Di.S.A.L. - 30-03-2004
Allo sciopero 26 marzo ha aderito un terzo del personale
Secondo i dati parziali comunicati dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, la partecipazione del personale del comparto scuola allo sciopero indetto dai sindacati CGIL, CISL, UIL, CISAL, UGL, GILDA, COSSMA e FIS-CAB è stata pari al 33,6 per cento.
Allo sciopero non ha partecipato lo Snals.Confsal.
In particolare il Ministero segnala che nelle 6.247 scuole rilevate (su 10.765) hanno scioperato 194.690 dipendenti (su 578.071 tenuti al servizio).
Il sindacato parla del 70%.
Per il 24 ottobre 2003 lo stesso Miur parlava del 43,59 %, quindi 10 punti in percentuale in meno.
Non si tratta certo di una riuscita ed in parte è una sorpresa, visto il clima degli ultimi mesi.
Infatti la scuola (che pur non gradisce volentieri le riforme) è stanca di polemiche, conflittualità, deformazioni ideologiche e strumentalizzazione delle informazioni.
È stanca anche di un sindacalismo scolastico che, purtroppo, ha perso la sua funzione di difesa del giusto salario e di degne condizioni di lavoro, per trasformarsi troppo spesso in strumento di lotta politica, addirittura contro le leggi del Parlamento.
La riforma non è perfetta, ma, nonostante il permanere di alcune difficoltà, a dire il vero non sempre dipendenti dalla riforma stessa (risorse economiche, formazione delle cattedre, processo di autonomia incompiuto, chiarezza su chi decide che cosa), contiene importanti svolte per la scuola italiana.
Non è ben chiaro se tutte verranno avviate, specie per la secondaria di secondo grado che di novità ha maggiormente bisogno.
Allora torniamo alla realtà, perché la scuola è in una situazione grave: ha bisogno di realismo, di valorizzazione delle professionalità.
Ha bisogno che, al di là della conflittualità si possa fare strada la passione a costruire, l’interesse per l’educazione come bene nazionale primario; ha bisogno che tutto questo, avviando la riforma e migliorandola, sia più forte di ogni ideologia e della logica sterile degli schieramenti.
Secondo i dati parziali comunicati dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, la partecipazione del personale del comparto scuola allo sciopero indetto dai sindacati CGIL, CISL, UIL, CISAL, UGL, GILDA, COSSMA e FIS-CAB è stata pari al 33,6 per cento.
Allo sciopero non ha partecipato lo Snals.Confsal.
In particolare il Ministero segnala che nelle 6.247 scuole rilevate (su 10.765) hanno scioperato 194.690 dipendenti (su 578.071 tenuti al servizio).
Il sindacato parla del 70%.
Per il 24 ottobre 2003 lo stesso Miur parlava del 43,59 %, quindi 10 punti in percentuale in meno.
Non si tratta certo di una riuscita ed in parte è una sorpresa, visto il clima degli ultimi mesi.
Infatti la scuola (che pur non gradisce volentieri le riforme) è stanca di polemiche, conflittualità, deformazioni ideologiche e strumentalizzazione delle informazioni.
È stanca anche di un sindacalismo scolastico che, purtroppo, ha perso la sua funzione di difesa del giusto salario e di degne condizioni di lavoro, per trasformarsi troppo spesso in strumento di lotta politica, addirittura contro le leggi del Parlamento.
La riforma non è perfetta, ma, nonostante il permanere di alcune difficoltà, a dire il vero non sempre dipendenti dalla riforma stessa (risorse economiche, formazione delle cattedre, processo di autonomia incompiuto, chiarezza su chi decide che cosa), contiene importanti svolte per la scuola italiana.
Non è ben chiaro se tutte verranno avviate, specie per la secondaria di secondo grado che di novità ha maggiormente bisogno.
Allora torniamo alla realtà, perché la scuola è in una situazione grave: ha bisogno di realismo, di valorizzazione delle professionalità.
Ha bisogno che, al di là della conflittualità si possa fare strada la passione a costruire, l’interesse per l’educazione come bene nazionale primario; ha bisogno che tutto questo, avviando la riforma e migliorandola, sia più forte di ogni ideologia e della logica sterile degli schieramenti.
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