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Autore Topic: Amnesty-Rom e migranti: discriminazione,xenofobia, provvedimenti sulla sicurezza  (Letto 4079 volte)
Luisa
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« il: 19 Luglio 2008 - 03:38:50 »

Rom e migranti: discriminazione, xenofobia e provvedimenti sulla "sicurezza"

Nel corso del 2007 e della prima metà del 2008, diversi esponenti politici locali e nazionali hanno usato un linguaggio discriminatorio nei confronti dei rom e dei migranti. Nello stesso periodo si sono susseguiti provvedimenti dichiaratamente a protezione della "sicurezza", in realtà prevalentemente orientati a facilitare l'espulsione dei cittadini dell'UE e dei migranti irregolari.

Discriminazione e xenofobia

Il 31 ottobre 2007 è stata aggredita e uccisa a Roma una donna di 47 anni, Giovanna Reggiani; dell'omicidio è accusato un cittadino rumeno, da alcuni ritenuto appartenere alla minoranza rom. All'episodio sono subito seguite dichiarazioni di esponenti politici locali e nazionali che alludevano a responsabilità collettive di minoranze e gruppi di migranti.

Nelle ore immediatamente successive al crimine, gli organi di informazione hanno riportato le dichiarazioni del segretario del Partito Democratico e allora sindaco di Roma Walter Veltroni, secondo le quali "prima dell'ingresso della Romania nell'Unione europea, Roma era la metropoli più sicura del mondo", e ancora: "Se si sta in Europa bisogna starci a certe regole: la prima non può essere quella di aprire i boccaporti e mandare migliaia di persone da un Paese europeo all'altro".
 
In un'intervista rilasciata il 4 novembre successivo l'on. Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale, ha dichiarato: "C'è chi non accetta di integrarsi, perché non accetta i valori e i principi della società in cui risiede" e ha così risposto alla giornalista che gli chiedeva se si stesse riferendo ai rom: "Sì, mi chiedo come sia possibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi, e non si fa scrupolo di rapire bambini o di generare figli per destinarli all'accattonaggio. Parlare di integrazione per chi ha una 'cultura' di questo tipo non ha senso". Negli stessi giorni sono state riportate queste dichiarazioni del prefetto di Roma Carlo Mosca: "Firmerò subito i primi decreti di espulsione. La linea dura è necessaria perché di fronte a delle bestie non si può che rispondere con la massima severità".

Il 6 novembre 2007 l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha espresso preoccupazione per il clima di intolleranza manifestatosi in quei giorni e per lo "stato di tensione nei confronti degli stranieri alimentato negli anni anche da risposte demagogiche alle tematiche dell'immigrazione messe in atto dalla politica"; il giorno seguente il presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha messo in guardia l'Italia circa il rischio di una "caccia alle streghe" contro i cittadini rumeni e in particolare contro i rom.

Nei mesi successivi sono state riferite molteplici dichiarazioni analoghe di esponenti dei diversi schieramenti politici di livello nazionale o locale.
 
Nel dicembre 2007 gli organi di stampa hanno riportato le affermazioni di un consigliere comunale del Comune di Treviso che invocava "metodi da SS per gli immigrati che recano disturbo", mentre più di recente un deputato della Lega Nord ha affermato: "Storicamente contro le invasioni ogni Stato ha sempre utilizzato il proprio esercito per difendersi. Oggi la storia si ripete: siamo sotto un diverso tipo di invasione, attuata con metodi diversi, ma per gli stessi motivi, ovvero soggiogarci a leggi altrui o depredare i nostri beni".
 
Nel corso del 2007 e sino al maggio 2008 si sono verificati attacchi violenti ad accampamenti rom in diverse città, tra cui Appignano - Ascoli Piceno (aprile 2007), Roma (settembre 2007), Torino (ottobre 2007) e Ponticelli - Napoli (maggio 2008). Sono state anche segnalate dagli organi di informazione diverse aggressioni ai danni di immigrati romeni e di altre nazionalità, tra cui i recentissimi episodi che hanno colpito a Roma, nel quartiere Pigneto, cittadini del Bangladesh.
 
