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Autore Topic: a guido, bambino zingaro - mojoj zemlji - alla mia terra - di dijana pavlovic  (Letto 3945 volte)
aemme
Sr. Member
****
Posts: 299


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« il: 21 Agosto 2008 - 07:53:38 »



a guido, bambino zingaro

dijana pavlovic

Nel tremolio della tua voce
Sento la mia voglia di gridare.
Nei tuoi occhi troppo neri
Prevedo il futuro, tuo e mio.

Conosco la rabbia che ti spezza il cuore.
Disadattato, irriso, temuto, spaventato,
morso, succhiato, sputato, dimenticato.
Forse anche rispettato, ma che importa?

Affamato di pane e di una carezza,
sicuro solo per stringere il pugno,
sei predatore, sei carnefice,
sei immobile, disteso sulla croce.

Ti insegneranno a ridere, a mascherarti,
fare l’amore con una donna,
a mentire, trovare sempre la parola giusta,
forse anche a sognare, forse anche a sperare.

Ma nel tuo piccolo cuore spezzato
Continuerai a stringere il pugno
Per quell’ultimo diretto, il KO del tuo passato,
per non dire mai – io accetto.


mojoj zemlji - alla mia terra
dijana pavlovic

Presa in ostaggio da questa città,
vivo le emozioni come vengono,
riflettere è un tentativo vano.

Ma a volte, per un motivo sconosciuto,
un fiore, o forse gli occhi di una bambina,
il mio sguardo si annebbia sopra macchine e grattacieli,
e la mia terra mi sembra così vicina.

La strada di casa, buia, ostile,
dove più volte mi hanno rapito le ortiche,
una nuvola di lucciole che tanto mi ha divertito,
le mani di mio padre che
lasciano nei miei capelli l’odore di terra umida,
la goccia di sudore di mia madre,
spalmata sul mio viso:
mi ha baciato mentre spennava un pollo.

Una lacrima silenziosa
quando per la prima volta ho capito
quanto pesa la povertà
quando per la prima volta ho voluto andar via
quando con poche valigie
ho dato un bacio ai miei genitori
e ho salutato con tanto rancore il mio paese
al pensiero che le radici sono una catena d’acciaio.

Allora so che a questa terra straniera,
in eredità lascerò solo la mia triste infanzia.
Passata con le donne dei visi vivi e vissuti,
e con gli uomini dalle mani grandi,
con i bambini felici e colorati,
incoscienti della maschera del cattivo
che dovranno indossare.
Tra i risi forti che ti spiegano la vita,
e i pianti asciutti che ti indicano il destino.

In una terra, come una donna gravida,
comunque fertile, ma senza latte per sfamare,
buona, ma mai sorridente,
in una terra di poche parole,
perché troppo serie per essere dette.


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