta concretabile, necessariamente, in un determinato programma e in una determinata linea d'azione, è un democratico e attivo e, quando occorra, battagliero impegno per la rivendicazione dei propri diritti e per la soluzione dei problemi che concernono ciascuno e insieme, nell'ovvio rapporto sociale, tutti». I docenti del Parini non sono affatto all'altezza di aprire un piano di confronto che sia politico, ma esclusivamente repressivo, e infatti la risposta oggi è: «la scuola non è "piazza" per comizi e propagande». Nel concludere la sua lettera, l'ex preside disse: «basta con gli infingimenti, basta con gli equivoci, basta coi compromessi, basta con le concessioni e le riforme dosate sulla bilancia millesimale [...] Vogliamo un riassetto radicale e nuovo di tutta la società italiana e, in primo luogo, della scuola». Speriamo che queste parole siano una lanterna per tanti studenti e chissà, magari, anche per qualche insegnante, aspettando un altro Mattalia; qualcun'altro che non abbia paura di sporcarsi le mani.
Stefano Cortese - 08-04-2006
Apro il sito del liceo Parini di Milano. Cerco i documenti che riguardano l'occupazione di Dicembre ma subito mi colpisce un collegamento per accedere a tutti i documenti prodotti durante l'occupazione del 1968
e a vari articoli dei quotidiani di ...
Stefano Colombini - 29-01-2006
Caro Francesco, capisco che siamo in fase congressuale, ma sul confronto politico in FLC CGIL Modena sbagli di grosso.
Ho appena iniziato la mia esperienza nella segreteria della FLC CGIL di Modena ed ho vissuto alcune delle tue vicende che citi nel ...
Stefano Cortese - 26-11-2005
«Questa scuola non è adatta per te!» tuona periodicamente il professore allo studente niente affatto diligente. Eccovi servito un esempio lampante dell'esubero all'interno di una struttura, piccola o grande, come la scuola. La condizione dello studente in esubero, o in procinto di essere reso "scarto", condivide la sorte del sacchetto di spazzatura, dell'operaio licenziato, del drogato e della puttana, del clandestino e del carcerato; la sorte, insomma, di colui che non ha uno spazio nella sua struttura di riferimento. Non fraintendetemi, sarebbe quanto mai ingenuo e forse anche ingiusto pensare che uno studente "esuberato" patisca gli stessi mali di tutte le altre categorie citate, ma è evidente che la modalità di cui fanno uso le diverse strutture è identica. E quindi, così come la fabbrica si arroga il diritto di licenziare il lavoratore, così come lo Stato mantiene un monopolio incontestato di sovranità fittizia che gli permette di decidere la sorte del clandestino e del carcerato, così si comporta anche la scuola, il consiglio di classe, il professore, decidendo della promozione e della bocciatura, dei debiti e dei crediti dello studente potenzialmente in esubero. Ma il ruolo della scuola non è solo questo.
Stefano Borgarelli - 29-10-2005
Com'è noto da tempo, la scuola, da sola, non ce la fa ad affrontare le sfide del futuro (non quelle del presente, fronteggiate dagli insegnanti ogni volta che suona la campanella, e loro entrano in classi di 27, 28, magari 30 studenti, con dentro un po' di stranieri, che alla sfida, nel presente, non guastano).
Al tramonto come istituzione obsoleta, mera agenzia tra altre (mille) agenzie, la scuola entra nel futuro solo se innova (investe) nella qualità. C'è chi osserva che già dal 2003 (eravamo disinformati), nuovi orizzonti si sono dischiusi: "La certificazione di qualità ISO 9001:2000 ha avuto recentemente nelle scuole un'impennata, prevalentemente dovuta al fatto che dal 2003 gli istituti che fanno formazione, per accedere ai fondi europei devono accreditarsi presso le Regioni che spesso richiedono la certificazione di qualità come criteri [sic] di selezione." (Rapparini M., ISO 9001:2000 nelle scuole, www.certificazione.info)
Stefano Borgarelli - 21-10-2005
"In un appassionato editoriale, Ferrara ha fatto suo, rincarandolo, l'accostamento fra la Shoah e l'aborto: pazzia, forse donchisciottesca, ma pazzia."
Su questo giudizio di Sofri (la Repubblica, 30/9/05), che seguiamo sempre con grande attenzione, ...
Stefano Profetti - 13-10-2005
Non è vero che ci sono solo Rifondazione comunista, i Ds , i Verdi , i Comunisti Italiani, anche Di pietro vuole abrogare la riforma Moratti!

Dalla chat dell'Unità :

Domanda:
Cosa pensa di fare della riforma Moratti?