A marzo 2008, il Comitato delle Nazioni Unte per l'eliminazione della discriminazione razziale (CERD/C/ITA/CO/15) ha espresso preoccupazione per le condizioni di "segregazione di fatto" in cui si trovano i rom in Italia, privi di accesso ai servizi essenziali, e per i discorsi di odio dei politici. Il Comitato ha evidenziato gli stereotipi riguardanti i rom diffusi nell'opinione pubblica e presso i Comuni, i quali danno origine a ordinanze discriminatorie. Preoccupazione è stata espressa anche rispetto alla situazione dei migranti irregolari.
 
Il 16 maggio 2008, a seguito dei citati attacchi incendiari avvenuti a Ponticelli, l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Osce ha espresso preoccupazione per l'aumento della retorica anti-rom e anti-immigrati verificatasi negli ultimi mesi e ha ricordato che la ricorrente stigmatizzazione di questi gruppi aumenta le probabilità che si verifichino violenze.
 
Il 20 maggio 2008 la European Roma Policy Coalition, di cui AI fa parte, ha chiesto con urgenza alle autorità italiane di agire contro l'uso di dichiarazioni anti-rom da parte media e dei politici italiani e ha affermato che l'Italia ha alimentato il razzismo attraverso la retorica anti-rom.


Provvedimenti sulla "sicurezza"

Nonostante le indagini sui centri di detenzione per migranti da parte del ministero dell'Interno, all'esito delle quali erano state avanzate ipotesi di ridimensionamento dell'uso della detenzione, le modifiche intervenute durante la XV legislatura in materia di soggiorno ed espulsione di cittadini stranieri non si sono occupate di riavvicinare la normativa agli standard internazionali sui diritti umani, ma hanno piuttosto introdotto restrizioni dichiaratamente miranti alla "sicurezza". Il disegno di legge Amato - Ferrero si è arenato in Parlamento dopo poche sedute, lasciando la legge c.d. Bossi-Fini pressoché immutata nei suoi aspetti più preoccupanti, come l'utilizzo generalizzato della detenzione a scopo di espulsione senza la previsione di alcuna alternativa.
 
Il decreto legislativo 32 del 2 marzo 2008 ha introdotto restrizioni al soggiorno dei cittadini Ue, ampliando i casi di espulsione. Queste modifiche sono l'esito dell'emanazione consecutiva di più atti normativi, a partire dal decreto legge 181 del 2 novembre 2007 adottato dal Consiglio dei ministri riunitosi in via straordinaria a seguito dell'omicidio di Giovanna Reggiani, decreto poi decaduto e "reiterato" con modifiche a dicembre 2007. Entrambi i decreti sono stati oggetto di critiche da parte di AI e di altre organizzazioni non governative per la forte indeterminatezza dei nuovi motivi di espulsione dei cittadini Ue, in particolare i "motivi imperativi di pubblica sicurezza", lasciati scarsamente definiti nella norma e quindi fonte di un'eccessiva discrezionalità delle autorità chiamate ad applicarle, tra cui i prefetti. I contenuti della decretazione d'urgenza sono infine confluiti nel citato D.Lgs. 32/2008 che, migliorando il testo originario, ha introdotto la necessità di convalida del giudice ordinario per tutti i provvedimenti di espulsione. Restano non ancorati a parametri legali certi i presupposti dell'espulsione.
Nel corso del primo consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008 il governo Berlusconi in carica ha approvato un insieme di modifiche e proposte normative, anch'esse nominalmente riferite alla "sicurezza", che prevedono pesanti restrizioni e nuove figure di reato le quali colpiscono soprattutto gli immigrati, direttamente o indirettamente.

Il giorno stesso il ministro dell'interno Maroni ha così potuto annunciare l'introduzione del "reato di immigrazione clandestina, con una procedura rapida di giudizio e di espulsione (...) e il trattenimento nei CPT fino a 18 mesi, anticipando una direttiva europea" attualmente in discussione.
Le nuove misure sono state accompagnate da diverse dichiarazioni in linea con la tendenza segnalata a stigmatizzare interi gruppi di persone, in particolare i rom e i migranti irregolari; il leader dell'opposizione Walter Veltroni ha dichiarato che queste misure in larga parte coincidono con quelle pianificate dalla precedente maggioranza di governo.

Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" più precisamente include:

un decreto legge che punisce con la reclusione e la confisca del bene chi affitta un immobile a un immigrato irregolare, attribuisce più ampi poteri ai sindaci in materia di "ordine e sicurezza pubblica" e rende una circostanza aggravante di qualsiasi reato quella di essere stato commesso da un immigrato irregolare;
un disegno di legge che propone di considerare reato l'ingresso e il soggiorno irregolare in Italia e intende portare a 18 mesi il tempo massimo della detenzione nei centri a scopo di espulsione (ora di 60 giorni);
una bozza di decreto legislativo che prevede la cancellazione dell'effetto sospensivo dell'espulsione, recentemente attribuito al ricorso contro lo status di rifugiato ; altre due bozze di decreti legislativi che inaspriscono le norme relative ai ricongiungimenti familiari e al soggiorno dei cittadini Ue.
Hanno espresso allarme per la riforma normativa molte organizzazioni non governative italiane e internazionali e lo stesso Unhcr, il quale ha sottolineato come i richiedenti asilo, spesso costretti dalla mancanza di alternative a fare ingresso irregolarmente nei paesi dove cercano protezione, potrebbero venire accusati di aver commesso un reato.
AI è estremamente allarmata per il contenuto di queste misure, per le modalità affrettate e propagandistiche della loro emanazione e per il clima di discriminazione che le ha precedute e che le accompagna. L'incriminazione dei richiedenti asilo per ingresso irregolare è peraltro espressamente escluso dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati.

 
Diritti dei rifugiati e dei minori migranti
Miglioramenti legislativi e rischiosi passi indietro

Alcuni miglioramenti sono stati introdotti nel 2007 nella normativa e nella prassi in materia di asilo e rispetto ai minori migranti giunti alla frontiera. Essi tuttavia vengono ora messi a rischio dalle proposte di riforma incluse nel citato "pacchetto sicurezza", che intervengono in un quadro ancora privo di una legge organica sull'asilo.

A seguito della chiusura della propria campagna Invisibili a giugno del 2007, che ha raccolto 50.000 firme e si è articolata in oltre 200 iniziative nel corso di 16 mesi, AI ha segnalato i miglioramenti intervenuti relativamente ai minori giunti in Italia via mare. Tra essi la drastica riduzione dei tempi di detenzione dei minori non accompagnati all'arrivo, l'emanazione di regole di identificazione che ancorano l'identificazione al principio di presunzione della minore età in caso di dubbio e la pubblicazione dei dati relativi agli arrivi dei minori via mare, i quali hanno mostrato la loro forte presenza all'interno di quelli che, con gergo militaresco, vengono definiti "sbarchi" di immigrati. Nel 2007 i minori hanno rappresentato oltre il 10,5 % degli arrivi via mare.

Agli inizi del 2008, la materia dell'asilo è stata profondamente modificata con l'entrata in vigore di due decreti legislativi emanati dal Governo a novembre 2007, in attuazione di altrettante direttive Ue, rispettivamente il D. Lgs 251/2007 sulla qualifica di rifugiato entrato in vigore il 19 gennaio 2008 e il D. Lgs. n. 25/2008 sulle procedure di asilo, entrato in vigore il 2 marzo 2008. I due decreti hanno introdotto alcuni importanti miglioramenti, tra cui l'effetto sospensivo dell'espulsione determinato dalla presentazione del ricorso contro il diniego della domanda di asilo (effetto sin ad allora escluso, con gravi rischi in caso di rimpatrio forzato del richiedente asilo la cui domanda fosse stata erroneamente rigettata in prima istanza).
Come si è detto le modifiche delle norme prospettate nel citato "pacchetto sicurezza" includono la cancellazione dell'effetto sospensivo e quindi rappresenterebbero un pericoloso passo indietro, ripristinando, ad appena tre mesi dall'adozione di nuove norme ancora non applicate, una situazione in cui il richiedente asilo la cui domanda sia respinta in prima istanza rischia di essere rimpatriato senza alcun vaglio sui rischi corsi e quindi in violazione del principio di non-refoulement.
Inoltre, in caso di un generale inasprimento delle norme sulla detenzione, i minori, in particolare se al seguito di genitori irregolari, non sarebbero al riparo dai rischi.

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/953#545ebe
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