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Autore Topic: Famiglia Cristiana - MA NON SIAMO ISOLATI NELLA BATTAGLIA SUI DIRITTI  (Letto 2620 volte)
Luisa
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« il: 27 Agosto 2008 - 05:21:28 »

A PROPOSITO DELLE NOSTRE PROTESTE CONTRO LE IMPRONTE AI ROM

MA NON SIAMO ISOLATI NELLA BATTAGLIA SUI DIRITTI

Il campo nomadi abusivo di via della Magliana Vecchia, alle porte di Roma, oggetto di un censimento da parte degli operatori della Croce rossa italiana, cui dedichiamo un servizio in questo numero.


Una delle impressioni che può aver suscitato lo scalpore intorno alla protesta di Famiglia Cristiana, contro la decisione di rilevare le impronte digitali anche ai bambini rom, è che la nostra rivista sia isolata, su argomenti come questo, dentro lo stesso mondo cattolico.

In pochi giorni, al contrario, abbiamo letto una pagina dedicata da Avvenire al "nigeriano antiracket gambizzato dai casalesi" a Castel Volturno, uno dei Comuni campani più in balia della camorra; un ampio servizio dell’Osservatore Romano sui "Quarantamila zingari pellegrini a Lourdes"; un’analisi molto attenta del fenomeno dell’immigrazione clandestina in Italia, su Azione sociale, il mensile delle Acli.

Il quotidiano della Cei, ha fatto precedere da un breve commento la cronaca della sanguinosa aggressione camorrista alla casa e alla famiglia di Teddy Egonwman (l’immigrato nigeriano che da anni lotta contro il traffico della prostituzione di sue connazionali sulla via Domiziana), in cui si ricorda anche il pestaggio subìto a Milano (da parte, questa volta, di suoi compatrioti) da un ghanese che si batte contro lo spaccio di droga. Questo il giudizio di Avvenire: «L’impegno civile dei due immigrati, la loro dedizione generosa su due fronti così tormentati e rischiosi come la droga e la prostituzione ci interpellano. E dimostrano da quanti luoghi comuni, da quanti pregiudizi infondati, da quante false convinzioni bisogna liberarsi, per costruire una società davvero aperta, solidale, accogliente».

Il pellegrinaggio di quarantamila zingari a Lourdes ha offerto all’Osservatore Romano l’occasione per riportare il giudizio che ne ha dato, alla Radio Vaticana, uno dei responsabili del villaggio Cité Saint-Pierre, in cui essi sono ospitati: «Noi speriamo di far cambiare un po’ lo sguardo che le persone "normali" hanno verso i gitani. Ci sono dei cliché, a volte pregiudizi, ma i nomadi sono pieni di ricchezze enormi dal punto di vista della fede. Gente che noi vediamo vivere, sopravvivere, con difficoltà enormi, e che anche noi, come Chiesa, a volte facciamo fatica ad accettare».

Azione sociale illustra in modo convincente la realtà di quattro milioni di stranieri che vivono e lavorano in mezzo a noi, di cui il 90 per cento ha condiviso, per almeno una lunga fase iniziale, la condizione di "clandestinità" nel nostro Paese: con tutto ciò che questo comporta, a cominciare dallo sfruttamento di un lavoro retribuito (generalmente poco) "in nero", e di affitti di casa a prezzi altissimi.

Ci si consenta, poi, di citare ancora una volta Esprit, che ha parlato a lungo della questione del "riconoscimento" delle minoranze. La "casa madre" del pensiero personalista, scrive che la grande forza del concetto di "riconoscimento" della dignità umana «riposa sull’idea di un continuum fra situazioni che la tradizione liberale tendeva a opporre: le relazioni affettive, i rapporti giuridici, i legami sociali». Noi viviamo in un solo mondo – è la conclusione –, un mondo in cui «la violazione del diritto in un solo luogo della Terra si riflette dappertutto» (Kant, Per la pace perpetua, 1795).

Tutte queste testimonianze ci confortano in una scelta che fa parte della storia di Famiglia Cristiana. Essa ci permette di sentirci completamente concordi con quanto ha detto il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, al Meeting di Rimini: «La Chiesa (e noi di Famiglia Cristiana con lei) è capace di partecipare alla vita politica nel segno della democrazia e della verità», richiamando a tutti «i valori dell’accoglienza, della collaborazione e dell’integrazione».



Beppe Del Colle

http://www.stpauls.it/fc/0835fc/0835fc23.htm
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