Risposta di Antonio ...
Stefano Maschietti - 03-10-2005
Risposta del Prof. G(M) a recenti "chiarimenti sul precariato scolastico"

Ringrazio il "collega" Rinaldo Dal Mas per le osservazioni critiche che ha avuto la pazienza e la cortesia di rivolgere alle posizioni di ADACO, e in particolare al sottoscritto che le aveva liberamente e "faziosamente" rielaborate in un pubblico intervento.
Sulla mia faziosità come dargli torto: difendo un legittimo interesse che si è costituito in associazione, a che fine nascondermi tra nuvole di pelosa imparzialità o mettermi a dar lezioni su come ci si apparecchi al miglior convivio degli "uomini di sinistra"? Provo tanto religioso rispetto per le idee di uguaglianza, di fairness e per la loro più sottile versione socialdemocratica, da non autoattribuirmi certo l'etichetta di "uomo di sinistra", o il diritto di salire in cattedra e di sedere al tavolo della giusta causa. Sono un peccatore: "non nominare la sinistra e l'uguaglianza invano" mi comanda di pensare un bizzarro daimon, repubblicano-machiavellico, rigoroso ed esiliato. Raccolgo quindi con onore la definizione di "fazioso", ringraziando Dal Mas di non averla accompagnata con ulteriori considerazioni sul compagno che sbaglia. Io sto dalla parte "populare" e delle "buone leggi", il Dal Mas crede veramente di far onore alla stella polare dell'uguaglianza civile, con le sue parole?
Cercherò di mostrare il contrario, intanto chiedendogli di indicare dove mai io abbia considerato solo "giovani" i Sissini, nel mio intervento. Sono un adolescente di 34 anni e ne avevo 28 quando mi iscrissi all'ultimo Concorso Ordinario, attivato dall'allora Ministro Berlinguer. Felicitazioni quindi per gli "splendidi 40" di Chi nel 1999 aveva sicuramente età e titoli per battersi ad armi pari con altri liberi candidati!
Nel mio intervento ho parlato della "giovanile leggerezza" di coloro che, per iscriversi alla Siss, dovrebbero aver raggiunto la maggiore età che non giustifica più l'ignoranza delle leggi: così funziona uno Stato di Diritto. Dal Mas conosce la legge che tuttora regola il percorso formativo Siss? Essa prepara al Concorso Pubblico, e non conferisce alcun diritto all'inserimento in una Graduatoria di Merito, che è prevista esclusivamente dalla legge istitutiva del concorso stesso, sulla base dell'art. 97 di quella Costituzione che ci divertiamo a definire antifascista e repubblicana solo quando ci fa comodo, per ghettizzare gli altri.
Tali sono le leggi vigenti: a chi non garbano è concessa la libertà di lottare per avere un Legiferatore migliore, mentre dovrebbe essere rigorosamente respinta la pretesa di un Riparatore paraistituzionale della legge da cui sono maturati qualificati interessi. Mi chiedo infatti quale idea di fair lawmaker il Dal Mas abbia in mente: se una repubblicana, Egli dovrebbe allora dedurre da ovvi principi che la quota del 50% di posti assegnata alla GM scaturita da un Concorso Pubblico, lungi da un "privilegio", come la va definendo Lui servendosi dei termini giuridici con l'insofferente pressappochismo che userebbe un maturando nei giorni della rituale occupazione dell'edificio scolastico, rappresenta la storica versione tutta italica e nostrana di un rugoso e precario spirito della solidarietà e del "volemosebbene". Ad ogni modo, al di là delle fandonie che sono oramai divenute merce comune persino in quel dibattito parlamentare dove sarebbe d'uopo la conoscenza delle fonti (e le si sente pronunciare da gente tutt'altro che di sinistra, caro Dal Mas), la legge fissa la decadenza di una GM nel preciso momento che, a seguito di un'identica procedura concorsuale nazionale con bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale, entra in vigore una nuova GM (legge 3 maggio 1999, n. 124, art. 1, comma 4; GU del 10 maggio 1999, n. 107).
Stefano Maschietti - 16-09-2005
Testimonianza del prof. G.

Nel corso del dibattito tenutosi il 10 settembre 2005 nello spazio conferenze della Festa di Liberazione (Roma, area ex-mercati generali), dedicato alla drammatica crisi del sistema scolastico e ai possibili scenari di ...
Selezione interventi
Ultimi interventi
Anno scolastico 2000 - 2001
Anno scolastico 2001 - 2002
Anno scolastico 2002 - 2003
Anno scolastico 2003 - 2004
Anno scolastico 2004 - 2005
Anno scolastico 2005 - 2006
Anno scolastico 2006 - 2007
Anno scolastico 2007 - 2008
Anno scolastico 2008 - 2009
Anno scolastico 2009 - 2010
Anno scolastico 2010 - 2011
Anno scolastico 2011 - 2012
Anno scolastico 2012 - 2013
Anno scolastico 2013 - 2014
Anno scolastico 2014 - 2015
Anno scolastico 2015 - 2016
Anno scolastico 2016 - 2017
Anno scolastico 2017 - 2018
Anno scolastico 2018 - 2019
Anno scolastico 2019 - 2020
Anno scolastico 2020 - 2021
Anno scolastico 2021 - 2022